Note dell'autore.
Questo è il primo capitolo di una lunga storia. So che è
lunga perchè da tempo la rimugino, aggiungendo praticamente ogni
cosa che mi sembri buona. Ho deciso di pubblicarla solo dopo aver
scritto un certo numero di capitoli privatamente, per essere sicuro di
aver la motivazione per continuarla.
Come ho scritto nella presentazione, i fatti si svolgono dopo la
battaglia finale del 2002, che - lo dico subito - si è svolta in
modo lievemente differente rispetto al canone della serie televisiva.
Le differenze sono molto ridotte, e per questo ho deciso di non
considerare questo AU, ma piuttosto "quello che i media hanno
nascosto". Per ora, comunque, non è importante.
Lo spunto è abbastanza semplice: immaginare i Digiprescelti
da giovani adulti, alle prese con le conseguenze realistiche
dell'apparizione dei Digimon sulla Terra. Perchè diciamo la
verità: le trame
dell'anime che adoravo e adoravamo alle elementari semplicemente non
basta più; dieci anni dopo la fine della serie in Italia i suoi
fan sono cresciuti. Non si può far finta che il tempo non sia
passato.
Siccome Digimon è Digimon, questa fiction non
sarà cupa e cruda senza motivo. Penso che possa essere
descritta molto bene come il mondo di Digimon Adventure scritto nello
stile di Tamers, la prima scena ve lo mostrerà
con precisione.
Una accenno sui personaggi di mia invenzione. So che
spesso sono un gorgo in cui scrittori novellini scivolano facilmente.
Dopotutto si può dire che ogni personaggio è un pezzo
dell'anima dello scrittore, se mi permettete un po'di poeticità
gratuita, e perciò
è facile trasformarli in versioni idealizzate di se stessi. Con
tutto ciò, penso di aver evitato almeno questa trappola. Se
aveste dubbi ragionevoli in proposito, fatemelo notare nelle
recensioni: sono il primo a guadagnarci nel correggere i miei errori.
Per quanto riguarda i Digimon originali: quando possibile, ho usato
quelli già esistenti da qualche parte nello sterminato bestiario
canonico. Alcuni sono stati creati ex novo per popolare alcune nicchie
della narrazione, e sono praticamente solo nomi. Quelli veramente
importanti sono una manciata, e spero che siano alla pari con i Digimon
già esistenti.
P.S. non fatevi spaventare dal paragrafetto qui sotto. L'ho scritto durante un attacco di reminiscenze classiche, la storia è ben diversa.
PROLOGO
“Dire quando iniziò tutto ciò che è materia della presente opera non è facile. Si tende ad evidenziare- per un semplice motivo d’ordine storiografico- il 15 ottobre 2008 in cui effettivamente successero fatti gravi ed inspiegabili, preludio di una tempesta dopo una pace difficilmente ottenuta e relativamente breve. Chiunque volesse superare questa suddivisione netta della Storia e cercare le cause profonde e reali di questi avvenimenti si troverebbe però di fronte a problemi insormontabili anche al ricercatore più dotto. Alcuni trovano le radici di quei grandi sconvolgimenti in un singolo evento della guerra contro l’Imperatore nel 2002. Altri pensano –abbastanza banalmente, va detto- ai fatti del 1999, quando i mondi vennero a contatto. Seguendo il calendario del Mondo digitale, gli studiosi umani possono, volendo, risalire ad ere antichissime, eoni preistorici di cui si conservano pochi preziosi indizi. Oltre un certo punto informazioni vitali vengono a mancare: questo costituisce il limite della ricerca seria, che io non intendo superare presentando ipotesi fumose per fatti. Ricorderò semplicemente un’interessante nota che, sebbene priva di autore certo, ha una notevole forza: sembra che in tutto ciò che sappiamo di queste vicende aleggi il sentore di qualcosa di grande eppure indistinto, a volte più forte a volte più nascosto; come in trasparenza, possiamo vedere forse i confusi effetti residui di un qualche grandioso progetto il cui apice è nascosto ormai dagli innumerevoli tempi trascorsi, per sempre irraggiungibile.”
La luce obliqua del pomeriggio inoltrato illuminava lo
skyline di Shinjuku, riflettendosi sui vetri dei grattacieli e colorando le
superfici di cemento bianco di un giallo pallido. Tre elicotteri troppo
massicci per essere semplici mezzi civili ronzarono sulla grande mole del
Palazzo principale del governo metropolitano di Tokyo, un edificio di
quarantotto piani che a tre quarti circa di altezza si separava in due torri.
Vicino ai tre elicotteri volava uno strano essere, un insetto blu elettrico di
proporzioni enormi, che ormai da undici anni era ben noto agli abitanti del
Giappone e della Terra.
