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Autore: UkyTwitch    05/02/2012    6 recensioni
Mentì, per evitare altre domande inopportune. Ma a Sherlock quelle domande non servivano veramente, era solo un modo come un altro per divertirsi un po’ prima di spiazzare Watson con le sue deduzioni, perché Sherlock capiva tutto, sapeva tutto, osservava, deduceva e imparava.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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« Noioso. Noioso. Irritante. Stupido. » John, intento ad aggiornare il suo blog, osservava il suo coinquilino che declassava così più di una ventina di programmi in onda in quel momento, in preda a uno zapping furioso e convulso dovuto alla noia. Era passato solamente un giorno dall’ultimo caso, e il dottore già pregava che qualche pazzo omicida uccidesse qualcuno per dare del lavoro a Sherlock, perché se iniziava così era destinato solo a peggiorare malamente. Spense la tv all’improvviso e, con un balzo stizzito, si stese sul divano, dopodiché prese a fissare il soffitto. « Watson, facciamo qualcosa, il mio cervello rischia di atrofizzarsi.» Il dottore sospirò, continuando a premere con destrezza le lettere sulla sua tastiera. « Cosa dovrei fare io? Ogni volta che ti consiglio qualcosa bocci l’idea in maniera così sprezzante che mi passa la voglia di proporre.» Sherlock fece una smorfia infastidita e tornò seduto, come un malato che non riesce a trovare una posizione comoda, riaccendendo la televisione. A John sembrò che lo zapping si fosse fatto ancora più veloce di prima, se era possibile. Innervosito da quel cambio di canali continuo, non riuscì più a concentrarsi sulla pagina web che si trovava davanti, salvò ciò che aveva scritto fino ad allora nelle Bozze e chiuse il laptop. « Come pretendi di capire che il programma non ti interessa se cambi canale così velocemente? Tanto vale che la spegni.» Sherlock, senza distogliere lo sguardo annoiato dalla televisione, rispose in modo apatico: « Mi pare ovvio che il tono di voce dei vari presentatori mi indica se mi trovo davanti a un talk show o a un reality, ed è senza dubbio evidente che i colori che appaiono sullo schermo mi fanno capire se stanno trasmettendo un horror o una commedia. Osserva invece di parlare a vanvera, John, non ti farebbe male ogni tanto.» È impossibile descrivere a parole l’immensità dello sforzo che il dottore fece per non tirargli un pugno e andarsene senza aggiungere altro, ma ormai Watson era abituato agli insulti gratuiti che fioccavano come neve al 221B di Baker Street. « Okay, piccolo genio sociopatico – si segnò mentalmente questo soprannome – allora buona osservazione, non so più che dirti.» Fece per alzarsi, ma mentre spostava la sedia e le sue mani andavano a poggiarsi sul tavolo la sua attenzione venne richiamata da una voce proveniente dalla tv, una voce che finalmente riusciva a farsi ascoltare senza essere brutalmente interrotta dallo zapping del detective. Quello che lasciò ancora più perplesso il dottore era ciò che Sherlock aveva appena risparmiato: aveva tutta l’aria di essere una commedia romantica, di quelle americane, e la scena era quella tipica in cui l’imbranato di turno confessa i suoi sentimenti alla ragazza ferita da chissà quale suo comportamento. Con la persistente paura di distrarre il suo coinquilino e di farlo tornare al suo zapping compulsivo, Watson si avvicinò al divano, e lo osservò attentamente: gli occhi azzurro ghiaccio erano assorti in una qualche attenta ispezione di quel film che mai il dottore avrebbe pensato potesse interessargli, mentre le mani avevano congiunto le proprie dita affusolate ed erano andate inconsciamente a poggiarsi contro le sue labbra e il suo naso. Intanto, i due protagonisti avevano chiarito i loro problemi, e ora coronavano la loro pace col solito bacio. Solito bacio che però, in quel momento, fece provare a John una sorta di imbarazzo. Che significava? Perché sentiva le guance rosse? In fondo era un filmastro come tanti, e lo stava guardando in piedi, a fianco al divano su cui era seduto Sherlock Holmes, che probabilmente non riusciva neanche lontanamente a comprendere perché due persone possano volersi scambiare così tanti germi in un modo così creativo. Eppure, nonostante tutto ciò, Watson si