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Autore: Luigi Bros    06/02/2012    1 recensioni
26 ottobre 1973
Le foglie cadevano lente dalle fronde degli alberi ormai quasi completamente spoglie; normale, è il loro destino durante l’autunno ma questa giornata di metà stagione è molto diversa dalle solite, non perché c’è un gelido vento che arriva dal lontano nord ma perché oggi compie gli anni Roderich.
A Vienna la gente restava principalmente rintanata in casa a causa del freddo ma alcuni temerari era usciti ugualmente per fare spese o semplicemente una passeggiata, nel quartiere ricco della città i nobili rimanevano nelle loro ville calde ed ospitarli sorseggiando una tisana, un caffè o altro.
Passeggiando davanti a quelle ville da una di esse si poteva sentir provenire della musica suonata grazie ad un pianoforte. Una musica triste, malinconica, si sentivano melodie famose di Beethoven, Bach, Chopin alternate ad una ancora più cupa canzone di buon compleanno.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Svizzera/Vash Zwingli
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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26 ottobre 1973
Le foglie cadevano lente dalle fronde degli alberi ormai quasi completamente spoglie; normale, è il loro destino durante l’autunno ma questa giornata di metà stagione è molto diversa dalle solite, non perché c’è un gelido vento che arriva dal lontano nord ma perché oggi compie gli anni Roderich.
A Vienna la gente restava principalmente rintanata in casa a causa del freddo ma alcuni temerari era usciti ugualmente per fare spese o semplicemente una passeggiata, nel quartiere ricco della città i nobili rimanevano nelle loro ville calde ed ospitarli sorseggiando una tisana, un caffè o altro.
Passeggiando davanti a quelle ville da una di esse si poteva sentir provenire della musica suonata grazie ad un pianoforte. Una musica triste, malinconica, si sentivano melodie famose di Beethoven, Bach, Chopin alternate ad una ancora più cupa canzone di buon compleanno.
-Tanti auguri a me. Tanti auguri a me. Tanti auguri Roderich, tanti auguri a me-
queste erano le parole del musicista, parole rotte da un leggero pianto.
In quella casa dimora l’austriaco e proprio li stava passando il suo compleanno da solo. Molto poche erano le persone che si erano ricordate del suo compleanno ma nessuno si era recato di persona a casa sua, la tristezza prese il sopravvento ed improvvisamente passò alla rabbia di non essere stato considerato minimamente nemmeno dai suoi alleati. Roderich iniziò a pestare sui tasti bianchi e neri del pianoforte a coda, il salotto rimbombava per quella forza che lui ci metteva in ogni singola nota.
Se l’austriaco avesse guardato fuori dalla finestra in quel momento avrebbe notato che una figura avvolta in un cappotto pesante si stava avvicinando, stava andando da lui, da Roderich e la cosa gli avrebbe donato un immenso piacere e riempito il cuore di gioia.
Con passi lievi, cadenzati e per nulla frettolosi la misteriosa persona si avvicinava alla porta della dimora del musicista, ancora non si poteva distinguere il viso dell’ospite; l’unica cosa che si vedeva era un ciuffo biondo. Giunto di fronte alla porta alzò lentamente la mano destra e bussò; la musica subito si interruppe e Roderich rimase in ascolto sperando non fosse la sua immaginazione a giocargli un brutto scherzo. Di ciò ne fu convinto non appena sentì bussare nuovamente, ora con insistenza maggiore della prima volta.
L’austriaco scattò in piedi e si asciugò il viso. Con passo veloce ma non di corsa arrivò davanti alla porta, respirò profondamente e si preparò ad aprire, la mano gli tremava dall’emozione ma nonostante ciò alla fine ce la fece e spalancò la porta trovandosi di fronte al suo ospite. Non appena lo vide in voltò il sorriso che aveva venne represso per tornare alla sua solita espressione impassibile.
L’unico ad essere andato da lui era il vicino svizzero, grande produttore di armi e di cioccolata.
-Ah, ciao, cosa sei venuto a fare qui?- disse Roderich guardandolo
-Beh non avevo nulla di importante da fare e allora sono venuto da te, ingrato di un damerino- rispose secco Svizzera non tollerando il tono dell’austriaco
-Scusami Vash…- sospirò per poi riprendere -vieni pure avanti- quindi si spostò per farlo entrare e accomodare vista la fredda temperatura che c’era fuori non poteva lasciarlo li ad ammalarsi.
Una volta che lo svizzerò era all’interno della casa prese ad avviarsi verso il salotto dove c’era il piano e dove, nel caminetto, le braci scoppiettavano allegre emanando il loro tepore assieme a quel piccolo fuocherello accesso colorato di un rosso vivo. In silenzio entrambi entrarono nella stanza, l’aria era pesante, nonostante fossero vicini ad un certo punto della loro vita l’amicizia profonda che c’era tra i due si distrusse e ora era quasi odio eterno.
