Il
sole,che tramonta lento oltre le colline,sparge
il suo ultimo raggio di luce sui tendoni bianchi e neri del
Circo,creando
giochi di ombre scure che si confondono tra le pieghe del
tessuto,mentre nel
cielo ormai nero spuntano timide le prime stelle.
E’
l’inizio di una nuova notte. Di un nuovo
spettacolo. In una nuova città.
Nuove
persone,attratte dal mistero che circonda il
circo come dal canto ammaliante di una sirena,attendono di oltrepassare
quei
cancelli di ferro battuto,di tuffarsi in quella novità
ipnotizzante come
un’illusione ottica..
E il circo li
attende a sua volta,affascinante, nella sua tranquilla impazienza
intrisa di
mistero…
La
sua magia,nascosta dal velo dell’apparenza e
dell’illusione,scorre al suo interno,nella stoffa dei
tendoni,nei sostegni
delle strutture,nei suoi artisti,come una linfa vitale di cui nessun
componente
può fare a meno,e che lega indissolubilmente il mago a
sé,perché nessuno dei
due può esistere senza l’altro.
Celia
aveva sentito
il suo sussurro invitante nel momento stesso in cui suo
padre,Prospero
l’Incantatore,l’aveva portata per la prima volta in
quel circo,dieci anni
prima…
La
magia era parte di lei.
Viveva
in lei. Nel suo cuore,nella sua mente,nella
sua anima , come una luce calda,che brillava ogni giorno di
più,guidando Celia
in quel mondo appariscente e illusorio, pieno di rivalità
nascosto tra quei
tendoni in bianco e nero,che aveva presto imparato a conoscere.
E
ora è lì. Attende anche lei.
Il
pesante cappotto di lana nera,sopra il costume di
scena, la protegge dal freddo pungente della notte. Celia stringe le
braccia
attorno alla vita,cercando di darsi calore,mentre la brezza gonfia i
veli
bianchi del suo vestito troppo leggero come se fosse una candida
nuvola. I
riccioli scuri sono acconciati in una complicata treccia a lato della
testa,alternati con perle e nastri bianchi.
Sembra
perfetta,una ninfa evanescente avvolta nella
sua stessa magia..Questa è la sua notte…La notte
del suo debutto..La notte per
cui ha lavorato duramente,giorno dopo giorno,senza mai arrendersi di
fronte
alla stanchezza e alle difficoltà.
La
voce di suo padre,impaziente e carica
d’aspettativa,le risuona nella mente,ricordandole con
fastidiosa precisione
tutti gli anni passati ad allenarsi con i nastri,sospesa a
più di dieci metri
dal suolo mentre memorizzava incantesimi su incantesimi che
l’avrebbero aiutata
a rimanere sospesa in aria,aggrappata a quei tessuti che erano
diventati,col
tempo,la sua vita e la sua stessa condanna,quei normali pezzi di stoffa
che
erano l’unico mezzo per rendere orgoglioso suo
padre…
-Celia!
-Impegnati
di più!
-Concentrati
sulla tua forza interiore,o non riuscirai mai a compiere
l’incanto di
levitazione su di te!
Celia
scivola a terra,sopraffatta dal peso degli
anni passati,la schiena premuta contro la stoffa del tendone,le braccia
strette
attorno alle ginocchia.
Sopra
di lei,un cielo sereno,trapunto di lucciole..Nel
suo cuore,un’onda di sentimenti e angosce che la
paralizzano,affollando la sua
anima.
L’ansia
la attanaglia,impietosa…All’improvviso,tutti
gli esercizi ai nastri che sentiva di sapere alla perfezione non
sembrano poi
così perfetti..
Non
li ricorda più. Non ricorda neanche gli
incantesimi più semplici. Nella sua mente,il buio
più nero. E mentre il cuore
inizia a batterle furioso nel petto,e il respiro si fa affannoso e
irregolare,Celia sente l’ombra fredda della paura scenderle
addosso : paura di
cadere,di scivolare dai nastri,ma soprattutto,di deludere suo
padre,quel padre
burbero e un po’ scontroso che dieci anni prima si era visto
recapitare una
figlia sconosciuta all’ufficio postale,come un pacco
ingombrante,quel padre che
l’aveva allenata ogni giorno e le aveva insegnato a
controllare la magia in
lei.
A
quel pensiero,al timore di deluderlo,Celia non
riesce più a trattenersi,e le lacrime scorrono
libere,finalmente,rigandole il
viso. Non può arrendersi. Non deve. Ma la paura la
inchioda,impedendole di
alzarsi da terra.
E
il tempo scorre,imperturbabile,insensibile alle
sofferenze del mondo e degli uomini,scandito dal ticchettio
dell’orologio.
Tic.
“Lo
spettacolo è già iniziato?”
Tac.
“Cosa
starà pensando papà?”
Tic.
“Mi
starà cercando?”
Tac.
“Lo
sto deludendo…”
In
un attimo,la sua mente è affollata dai ricordi,i
ricordi di tutte le volte che ha deluso suo padre.
