Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |      
Autore: LivingTheDream    08/02/2012    10 recensioni
"“Hai vinto!”, recitava il bigliettino, e Lestrade, ad essere sinceri, nemmeno ci credeva tanto, probabilmente era solo quel cretino di Gregson che aspettava di toglierselo dai piedi una volta per tutte per accalappiarsi qualche caso in più. Invece poi aveva chiamato l'agenzia, e, sorpresa!, aveva davvero vinto un concorso a cui ricordava a stento di aver partecipato.
Domandandosi quale santo ringraziare per quella manciata di fortuna, fece la valigia per una settimana ai Caraibi senza sapere davvero cosa metterci dentro – i Caraibi erano una signora meta, per carità, anche se in fondo a lui sarebbe bastata anche una tenda sulle rive del Tamigi, per essere contento."
La Sherlock Week mi ucciderà, me lo sento.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Lestrade , Mycroft Holmes , Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 Questa storia è stata betata, letta ed approvata da Faust_Lee_Gahan.
-Diffidate delle imitazioni, solo le originali possiedono il bollino!-


«Ehi, ciao, sono io! Tutto bene, lì? … capisco. Hm, sì, capisco. No, ho chiamato solo per sentirti, ho visto una tua chiamata persa e mi chiedevo se ci fossero problemi. Nulla? Sì, sì, lo so, le solite cose. Sì, lo so. Sì, lo so già, tranquillo. Ma cer- sì, sì, ma certo che mi manchi anche tu, che domande sono. Stai mangiando? … ahah, dai, non arrabbiarti, stavo scherzando! Eh, eccolo ora che fa l'offeso, smettila! Dai, lo sai come la penso. No, non te lo ripeterò. No, ho detto, nemmeno se- aah, d'accordo!» Greg prese un respiro profondo, poi continuò, ridacchiando al telefono «Per me sei il più bello, va bene così? Per niente grasso. Ecco, ora smettila».

 

Sherlock aveva iniziato ad avere qualche strana sensazione nel momento in cui i giornali avevano pubblicato la foto di lui e John che si tenevano per mano – per scopi puramente illustrativi, aveva tentato di giustificarsi John, stavamo facendo vedere all'agente di polizia dove si trovava la coppia assassinata – eppure, a distanza di giorni, non era arrivato nessun ironico sms da parte di Mycroft.

Che non avesse visto la foto era impossibile, che non avesse trovato qualcosa di abbastanza ironico, improbabile. Ci doveva essere qualcosa che lo teneva occupato.

John, che invece andava molto meno per il sottile, aveva un brutto presentimento da quando Anderson si era presentato a Baker Street letteralmente implorandoli in ginocchio di venire ad aiutarlo, dato che Lestrade era in ferie e non rispondeva al cellulare. Sherlock aveva riso e poi erano andati a Scotland Yard – giusto per perdere un po' di tempo, il caso non era questa gran cosa – eppure nulla toglieva a John il dubbio che ci fosse qualcosa che non andava, dato che di solito Greg era reperibile anche in vacanza.

Poi arrivò il caso Baskerville, e quella storia passò per un po' in secondo piano.

 

Hai vinto!”, recitava il bigliettino, e Lestrade, ad essere sinceri, nemmeno ci credeva tanto, probabilmente era solo quel cretino di Gregson che aspettava di toglierselo dai piedi una volta per tutte per accalappiarsi qualche caso in più. Invece poi aveva chiamato l'agenzia, e, sorpresa!, aveva davvero vinto un concorso cui ricordava a stento di aver partecipato.

Domandandosi quale santo ringraziare per quella manciata di fortuna, fece la valigia per una settimana ai Caraibi senza sapere davvero cosa metterci dentro – i Caraibi erano una signora meta, per carità, anche se in fondo a lui sarebbe bastata anche una tenda sulle rive del Tamigi, per essere contento.