Il primo a rompere il ghiaccio fu lo svizzero
- Senti, oggi è il tuo compleanno e… beh… ti ho portato un regalo, spero possa piacerti- il giovane infilò le mani nelle tasche del cappotto pesante che indossava alla ricerca del pacchetto regalo che aveva come dono. Sembrava che fosse sparito il regalo e la cosa lo fece visibilmente arrabbiare, non poteva averlo perso, ci aveva messo tutto se stesso in quel dono. Frugando per bene alla fine lo trovò e lo estrasse dalla tasca porgendolo a Roderich.
L’austriaco prese il regalo e ne osservò l’involucro, era un pacchetto piccolo ma comunque abbastanza pesante; iniziò a girarselo per le mani, curioso di sapere cosa era ma altrettanto curioso di indovinarne il contenuto così lo agitò ascoltando ogni suono che fosse arrivato dall’interno ma… nulla.
Lo svizzero lo osservava stranito mentre il festeggiato agiva in quel modo che a lui gli sembrava strano, dopotutto bastava che strappasse la carta per scoprirne il contenuto; per il caldo del camino iniziava a sudare e così tolse il giaccone pesante posandolo sulla poltrona mentre continuava ad osservare Roderich e i suoi modi strani.
-Aprilo no? Se proprio vuoi sapere cosa c’è dentro basta che lo scarti o no?- lievemente turbato disse ciò
-Si hai ragione ma non serve che ti arrabbi-
-Io arrabbiato? Ma no, scherzi? Damerino da strapazzo-
-Se io sono un damerino da strapazzo te non sei altro che un guerrafondaio amante della cioccolata-
-Beh per una volta sono d’accordo con te- rispose Vash con una lieve smorfia che sembrava un sorriso.
L’austriaco alterato dalle parole di quel breve battibecco iniziò a scartare con veemenza il regalo strappandone la carta quasi selvaggiamente usando quel modo come valvola di sfogo. Nel pacchetto c’era una scatola di cioccolatini al latte a forma di chiave di violino.
Svizzera distolse lo sguardo e facendo finta di nulla disse
-Li ho visti e pensavo fossero perfetti per te, musicista da quattro soldi-
Roderich non resisteva dal rispondergli ma non se la sentiva di essere scortese e poi litigare era l’ultima cosa che voleva in quella giornata
-Grrrr…azie- lo osservò con una lieve rabbia che leggera aumentava dentro di se ma che cercava ugualmente di reprimere
-Ecco, spero ti piaccia-
-Si molto, guerrafondaio che non sei altro- sorrise, si accorse di quello che aveva fatto e detto così per dare una motivazione continuò a parlare -sei stato l’unico che sia venuto a trovarmi oggi, mi ha fatto piacere per tutto questo-
Roderich provò ad abbracciare il vicino ma questo si scansò lievemente verso indietro e tirò fuori il suo fucile puntandoglielo contro
-Cosa diavolo hai intenzione di fare damerino che non sei altro?- molta rabbia era presente nei suoi occhi portandolo ad alzare la guardia e così l’austriaco spaventato indietreggiò, non voleva morire o almeno non il giorno del suo compleanno
-Volevo solo ringraziarti adeguatamente per il regalo-
piagnucolò spaventato dalla cattiveria che stava dimostrando Vash
-Non azzardarti a farlo ancora o ti sparo capito?!- gridò spaventando Roderich ulteriormente
-Ma… ma… perché?-
-Te non lo fare e basta se vuoi vivere-
Roderich annuì lievemente per poi tentare nuovamente ma Vash puntò il fucile verso l’austriaco e fece entrare in canna il primo proiettile e prese la mira; vedendo questo gesto non potè fare altro che bloccarsi dall’affettuoso gesto che voleva dargli così si blocco. Doveva trovare un modo per abbracciarlo e così gioco tutte le sue carte facendo la prima cosa che gli venne in mente, gridò
-Io so suonare il pianoforte e tu no!-
In risposta lo svizzero
-Ah davvero? Beh io so sparare e tu no!-
Svizzera aveva ragione, non sapeva sparare ma doveva portargli via il fucile in qualche modo
-Beh anche io so sparare, dammi il fucile e te lo dimostrerò-
-Compratelo un fucile musicista fallito-
Le parole lo rattristirono e scoppiò a piagnucolare
-Prestamelo te un secondo solo, in nome dei vecchi tempi quando eravamo amici-
-Uffa… e va bene, tieni-
Vash porse il fucile all’austriaco nonostante gli dispiacesse non poco separarsene anche se per qualche istante; Roderich una volta preso il fucile sorrise per aver compiuto il suo diabolico piano per disarmare lo svizzero, gettò via in lontananza l’arma e diede finalmente il suo abbraccio per poi scappare sapendo quali erano le conseguenze di quel gesto.
