Non mi convince e non mi piace nemmeno, ma dovevo convincermi che scrivere su Sherlock non è un’impresa impossibile.
Per chi non lo sapesse, Tesco è una catena inglese di supermercati (e le borse con le coccinelle costano solo una sterlina).
Normale routine
L’imbarazzante borsa di tela con le imbarazzanti coccinelle stampate sopra testimoniava la vittoria di John contro il perfido Tesco.
La cassa aveva opposto resistenza, aveva tentato fino all’ultimo di sconfiggerlo, ma John aveva combattuto – mostrando il coraggio di un vero soldato – e aveva conquistato il territorio nemico, riassumibile in quattro mele, due bottiglie d’acqua – perché Mrs. Hudson aveva deciso che c’era troppo calcare in quella del rubinetto, una confezione di pancake e un muffin, che l’uomo aveva scelto come personale ricompensa dopo un’impresa tanto ardua.
Era stata una mattinata proficua: il Bancomat gli era stato amico, non pioveva da quattro giorni e passando per Hyde Park aveva fraternizzato con uno scoiattolo, a cui aveva dato un pezzo del suo muffin.
Sapeva che a casa avrebbe trovato Sherlock immerso nella risoluzione di un caso “abbastanza semplice ma interessante”, che per lui risultava più incomprensibile del comportamento di un roditore capace di rinunciare ad un succulento boccone di muffin per una ghianda, e sapeva anche che il suo coinquilino gli avrebbe riservato la stessa sorte che era toccata al pezzo di dolce, trascinandolo poi in giro per tutta Londra alla ricerca di indizi che per John erano tristemente oscuri.
Sospirò e sorrise: quella era la sua vita. E, cosa alquanto preoccupante, gli piaceva.