Ed invece no, Caraibi, per fortuna. Che avesse deciso di arrivare tutta ora, tutta insieme?

Al momento di partire chiuse gli occhi, godendosi il fatto che l'unico rumore molesto nel raggio di chilometri fosse solo il motore dell'aereo e non le lamentale di Sally o le cretinate di Anderson, e ripensò per un secondo a tutti i colpi di fortuna avuti nella vita – un secondo bastò ed avanzò anche, e questo diceva tutto.

Alla fine riassunse tutto in un solo nome: Sherlock.

Ma dato che quello stesso nome era anche il primo nella lista delle sfortune, Lestrade pensò che non valesse più di tanto.

Per un istante la sua mente abbandonò quei pensieri, concentrandosi sulla hostess che doveva essere una lontana cugina di Anderson, dato che lui aveva chiesto le noccioline, non i biscotti, ma questo non lo distrasse per più di qualche secondo, perché rise tra sé e sé e si sistemò sul sedile, mandando tutti a quel paese per godersi un po' di meritato sonno.

Nel momento in cui arrivò al villaggio – enorme, si disse, una città in miniatura – e chiese la chiave del suo bungalow, si stupì di ricevere un sorriso perplesso da parte dell'uomo dietro al bancone della reception.

«La chiave l'abbiamo data al suo amico, non lo sa? È arrivato prima di lui, è qui da un paio d'ore e ci ha detto che avrebbe aspettato in camera».

Greg si fiondò verso la casetta con la mente affollata da una decina di ipotesi negative sormontate da un enorme punto interrogativo, che si dissolse nel momento esatto in cui aprì la porticina di legno del numero 58.

Appena messo piede dentro si trovò la lingua di Mycroft in bocca, ed in quel momento tutto gli fu chiaro – fortuna? Stava con Mycroft, doveva immaginare che fosse lui, la fortuna; per un certo verso, quindi, pensò Lestrade, lui era l'uomo che possedeva la fortuna, ed al diavolo tutto quello che era successo fino a quel momento nella sua vita, sarà stato per controbilanciare.

 

 

«Sì, stai tranquillo. Tranquillo, sto bene, ti dico. Sono solo un po' scosso per quello che è successo l'altra notte, ma alla fine, lo sai, si è rivelato tutto una grossa truffa. Sì, brutta storia, però sono contento di aver partecipato alle indagini, insomma, in borghese è tutta un'altra cosa. Quel cane era... brr, non farmelo ricordare, sto cercando di rimuoverlo. Come? Sherlock e John? Non lo so, non sono ancora scesi per la colazione. … ah, come si comportano?» rise, attento a non farsi sentire da orecchie indiscrete «Dovresti vederli, gli mancano solo gli anelli per sembrare una vecchia coppia sposata!»

 

Sherlock stava appoggiato con la schiena sul muro al lato della doccia, facendo scorrere il dito sull'iPhone con aria annoiata mentre John si strofinava i capelli tentando di farli tornare del loro colore originale – erano partiti per la brughiera così in fretta che non aveva nemmeno avuto il tempo di lavarsi.

«Ah, questa è bella. Mycroft ha prenotato quattro biglietti per Amsterdam» lesse, lasciando poi il cellulare ed iniziando a spogliarsi anche lui.

John afferrò l'asciugamano mentre usciva dalla doccia con i capelli gocciolanti sulla fronte, rivolgendo all'altro uno sguardo interrogativo.

«Non guardarmi così, John, seguo solo i movimenti della sua carta di credito!»

«Sherlock!»

«Ehi, che credevi, che fosse solo lui a controllare me?»

John scosse la testa, aprendo la bocca deciso a fargli l'ennesimo rimprovero sulla privacy, questa sconosciuta, ma, qualsiasi cosa volesse dire, si perse sulle labbra di Sherlock, che lo afferrò e lo gettò sotto la doccia con lui, infilandogli la lingua in bocca e lanciando l'asciugamano bagnato dall'altra parte della stanza.