Gli elicotteri e l’insetto atterrarono all’eliporto del palazzo. Appena i
pattini toccarono terra, dalla macchina principale scesero tre uomini in nero
di robusta corporatura, armati pesantemente e- dal modo con cui si disposero
intorno all’elicottero- bene addestrati. Dopo pochi secondi uno di loro fece un
cenno e dal portellone uscì un giovane dai capelli rossi in giacca e cravatta,
seguito da una donna bionda vestita con
altrettanta cura che portava un auricolare e un microfono. Il giovane sollevò
una mano e la figura del grande insetto tremolò e si contrasse, trasformandosi
in una sorta di grossa coccinella che volò a fianco del suo partner umano: Izzy
Izumi, digiprescelto della prima generazione, genio del computer e, da qualche
anno, capo dell’Istituto internazionale per lo studio del mondo digitale.
Una delle guardie del corpo scambiò un paio di frasi con un militare regolare
che li stava aspettando e l’intero gruppo si inoltrò nell’edificio. Scesero
fino al più profondo piano interrato e superarono una porta blindata guardata a
vista da altri soldati, fino a raggiungere un ambiente illuminato al neon popolato
di uomini in camice bianco. Izzy si rivolse ad uno di loro. “Comm 1 è sicura,
signor Ito?” “Si, signore!” esclamò di rimando l’uomo. Se avesse
avuto meno preoccupazioni, Izzy avrebbe richiesto un trattamento meno formale-
quell’uomo era più anziano di lui, dopotutto- ma al momento c’era molto altro
da fare. Corse alla porta contrassegnata con le lettere COMM1 ed entrò da solo.
Si chiuse la porta alle spalle e accese luci e schermi. Dopo alcuni momenti le
comunicazioni fra i mondi si stabilirono e su uno schermo apparve il familiare
volto di Tai. Non era cambiato molto dall’estate del ’99: appariva solo più
maturo e più stanco. Una gran sciarpa gialla intorno al collo e capelli solo
lievemente più ordinati erano le uniche differenze spiccate.
“Siamo pronti, Izzy? Possiamo cominciare la riunione”
“Aspetta, devo collegare anche gli altri… Fatto”
Su un secondo schermo apparve Mimi. Dalla parete completamente trasparente alle
sue spalle si vedeva un fiume dalle rive fittamente urbanizzate e un’isola
allungata dalla punta verde. Un ponte a tre campate scavalcava l’isola intera,
come se essa, seguendo il corso del fiume, fosse rimasta incastrata fra i
piloni.
“Ciao! Immaginate un po’da dove sto chiamando?” Nonostante fosse l’unica
digiprescelta di prima generazione in America e dovesse svolgere compiti
diplomatici difficili e pesanti, Mimi conservava quella vitalità esuberante e
un po’ naïve che la rendeva affascinante agli occhi di molti… non ultimo Izzy.
“Dagli Stati Uniti, immagino” rispose Tai dicendo l’ovvio.
“Sbagliato!” esclamò lei strizzando l’occhio. Tai non fece in tempo a esprimere
la sua sorpresa che apparve in linea anche Joe. Dietro di lui si vedeva una vasta
piazza ovale, circondata da un colonnato e coronata sul lato lungo da
un’imponente edificio di cui risaltava il bianco del marmo e il rosso delle
tegole. Il medico e –per forza di cose – xenobiologo era quello che aveva
subito il maggior cambiamento. A ventidue anni di età, il più anziano dei
digiprescelti aveva una voce calma e decisa, e le sue maniere esprimevano una
grande sicurezza. Difficilmente dopotutto si può essere insicuri dopo aver
combattuto contro nemici perfettamente in grado di soggiogare un pianeta.
“Ciao a tutti!”
“Ciao Joe. Non sapevo che tu fossi a Roma”
Joe diede involontariamente uno sguardo dietro di sé. “No, non sono a Roma”
Girò la telecamera, mostrando la spiaggia e il mare cristallino all’imboccatura
della piazza. “Sono a Digiworld, e questa è la costa sudoccidentale di Folder.
Questa copia digitalizzata di San Pietro è la nostra base di operazione al
momento, e gli apparecchi di comunicazione sono ancora sulla barca” Infatti
l’immagine rollava dolcemente.
“A proposito, ho già sentito Matt. Ha una missione nel mondo reale, perciò non
potrà contattarci.”
Tai si accigliò. “Una missione? Altri Digimon nel modo reale?”
“A quanto pare sì. Dovrebbe essere in Canada, a Edmonton.”
Un ultimo schermo si accese. Era Sora, e non sembrava molto allegra. Era ferita
alla guancia e i suoi capelli erano sporchi di fango. I muri spogli intorno a
lei erano stati graffiati da potenti artigli e un digimon simile ad un folletto
stava disinfettandole i tagli.
“Qui Sora. Scusate il ritardo, ma la situazione è critica.”
