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Autore: micRobs    06/02/2012    5 recensioni
One Shot | Slash | Sebastian/Thad.
Nient'altro che il confronto fra Sebastian e Thad dopo lo scorso episodio. Scritta senza particolari pretese!
"Si voltò a fissare con sguardo scettico il suo compagno di stanza, ancora intento a rivolgergli la stessa occhiata e, improvvisamente, lo scenario di fronte a lui mutò trasformandosi in un canyon desolato con un Blaine Anderson con pernacchio in testa e coda blu che correva in tondo incurante di Sebastian che, dall’alto della sua rupe, continuava ad ordinare spara granite atomici alla ACME e a fallire miseramente. Si, questo era decisamente più probabile."
Spero possiate apprezzare!
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Sebastian/Thad
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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if you're...

Pairing: Sebastian/Thad
Genere: 
Generale, Comico

Avvertimenti: Emm... si, Slash, Lime e poi boh!
NdA:  Nonostante io sia sicura che, dopo lo scorso episodio, tutti voi odiate Sebastian, io continuo a scrivere su di lui perchè lo amo ed è impossibile non farlo.

Sentita dedica a SereIlu che l'ha letta in anteprima e a Somo che me l'ha gentilmente betata e ulteriore dedica a Lynda e Marzia che, come me, fangirlano su questo pairing e che spero possano apprezzare! 

 "If you are a Smooth Criminal, I’m Batman."

 

Sebastian entrò nella stanza sbuffando sonoramente. Si tolse la giacca e sciolse la cravatta in malo modo gettandole entrambe sulla sedia e stendendosi poi sul letto, la faccia schiacciata nel cuscino e i piedi che penzolavano dal materasso.
Thad avrebbe giurato che non si fosse neanche accorto della sua presenza in quella camera.
«Cosa ti ha detto?» provò, quindi, a domandare.
Sebastian alzò la testa, scalciando le scarpe e sdraiandosi compostamente, le mani incrociate dietro la testa. 
Rimase in silenzio fissando il soffitto ma Thad poteva udire il macchinare febbrile degli ingranaggi del suo cervello che progettavano chissà quale vendetta o, semplicemente, una risposta da dargli che non compromettesse la sua reputazione.

«Le solite cose.» rispose, invece, stranamente affabile.
Così non sarebbe arrivato da nessuna parte, ne era certo, così come era presumibilmente sicuro che Sebastian non avesse alcuna voglia di parlare con lui.
«Dunque si è complimentato per i tuoi brillanti risultati scolastici e per il tuo successo nei Warblers?»
«Quello è implicito, pulce, chiunque si complimenterebbe con me per qualunque cosa.» ghignò Smythe.
Thad chiuse il libro e si alzò dalla scrivania avvicinandosi al compagno a braccia incrociate.
«Ci sarà mai qualcosa capace di cancellarti quell’espressione strafottente dalla faccia?» domandò conoscendo, purtroppo, già la risposta.
Sebastian si produsse in una stonata risata bassa, prima di voltare il capo nell’altra direzione e commentare sommessamente «Fatti gli affari tuoi, Hurwood.»
«Qualcosa mi dice che stai mentendo spudoratamente.» continuò, impassibile, Thad.
«E anche se fosse? Dovresti saperlo che io faccio ciò che voglio.» precisò Sebastian rivolgendogli uno sguardo scocciato. «Non puoi provarlo.»
Thad sorrise «Hai detto la stessa cosa prima che la moretta delle New Direction ti sbattesse in faccia quella cassetta.»

«Non ti azzardare, Hurwood.» iniziò Sebastian, lo sguardo improvvisamente minaccioso.
«A fare cosa?» chiese ironico Thad. «A porti dinanzi alla verità? Vuoi la verità, Smythe?»
«E sentiamo,» lo sfidò l’altro. « Illuminami, quale sarebbe?»
«La verità è che ti sei comportato da idiota e neanche tu riesci a crederci. La verità è che ti sta rodendo il fegato perché ti senti in colpa ma non puoi darlo a vedere perché questo andrebbe troppo contro l’idea del “Sono Sebastian Smythe, sono un genio del male in miniatura e niente e nessuno mi scavalcherà”.»
Sebastian lo osservò scettico, un sopracciglio elegantemente alzato e il solito sorriso ad increspargli le labbra.
«La verità è che sei patetico, Sebastian, e che tutta questa farsa che hai messo in piedi non regge più.» concluse Thad, il fiato corto per la sfuriata appena fatta e gli occhi fissi in quelli del suo compagno di stanza.
«Si, okay, hai ragione. Adesso vuoi un premio?» rispose l’altro. 
L’espressione di Thad era una comica fusione fra lo shockato e l’allibito. Si rendeva solo lontanamente conto di aver appena zittito Sebastian Smythe e, nonostante la soddisfazione crescente, era un pensiero che non riusciva ben ad afferrare perché la consapevolezza che vi fosse dell’altro era troppo opprimente.
Thad credeva che il giorno in cui Sebastian avrebbe messo la testa a posto sarebbe stato annoverato nella storia degli eventi di spessore mondiale. Non avrebbe mai pensato che vederlo in quello stato gli avrebbe dato così maledettamente fastidio.