 

Greg si svegliò appena in tempo per sentire la coppia del bungalow accanto al loro lamentarsi con alcuni amici, e mentre una parte di lui era dispiaciuta per essere la causa di quelle lamentele, l'altra rideva fino alle lacrime perché era certa che, con tutto il rumore che avevano fatto quella notte, quei poveretti non avessero avuto nemmeno un minuto per dormire.

«Mycroft? Mycroft!» lo chiamò, allungando divertito la “y”. «Myc, dai, svegliati!» gli baciò il collo nudo e chiaro, ottenendo solo un lontano grugnito di risposta, quindi si arrese e si disse che lo avrebbe svegliato tra una decina di minuti.

Girando per la stanza, iniziò a disfare i suoi bagagli – la sera prima non c'era assolutamente stato tempo, insomma, non si vedevano da più di un mese, e con questo si giustificò anche nei confronti dei vicini, che, nemmeno a volerli chiamare, erano appena passati davanti alla loro finestra, allungando il collo curiosi ed accelerando il passo appena ebbero constatato che si trattava di due uomini.

Una volta infilata la maglia sopra il costume che fungeva da pantaloncino, si sdraiò di nuovo accanto a Mycroft, scostandogli una ciocca di capelli dalla fronte e domandandosi cosa avesse fatto di buono per meritarsi il Governo Inglese come fidanzato.

Poi si rese conto di sopportare l'intera Scotland Yard, il bonus Sherlock compreso, e la situazione divenne già più comprensibile.

«Ok, Myc, basta. Tirati su, non ho intenzione di aspettarti fino a stasera, né tantomeno voglio rinunciare a passare un po' di tempo con te. Andiamo, pigrone!» alla fine erano passati solo pochi minuti da quando si era alzato, ma fece finta di non notarlo, e gli lasciò una pacca sul sedere.

«Ehi, chi hai chiamato pigrone?» rispose l'altro, solo con un grugnito iniziale e qualche sbadiglio di troppo nel mezzo.

«Ah, buongiorno, bella addormentata. Fatto tardi ieri notte?» chiese ironico, lasciandogli un bacio sul naso e facendo leva sul braccio per alzarsi, deciso a trovare quel libro che si era portato da leggere e che una volta tanto non era un qualche riepilogo delle gesta dell'ennesimo serial killer.

«Come siamo spiritosi. Non sono certo io quello che ieri notte dopo il terzo giro completo me lo ha preso di nuovo in bocca, non che la cosa mi dispiaccia, sinceramente. Mi eri mancato. Comunque non che tu sia sveglio da tanto, dopotutto».

«Oh, bella. E tu che ne sai?»

Mycroft si strofinò gli occhi e si girò, stendendosi supino. Senza un motivo apparente allungò la mano sul bicchiere d'acqua sul comodino senza poi prenderlo per bere, sbadigliò e si degnò di rispondere.

«Greg, ti prego, dimmi che stai scherzando. Il letto è ancora tiepido ma non caldo, quindi vuol dire che non sei in piedi da così tanto tempo; non hai rifatto le coperte, eppure tu – persona decisamente ordinata non solo perché ti conosco, ma anche a giudicare dal fatto che tu ti sia preparato tanto per andare solo in spiaggia – tu non lasceresti mai passare troppo tempo tra il risveglio e la messa in ordine. Infine, se vogliamo essere tecnici, il bicchiere d'acqua sul comodino è ancora abbastanza fresco nonostante il sole gli picchi contro dalla finestra, segno che non hai aperto le tende da molto. Inoltre se vuoi sapere proprio il-»

«Mycroft. Smettila».

L'interpellato si zittì, scacciando il tutto con un gesto della mano e stiracchiandosi, scoprendosi dalla coperta per poi stendersi di nuovo, di traverso ed a pancia in giù, ad occupare tutto il letto.