“Cosa?” Tai non si faceva notevoli problemi a mostrare la sua preoccupazione
per Sora. Non se li era mai fatti, né per lei né per gli altri. “Che sta
succedendo nel tuo settore?”
“Nel settore niente per ora, Tai. Ma dalle terre fredde stanno scendendo gruppi
di Mammothmon che hanno distrutto i nostri avamposti. Negli ultimi tempi i
digimon di livello superiore continuano ad aumentare, non essendoci alcun despota che li distrugga”
I Mammothmon sono grandi digimon pacifici simili a elefanti pelosi dal cranio
corazzato. Vivono in popolosi branchi nelle terre fredde del nord del Mondo
digitale ma possono trovarsi dovunque; essendo di livello Evoluto, sono
abbastanza rari.
“Ma è assurdo!” riprese Tai.
L’immagine della ragazza tremò violentemente e si sentì un forte botto.
“OK, non è assurdo. Sei sicuro di non aver bisogno di rinforzi? Sono nella
fortezza di Antivirus, posso raggiungerti passando per il mondo reale”
“Non preoccuparti, Tai, Garudamon sa fare il suo mestiere. Cerchiamo piuttosto
di fare questa riunione. Non ho capito in realtà perché ci siamo solo noi
grandi. TK è uno di noi in tutto e per tutto, e anche Kari”
“Lo sai che i Digiprescelti di seconda generazione sono tutti in combattimento
in vari punti del Mondo digitale. Non possiamo richiamare Kari o TK, altrimenti
i nostri alunni non avranno che un digimon di livello superiore al Campione”
“E poi il problema è un altro” disse Izzy alzandosi dalle apparecchiature
“Dobbiamo decidere le sorti del progetto Armonia e delle Colonie. Davis e gli
altri non c’entrano.”
“Perché, che problema c’è col progetto? Stiamo lavorando da due anni e…”
“Questo posso spiegarlo io, Tai” interruppe Mimi, improvvisamente seria “C’è
tensione a proposito del controllo del mondo digitale. Finora il governo
statunitense ha trattato con noi, il Giappone e l’ONU per quanto riguarda i
rapporti con Digiworld ma non è disposto a limitare l’intervento umano al
semplice progetto Armonia.”
“È un problema molto grave, in realtà.” Rincarò Joe “La maggior parte di
Digiworld è terra vergine abitata da digimon più simili ad animali che a esseri
umani. Le risorse sono potenzialmente enormi e potrebbero risolvere molti
problemi sulla terra. Inoltre si tratta di regioni facilmente accessibili, a
differenza ad esempio dell’Antartide, che ha uno statuto simile a quello di
Digiworld. Infine, l’America ha ancora la maggioranza delle banche dati
mondiali, e quindi può affermare di possedere già buona parte del mondo
digitale”
“Tutto questo non ha senso” ribatté Izzy “Digiworld non è Internet. E non è
neanche l’Antartide.”
“Bisogna anche vedere la cosa dal punto di vista dei cittadini americani” Sora
appariva pensosa “Digiworld potrebbe essere la chiave per risolvere le
instabilità economiche degli ultimi tempi.”
“Il punto cruciale” Tai sembrava deciso “è che i due mondi sono troppo diversi.”
Joe ribatté stancamente che invece il punto era un altro, e la discussione si prolungò
sui vari dettagli dei rapporti fra i mondi, una costruzione barcollante tenuta
insieme quasi esclusivamente dai Digiprescelti del gruppo di Odaiba.
Certo, quando avevano entusiasticamente firmato i nobili accordi di
Phoenix, nel luglio 2003, tutto era sembrato chiarissimo. Tai e gli
altri del primo gruppo avrebbero preso il comando del Progetto Armonia,
facendo da diplomatici della Terra a Digiworld e viceversa; sarebbero
stati costruiti insediamenti umani a Digiworld, e i Digimon avrebbero
potuto viaggiare nel mondo reale- sotto controllo, ovviamente.
I Digiprescelti di tutto il mondo avrebbero potuto scegliere di
lavorare per il progetto Armonia, e quello sarebbe diventato il loro
mestiere. Scienziati e ricercatori avrebbero avuto libero accesso al
nuovo mondo. I Digiprescelti del secondo gruppo (Davis, Yolei, Cody,
T.K. e Kari) avrebbero continuato a combattere contro i pochi digimon
malvagi rimasti, istruendo nel frattempo i loro successori.
Ma la realtà non si era dimostrata così rosea. Le nazioni
umane avevano i loro interessi, e dopotutto - nonostante ricerche
intensive - non c'era un digiprescelto più anziano di
venticinque anni. A volte sembrava quasi che loro dodici dovessero
combattere contro il mondo intero, ma moduli burocratici e discorsi
artefatti
Alla fine la discussione fu aggiornata. Mimi, Joe e Sora si scollegarono e
tornarono ai loro impegni, ma Tai restò in linea.
