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Autore: Melmon    07/02/2012    0 recensioni
- Miranda!
Suo padre, nuovamente, aveva provato a cambiarle il nome, spalancando di nuovo gli occhi per osservare di nuovo quel punto dove gli occhi tristi di sua madre l’avevano salutata e per non lasciare andare via il suo ricordo fece su di sé il suo primo vero incantesimo
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Celia cammina per le caotiche strade di New York al fianco di un alto uomo, l’avvocato della mamma se ha ben capito, lui le ha teso la mano più volte ma lei non ha ricambiato cosi, pratico, l’uomo sceglie una mano sulla spalla per guidarla nel tragitto. Restano in silenzio e per Celia va bene, lei non da confidenza con facilità.
In un edificio affollato l’avvocato parla caoticamente con un altro buffo uomo con il viso rosso a causa delle domande senza risposta, a Celia non importa, si limita a far sparire le manine nelle tasche del cappotto e fissare la punta dei suoi stivali neri aspettando il cambio di guardia.
L’avvocato ha finito il suo ruolo da comparsa nella vita di Celia.
Il suo nuovo “conducente” la porta in un ufficio, lui la afferra per mano ma lei non stringe la presa, si limita a scrollare la testa per tenersi il cappotto quando l’uomo glielo chiede. Si arrampica su una sedia e tranquilla continua a studiare le sue scarpe, ma non si cura di nulla né del graffio sulla punta dei suoi stivali né del tè sulla scrivania.
Aspetta il suo destino comoda, non si può cambiare quello che è scritto allora perché agitarsi?
L’uomo, il direttore, non si è curato più di lei, i suoi passi felpati hanno percorso i corridoi più e più volte da quando l’ha portato il tè, il suo destino giunge in passi più pesanti dal fondo del corridoio.
Resta calma quando l’uomo varca la soglia e il direttore la definisce “pacco”, resta calma mentre fissa quell’uomo negli occhi e legge la sua stessa certezza: è suo padre.
Celia riprende a osservare la punta dei suoi stivali, unica certezza in questa movimentata mattinata, Prospero, questo il nome d’arte di suo padre, impreca e gli strappa la lettera che fino allora pendeva dal cappotto; la strappa con forza tanto da lasciare la spilla leggermente piegata e con un leggero strato di carta impigliato. Prospero non ha nessun interesse per quello che c’è scritto, nessuna emozione mentre legge del suicidio di sua madre, della conferma che quella bambina è sua figlia e che ora è sotto la sua custodia, reagisce unicamente al suo nome insultando l’intelligenza di sua madre. E’ allora che la calma, tenuta per tutta la mattina, sparisce e, come altre mille volte, accade: la tazzina di ceramica vibra lentamente e piano aumentare il suo moto, la superficie calma del tè, ormai freddo, s’increspa, le piccole onde si allargano velocemente verso il bordo della tazza, che va in frantumi, finendo la corsa o nel piattino o sul legno.
All’improvviso il sorriso di Prospero svanisce, una veloce occhiata al piccolo disastro che la magia riprende nuovamente: il freddo liquido, che ancora non ha terminato la sua corsa, d’improvviso ripercorre i suoi passi, i cocci di ceramica sparsi nel piattino s’incastrano come un piccolo puzzle e si risaldano eliminando ogni più piccolo segno di crepa, il liquido di nuovo perfettamente immobile al suo interno. Celia ha gli occhi sgranati per lo spettacolo, non aveva mai immaginato che qualcun altro possedesse le sue stesse abilità e di averle ereditate da suo padre.
Il suo delicato volto è agguantato con determinazione, il velluto non è morbido sulla sua delicata pelle, gli occhi duri di Prospero ne studiano i dettagli, ora ha tutto l’attenzione di suo padre.
Celia non parla, ha paura di Prospero, è incantata dal suo dono e dalla magia che sente in lui.
Ritorna a sedersi sulla sedia mentre suo padre occupa il suo posto dietro la scrivania, lo osserva ancora incuriosita, lui apre la posta con un semplice e rapido movimento degli occhi.
Lo osserva e cerca quelle sensazioni che aveva provato “vedendo” la giornata che stava trascorrendo, sapeva che cosa doveva accadere prima che accadesse, lo sapeva da qualche tempo, anche se sua madre aveva provato a nasconderglielo. Sua madre, già cosi provata per essere una madre single, non aveva resistito altre alle sue piccole stranezze e aveva ceduto sotto il peso di un mondo troppo difficile e doloroso.
Suo padre cerca di imporle un altro nome, da quando erano nel suo ufficio alla sera nel suo camper, ha provato a chiamarla con una moltitudine di diversi nomi ma lei non ha reagito a nessuno di essi.
