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Autore: Lunkas    06/02/2012    2 recensioni
...Inoltre ho notato che ho molte più rughe del mio compagno, il che è preoccupante perché questo è un fottuto quarantenne, mentre io sono nel fiore dell’età.
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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No more cigarettes, Farrell!

Warnings: Buonsalve a tutti! Dunque *si guarda attorno spaesata* piombo qui velocemente per scomparire altrettanto rapidamente, I swear. Questa...cosina che ho buttato giù mentre fuori dalla mia finestra turbinavano candidi fiocchi di gelo (che immagine poetica, ow) è talmente stupida che mentre la rileggevo ero indecisa se ridere o piangere. Anyway, io la pubblico; ai lettori l'ardua sentenza u.u
Obviusly i personaggi qui citati non mi appartengono, non so nulla delle loro preferenze sessuali -mi basta immaginare- e non scrivo a scopo di lucro.


"Nel 2011 Colin Farrell ha dichiarato di esser riuscito a smettere di fumare dopo aver scritto una lettera di addio al tabacco" [da: Wikipedia, l'enciclopedia libera]
 



Prendimi.
Lo stava urlando da ogni poro.
Accendimi.
No, avrebbe resistito. Doveva resistere.
Mettimi in bocca, avanti
No.
No, erano passati troppi pochi secondi dalla sua promessa. Doveva resistere. Ma quella sigaretta continuava ad osservarlo in modo così lascivo, occhieggiando dal pacchetto.. Un tiro solo, giusto per sancire il suo voto..
No.
Colin scosse la testa, mordendo il tappo della penna con tanta forza che impressa la dentellatura dei suoi incisivi sulla plastica. Osservò compiaciuto quel capolavoro e riprese a mordere il tappo, cercando di non guardare nella direzione della sigaretta. Doveva dimenticarsi di quella presenza. Però aveva posizionato il pacchetto proprio davanti ai suoi occhi, appoggiandolo alla stampante che coronava la sua scrivania. E quella sigaretta ne stava approfittando senza ritegno.
L’occhio ricadde sul tubicino bianco pieno di tabacco.
Un tiro solo..
No.
Tornò a guardare le poche righe che aveva scritto su un foglio. Le scorse velocemente ed applicò la sua firma in bella grafia (con qualche ghirigoro qua e là giusto per rendere la cosa più ufficiale) subito sotto il testo.
La sigaretta continuava ad osservarlo, imperterrita.
“Tanto ti sono indifferente” disse a voce alta guardandola in cagnesco, cercando di terrorizzarla. Ma la sigaretta era impavida. Non accennò neppure a scivolare tra le sue sorelle: rimase lì, impettita, continuando a sedurlo.
Restarono a fronteggiarsi, Colin e la sigaretta ribelle, per un quarto d’ora pieno. Un susseguirsi di minacce mute e di occhiate non ricambiate. Il foglio scritto elegantemente leggermente rialzato dalle dita di Colin, che lo tenevano teso.
All’improvviso il trillo del campanello fece fare un balzo sia a Colin che alla sigaretta, che scivolò terrorizzata di un millimetro dentro il pacchetto. L’irlandese ghignò contento e gettò uno sguardo all’orologio: le due e quaranta del pomeriggio. Sospirò. Soltanto tre categorie di persone potevano venirlo a disturbare a quell’ora: predicatori mormoni, paparazzi o…
Scartò immediatamente la prima ipotesi. Dopotutto, dopo aver urlato al ragazzetto vestito di bianco che non gliene importava nulla di Mormon o di chicchessia, non si erano più presentati. La seconda ipotesi poteva essere plausibile, ma non voleva sperarci. La terza lo terrorizzò.
Daaaaaaaaddy!” la vocetta di James risalì lungo la tromba delle scale “Hanno suonato alla porta!”
“James, amore di papà, controlla dallo spioncino e se è un uomo con una macchina fotografica digli che sono andato.. al mare!” disse di rimando, senza nemmeno spostarsi dalla sedia. Aveva notato che la sigaretta aveva avuto il coraggio di risbucare dal pacchetto.
Attese un secondo e poi udì il campanellino posto sopra lo stipite trillare. Ecco, la terza opzione era fondata.