«Sei ancora nudo» constatò Greg, un sopracciglio alzato, le braccia incrociate e un sorrisetto all'angolo della bocca «Non mi tentare».

«Addirittura? Non penso di essere questo grande spettacolo, in fondo!»

«Piantala ed alzati».

«Mmmh, no» mugugnò Mycroft, facendo schioccare la lingua e rotolando lentamente fino a tornare a pancia in giù, ma dal lato del letto di Greg, con il naso immerso nel suo cuscino.

«Hai intenzione di rimanere lì per molto? C'è la colazione, se ti sbrighi magari c'è ancora un po' di torta, ho letto che qui cucina un pasticciere niente male».

Mycroft alzò il naso dalla stoffa, voltandosi verso l'altro e tenendo il mento alto con la solita eleganza inglese che tanto piaceva a Lestrade. «Questo cambia le cose».

Si alzò, sempre sbadigliando, e passeggiò per un minuto o due per il bungalow, ancora nudo ed assonnato, fino a che si vide lanciare un costume in faccia, che indossò senza fare troppe storie.

Greg intanto lo osservava, appoggiato con la spalla alla porta del bagno, e si diceva che in fondo sì, era vero che Mycroft non era bello come nei suoi sogni più sfrenati – roba che al risveglio le lenzuola erano solo da prendere e da buttare – eppure era il suo Mycroft, e quel filo di pancia in più non gli cambiava la vita più di tanto.

Sorrise rassegnato quando dovette spiegargli che no, non poteva portare l'ombrello con sé, dopodiché, come in un sogno, riuscirono ad avviarsi verso il ristorante, ed a Greg quasi non parve vero che, per una volta, stesse davvero andando tutto bene.

 

 

«Sul serio, non scherzo! No, fidati, certi sguardi che sembrano venire da un altro pianeta! Parlano una lingua tutta loro, quei due, ma dovresti saperlo meglio di me, no? Dopotutto, è tuo fratello. Sì – sì, lo so che è Sherlock e che... eh, ecco, hai centrato il punto!» rise, abbandonando il cucchiaino nel caffè ormai freddo «Oh, certo. Sì, ovvio che mi ricordo, che domande fai? No, non gli ho ancora detto nulla – dai, non ne ho il coraggio! Insomma, non è facile dire ad un tuo amico... a Sherlock che stai per- no! Non ci pensare nemmeno, non me ne pento, e lo sai bene. Non fare la vittima, so che non lo sei, tu manipolatore!» dall'altra parte del telefono giunse una risata che aveva un che di ironico, e contemporaneamente si sentì un rumore di passi lungo le scale di legno.

«Salve, Lestrade!»

«Greg...»

 

Un'altra cosa che aveva fatto riflettere Sherlock era stata – all'arrivo di Lestrade, o meglio, di “Greg”, alla locanda – era stata quella striscia bianca sull'anulare della mano sinistra, chiaro segno che le vacanze erano state un'ottima occasione per sfoggiare un anello – ora, la domanda era chi?

L'ispettore non era tipo da gioielli, quindi doveva essere qualcosa di importante, probabilmente proveniente da una coppia, donato o regalato a qualcuno di speciale, ma se c'era una cosa certa era che non voleva farlo notare a loro due. Ma chi?, si chiedeva Sherlock, chi?

Quando mise a parte John delle sue perplessità, quello gli rispose che se in sei anni di conoscenza non si era nemmeno degnato di scoprirne il nome di battesimo, non capiva come ora potesse interessargli questo, eppure alla fine Sherlock non lo ascoltò più di tanto e fece come diceva lui, perché c'era qualcosa che non gli tornava, in tutta quella storia, e nonostante la sua testa fosse piena di dati raccolti per il nuovo caso, si degnò di aprire una nuova cartella per quella storia.

C'era qualcosa che gli sfuggiva, se lo sentiva, ed avrebbe scoperto cosa.

