Il campanello del'ingresso suonò insistentemente ma la porta si aprì da sola prima che Lestrade riuscisse a raggiungerla. L'ispettore guardò sconfortato la serratura forzata e poi la figura bagnata di Sherlock Holmes. Bagnata era poco. Fradicia forse si avvicinava.
- Cosa hai fatto?- sospirò l'ispettore ormai rassegnato all'ennesima nottata infernale. Due anni con Sherlock glielo avevano insegnato fin troppo bene.
- Caduto nel Tamigi – rispose il detective battendo leggermente i denti per il freddo.
- Sai che ora è? -
- L'una e venti circa. Adesso ha intenzione di farmi entrare o vuole lasciarmi a congelare nell'ingresso, ispettore?-
Lestrade si spostò di lato facendolo entrare e spogliare mentre lui andava in bagno a prendere degli asciugameni per asciugare Sherlock e il suo povero pavimento.
Dopo circa mezz'ora di lotta riuscì finalmente ad avere Sherlock asciutto e a letto, il suo per inciso.
Si stese sul divano accomodandosi come meglio poteva certo che il giorno dopo si sarebbe svegliato con un bel mal di schiena. Aveva appena spento la luce quando dalla camera giunse un mugugno non definito che poteva somigliare vagamente a un " Buona Notte". Lestrade sorrise fra il felice e lo sconsolato. Sherlock non cambiava mai e a volte Lestrade aveva la netta sensazione di non essere un rispettabile ispettore di polizia quanto più una paziente bambinaia.