“Izzy.”
“Cosa c’è, Tai?”
“Ci ho pensato su, su questi problemi, ho consultato anche gli altri e mi sono
convinto di una cosa” (intendeva dire i digiprescelti più giovani)
“Che cosa?”
“Non ce la possiamo fare”
Izzy fissò lo schermo, interdetto. Non ce
la possiamo fare era una frase che Tai non aveva mai pronunciato in quel
modo. Tai poteva aver paura, certo, e a volte si era trovato in situazioni
molto più disperate di quella attuale, ma semplicemente non si arrendeva. Una
cosa del genere andava contro la sua natura.
“Come?”
“Noi, dico. Pensaci, Izzy. Noi Digiprescelti siamo una specie di squadra
speciale, un mini-esercito di difensori di Digiworld, non siamo adatti al
lavoro amministrativo di adesso. Quando combattevamo contro i vari nemici della
pace del mondo digitale l’obiettivo e la strada sono sempre stati chiari.
Adesso non abbiamo un cattivo da sconfiggere.”
“Lo sappiamo già, Tai- rispose
l’ormai-non-più enfant prodige – ma dobbiamo
saperci adattare, no? Noi cinque siamo gli esseri umani con più
dimestichezza
nei confronti di Digiworld, e gli unici con digimon capaci di superare
il livello Campione. Solo noi possiamo fungere da tramite fra esso e la
Terra, visto che tutti gli altri Digiprescelti sono ancora troppo
giovani”
“E cosa ti fa pensare che noi siamo abbastanza esperti? Nessuno ha mai fatto
questo lavoro. Nessuno sa come si fa. La nostra unica carta vincente in questi
anni è stata la completa novità della situazione, ma ormai quella sta svanendo.
Hai sentito quello che ha detto Mimi. Le nazioni della terra non impiegheranno
molto ad accampare diritti su Digiworld. – si interruppe, poi si piegò verso lo
schermo, come per evitare che qualcuno lo sentisse - Cina, Europa, Giappone e
Stati Uniti stanno formando dei loro eserciti di digiprescelti. In segreto.”
“E tu come lo sai?” rispose Izzy allibito. Tai si raddrizzò sulla sedia
“L’informazione è sicura. Mi è stata passata da uno dei giovani, ma non mi
arrischierò a dirti di più, neanche su un canale protetto”
Gli occhi di Izzy scesero distrattamente sui fili che partivano dallo
schermo.
Nonostante tutte le precauzioni, una spia avrebbe potuto entrare in
possesso di
quei dati? Izzy era sicuro del fatto suo in campo informatico, e
appunto per
questo sapeva che quella possibilità era reale, sebbene remota.
Ma da anni, ormai, era abituato a correre rischi calcolati.
“Molto prudente da parte tua, Tai. Ci sentiamo”
Tai alzò una mano in segno di saluto e lo schermo si spense.
Un esercito di digiprescelti. Una conclusione
logica dei fatti
del 2002, e l'unico vantaggio della mancanza di Digiprescelti adulti.
All’epoca se ne era preoccupato solo Ken, ma anche lui
aveva dovuto riconoscere che sarebbero serviti anni per organizzare una
forza
di combattimento seria. Purtroppo nessun organismo internazionale
può proibire
a uno stato l’arruolamento dei propri cittadini, qualora vengano
rispettati i
diritti umani, e quindi la questione sarebbe saltata fuori appena i
digiprescelti avessero raggiunto l’età del servizio
militare. Già parecchi dei
più grandi avevano ricevuto un addestramento molto simile a
quello militare per
difendere le Colonie, ma Izzy sinceramente sperava ancora in un paio di
anni di
respiro prima di dover fronteggiare il pericolo di una vera armata
composita.
“Tutto a posto, Tentomon?” chiese ad alta voce al suo digimon una volta
rientrato nel brusio della sala. L’interpellato gli mostrò alcuni schermi a
parete con un largo movimento del braccio. “Non c’è un bruscolo fuori posto in
tutta l’ampia Digiworld!” disse con enfasi “I dati si muovono veloci e il sole
splende! Come vanno le cose con gli altri?”
Izzy sorrise al sentire la vocetta entusiasta del suo compagno. Il fatto che la
struttura fisica di Digiworld fosse ormai stabilizzata non era una novità, ma
consolava sapere che il danno fatto dall’imperatore e da BlackWarGreymon era
ormai sanato.
“C’è una migrazione di Mammothmon sulla frontiera nord, ma niente di peggio”
mentì Izzy. Non poteva discutere di politica con gli scienziati presenti,
ovviamente: avrebbe aggiornato Tentomon il prima possibile.