Svizzera infuriato come non mai estrasse dalla fondina la sua fidata pistola e prese ad inseguire l’austriaco che correva per non farsi uccidere, lo rincorse sparando verso di lui più volte anche quando si nascose dietro al pianoforte che venne sfiorato dalle pallottole dell’arma.
Dopo pochi istanti Roderich pensava di essere in salvo quando invece si accorse di non avere scampo, si appiattì contro la parete appena percepì la presenza di Vash dietro di sé e così terrorizzato lo osservava che avanzava lentamente e soddisfatto, un sorriso malvagio sulle sue labbra.
-Finalmente sei mio stupido austriaco-
-Perché mi odi tanto Vash? Siamo stati amici per così tanto tempo, cosa è successo che ti ha fatto cambiare idea?-
Continuava a camminare verso la preda che si era intrappolata da sola, la caccia ormai era finita.
-Hai davvero il coraggio di chiedermi il motivo? Dovresti saperlo benissimo o sei talmente ottuso che non te ne rendi conto? Il tuo cervello recepisce solo la musica?-
-Perché mi odi così tanto stupido di uno svizzero?!- gridò Roderich annoiato di quell’attesa e ora terrorizzato dalle conseguenze
Vash sparò un colpo vicino alla testa del musicista che per lo spavento chiuse gli occhi, non riusciva a non temerlo, capiva che la rabbia era troppa.
-Tu stupido… stupidissimo austriaco- prese a parlare –non hai mai capito cosa provavo per te, quello che realmente sentivo per te, i miei sentimenti, i miei pensieri-
gli occhi di Vash si inumidirono lievemente, si portò a contatto diretto con Roderich e sbatte il calcio della pistola contro il muro per poi continuare
-io ti odio semplicemente perché te non ricambi ciò che sento per te stupido, io ti amo, ti ho sempre amato ma non te ne sei mai reso conto, sei solo un damerino da strapazzo, ti piace la musica ma non hai mai ascoltato quella che proviene dal mio cuore. Batte solo per te ma a quanto pare non sei un bravo musicista altrimenti non saresti tanto ottuso da non rendertene conto.-
Roderich rimane in silenzio per qualche istante e così lo svizzero disse
-Dimmi qualcosa stupido!-
l’austriaco piegò in avanti la testa, non poteva non dire nulla, doveva farlo, doveva confessare tutto, rialzò la testa in modo che lo svizzero potesse accorgersi delle grosse lacrime che scendevano dagli occhi
-Ora non piangere solo perché ti ho sgridato musicista ottuso-
-Non piango per quello stupido svizzero, è vero che non mi ero accorto che tu provavi per me quello che mi hai appena detto ma anche tu sei stato abbastanza stupido da non accorgerti che io ti ho sempre desiderato- singhiozzò per poi riprendere -Stupido, non hai mai fatto caso a come ti guardavo con ammirazione e desiderio? Io ti desidero, ti ho sempre desiderato guerrafondaio amante della cioccolata-
-Davvero?- Vash era incredulo a quelle parole, non credeva alle sue orecchie, non sapeva che dire, non sapeva come reagire, non sapeva che fare… anzi si. Con la mano libera afferrò il colletto dell’austriaco e lo tirò a se baciandolo, tutti quegli anni passati a desiderare l’austriaco, pensava sarebbe stato tutto vano ma sembrava che alla fine era valsa la pena di attendere.
Chiuse gli occhi mentre l’austriaco inizialmente incredulo si rilassò e iniziò a ricambiare quel bacio appassionato che stava ricevendo; alzò una mano ed andò ad accarezzare la guancia destra dello svizzero mentre le loro teste si inclinarono leggermente per affrontarsi meglio in quel bacio durante il quale i due si strinsero stretti l’un l’altro per godere pienamente di quel momento.
Dopo un certo tempo i due si staccarono e Roderich disse
-Ti amo Vash-
Svizzera in risposta pronunciò
-Anche io damerino da strapazzo-
e così tornarono a baciarsi, appassionati e delicati mentre in quel momento i loro cuori presero a battere all’unisono, in sintonia e l’unico rumore che si sentiva era quello delle braci che scoppiettavano nel camino acceso.
-Questo è il più regalo che mai potessi desiderare da parte tua Vash-
Da allora i due tornarono amici come nella loro gioventù… anzi tornarono insieme con un rapporto molto più forte di una semplice amicizia, era qualcosa di molto profondo, un amore eterno e caldo che nemmeno il più freddo inverno avrebbe potuto congelare.
  
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