 

«Andiamo, dai, siamo qui da due giorni e sei rimasto spiaggiato come un tricheco a prendere il sole – e, tra parentesi, sei ancora pallido come il latte» protestò Greg, arrancando sulla sabbia bollente mentre si allungava per afferrare l'asciugamano.

«È la genetica degli Holmes, non credo ci sia possibile prendere più di un minimo di colore. Tu, invece, sembri già nero».

«Non lo sono ancora, ma ci sono quasi» rise l'altro, scuotendo i capelli e schizzando Mycroft, che rispose con un'occhiata assassina.

«Non guardarmi con quella faccia e torniamo in acqua, che è stupenda! Nuoti praticamente immerso nei pesci, è una cosa davvero, davvero particolare. Dai, andiamo!»

«Non se ne parla».

«Cos'è, il Governo Inglese non sa nuotare? Eppure l'Inghilterra sta a galla, a quanto pare!»

«Il tuo umorismo spicciolo non mi tange».

«Dai, siamo in vacanza! Andiamo, se davvero non ne sei capace ti insegno io, eh? Messa così come ti pare?»

«Che tu mi ritenga un bambino».

«Alle volte lo sei, mio caro Mycroft!» gli fece notare, sdraiandosi accanto a lui e riempiendosi così la schiena di di sabbia. Subito però si spostò, appoggiandosi alla spalla dell'altro e lasciando che Mycroft grattasse via i granelli carezzandogli la pelle, mugolando rilassato con la testa immersa nell'incavo del suo collo.

Rimase così per tanto tempo – francamente l'ultima cosa a cui pensava era controllare l'orologio, anzi, lo aveva addirittura lasciato in camera, seppellito sotto i vestiti della sera prima –, lasciando che Mycroft gli dedicasse queste attenzioni così superflue e dolci senza dire una parola.

Intanto con la mano destra gli carezzava i capelli, dalla nuca fino alla testa e poi di nuovo, in una modo che, aveva imparato, gli piaceva, e neanche poco.

Fu Mycroft a parlare per primo, tracciando una linea invisibile lungo la schiena appena imbrunita dell'altro e fermandosi a tirare un po' l'elastico del costume, carezzando anche la pelle ancora umida e che il sole non aveva abbronzato.

«Senti, Greg, è un po' che ci sto pensando...» iniziò, lasciando in sospeso la frase.

«Hm? Dimmi tutto» lo incitò, ancora con il viso immerso nel suo collo, e, ridacchiando, cacciò un po' di lingua e gliela passò sulla spalla, con discrezione, giusto per provocarlo.

Mycroft sorrise, inspirando e continuando a parlare «Mi ci è voluto un po' per ammettere di aver ceduto a banali sentimentalismi, ed ancora altro tempo per capire che andare avanti e far finta era inutile. Ti ho detto, è un po' che ci sto pensando e penso che questo sia il momento giusto».

Greg alzò la testa, richiudendo la lingua dietro i denti e squadrando meglio Mycroft, con sguardo interrogativo.

«Dove vuoi arrivare?»

«Oh, pensavo che voi foste più perspicaci, almeno su queste cose!» protestò l'altro, allungando poi la mano ed infilandola in una sacca da spiaggia, sbuffando sonoramente.

«Noi chi? Noi idioti o noi Yarder?»

«C'è differenza?» lo prese in giro Mycroft, scavando ancora tra gli asciugamani appallottolati nella borsa.

«Ehi, avevi giurato di smetterla di pensarla così!» Lestrade si tirò su, sistemandosi sulle ginocchia, ma nel momento in cui fece per alzarsi si sentì bloccare il polso, ed osservò Mycroft inginocchiarsi davanti a lui con un'espressione seria che non prometteva nulla di buono. Ovviamente la sua altezza assurda non aiutava, ma si limitò a fissarlo negli occhi, ancora risentito per le sue parole, fino a quando la sua attenzione non fu attirata dalle sue mani, che reggevano una scatoletta chiara.