“Bene, ragazzi. Oggi continueremo con l’analisi del flusso di dati fra i poli
del mondo digitale… Cos’è questo?”
In un istante quasi tutti gli schermi della stanza diventarono neri. Le luci al
neon erano ancora accese, segno che la corrente non era saltata. Un paio di
guardie del corpo uscirono dall’ombra e si misero discretamente a fianco di
Izzy.
“Non credo che ci sarà bisogno di voi- disse Izzy, avvicinandosi ad un quadro
comandi abbastanza defilato e armeggiandoci sopra- con tutta probabilità è solo
una disconnessione… fatemi controllare” . Si interruppe.
“Non ci posso credere”
Intanto, dall'altra parte del mondo, Mimi stava parlando con Yolei attraverso un sistema simile a quello di
Izzy. Quattro dei nuovi digiprescelti stavano combattendo contro una piccola
armata di Boogeymon, digimon demoniaci di livello Campione, guidati da una loro
forma evoluta, un Phelesmon che in passato si era dimostrato assai fastidioso
data la sua spiccata abilità tattica. Purtroppo per lui era stato troppo furbo
per il suo stesso bene e Gennai gli aveva messo gli occhi addosso.
Yolei non era scesa direttamente in battaglia. Il suo contributo consisteva
nell’osservazione a distanza, dalla groppa di Halsemon. Era un ruolo importante
in quella zona boscosa dove era difficile orientarsi e inoltre le permetteva di
conservare le forze nell’eventualità remota che gli altri tre non ce la
facessero. Questo perché quattro dei nuovi digiprescelti, pur non potendo far
evolvere i propri digimon oltre il livello Campione, potevano farli unire a
coppie fisse per raggiungere i livelli superiori. Così Angemon e Ankylomon si
erano fusi nel formare l’imponente Shakkoumon, un digimon la cui potenza
bilanciava abbastanza bene l’aspetto “teieriforme”, mentre Gatomon aveva
raggiunto da sola il livello Evoluto.
“Io attacco i soldati, tu Angewomon coprimi le spalle e cerca di colpire
Phelesmon!” Esclamò il digimon statuetta. Yolei vide, e fece vedere a Mimi
attraverso il D3, il rapido saettare della donna angelo fra i Boogeymon.
Intanto Shakkoumon cominciò a falcidiare con due raggi all’infrarosso i nemici,
mentre quelli, dimostrando anche una certa preparazione, si estesero a
ventaglio e presero posizione in luoghi riparati, così da minimizzare le
perdite.
“Questi sono dei pro, Yolei!” disse l’americana d’adozione.
“Phelesmon non è così stupido da sacrificare i suoi soldati in un attacco
frontale! È da quando il mio Ken ha smesso di fare l’imperatore che non ho
visto una tattica decente”
“Concentrati Yolei!” le ricordò Halsemon “Phelesmon ha anche scoperto che il
generale non deve necessariamente combattere in prima fila, e Angewomon non
riesce a trovarlo”
“Uh, è vero” arrossì lei. “Ma quando penso al mio Ken, sai com’è, non riesco a
stare attenta”
“Come ti capisco, Yolei” sospirò il D3 con la voce di Mimi.
“Hai finalmente scelto uno dei tuo spasimanti? E chi è il fortunato?”
“Yolei, vuoi aiutarmi a trovare Phelesmon o no?”
“Uffa, e va bene… Dunque, dove mi nasconderei se fossi un piccolo demonietto
scappato di sagrestia?”
I cique secondi successivi furono un vortice confuso. Dopo aver detto
“sagrestia” Yolei si buttò giù tranquillamente dalla groppa di Halsemon, in
caduta libera, e Halsemon stessa ritornò alla sua forma intermedia. Dove prima
stava la coppia, apparve Phelesmon, il tridente puntato in avanti ancora nella
mossa dell’attacco, gli occhi spalancati dalla sorpresa. Yolei alzò il digivice
e Hawkmon raggiunse una forma Armor alternativa: Shurimon. Il digimon, basato
sul concetto di ninja, lanciò la grande shuriken che portava sulla schiena
centrando Phelesmon in pieno, poi afferrò Yolei.
Phelesmon non aveva subito grandi danni dall’attacco: il livello Armor è
normalmente paragonabile a quello Campione e il demone era di livello Evoluto.
Fu con più rabbia che con dolore che attaccò di nuovo col tridente, mancando
l’agile Shurimon di stretta misura.
“Come hai fatto ad evitare il mio tridente, umana? E a superare le mie
illusioni?”
“Se rivelassi i miei trucchi starei fresca. Per chi mi prendi? Per uno
stereotipo di cattivo da fumetto?”
“Ridi finché puoi! Urlo demoniaco!”
“Freccia sacra!” Angewomon apparve
dietro di lui e colpì il demone in mezzo alle spalle. Quell’attacco l’avrebbe
dovuto disintegrare, ma in qualche modo Phelesmon non scomparve, ma si limitò a
precipitare al suolo come un sasso.