Lui e Thad avevano viaggiato in due direzioni completamente opposte per tutto quel tempo e adesso che Thad lo vedeva così simile a lui e così tanto vicino al suo modo di comportarsi dopo un avvenimento del genere, comprendeva quanto in realtà fosse sbagliata tutta quella situazione. 
«Non ti riconosco quasi più.» asserì. «Sei diventato una pappamolla, sei diventato me!»
Sebastian sorrise scuotendo la testa «Preferirei dire addio alla mia virilità piuttosto che vedermi tramutato in uno sgorbio senza spina dorsale.»
«Guarda che se stai cercando di offendermi stai fallendo miseramente.» chiarì Thad.
Sebastian si raddrizzò improvvisamente, lo sguardo sconvolto e la bocca spalancata. «Oddio, hai ragione» esclamò.
Thad era certo di aver capito male, Sebastian gli aveva dato ragione ben due volte nel giro di pochi minuti. «Come, prego?» domandò, boccheggiando stupidamente.
«Ho perso il mio smalto,» proseguì battendosi le mani in faccia. «È l’insulto peggiore che mi sia mai venuto in mente e, cavolo!, di solito tu mi ispiri le migliori frecciatine del mondo!»
Thad non era certo di voler continuare quel discorso perché era piuttosto sicuro che ne sarebbe uscito sconfitto, come sempre del resto. 

«Che ti ha detto il preside?» provò a domandare nuovamente.
Sebastian ghignò «Bah,» rispose «qualcosa a che fare con un comportamento inammissibile e una situazione incresciosa.»
«Ebbene?» chiese Thad.
«Cosa? È tutto qui.» rispose Smythe allargando le braccia. «Però, adesso che mi ci fai pensare, sono quasi certo che abbia blaterato anche qualcosa riguardo all’onore dell’Accademia, non so, dopo un po’ ho smesso di ascoltarlo.» disse, fingendosi serio e sedendosi nuovamente sul letto
Thad rimase ad osservarlo per qualche secondo. I capelli spettinati, la schiena curvata e le mani incrociate, non sembrava neanche l’irriverente e saccente coinquilino al quale era abituato. Thad si odiò per ciò che stava per fare ma decise che, per la sua salute mentale e per l’amor proprio di Sebastian, poteva compiere quel piccolo sacrificio.
Prese posto accanto a lui in un cigolare di molle e in un tripudio di sguardi omicidi.
«No, ti prego…» iniziò Sebastian avvilito.
«Voglio solo sapere il perché, me lo devi.» spiegò Thad pratico.
«Chiariamo una cosa, Hurwood: io non ti devo proprio nulla.» la voce dura e un dito puntato minacciosamente verso Thad «Né a te né a quegli altri quindici decerebrati che hanno deciso di voltarmi le spalle.»

«Ahhh, ecco.» sorrise Thad, «allora è questo il problema. Te la sei presa perché ti abbiamo fatto fare la figura dell’allocco davanti a tutti?»
«Tu hai fatto la figura del segugio fedele, non so quanto tu possa vantarti di questo.» ribatté Sebastian «E poi,» proseguì «dovresti saperlo che io non sono il tipo da prestare attenzione a simili dettagli. Con voi o senza di voi, sono sempre stato dell’idea che se vuoi una cosa fatta bene devi fartela da solo. Ed è esattamente quello che continuerò a fare.» 
Thad si prese un attimo per valutare bene l’ultima dichiarazione di Sebastian. Immaginava qualcosa di molto simile a scenari post apocalittici con gente che vagava in stile “Alba del giorno dopo” interamente coperta di granita colorata e costretta a chiamarsi Jhon perché Sebastian Smythe non aveva tempo di memorizzare i nomi dei suoi sudditi. Si voltò a fissare con sguardo scettico il suo compagno di stanza, ancora intento a rivolgergli la stessa occhiata e, improvvisamente, lo scenario di fronte a lui mutò trasformandosi in un canyon desolato con un Blaine Anderson con pernacchio in testa e coda blu che correva in tondo incurante di Sebastian che, dall’alto della sua rupe, continuava ad ordinare spara granite atomici alla ACME e a fallire miseramente. Si, questo era decisamente più probabile.
«Comunque non mi hai risposto.» proseguì, trattenendo una risata.
Sebastian roteò gli occhi e sbuffò prima di rispondere «Pensavo di essere stato piuttosto chiaro a riguardo.»

