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Autore: Acqua Efp    07/02/2012    1 recensioni
Un ragazzo qualunque davanti al tendone di un circo, una forza magnetica che lo trascina al suo interno nonostante ne sia da sempre terrorizzato e una acrobata che sembra danzare su una corda invece che starci in equilibrio. E' attrazione o magia quella che lo attira così tanto verso quella giovane?
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ILLUSION



             Era fermo davanti all’entrata da svariati minuti, minuti che si erano persi nel vento senza lasciare traccia alcuna del loro passaggio ad eccezione di dita gelate e naso arrosato. Non sapeva cosa lo aveva spinto ad arrivare fin lì; non amava il circo, da piccolo ne era sempre stato terrorizzato eppure era una forza magnetica quella che lo aveva fatto camminare a passo veloce fino a quel punto, davanti a quelle tende a strisce bianche e nere, e che ora lo obbligava a starvi fermo di fronte combattendo con l’irrazionale voglia di entrare.
             Non un solo rumore sembrava provenire dall’interno, come se vi fosse una strana barriera che insonorizzasse tutto: gli applausi, i sospiri estasiati, i commenti del pubblico, la voce del presentatore.
             Alla fine non riuscì più ad opporsi. Entrò. Non appena fu dentro il fragore che da fuori non si sentiva lo investì come un fiume in piena circondandolo delle voci di sconosciuti e dalla musica che si sprigionava dalla casse e faceva da sottofondo al numero in esecuzione.
             Mosse qualche passo in direzione delle sedie alla ricerca di un posto libero ma si fermò nuovamente prima di trovarlo: qualcosa aveva attirato la sua attenzione, per la precisione non era qualcosa ma qualcuno, e questo qualcuno se ne stava al centro del palco. I capelli raccolti in un intricato chignon sulla nuca dal quale alcune ciocce ricciute erano fuoriuscite contornandole il viso. Era concentrata ad eseguire un numero da equilibrista e a lui sembrò che più che camminare sulla fune vi stesse danzando. Muoveva con grazia gambe e braccia senza mai rischiare di cadere.
             Continuò a seguirne le movenze affascinato, incapace di distogliere lo sguardo. C’era qualcosa in quella giovane che lo attraeva come mai nessuno aveva fatto prima. Erano gli occhi di un fedele che guarda la statua della sua dea, i suoi, aspettandosi che lei compaia d’innanzi a lui da un momento all’altro liberandolo dal peso della sua assenza. La consapevolezza di doverla conoscere, di dover spendere almeno un momento nella sua vita al suo fianco viaggiarono dal cuore alla mente così rapidamente che dovette reggersi alla sedia che gli stava affianco per non cedere sotto il loro peso.
             Si ritrovò ad augurarsi che lo spettacolo non finisse mai, che la giovane sconosciuta continuasse per sempre a danzare su quel filo sottile. Sapeva che non era possibile, ma era spaventato che se fosse sparita dietro le tende non l’avrebbe rivista mai più e non poteva permetterselo. Lo sentiva in fondo all’anima che non poteva lasciarla andare, che doveva stare con lei perché c’era un legame fortissimo e indissolubile.
             Perso per una sconosciuta, lui che aveva giurato di non amare mai.
             Perso per un’acrobata da circo, lui che odiava quel luogo come nessun altro.
             Ridicolo, si sentiva ridicolo ma non poteva far nient’altro.
             Incatenato.
             Incollato.
             In balia di lei.
             Il tempo gli parve fermarsi, come se tutti fossero racchiusi dentro a un’eterna bolla di sapone dove l’importante era tenere gli occhi fissi sull’acrobata.
             Quando il numero finì e lei si inchinò verso il pubblico lui comprese di non poter attendere ulteriormente. Si fece strada zigzagando tra i sedili e le persone per uscire dal circo e raggiungerne il retro il più in fretta possibile.
             L’aria fresca della notte gli investì il volto lasciandolo spaesato per un momento. Cos’era successo? Perché correva affannato? Cosa lo aveva spinto ad entrare in quel tendone per poi uscirne senza ricordare nulla di quello che era successo? Sforzò la mente nel tentativo di ricordare e tutto ciò che ottenne fu un volto. Un viso giovane e bellissimo dai lineamenti delicati e un paio di occhi ammalianti e svegli e di nuovo in lui, improvviso come era sparito, ritornò il desiderio di conoscere quella ragazza. Stupendosi di se stesso fece qualche passo lungo il perimetro circolare del tendone fino ad arrivare sul retro.
             Lei non era lì. Non tra i circensi che si perdevano in chiacchiere e commentavano l’uno lo spettacolo dell’altro. Non vicino alle gabbie che racchiudevano gli animali usati durante la serata. La delusione lo colpì in pieno petto. Girò su se stesso deciso ad andarsene e fu allora che la vide. Era in un angolo, rannicchiata su se stessa, le braccia abbracciavano le gambe strette al petto.
             «Uno spettacolo magnifico», le disse avvicinandosi e l’unica risposta che ottenne fu l’alzarsi lento del suo sguardo. Un pugno allo stomaco quegli occhi.
             «Sembrava che non facessi nemmeno fatica», continuò e lei finalmente rispose.
             «Grazie», fu un timido sussurro ma la sua voce lo stupì, tuttavia, non nel modo che si era aspettato. Credeva che sentirla parlare sarebbe stato come sentir cantare uno stormo di usignoli ed invece la sua voce era normalissima, non per questo meno bella ma non era quel coro di paradiso che si era aspettato.
             «Complimenti di nuovo», si sentì dire e si accorse di non sentire più il magnetismo che lo aveva costretto, vittima di un desiderio impellente, a rincorrerla. Era una ragazza come tante altre, non c’era più traccia della magia che l’aveva avvolta rendendola ai suoi occhi come un angelo sceso in terra. Era bella e i suoi occhi davvero splendidi, su quello non c’era dubbio ma lui non poté evitare di sentirsi deluso.
             Si chinò verso di lei: «Come ti chiami?»
             «Celia», fu il nome sussurrato, esattamente come poco prima aveva pronunciato la parola ‘grazie’.
             Le sorrise e si alzò facendo per andarsene ma quando fu lontano si girò, preso si sprovvista da un impulso completamente diverso da quelli di prima perché le parole che disse dopo non furono frutto di una qualche specie di strana illusione, né dettate dall’alone divino che aveva sembrato circondare la giovane fino a poco prima, gli venivano dal cuore e mai prima d’allora gli era successo.
             «Spero di rivederti, un giorno», le disse prima di incamminarsi dandole le spalle. Era sincero: sperava di rivederla perché quella ragazza con la sua straordinarietà prima e con la sua normalità dopo, per qualche secondo, era riuscita a fargli battere il cuore come mai prima di allora nel posto da cui sempre era stato più terrorizzato in assoluto.
             «Il circo è sempre aperto a chi vuole lasciarsi andare alle emozioni», la sentì gridargli dietro. Non si voltò ma non poté non trattenere un sorriso. Sì, avrebbe voluto rivederla, non importava che non fosse più speciale di altre.

   
 
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