Molto più dolcemente Angewomon, Shurimon e Yolei atterrarono vicino ai loro
compagni, mentre Shakkoumon spazzava via
gli ultimi resti del nemico in rotta.
“Ottimo lavoro, ragazzi- disse Mimi- Yolei, mi devi spiegare come hai fatto,
dopo. Ora, per quanto riguarda la colonia, ogni vostro aiuto è sicuramen…” una
scarica statica, poi il silenzio.
“Che diavolo sta succedendo?” disse TK.
“Non lo so, il Digivice funziona” rispose Cody estraendo il suo.
In quel momento si levò un vento impetuoso e
una sorta di aurora polare di un rosso innaturale sbucò dall’orizzonte,
attraversò il cielo con enorme rapidità e scomparve dietro le montagne con un
rombo impressionante, lasciando un cielo che, sebbene uguale a prima, dava un’
impressione di claustrofobia.
“Niente di buono” concluse Kari, la sensibile Digiprescelta della Luce.
Se l’avesse potuta sentire, l’artefice di quegli avvenimenti
avrebbe sorriso tristemente a mezza bocca...
Un paio d’ore prima Paildramon stava volando in un
arcipelago al largo delle coste di Folder, in una regione tropicale
dell’emisfero nord. Erano apparsi nella zona tre grandi WaruSeadramon,
versioni corrotte del livello Evoluto di Seadramon, e uno di essi sembrava
quasi pronto a passare al livello Mega. Il fatto veramente strano era che non
si era mai sentito parlare di loro in passato, ma Gennai sospettava che avessero
avuto ruoli importanti durante il periodo dei Padroni delle tenebre e fossero
rimasti nascosti da allora aspettando una buona occasione.
“Ah davvero?- aveva sbottato Davis –Beh, credo che abbiano sbagliato i loro
calcoli! Andiamo a dargli una lezione, Ken!”
E così i due si trovavano sulle spalle del grande drago-insetto, mentre
sorvolavano uno stretto di mare azzurro fra due isole montuose coperte alla
base da una vegetazione lussureggiante.
“Credi che ci servirà l’evoluzione a livello Mega?” chiese il Digiprescelto
dalla testa calda.
“Ne dubito, Davis. Anche contro tre nemici, Paildramon sarà più che
sufficiente.”
“Ci siamo allenati duramente secondo le tue istruzioni, Ken –disse con la sua
voce profonda la componente ExVeemon del digimon composito- sarà un’ottima
occasione per…”
Le ali da drago compirono una brusca sterzata, evitando un pesante blocco di
ghiaccio che come una meteora sfrecciò a colpire l’acqua.
“Attenti, arrivano!” e infatti arrivarono, emergendo con la sola testa
dall’acqua. I tre serpenti marini attaccarono in unisono con tre archi
elettrici scaturiti dai loro corni, ma Paildramon li schivò senza difficoltà.
Dopo la manovra invece di caricare i Waruseadramon a testa bassa il digimon
prescelto scartò di lato verso una delle isole e partì come un dardo. I tre
mostri affiorarono e lo inseguirono senza esitazione, pensando evidentemente
che tentasse di fuggire, ma dovettero ricredersi quando una raffica di
proiettili cominciò a colpirli. Ora i loro
lunghi corpi, non più protetti dalla massa d’acqua, rappresentavano un
bersaglio troppo ampio perché Paildramon potesse mancarli, e infatti ben presto
tutti e tre, ma specialmente il più grosso, si trovarono coperti da profonde
ferite.
“Bene!” esclamò Ken “Ora concentrati su uno di loro e pressa l’attacco!”
“Ricevuto!” risposero le due voci fuse in una sola. Paildramon si gettò in
picchiata fra il più piccolo e gli altri due, in modo che fosse loro difficile
attaccarlo senza rischiare di colpirsi a vicenda, poi riprese l’attacco con le
mitragliatrici. Il Waruseadramon allora compì una mossa inaspettata: lanciò un
rapido attacco con il corno elettrico, che centrò il drago-insetto di sorpresa;
l’attacco proseguì verso uno dei compagni del mostro, che lo riassorbì senza
danno.
“Disimpegnati, Paildramon! Possono riassorbire i loro stessi attacchi!” urlò
Ken cercando di riprendersi dallo shock elettrico che aveva colpito anche lui.
“No! Attacca!” rispose inaspettatamente Davis. Il digimon capì al volo ed
estrasse il puntale che normalmente teneva nell’avambraccio, mirando alla testa
del nemico.