Il suo nome è Celia, a lei piace, non lo trovava stupido come il suo papà, l’aveva scelto la sua mamma ed era l’unica cosa che gli rimaneva di lei. Molte volte nella giornata era rimasta immobile pensando alla mamma e ora mentre osservava al di là della finestra di plastica nera del camper, per un breve e intenso momento, le parve di vedere i tristi occhi di sua madre fissarla, un mesto sorriso per incoraggiarla in questa nuova avventura prima di sparire avvolta nelle tenebre.
Si strinse ancora nel cappotto che, con amorevole cura, la madre gli aveva abbottonato prima di applicare la busta sul secondo bottone, chiuse gli occhi per assaporare meglio l’odore di sua madre ancora lieve sul tessuto, magicamente lo lego hai ricordi di quel primo giorno con suo padre, il primo di una vita dove avrebbe imparato a essere la vera se stessa, a sviluppare a pieno il suo vero io.
- Miranda!
Suo padre, nuovamente, aveva provato a cambiarle il nome, spalancando di nuovo gli occhi per osservare di nuovo quel punto dove gli occhi tristi di sua madre l’avevano salutata e per non lasciare andare via il suo ricordo fece su di sé il suo primo vero incantesimo:
“ Il mio nome è Celia, nome di donna nata da donna, nome che madre ha dato a sua figlia. Dal ventre di mia madre al legno della mia tomba il mio nome è Celia è solo a esso io risponderò!”.
Finito questo incantesimo, rivolto direttamente al suo cuore e hai suoi ricordi, torno a essere l’insolita tranquilla bambina di cinque anni.
Prospero osserva la bambina seduta sulla sedia, osserva il punto buio al di là della finestra dove anche lui può scorgere gli occhi tristi, ogni magia lascia una lieve traccia e la piccola Celia era avvolta da un’aurea troppo potente per i suoi cinque anni.
I suoi occhi si assottigliano, sono quasi una fessura, osserva l’aurea e legge in essa la magia appena svolta. Sogghigna alle frasi della piccola bambina, presuntuosa e determinata, cosi forte da far realmente realizzare quelle frasi pensate per rabbia. C’era del bel potenziale in quella piccina e lui era pronto a sfruttarne ogni piccola quantità, lei avrebbe portato avanti il cognome di famiglia che sarebbe stato ricordato con la stessa aurea di mistero e magia dei secoli precedenti.
Ora si che è utile avere una figlia!
Nonostante la forza emanata dall’incantesimo continuò a chiamare la piccolina con qualsiasi nome femminile gli capitasse, per due intere settimane Celia non risposte, in silenzio viveva le sue giornate a imparare la sottile arte del padre.
Due settimane ci vollero a Prospero per stabilire quando realmente fosse forte sua figlia, due settimane per decidersi a chiamarla Celia.
Celia non è solo il nome della delicata bambina, Celia è il nome dell’enorme potere che nelle sue vene scorre e, come per la bambina, una volta chiamato risponde a grande voce, infatti, Celia impara velocemente e ora controlla il suo potere.
Pochi mesi ed è fiera di se stessa, della luce d’orgoglio negli occhi del padre, pochi mesi e Prospero è seduto alla sua scrivania a imbustare una lettera senza mittente, non conta, sarà recapitata lo stesso ed essa darà il via alla loro nuova vita.
Celia fissa il padre e legge ciò che gli accadrà: i sorrisi entusiasti, lo stupore, la magia che scorre per tentoni, il nero, il bianco, altre mille persone ... ed ha un po’ paura di perdersi nelle fantasie di quel padre, da poco ritrovato, che gli ha insegnato a essere se stessa.
Celia ha trovato un modo tutto suo per far correre lontano la paura: coricata nel suo letto aspetta che suo padre creda che dorma e non la disturbi, regola il respiro in modo che sia leggere e i battiti del cuore lenti, allora quando la magia è quasi del tutto assopita deve solo ripetersi queste parole “ Io sono Celia, io sono il mio potere. Il mio nome è Celia è solo a esso, solo a me, io risponderò!”.
Quando il potere sarà sveglio la paura correrà lontano se ricorderà che lei e il suo potere sono abbastanza forti da sopravvivere al mondo crudele che la circonda, anche se ha solo cinque anni, per aiutarla basterà sfiorare la spilla compagna di vita, spilla che non ha mai abbandonato e che è stata veicolo di messaggi di quegli occhi tristi e neri che continuano a dirle che la amano.
Celia è pronta per quella vita che un’altra lettera gli sta portando, è pronta per il mondo ma il mondo sarà pronto per la magia che forte irrompe in lei?
  
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