Continuando a guardare la sigaretta, cominciò un conto alla rovescia: quattro.. tre.. due…
Daddy!”
“Dimmi, James” sulla porta era apparso il bimbo biondiccio.
Daddy, giù c’è..”
“Ssh, non lo dire!” intimò portandosi il dito alle labbra “Ho capito chi è, ma non lo dire. Cosa sta facendo?”
James lo guardò storto: “Gioca con Henry..”
Colin annuì, lanciando una veloce occhiata alla sigaretta: “Bene. Lascialo giocare. Digli che…”
’addy” sulla porta comparve il piccolo Henry.
“Henry! Cosa fai qui? Torna giù a giocare con lui, forza amore di papà!”
’addy,  tio  vuole vedee te” balbettò con la sua vocina sottile, mettendosi un dito in bocca. Colin lo guardò reprimendo a stento la voglia di baciargli quelle guance paffute.
“Sì, tesoro, ma intanto tu va’ a giocare con lui, forza. James va’ anche…”
“Farrell, mi nascondi qualcosa?”
Colin sobbalzò come se avesse parlato un morto. Si portò una mano al petto e l’altra ai capelli, sbilanciandosi indietro sulla sedia. Anche la sigaretta scivolò definitivamente nel pacchetto, terrorizzata.
“Jared..! Ma che sorpresa!” esclamò con voce acuta ricomponendosi e tossicchiando, guardando il figuro avvolto in impermeabile nero e cappello- che cappello, Dio buono!-  comparso accanto ai suoi figli.
Jared si fece avanti nella stanza con passo dinoccolato e guardandosi intorno come un ladro.
“E-ehm.. Qual buon vento?” sorrise Colin stendendosi letteralmente sul foglio per coprire il suo capolavoro.
“Cos’hai lì, tesoro?” chiese Jared con un sorriso bastardo, notando i vani tentativi dell’uomo di nascondere qualcosa.
“Qui? Oh, nulla. Davvero nulla. Nulla, Jared. No, non mi sposto. Non mi sposto affatto… No, JARED!” strillò quando l’americano gli solleticò i fianchi spingendolo a saltar via dalla sedia, lasciando scoperto il suo segreto.
Jared arricciò il naso, guardando con occhi sorpresi il foglio. Lo prese tra il pollice e l’indice, lo sbatacchiò ben bene e si schiarì la voce.
“Jared, non leggere…”
“ Ehm, ehm.  15-12-2011. Cara sigaretta; ho deciso di abbandonare il vizio di tenerti sempre in bocca perché non è salutare per i miei polmoni. Inoltre ho notato che ho molte più rughe del mio compagno, il che è preoccupante perché questo è un fottuto quarantenne, mentre io sono nel fiore dell’età. Poi sto scoprendo troppi capelli bianchi. E dato che non sono checca come il mio compagno, che se li tinge cinque giorni su sei, preferirei che questi scomparissero e basta. E poi mi dà fastidio tossire mentre bevo il latte.
Dunque, cara sigaretta, con questa lettera io ti dico addio.
Addio!
Firmato: Colin James Farrell, 35 anni. “
Sulla soglia i due bambini stavano ridendo. La sigaretta faceva capolino dal pacchetto, esilarata.
Colin sbuffava come una locomotiva inceppata.
“E così, dunque” cominciò Jared trattenendo le risa “  Io sarei una checca?”
“Ma no, tesoro! Cosa dici!? Era lo sfogo del momento…”
“Lo sfogo del momento, eh?”
“Hey, ho appena deciso di smettere di fumare” brontolò l’irlandese sporgendo il labbro inferiore.
“Oh, davvero?” esclamò Jared spalancando un poco gli occhi azzurri.
Colin annuì.
Jared si voltò verso il tavolo, dove la sigaretta tremò sotto quello sguardo ceruleo, infilandosi nuovamente nel pacchetto.
“Jared, cosa fai?”
Jared camminò fino alla scrivania, afferrò il pacchetto e si diresse verso il finestrone, spalancandolo.
“Jared, cosa fai?” ripeté Colin con una punta d’isteria nella voce.
Jared si affacciò al davanzale, facendo dondolare nel vuoto le sigarette: “Ti aiuto nel tuo proposito, tesoro” sorrise diabolico.
“Jared, non ci provare. Jared giuro che ti uccido. Jared…”
Ma Jared aveva già lanciato il pacchetto con gesto teatrale, facendo spargere le sigarette conto il cielo in una commovente opera artistica.

  






 

  
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