“Punta del maglio!” Il colpo fu
micidiale e centrò con incredibile precisione un punto dell’elmetto già
danneggiato dal fuoco di mitragliatrice di poco prima, spaccandolo e penetrando
a fondo nella carne sottostante. Il nemico, reso folle dal dolore, attaccò con
la sua arma più potente, ossia il corno. Fu facile per Paildramon colpire di
nuovo coi possenti arti inferiori, mandando il Waruseadramon a cozzare contro
il suo compagno. Poi attaccò di nuovo i due serpenti intontiti con le
mitragliatrici, portandoli quasi al punto di smaterializzarsi. Ma il digimon
restante non restò lì a guardare: si allungò verso i suoi simili, e poi li
avvolse nelle sue spire.
“Che stanno tentando di fare?” chiese Davis. Ken aveva già estratto il Digivice
“Non lo so, penso che vogliano digievolvere!”
“Ma non ha senso! Solo con un digivice si può fare la fusione!” “Ma a quanto
pare uno di loro ci sta riuscendo”
I tre Waruseadramon si illuminarono di luce giallastra, ma non era la solita
luminosità della digievoluzione. Era incerta, tremolava e sembrava spesso sul
punto di spegnersi. Però cambiava lentamente forma, segno che qualcosa stava
succedendo.
“Registro un picco di energia negativa, ma non raggiunge i livelli di un Mega!
Sembra fisso ad un terzo del necessario”
“Che vuol dire?”
Davis ebbe subito la risposta. La luce si ritirò e apparve quello che si era
nascosto sotto di essa.
I tre Waruseadramon erano ora un unico mostro. Un colossale serpente marino a
tre teste, il cui corpo era gonfio e scarlatto, con grandi tagli intorno alla
sezione mediana da cui fuoriuscivano le spire degli intestini, e un groviglio
di code ad una estremità. Oscillava lentamente, senza riuscire a star dritto,
come se stesse morendo di fame.
Esistono molti digimon brutti e deformi, ma pur sempre “naturali”; nonostante
il loro aspetto hanno una sorta di coerenza interna. Ma quel mostro era tutto
fuorché coerente, un’aberrazione costruita in fretta da qualcosa che aveva
tentato di emulare l’evoluzione fusione. Ken strinse le palpebre, perché le
vecchie ferite che la sua anima aveva subito ai tempi dell’Impero tornavano a
dolergli. L’abominazione sollevò una delle teste ciondolanti fino a
sovrastarli, poi la lasciò ricadere su di loro. Lo sbigottito Paildramon evitò
appena in tempo la massa di carne semiviva e si portò a distanza di sicurezza.
Si vedeva che l’ibrido disgustoso cercava di scuotersi, di attaccare, ma che la
forza vitale era troppo diluita in quel gran corpo per potergli permettere
anche solo di muoversi con scioltezza.
La testa più piccola sembrò levarsi a fissare il vuoto con un’espressione di
odio, anche se probabilmente i suoi occhi erano già spenti. Bocca e lingua palpitavano
ancora, tentando di articolare una parola. Dopo tre tentativi la testa si piegò
su se stessa come un giocattolo senza imbottitura, mentre dalla gola si udì
finalmente un suono, in cui si poteva sentire rabbia e rincrescimento.
“Deemoooonn”
Poi le teste crollarono in mare, mentre le code guizzavano ancora. Dopo un
lungo silenzio, Paildramon levò il suo puntale e pose fine alle sofferenze di
quella miserabile creatura.
“Daemon?” Ken era ancora scioccato, ma le sue facoltà mentali erano di nuovo
ben salde. “Ha davvero detto Daemon?”
“Sì, ho sentito anch’io” rispose Davis “Se davvero è stato Daemon a scatenare
quella specie di fusione… allora…” la faccia del giovane era sbiancata. Il
ricordo del grande Signore dei Demoni che schiacciava la testa di
Imperialdramon sotto il tallone era ben vivido nella sua memoria.
“La situazione non è così grave” affermò deciso Ken “Daemon non agirebbe mai in
un modo così aperto e disorganizzato. La spiegazione è molto più semplice
–disse riassestandosi – la sua volontà maligna permea ancora queste regioni. Mediante
speciali rituali è possibile raccoglierla, ma ovviamente solo lui può usarla
con cognizione di causa.”
Paildramon si sollevò in aria e iniziò il lungo volo che lo avrebbe portato
alla costa.
“Tu dici che quei Waruseadramon hanno tentato di sfruttare ciò che rimane di
Daemon?”
“È la versione più logica. Se Daemon riuscisse a superare la barriera
dimensionale, posto che gli sia possibile farlo dal mondo in cui si trova, non
attaccherebbe il suo avversario principale con tre digimon di livello Evoluto,
ma piuttosto con un’armata al loro livello”
“C’è un fatto inquietante, però. Ti ricordi della missione degli altri?”
“Quella contro Phelesmon?” Ken realizzò subito le possibili implicazioni. “Ma
Phelesmon è comunque troppo debole per rappresentare una vera minaccia e le
date non coincidono...”
