Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
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Autore: LaMicheCoria    06/02/2012    5 recensioni
Rimase stupito, comunque.
Solitamente America si metteva a stonare su qualche canzone rap di dubbio gusto, sputacchiando qua e là quando il ritmo e le parole si facevano troppo veloci e ingarbugliate. Non l’aveva mai sentito cantare nulla di così tranquillo.
-
And if we go some place to dance..- seguiva la melodia ondeggiando piano la testa, il mento sul palmo della mano e il viso rivolto verso il bancone. –I know there’s a chance you won’t be leaving with me-
[RusAme] [Fluff]
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Russia/Ivan Braginski
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Cold War Pair [OTP]'
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Disclaimer: I Personaggi di Hetalia: Axis Powers non mi appartengono,
ma sono di proprietà di Hidekaz Himaruya.
Se fosse il contrario, sarei stata citata
In giudizio dai suddetti personaggi
Una volta per ogni fan fiction.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A Rota, perché ci eravamo ripromesse del Fluff.
A Silentsky, perché è puccia.
A Jo-san, perché ci vuole un abbraccio e tanta dolcezza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

..: Something Stupid :..

 
-I know I stand in line, until you think you have the time to spend an evening with me..-
Ivan alzò gli occhi dal bordo del bicchierino di Vodka: non era strano che Alfred si mettesse a cantare di punto in bianco. Era molto da lui sbarazzarsi di qualsiasi tentativo di mantenere la conversazione sui binari della logica, ma Russia sperava che, almeno quando la conversazione era appena finita, l’altro chiudesse la bocca e l’aprisse solo per sorseggiare il suo drink.
Rimase stupito, comunque.
Solitamente America si metteva a stonare su qualche canzone rap di dubbio gusto, sputacchiando qua e là quando il ritmo e le parole si facevano troppo veloci e ingarbugliate. Non l’aveva mai sentito cantare nulla di così tranquillo.
-And if we go some place to dance..- seguiva la melodia ondeggiando piano la testa, il mento sul palmo della mano e il viso rivolto verso il bancone. –I know there’s a chance you won’t be leaving with me-
Canticchiava a mezza voce, portandosi il bicchiere alle labbra solo nelle pause tra musica e testo, inarcando il sopracciglio di tanto in tanto e sorridendo appena contro il vetro reso dorato dal rhum.
A chi o a cosa stesse sorridendo, Russia non avrebbe saputo dirlo, così come non riusciva a spiegarsi perché avesse scelto di seguire proprio quella tra le canzoni che il locale aveva passato. La radio aveva gracchiato suoni più consoni al gusto musicale americano, ma forse Alfred era stato troppo preso dal suo sproloquio personale per accorgersene.
-Then afterwards we drop into a quiet, little place and have a drink or two..-
Oppure, considerò Ivan, sorseggiando un po’ di Vodka, la canzone gli aveva ricordato la stramba situazione in cui erano capitati: anche America aveva proposto una serata a ballare in discoteca –ed Ivan era stato sul punto di sbattergli il telefono in faccia, perché lui non ballava, lui danzava, era ben diverso-, ma quando si era accorto della non poi così remota possibilità di ritrovarsi a parlare con un loquace tu-tu-tu, si era corretto.
Un locale, un drink, due chiacchiere, niente di troppo stravagante e del tutto apolitico.
Come Alfred avesse capito che la proposta della serata in discoteca gli avrebbe procurato qualche discreto guaio, non erano affari di Russia. Quando si trattava di problemi e guai, America aveva un sesto senso che lo metteva in guardia, forse perché era lui il primo a procurarli.
Così si erano ritrovati in un tipico bar all’angolo, con le luci soffuse e quasi oleose, vecchi amici al bancone, birra e pacche sulla spalle, fumo di sigaretta e liquori densi e piuttosto scandenti. Si erano seduti al tavolo più distante di tutti, nella penombra di un cono di luce grigiastro, e Alfred aveva addirittura rinunciato alla solita lattina di Coca Cola per un bicchiere di rhum del Rode Island.
Poi America aveva cominciato a parlare, a parlare e a parlare, raccontando e dipingendo con gesti esagerati e voce altra, troppo, troppo alta, distese ondeggianti di verde e vento, mari in burrasca, campi di battaglia e vestiti gessati, continuando così per una mezz’ora buona, fino a quando il tono si era abbassato, le immagini si erano diluite nell’ombra e Alfred aveva voltato il capo, perso in chissà quali pensieri.
E Ivan l’aveva ascoltato, sebbene all’inizio l’unica cosa cui avesse rivolto veramente l’attenzione era la pessima qualità del liquore. Aveva cominciato con un sorriso, continuato con un commento, e poi aveva annuito, chiesto, alzato gli occhi al cielo, scosso la testa, sorseggiato Vodka, negato, riso, ringhiato, storto le labbra, finendo per immergersi completamente nel suono cadenzato delle parole di America.
Quando l’altro aveva messo fine al soliloquio, la musica aveva preso a gocciolare nel silenzio e Alfred, in un appiglio di coscienza, aveva preso ad accompagnarla a mezza bocca.
Uno spettacolo quanto mai inusuale: il russo l’aveva visto così concentrato su qualcosa solo nella serata del Super Bowl. O quando doveva capire come funzionassero i giocattolini dell’Happy Meal.
-And then I go and spoil it all, by say something stupid like..- America sgranò gli occhi, sussultando sul divanetto imbottito di verde e rovesciando metà del rhum sul tavolinetto.
Russia lo guardò, stralunato e piuttosto contrariato da quella reazione improvvisa e senza senso.
-Nonascoltarenonascoltarenonascoltare!- strillò Alfred, terrorizzato, spiaggiandosi sulla superficie di legno e macchiandosi la maglia di liquore appiccicaticcio; Ivan si sentì afferrare per la sciarpa e trascinare in avanti, mentre la canzone si ingarbugliava e si confondeva in una girandola di note e grida isteriche.
-Non ascoltare!- ripeté America, scuotendolo con foga -Altrimenti poi ti fai delle brutte, bruttissime idee, Big Nose!-
-Perché mai dovrei farmi cattive..?- tentò di chiedere Russia, tirandosi indietro per sfuggire alla presa, ma la canzone, che non si era interrotta nonostante lo spiacevole e cupo dramma di cui Alfred era lo sfortunato protagonista, rispose prima che potesse concludere la frase.

And then I go and spoil it all by saying something stupid like…
-I love you
- completò America, sconsolato e con le guance chiazzate di porpora, sbattendo la fronte contro il tavolo.
Un attimo di stasi, di inquietante sospensione in cui Russia poteva sentire distintamente il cervello di America pregare e implorare per una morte rapida ed indolore.
Ivan sorrise, sorseggiando con nonchalance la sua Vodka e ignorando i mugolii di Alfred, mugugni e biascichii resi incomprensibili dalla bocca ancora spiaccicata contro il legno.
La canzone si concluse con un crepitio polveroso.

I love you ripeté un’ultima volta, sfumando nel chiacchiericcio indistinto degli altri clienti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note Inutili

Sparatemi. È tornato il blocco insieme al raffreddore. Non se sia peggio questa fan fiction o il fatto di non riuscire a respirare.
Forse la prima.
La canzone è Something Stupid di Frank Sinatra.

   
 
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