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Autore: mamie    06/02/2012    3 recensioni
"Non è un mio problema" era una delle frasi che sentivi più spesso sulle labbra di Kanda.
Partecipa alla challenge "I difetti di Howl"
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rabi/Lavi, Yu Kanda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Vizi e virtù'
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Nota: questa storia partecipa alla challenge I difetti di Howl

#01. Egocentrico – Yu Kanda
 
UN PROBLEMA
 

“Non è un mio problema” era una delle frasi che sentivi più spesso sulle labbra di Kanda.
Era un muro impenetrabile, su cui qualsiasi cosa che non fossero il suo onore o la sua missione rimbalzava indietro.
Era un muro che gli era necessario a mantenere quell’equilibrio che da fuori poteva sembrare roccioso e imperturbabile. Da fuori.
L’unico che sapeva bene quanto quell’equilibrio fosse fragile era Lavi. Lui, con tutta la sua aria svagata e innocente aveva capito subito, e perfettamente, dove stavano le crepe. I suoi scherzi, quelle punzecchiature che finivano sempre con Mugen sguainata e fremente contro il suo naso, erano sempre bene attenti a colpire le parti più solide del muro, e ad evitare quelle crepe con ogni cura. Quello che forse non aveva ancora ben capito era che quell’attenzione si stava insinuando poco a poco come un fascio di radici, sgretolando tutto l’edificio dalle fondamenta.
Se ne accorse fin troppo bene quella volta che si era lasciato scivolare un dannato akuma alle spalle e prima di riuscire a voltarsi aveva sentito qualcuno che lo spingeva via, facendolo cadere. Non riusciva a credere ai suoi occhi quando si era accorto che era stato Yu. Quello che cercava sempre di convincerlo che in battaglia ognuno deve arrangiarsi, quello che non faceva mai gioco di squadra, quello che non vedeva mai niente oltre il suo naso e la lama della sua spada, quello che adesso se ne stava inginocchiato a tossire sangue e sputare maledizioni perché il colpo destinato a Lavi se l’era preso in pieno lui.
E nel precipitarsi a soccorrerlo come meglio poteva, riuscendo a fare assai poco per la verità, pensava confusamente che adesso lui era diventato un dannato problema, proprio quello che Kanda cercava sempre a tutti i costi di evitare.
Quando poi, qualche giorno dopo, aveva trovato il coraggio di chiedere ad un Kanda pallido e debole, ma in via di guarigione, perché in nome di Dio si fosse messo in mezzo, aveva ricevuto in risposta un “Perché tu saresti morto” pronunciato in un tono così piatto che non si riusciva a capire se voleva dire che era stata una mossa strategica, dettata dalla necessità di non perdere un altro Esorcista, o un autentico segno di qualche interesse.
Forse Lavi preferiva non saperlo. Forse aveva già capito, invece, che poco alla volta le sue radici erano entrate nelle crepe di quel muro così solido, e non se ne sarebbero più andate via.
  
  
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