“Ken, lascia perdere le deduzioni! Chiama
subito gli altri!”
“Yolei!” Pensò subito Ken, andando mentalmente alla persona che aveva più cara.
Estrasse il comunicatore e digitò un numero. Passarono alcuni secondi. Lo
ridigitò. “Che succede? Non riesco a collegarmi con il ripetitore terrestre!”
Alzò lo sguardo in un riflesso condizionato, come cercando la Terra. Ma quello
che vide in cielo fu tutt’altro.
“No! Non ora!” urlò mentre le pupille gli si riducevano a punte di spillo e il
sangue gli defluiva dal volto.
“Ken! Che ti succede?” Poi anche Davis vide la grande, innaturale aurora
boreale insanguinare il cielo tropicale.
“Dannazione! – imprecò - Che sta
succedendo?”
“È un firewall –disse Ken con un fil di voce – è un firewall fra la Terra e
Digiworld”
“E quindi, Ken? Non ti seguo”
“Dobbiamo andarcene di qui! Torniamo ad una Colonia, o da Gennai, ma in fretta!”
Paildramon, che si era concentrato sul volo fino a quel momento, mosse il
grande occhio. “Non posso mantenere una velocità maggiore di questa senza rischiare
di perdervi…”
“Al diavolo! Davis, Paildramon, fidatevi di me. È vitale arrivare in tempo. Ci
serve Imperialdramon”
“Odio fare ancora il critico – disse, o meglio borbottò, Paildramon – ma
consumare tutta quell’energia ci ridurrà a degli stracci. È un lavoro duro”
“Non dovremo combattere appena arrivati, il problema è un altro. Ci serve solo
arrivare là”
“Io mi fido di te, Ken” disse Davis estraendo il digivice.
“Anche noi” affermò la voce duale del drago- insetto.
Una luminosità azzurra li avvolse e pochi secondi dopo Imperialdramon partì a
velocità pazzesca, con i ragazzi al sicuro sul suo dorso, sotto una cupola di
energia. Ken incrociò le braccia dietro la schiena e camminò vicino al bordo
trasparente della cupola, fissando il vuoto.
“Allora, mi vuoi dire qual è ‘sto problema, Ken?”
“Quel firewall blocca ogni contatto fra la Terra e Digiworld. Tutte le
comunicazioni sono saltate. Siamo tagliati fuori.” Il ragazzo dai capelli
scurissimi si girò verso l’amico “E con noi, i diecimila abitanti civili delle
Colonie”.
Lontano da lì, in una regione di canyon, vicino ad un grande
deserto nel continente di Server, un Digimon solitario aveva levato gli occhi
al cielo. La grande aurora polare rosso sangue non sembrò sortire alcun effetto
sul suo contegno indecifrabile.
Fisicamente egli aveva un aspetto di uomo, anche se raggiungeva i due metri di
altezza; portava una corazza completa da cavaliere crociato coperta dalle ampie
falde di un vestito – ma sarebbe stato meglio chiamarlo grembiale – di colore
bianco con decorazioni dorate. Sulla testa portava un elmetto conico che
gli copriva gli occhi, simile a quello di MagnaAngemon, ma più basso. Una gemma
rossa era incastonata sopra il coprinaso, come un occhio impassibile; con la
destra il digimon impugnava un compasso per la gamba a modo di piccozza. Sul
pettorale portava una piastra dorata recante una scritta in codice digitale.
Il digimon guardò il distendersi del firewall riempire il cielo serale. Quando
esso si allontanò fino a confondersi coi colori del tramonto, egli sollevò la
mano inguantata di bianco e oro, stringendola a pugno in un gesto che poteva
essere interpretato come un segno di rabbia o soddisfazione, rivolta o
convinzione.
-----------------------
E così finisce il prologo di Vuoto di Potere!
Spero sia un buon biglietto da visita per l'intera opera. Come ho
già accennato in cima, ho a disposizione un buffer che
garantirà, almeno per i primi capitoli, una decente
regolarità - e qualità -di pubblicazione. Immagino di
lasciar passare due settimane prima di aggiungere altro materiale, ma
siccome il ritmo della storia è lento potrei anche accorciare
un poco l'attesa.
Un piccolo a parte: Dove si trova Mimi? La risposta è
facilissima, e perciò vi lascio il piacere di scoprirlo da soli!
E ora mettete su le cuffie e fate partire la musichetta dell'anteprima, perchè...
Nel prossimo capitolo di Digimon: Vuoto di Potere! Come reagiranno i nostri eroi alla notizia che le comunicazioni fra Terra e Digiworld sono chiuse? Inoltre apparirà l'OC, e quindi preparatevi per L'Entrata di Valeri!
Non abbiate paura di recensire! - R.