Mycroft la aprì, e a Greg lo stomaco fece un paio di capriole in avanti ed un paio all'indietro. Sentiva di volersi nascondere sotto la sabbia e di volerlo dire a tutti contemporaneamente, eppure rimase immobile, con gli occhi leggermente sgranati, in attesa che l'altro almeno si degnasse di dire qualcosa.

«Non sono bravo con queste cose».

«Posso immaginarlo».

«Però sono certo di amarti, almeno questo».

«Almeno questo, sì...» ripeté Greg, deglutendo a vuoto.

«Sposami».

Non se lo fece ripetere due volte, e gli prese il volto tra le mani, baciandolo e lasciandosi cadere su di lui, mentre qualcuno dagli ombrelloni vicini applaudiva sorridendo e lui si sentiva, se possibile, più idiota del solito. Ma in quel momento non importava – nulla importava – perché, nel momento in cui si sentì infilare quell'anello al dito, sentì che poteva avere tutto, e poteva averlo per sempre.

 

 

«Ehm, senti, sono... sono arrivati Sherlock e John, quindi credo di dover andare. Si torna a casa, finalmente. Sì, sì, lo so che dobbiamo andare subito ad Am- sì. D'accordo, però diglielo tu. Ok, perfetto. Ci sentiamo poi, d'accordo? Ottimo, ti chiamo io» abbassò progressivamente il volume della voce, mentre John ordinava la colazione e Sherlock lo osservava, sicuramente nel tentativo di capire con chi fosse a telefono.

«No, non posso dirtelo ora, ti ho detto, ci sono- no, ma come? Non fare il bambino, hai vent'anni per gamba ed ancora parli in questa maniera? Nemmeno fossi- aah, d'accordo, d'accordo!» mise una mano davanti alla bocca, praticamente sibilando le ultime parole «Ti amo anche io, va bene? Perfetto. Ci vediamo domani, ciao!»

Era sicuro che Sherlock avesse capito tutto.

Tanto meglio, si disse, avrebbe risparmiato la fatica di parlargli.

Osservò per un ultima volta lo sguardo indagatore di quella sottospecie di macchina della verità ambulante e si fece forza, inspirando e dirigendosi verso il loro tavolo, mentre in cuor suo si diceva che avrebbe fatto meglio a dormire, durante il viaggio di ritorno. Durante tutto il viaggio di ritorno, possibilmente.

 

John si lasciò cadere sul divano, tirando un sospiro di sollievo e ringraziando il cielo di essere tornati sani e salvi da quel luogo infernale, che di infernale alla fine non aveva nulla ma che sarebbe stato il padrone indiscusso dei propri incubi per un po'.

«Ehi, John, senti questa!» Sherlock attirò la sua attenzione, gli occhi incollati sull'iPhone e lo sguardo da io sapevo di aver ragione fin dall'inizio «Indovina in che paese, o meglio, in che città, il matrimonio è valido anche per coppie omosessuali?»

«Boh!» sbuffò Johh «Sono tanti! Cos'è, sei incinta? Dovresti sapere che sono contrario ai matrimoni riparatori, Sherlock!»

L'altro non si degnò nemmeno di rispondergli a tono, limitandosi a lanciargli un'occhiata ironica ed ad arricciare il naso, mentre gli passava l'apparecchio indicandogli un elenco.

«Paesi Bassi».

John scostò di poco lo sguardo dallo schermo, perplesso.

«Olanda» suggerì Sherlock.

John alzò la testa e lo guardò, con la faccia di chi sa di non capire ma non per questo si sforza di farlo.

«Amsterdam, John, Amsterdam!»

Un minuto di silenzio, poi John porse di nuovo il telefono a Sherlock e questo sbottò in un esclamazione disperata.

