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Autore: martasdfghjkl    06/02/2012    0 recensioni
Delusioni, occasioni perse e sventure di tutti i generi continuano ad abbattersi sulla vita di Cassie e a sgretolare lentamente la sua autostima. Ma d'improvviso, a causa di un incontro a dir poco inaspettato, la situazione cambia, la sua vita riacquista velocemente un senso e tutto ciò che un tempo le pareva banale, stupido o sbagliato assume un significato importante.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una di quelle solite sere invernali, di quelle nelle quali vuoi solo stare a casa al caldo, a goderti un film e una tazza di cioccolata a casa con la famiglia, o nel mio caso, da sola. 
Stavo gustando, o per meglio dire, stavo giocando con la poca cioccolata che era rimasta all'interno della tazza dopo aver fatto il bis di quella che il supermercato chiama "crostata" di mele, ma che in realtà è una sasso con qualcosa di dolce dentro.
Continuavo a girovagare per la stanza con la coperta sulle spalle, legata intorno al collo, in cerca di qualcosa da fare, un libro da leggere, uno stupido cruciverba da completare. Mi arresi. Dopo aver chiuso i rapporti con la mia ex-coinquilina nonché migliore amica, tutto ciò che aveva lasciato nella casa dopo aver fatto gli scatoloni era qualche vecchia fotografia strappata, qualche cd dimenticato per la fretta. Nient'altro. Solo il vuoto e la solitudine erano ancora lì in quella stanza, a farmi "compagnia". Mi buttai sulla prima (e anche unica) sedia che trovai vicino a me, cosa ho fatto per finire così? 
D'improvviso suonò il campanello che ruppe il silenzio che in quel momento mi stava distruggendo, "hey Cassie, ho due biglietti per l'after Party dei due tamarri tanto amati, vieni?"
Presi la giacca e scesi, cos'avevo da perdere? Ormai era talmente poco quello che mi restava. 
"Sbrigati, inizia tra poco! Non vorrai stare in ultima fila spero!"
Corse verso la macchina e accese velocemente i motori, senza neanche darmi il tempo di chiudere decentemente la portiera partì a manetta approfittandone del semaforo ancora per poco verde.
 Nonostante il viaggio frenetico arrivammo lì soltanto 10 minuti prima dell'apertura, in fondo alla lunga fila di ragazze pronte mostrare le tette pur ti attirare l'attenzione dei due. Entrammo con una 20 di minuti di ritardo, Shannon ed Antoine erano già lì ad "ubriacarsi" di redbull e a ballare a ritmo della musica con i soliti occhiali da sole. Cercai di farmi spazio insieme alla mia amica tra la folla, ma la gente spingeva, non eravamo le uniche a voler arrivare davanti e di sicuro non eravamo tra le più forti. Mentre avanzavamo a spintoni una ragazza mi buttò a terra, era troppo. Tornai indietro lasciando la mia amica in balia degli sballonzoli, che intanto la stavano portando quasi sotto la console. Faceva un caldo infernale ed erano tutti così frenetici e agitati, come se non avessero mai visto un dj. Ma infondo le capisco, anch'io avrei fatto così, se solo fossi stata in vena. 
Uscii dal locale per prendere una boccata d'aria, lì dentro non si respirava, era tutto un avanti e indietro di persone ubriache che tentavano di reggersi in piedi e di fotografare allo stesso tempo. Mi guardai intorno e notai un piccolo bar, di quelli anonimi, dove entri per caso per chiedere un'informazione e poi ti dimentichi della sua esistenza. Decisi di entrare, giusto per il gusto di stare al caldo.
Era un posto carino, informale, qualche tavolino messo a caso nella sala, ognuno coperto da una simpatica tovaglia rossa quadrettata, era tutto molto rustico, sedie, bancone, porte e pavimento di legno. Il tipico bar di montagna, che se lo vedi in una città puoi ritenerti fortunato. 
C'era un'atmosfera particolarmente accoglienti, un tipo col grembiule bianco un po' sporco di pomodoro mi si avvicinò e mi chiese se volevo dargli il cappotto, sorrisi e glielo porsi, chiesi se potevo avere un bicchiere d'acqua e mi rispose "certo, un attimo"; così mi sedetti ad uno di quei tavolini all'apparenza confortevoli, lascii la borsa affianco alla sedia e me ne stetti in silenzio a guardare i piccoli quadri appesi tutti in fila sulle pareti. Sentii delle voci provenienti dalla cucina "mi dispiace, non ne abbiamo, abbiamo però quello alla pesca!", mi avvicinai incuriosita, o per lo meno, attratta da questa rottura del silenzio e corsi a sbirciare attraverso la serratura della cucina. 
Vidi una porta aperta che collegava il bar alla strada, una di quelle "porte sul retro" dei telefilm americani e vidi un uomo non troppo alto, con gli occhiali da sole e una canotta larga; abbai lo sguardo e vedo un paio di scarpe multicolor, appariscenti e mi fermo un attimo "hey ma..." dopo qualche secondo riuscii a collegare e mi accorsi di avere ad una porta di distanza Shannon Leto in persona. 
Cosa faccio? Entro?
No, non posso, mi prenderebbero per pazza, una che spia la gente dalla porta e che entra solo per vedere una celebrità. Così decido di uscire e di mettermi nel vicolo per strada ad aspettare che esca per parlargli. 
Mi apposto di fianco all'uscita, non troppo vicino per non far sembrare il tutto organizzato, ma non vedo niente.
 Le voci vanno piano piano scomparendo e la porta viene chiusa a chiave, dov'è andato? Perfetto, ho perso di nuovo l'opportunità di parlargli. Sono un disastro... 
 
Così mi girai e tornai sulla strada verso la porta principale, quando qualcuno da dietro mi fermò e mi fece "Ciao scusa, hai dimenticato la borsa nel bar!", mi girai e vidi un sorriso a 32 denti, di quelli che non ti dimentichi facilmente, alzai lo sguardo verso gli occhi, e vidi quegli occhi che riconosceresti ovunque, anche a chilometri di distanza e, e sì, era davvero lui.
  
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