sentì a disagio durante tutta la durata della scena, che sembrò non finire mai. « John.» Il detective ruppe il silenzio, non appena il luogo della storia era cambiato in una casa sul mare. « John, siediti qui. Guardiamo il film.» Perché Sherlock era capace di peggiorare sempre le situazioni?! Non bastava l’imbarazzo di una ripresa, ora doveva sorbirsi tutta la commedia rischiando di avvertire un nuovo rossore sulle guance a ogni bacio che i due protagonisti si scambiavano. Rassegnato e confuso dall’assurdo interesse verso quel programma, il dottore si sedette al lato opposto del divano, il viso appoggiato a una mano, le gambe accavallate. Non passò molto – forse dieci minuti – prima che il ragazzo e la ragazza si baciassero di nuovo, più a lungo della prima volta, ed ecco che al rossore si aggiunsero pure le farfalle all’altezza dello stomaco – ci mancavano solo quelle! Watson non capiva davvero cosa gli fosse preso, sapeva solo di non trovarsi a suo agio seduto lì, a guardare quel film con Sherlock. A proposito di Sherlock, cosa ne pensava lui di quella scena? Il dottore cercò di guardarlo con la coda dell’occhio, senza farsi notare, e si accorse che sorrideva. Non sembrava un sorriso rivolto direttamente al film, ma a qualcosa che solo lui aveva notato, qualcosa che Watson non poteva vedere perché non riusciva a osservare, o meglio, perché non sapeva cosa osservare. E non era il momento adatto per cercare quel qualcosa, perché i due avevano chiaramente intenzioni più lungimiranti del semplice bacio e il dottore non sapeva come fare per impedirsi di arrossire e per obbligarsi a calmarsi. Da quando in qua quelle commedie da quattro soldi gli facevano questo effetto? Era un uomo adulto, e aveva provato esperienze decisamente meno caste di quelle. E allora cosa lo faceva star così? Cercò di ragionare, chiedendosi da cosa può essere dato un rossore sulle guance. Freddo: non ne aveva. Febbre: sano come un pesce. Imbarazzo. Forse era quello. Ma perché? Qual era il problema? Pian piano iniziò a formarsi nella sua mente il colpevole: Sherlock. Sherlock era il problema. Sherlock, in quel momento, lo metteva a disagio. Per quale motivo, non riusciva a capirlo. Intanto, il ragazzo e la ragazza avevano appena finito di fare ciò che sicuramente il protagonista maschile desiderava fin dalla prima scena, e il film sembrava dirigersi lentamente verso la sua conclusione. « John – il detective parlò per la prima volta dopo quelli che erano sembrati secoli al dottore – tu fai queste cose con le ragazze con cui esci periodicamente?»  Pose la domanda con nonchalance, le dita ancora appoggiate alle labbra da prima, il corpo rivolto verso la tv e lo sguardo verso Watson. Quest’ultimo fu colto alla sprovvista dal coinquilino, e controllare le sue guance fu un’opzione che non prese neanche in considerazione. « Ehm… Sì… N-non sempre, ovviamente!» Sherlock non sembrò fare caso all’imbarazzo crescente del dottore, e continuò, con una domanda ancora peggiore della prima: « E… Ti piace?» Non rispose. Riformulò quella frase più volte nella sua mente, ripensando a tutte le donne con cui era uscito negli ultimi mesi: nessuna di loro era durata più di due, forse tre appuntamenti. « Sì, sì, mi piace.» Mentì, per evitare altre domande inopportune. Ma a Sherlock quelle domande non servivano veramente, era solo un modo come un altro per divertirsi un po’ prima di spiazzare Watson con le sue deduzioni, perché Sherlock capiva tutto, sapeva tutto, osservava, deduceva e imparava. « Davvero, John? Ti piace? Beh, in effetti potrebbe anche piacerti, ma non ti piace abbastanza.» Il dottore non aveva il coraggio di chiedere come avesse fatto a capire la sua situazione, perché da qualche parte dentro di lui conosceva la risposta. Cercò invece di contrattaccare. « Come puoi pretendere di sapere certe cose? Non puoi intendertene se non le hai mai provate…» « Io infatti non ho mai detto di intendermi di “certe cose”, ma me ne intendo di linguaggio del corpo.» Staccò finalmente le dita delle mani congiunte e girò il busto verso di lui.  « Ti ho osservato durante il film, John, e a ogni scena che includeva i due amanti che si scambiavano effusioni le tue pupille si dilatavano, le guance ti diventavano rosse e poggiavi inconsciamente una mano all’altezza dello stomaco, come se qualcosa dentro di esso ti desse fastidio improvvisamente. Inoltre eri troppo intento a tentare invano di nascondere tutti questi segni per accorgerti di me che ti guardavo.» Arrossì di nuovo, incapace di rispondere, rassegnato alle parole di Sherlock, che non aveva ancora finito. « Imbarazzo, dico bene? L’espressione sul tuo viso mi dice che ho ragione.» Sorrise divertito, mettendosi a gattoni sul divano e guardando John, che ormai non sapeva come rispondere, mentre nella sua testa un’esplosione di pensieri lo confondeva ancora di più degli occhi ghiaccio del suo coinquilino. « Un’ultima cosa – aggiunse Sherlock, senza staccargli un attimo gli occhi di dosso – l’ultima prova che mi serve per vedere se la mia deduzione finale è giusta.» Si avvicinò piano, come un gatto si avvicina lentamente al topo prima di tendergli l’agguato mortale, arrivò al punto che i loro nasi si sfiorarono, rimase fermo un attimo, valutò la velocità del respiro di Watson, sorrise soddisfatto,e infine fece combaciare le loro labbra. Durante il bacio, poi, poggiò una mano sul suo petto, prima di staccarsi quel poco che gli serviva per parlare. « Respirazione alterata, battito cardiaco accelerato – lo baciò di nuovo, passandogli la lingua sulle labbra per obbligarlo a dischiuderle e a intensificare il bacio - … Bocca secca. Non c’è dubbio, sembra che io abbia ragione anche stavolta, John. Dimmi: ti è piaciuto abbastanza?» Il dottore, sconvolto, gli strinse i lembi della vestaglia, guardandolo dritto negli occhi, cercando di trasformare in parole i suoi pensieri incredibilmente confusi. « Non mi è piaciuto abbastanza, mi è piaciuto troppo. E non ci sto capendo niente, questa è la deduzione più assurda che tu abbia mai fatto, e comunque è giusta, perché non so cos’hai al posto del cervello, ma capisci sempre tutto, e la cosa divertente è che tu non hai neanche detto quale fosse la tua deduzione finale, e quindi mi sto praticamente sputtanando da solo!» Sherlock ridacchiò osservando un Watson alquanto alterato, incapace di nascondere i propri sentimenti, come un libro aperto. Lo baciò di nuovo, ma venne respinto quasi subito. « Hai ragione, è davvero, davvero divertente.» « Forse lo sarà per te! Sai, non è piacevole sapere che il tuo coinquilino geniale e sociopatico, oltre a destare in te desideri che non pensavi avresti mai provato per un uomo, gioca con te peggio che un gatto col topo solo per sentirsi dire che ha, come al solito, ragione! Hai trovato un esperimento per intrattenerti nel pomeriggio, vero, Sherlock? Uno dei tanti!» Fu bloccato da un altro bacio, stavolta violento: incredibile, il detective riusciva a far capire che si stava annoiando anche attraverso il contatto fisico. « No, no, no, John, hai sbagliato strada, come al solito… È vero, mi sono divertito a capire cosa provassi ancor prima che lo facessi tu – si guadagnò uno sguardo infastidito del dottore - … Ma non ho mai detto che era un semplice esperimento, no? Senti qua.» Gli prese la mano e la fece poggiare sul suo petto. Battito cardiaco accelerato. La spostò su uno dei suoi zigomi. Guance calde. Girò il viso verso il suo palmo e lo toccò con la bocca. Labbra già secche, nonostante poco prima si fossero baciati. John lo guardò a occhi sbarrati, mentre Sherlock gli lasciava finalmente la mano e faceva un mezzo sorriso, con quella solita punta di arroganza. « Se hai capito, Watson, e credo che a certi livelli deduttivi possa arrivare anche tu – iniziò, alzandosi e dirigendosi verso camera sua – allora prepara il tè e raggiungimi appena puoi. Ah, e porta il tuo laptop, voglio controllare che l’ultimo caso sia raccontato per bene.» John lo guardò allontanarsi, poi volse lo sguardo alla tv, ancora accesa, su cui ora si susseguivano i titoli di coda. La spense, e si mosse verso la cucina.

Quella commedia romantica non era stata poi tanto male.

 

***

 

Woah, eccomi qua! Sono Uky, piacere di conoscervi :'D *tende la mano all'intero fandom presente su EFP* Sherlockian relativamente nuova, con la sua prima fan fiction, ovviamente una Johnlock :'D Sono abbastanza contenta di com'è venuta fuori, sisi u.u Ma sta a voi giudicare :3 Siate clementi, e grazie in anticipo per le recensioni!

Baci!

Uky ♥

  
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