«Come fai a non ricordare? Mycroft ha prenotato per Amsterdam, quattro biglietti – lui ed altre tre persone, nota bene. Nello stesso periodo in cui sparisce lui lo fa anche Greg, e nel suo telefono ho trovato il numero di mio fratello. A Lestrade compare il segno di un anello giusto nel periodo in cui sparisce e lo troviamo a bisbigliare qualcosa a telefono con Mycroft, come fai a non-»

«Oh per l'amor del cielo!» esclamò John, drizzandosi a sedere.

«Ah, finalmente vedo che ci sei arrivato!» per tutta riposta, l'altro iniziò a ridere come aveva fatto poche altre volte in vita sua, e Sherlock non capiva. «Cosa, cosa c'è?»

In quell'istante, si sentì toccare su una spalla, e, una volta voltato, vide suo fratello Mycroft Holmes che, a braccetto con Gregory Lestrade, gli sorrideva porgendogli uno smoking di un'elegante marca di abiti.

«Ottima deduzione, mio caro. Ora deduci come entrare in questo abito, e fallo in fretta, perché senza te e il dottore non possiamo iniziare».

Sherlock si voltò verso John, che annuì, asciugandosi una lacrima scaturita dalle risate, e prese il vestito al posto di Sherlock, trascinando poi quest'ultimo nella sua camera, incurante della sua espressione allucinata.

Appena furono soli e le proteste del minore degli Holmes parvero affievolirsi, Mycroft si lasciò andare sulla poltrona mentre Lestrade si sistemava meglio possibile sul bracciolo.

«Ed ora, che cosa mi aspetta?» chiese quest'ultimo, sorridendo.

«Una vita con un Holmes, a quanto pare».

«Quindi tra deduzioni nei momenti meno opportuni, rientri negli orari più improbabili, insulti sulla mia condizione di Yarder, voli transoceanici presi come fossero fermate dell'autobus e serial killer dietro l'angolo pronti a farti fuori?»

Mycroft tornò serio, e per un secondo Greg pensò di aver visto il timore nei suoi occhi.

«Sai cosa?» aggiunse poi l'Ispettore, sedendosi sulle sue gambe.

«Cosa?» chiese l'altro, inclinando di poco la testa.

«Non vedo l'ora».

 

 

Questa storia ha anche un sequel, adesso: Greg, welcome to Amsterdam.
Nda: questa storia partecipa – a pelo a pelo – al secondo giorno della Sherlock Week indetta da SherlockFest_ita.
EDIT: ho segnalato la storia, quindi scrivo queste Nda con un po' più di calma. La Sherlock Week mi ucciderà, vedete come ve lo dico, è troppa pressione çwç
Ad ogni modo, spero che tutto l'intreccio della storia vi sia abbastanza chiaro, ma, se non lo è, ecco spiegato il tutto.
La storia gira intorno al "The Hound of Baskerville", ed è nata dalla voglia di JollyCamaleonte di schiavizzarmi un po' e dal fatto che Lestrade, in quella puntata, avesse il segno dell'anello sull'abbronzatura - state andando a controllare, eh? XD Ve lo assicuro.
Ad ogni modo, questa storia alterna una telefonata che Lestrade fa a Mycroft prima di partire per tornare a Londra, le vicende di Sherlock e John prima, durante e dopo il Mastino e la vacanza di Mycroft e Lestrade, che si interrompe ovviamente per far sì che Lestrade vada a controllare quell'allucinato di Sherlock.
Sperando di essere stata chiara, ringrazio quella santa di Faust_Lee_Gahan che mi ha controllato tutto a quattro - E DICO QUATTRO! - minuti dalla mezzanotte.
Grazie.
Il tuo bollino sta arrivando <3
Ultimo, e me ne vado. QUESTA È LA MIA CENTESIMA STORIA! *ABBALLA* QUINDI MI SA CHE È ORA DI ANDARMENE DALLE PALLE! *ABBALLA VIA*
   
 
Leggi le 10 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: LivingTheDream