«Anche io.» precisò Thad. «Ero convinto ti piacesse Blaine.» indagò, sentendo le mani pizzicare nel dire quella semplice frase.
«Infatti, è così.» rispose Sebastian e Thad rimangiò a stento un «Oh» di delusione. Delusione che, comunque, si tramutò immediatamente in rabbia quando quello proseguì «È che quella faccia da checca proprio non mi va giù.»
Thad lo fissò allibito prima di alzarsi ed esplodere «Innanzitutto, smettila di chiamare così Kurt. Lui e Blaine si amano, so che questa parola è sconosciuta al tuo vocabolario ma prova a fare uno sforzo e piantala di infilarti in affari che non ti riguardano solo per il puro piacere di vedere Blaine cedere a te e alle tue spudorate e scadenti avance. Sei patetico se pretendi che un paio di sguardi ammiccanti e qualche sorriso malizioso possano convincere Blaine a preferire te a Kurt. Non accadrà mai, prima lo accetti e prima tutti saremo più felici e al sicuro dalle tue stronzate.»
Sebastian continuò a fissarlo serafico, prima di alzarsi in piedi e commentare «Hai finito?»    
Thad aveva il fiato corto per la sua inaspettata filippica e il sangue che gli ribolliva nelle vene a causa della tranquillità con cui Sebastian lo stava affrontando.
«Lo prendo per un sì.» dedusse Sebastian avvicinandosi impercettibilmente a lui. Thad, per riflesso, si spostò di qualche passo indietro senza smettere di fissare l’altro negli occhi.
«E…» proseguì Sebastian con voce bassa e sensuale. «La cotta per me da quanto tempo ce l’hai?»
Thad sgranò gli occhi a quell’insinuazione, un innaturale rossore che gli colorava le guance e le parole bloccate da qualche parte fra la sua gola e gli occhi di Sebastian.
«Non dire scemenze, Smythe.» riuscì a mormorare.
«Potrei farti la stessa obiezione.» ragionò l’altro, continuando ad avvicinarsi.
Quando la sua schiena toccò il muro, Thad non poté ammettere di non aspettarselo: era decisamente un classico.

Sebastian lo sovrastava piacevolmente mentre le sua mani si andavano a stringere ai fianchi di Thad e la sua bocca di avvicinava pericolosamente al suo collo. Thad trattenne il fiato maledicendosi per la sua innata capacità di fare trasparire le sue emozioni in maniera così ridicola e spudorata.
«Sebastian cos-» provò a dire ma ogni possibile replica gli morì sulle labbra quando percepì la punta del naso di Sebastian strofinarsi delicatamente contro la sua giugulare.
«Non pensavo che fossi così geloso.» ammise, facendo scorrere la sua bocca lungo il collo di Thad senza mai arrivare ad un contatto concreto.
Thad avvertiva il respiro caldo di Sebastian accarezzargli la pelle bollente e la sensazione delle sue labbra che lo sfioravano gli appannava ogni percezione concretizzando i suoi pensieri sconnessi  in sospiri confusi.
«Non lo sono, infatti.» rispose, cercando di organizzare i pensieri in qualcosa che non somigliasse ad un «Nnollilssnnofffttsss».  
Sebastian sogghignò lasciando una mano libera di avvicinarsi pericolosamente al cavallo dei pantaloni di Thad «Così come adesso non sei visibilmente eccitato?» lo provocò.
Thad sospirò sonoramente premendo le mani contro le spalle di Sebastian mentre il suo cervello gli suggeriva di allontanarlo e il suo corpo gli chiedeva tutt’altro.
Sebastian premette la testa nell’incavo del suo collo, continuando a strusciarsi lascivamente contro di lui e percorrendo con la punta della lingua quel tratto di pelle sensibile che lo separava dalle labbra dell’altro. Thad inspirò violentemente afferrando con forza la camicia di Sebastian e attirandolo maggiormente a sé.
Sebastian, una mano premuta sul muro accanto al viso di Thad e l’altra ancora a stringere il suo fianco, ghignò compiaciuto per quel contatto desiderato e ne approfittò per far scivolare una sua gamba fra quelle del suo coinquilino 

