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Autore: A g n e    08/02/2012    1 recensioni
Cosa succede alla gente, là, sotto il tendone del Circo dei Sogni?
D’altronde, nessuno ha notato nemmeno quel bordo sfilacciato della tenda, all’ingresso, che si muove nell’aria come strappato da un vento che però non esiste.
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Siamo gli attori ingenui sulla scena di un palcoscenico misterioso e immenso.
[Vite, Francesco Guccini] 

Il gessetto si sbecca sulla punta. Un dito sfuma la scia farinosa del nero sul foglio bianco, poi si ritrae, seminando puntini scuri lungo il bordo del foglio.

La piccola contempla soddisfatta il disegno. Una lunga fila di persone si sta incamminando verso quello che sembra un tendone da circo. È notte; le stelle ritagliate nella stagnola luccicano in un cielo blu. C’è una sbavatura in corrispondenza del punto in cui il gessetto si è rotto, ma lei non ci bada.
Prende delle sagome da una scatola di legno e le appoggia a terra, davanti allo sfondo che ha appena finito di colorare. Sono tutti piccoli modellini di carta raffiguranti delle persone; uno di questi raffigura un ometto panciuto avvolto in una sciarpa rossa. Buffo, proprio uguale al signore in prima fila.
La bimba sorride.

È iniziata una nuova notte anche nel Circo dei Sogni, che come al solito è pieno zeppo di persone. Celia si guarda attorno e il suo sorriso si allarga.
All’ometto in sciarpa rossa  luccicano gli occhi come ad un bambino; sta pensando che è una vita, esattamente 53 anni, 2 mesi e qualche spicciolo di giorni, che non mette piede in un circo. L’ultima volta è stato il giorno del suo settimo compleanno, accompagnato da suo padre. Poi una brutta malattia, il capofamiglia rimasto senza lavoro e di sogni e giochi, per un bel pezzo, non se n’è più parlato.

Accanto all’ometto c’è un ragazzetto biondo dalla faccia odiosa -Celia aveva già dichiarato la sua antipatia istantanea per quel tale da quando aveva estratto la sua sagoma dalla scatola- che si guarda intorno con l’aria saputa di chi sa che c’è un trucco da qualche parte. Un trucco ad andar bene, s’intende, perché quel circo aperto solo di notte davvero non gli va giù. C’è qualcosa di losco, sotto tutta questa storia, altrimenti non ci sarebbero tutte queste persone. Si è mai visto uno spettacolo notturno attirare tutta questa folla?
Celia sposta di qualche centimetro il modellino, preoccupandosi di trovare qualche bello scherzo da tirare al biondino prima della fine della nottata.

Dopo distante dalla bambina c’è una signora di mezza età -Celia ne aveva avvertito lo sguardo pungente sulla nuca poco tempo prima- che si sta chiedendo cosa ci faccia lì, in piena notte, una bimba così piccola, di certo non senza una certa riprovazione per quelli scriteriati dei genitori che le permettono di stare in giro a quell’ora. In un circo, poi. Col rischio di perdersi tra la folla.

Celia non smette di sorridere. Quanto sono prevedibili, questi umani, sta pensando. Tutti convinti di poter far girare il mondo a loro piacere, tutti convinti di sapere come vanno le cose e come dovrebbero andare. È abbastanza inquietante un’espressione di così certa ironica consapevolezza sulla faccia di una bimba così piccola, ma nessuno lo nota. Nessuno nota mai l’unica cosa che invece si dovrebbe notare.

Forse glielo si può perdonare, riflette tuttavia Celia prendendo un foglio nuovo e tornando a disegnare; sono tutti rapiti dallo spettacolo di luci e di fumo che sta avvenendo in mezzo al tendone del circo.
Ognuno vede quello che vuole, in quella geremiade confusa di colori, e impara di nuovo a sognare, qualsivoglia lungo sia stato il periodo in cui ha smesso di farlo.

Sì, pensa la piccola, glielo si può perdonare. Gli umani rifuggono la magia, quando diventa tangibile, quando è troppo vicina da sembrare pericolosa, da poterti sconvolgere. Perché dovrebbero accorgersi che i sogni che stanno vivendo in quel momento, sotto quell’immenso tendone a righe, rispondono docili alle mani di una bimba seduta accanto a loro nella penombra?

D’altronde, nessuno ha notato nemmeno quel bordo sfilacciato della tenda, all’ingresso, che si muove nell’aria come strappato da un vento che però non esiste. 

   
 
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