L’aria nella stanza era diventata stranamente irrespirabile e la tensione e l’eccitazione si condensavano sottoforma di piacevoli scariche elettriche lungo la schiena dei due ragazzi.
Thad iniziava a sentire caldo e, mentre alzava la testa per permettere a Sebastian di avere maggior accesso al suo collo, si maledì per l’arrendevolezza con cui si concedeva a quelle attenzioni. 
«Sebastian.» provò a ragionare. «Non mi sembr-»
«Shh,» lo zittì Smythe. «Sappiamo entrambi che è quello che vuoi.» 
Thad si immobilizzò mentre Sebastian si porto nuovamente di fronte al suo visto osservandolo intensamente negli occhi «Non è forse così, Thad?» sussurrò sulle sue labbra.
Thad realizzò che qualunque cosa avrebbe detto in quell’istante sarebbe parsa molto poco credibile. Le sue parole potevano anche contraddire Sebastian e le sue insolenti insinuazioni, ma il suo corpo e la sua mente sembravano piuttosto concordi nell’urlare a gran voce quale fosse la verità.
Thad aveva compreso recentemente che gli occhi di Sebastian erano capaci di scavargli dentro e di confonderlo a tal punto da fargli mettere in discussione ogni sua convinzione precedente. Avvertiva le sue iridi verdi e brillanti leggergli dentro e inchiodarlo lì, spalle al muro e a un sospiro di distanza da lui. 
Fu in quel momento che comprese. Sebastian avrebbe sempre vinto. Qualunque cosa Thad provasse a fare non ci sarebbe mai stato nulla in grado di tenergli testa e di impedirgli di prendersi ciò che voleva. Quegli occhi, le labbra schiuse e le guance arrossate, gli suggerivano che, in quel momento, ciò che Sebastian voleva in realtà fosse esattamente ciò che stava osservando tanto intensamente. E tanto bastò. Tanto bastò a Thad per accarezzare quella ridicola distanza che ancora li separava e ingoiare ogni successivo sospiro di Sebastian.
Si aggrappò alla sua camicia sicuro che, senza quell’appiglio, probabilmente sarebbe scivolato lungo il muro. Le mani di Sebastian gli solleticavano la pelle al di sotto della maglietta mentre la sua lingua si faceva largo nella sua bocca vorace e affamata. Thad non aveva idea del momento in cui aveva iniziato a provare attrazione per il suo compagno di stanza, lo percepiva come un morbo lento ed inesorabile addormentato lì sulle sue terminazioni nervose e pronto a risvegliarsi non appena la presenza di Sebastian fosse diventata troppo ingombrante.

Quando il bisogno di respirare divenne impellente, Thad non dovette neanche pensare di doversi allontanare da Sebastian perché quello, occhi lucidi ed espressione deliziata in viso, lo precedette parandosi dinanzi a lui, sorridendo e mal celando il fiato corto.
«Non so tu,» esordì, passandogli lascivamente un dito sulla mascella «ma io sono assolutamente certo che questa convivenza si rivelerà davvero, davvero, interessante.»
Thad lo osservò sconcertato, incapace di mascherare le emozioni che lo scuotevano in quel momento e con la convinzione che, maglietta scomposta, fiato corto e guance arrossate, dovesse sembrare qualcosa di molto simile alla sfortunata vittima di un tentativo di stupro.  
«Non oserai…» mormorò, iniziando a comprendere cosa stesse per accadere realmente.
Sebastian gli rivolse un’eloquente occhiata lussuriosa prima di passarsi una mano fra i capelli e staccarsi da lui. «Ci vediamo stasera, Thaddy.» E, così dicendo, afferrò la sua giacca e uscì dalla camera mentre un vittorioso sorriso si faceva largo sul suo viso e le soavi urla di Thad riecheggiavano per i corridoi.
Sarebbe stata davvero una lunga notte. 
 
 

The End.

   
 
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