-E’
impossibile che tu non riesca a produrre l’incanto
Flores!E’ uno dei più
banali!
-Sei
incredibile !Ti distrai con troppa facilità!
-Incosciente!Non
provare mai più ad usare il Fuoco Magico da sola!
-Celia!Ragazzina
incapace,impegnati!
-Celia!
Celia! Celia!
<<
Avrei dovuto chiamarmi Miranda - sussurra
la ragazza,la voce spezzata dai violenti singhiozzi,mentre cerca di
coprirsi le
orecchie con le mani per non sentire l’eco di quelle parole cariche di
risentimento che la
feriscono più di una pugnalata- Forse sarebbe stato
meglio..Sarei stata una
figlia migliore >>.
<<
Perché dici questo? >>.
Una
voce,dolce come una carezza,rompe quel silenzio
angosciante e cupo,scandito dai singhiozzi della ragazza.
“Chi
è?Chi sta parlando?”
Celia
se lo domanda,colpita,ma non riesce ad
associare nessun volto a quella voce,non le sembra di averla mai
sentita.
Sembra quella di un ragazzo,ma non può esserne certa,dato
che un velo di
lacrime le oscura ancora gli occhi. Ma percepisce un’ombra
nel suo campo
visivo:la voce attende una risposta.
<<
Perché è la verità
>>,sussurra la
ragazza,sconfitta. Il bisogno di parlare con qualcuno,chiunque
sia,è così forte
da spingerla a confidarsi,anche solo con un’ombra del
circo,con uno dei suoi
tanti misteri che svaniscono al sorgere del sole. Così Celia
continua,liberandosi
dal peso delle sue paure,e parla con quella voce che,stranamente,la
rassicura
come una fune,salda e robusta,protesa
nell’oscurità per salvarla dal suo
inferno personale.
<<
Non valgo nulla. Né come strega,come
figlia,e nemmeno come artista. Ho troppa paura per alzarmi da qui e
affrontare
il mio debutto. Credimi,vorrei con tutto il cuore,ma..ma..non ce la
faccio… Avrei
dovuto chiamarmi Miranda >>,conclude la ragazza
scoppiando nuovamente a
piangere. Il peso del fallimento sembra un macigno impossibile da
sopportare,la
delusione e la tristezza troppo grandi.
Ma
la voce non la lascia sola. All’improvviso è
più
vicina,proprio di fronte a lei,inginocchiata alla sua altezza. Celia si
strofina gli occhi,sorpresa,cercando di vedere meglio oltre il velo di
lacrime.
Aveva
ragione. E’ un ragazzo. I capelli scuri sono spettinati
in un caschetto disordinato,e le labbra sono curve in un sorriso dolce
che le
fa battere il cuore.
<<
E’ normale che tu abbia paura-sussurra
lui-Sarebbe strano il contrario. Ma nel tuo cuore hai la
magia,è lei la tua
forza,la tua carta vincente contro la paura. Devi avere fiducia in
lei,ma
soprattutto in te stessa >>.
Celia
lo ascolta attenta. All’improvviso la paura le
sembra meno impossibile da superare.
<<
Ma io.. >>,prova a ribattere
debolmente. Non è ancora del tutto convinta che la magia sia
la chiave di volta
del suo problema.
Ma
il ragazzo la interrompe di nuovo.
<<
E poi-continua lui-io penso che il tuo nome
sia bellissimo,Celia >>.
Lei
lo guarda stupita.
<<
Ma tu..come..cosa..come fai a conoscere il
mio nome? >>,balbetta insicura.
Lui
si passa una mano tra i capelli. Sembra quasi
imbarazzato.
<<
Io..ti ho vista allenarti,qualche
volta,assieme a tuo padre. E lasciatelo dire,ai nastri sei veramente
brava. Non
ho mai visto nessuno dominarli come fai tu >>.
Celia
arrossisce,per il complimento,ma soprattutto
per il fatto che lui l’abbia osservata altre volte,quando
improvvisamente si
rende conto dell’abbigliamento del ragazzo:è
completamente vestito di nero. I
calzoni,la giacca,anche la camicia sono neri,neri come una notte senza
luna.
<<
Sei un Black.. >>,sussurra la ragazza
senza fiato.
Lui
annuisce.<< Sì. E tu una White
>>.
Celia
è sorpresa:sa bene che White e Black sono agli
antipodi della magia. I primi,come lei,usano la magia bianca,al
contrario,i
secondi,quella nera. All’interno del Circo dei Sogni
c’è una rivalità serrata
tra gli esponenti delle due fazioni,che badano bene di tenersi gli uni
a debita
distanza dagli altri,senza il minimo contatto o legame di qualsiasi
natura.
Lei
lo guarda,confusa,cercando di capire il perché
del suo strano comportamento. Ma ben presto si arrende.
<<
Perché mi stai aiutando?Tu sei..un Black.Il
tuo nome..e il mio.. >>.
Il
ragazzo sbuffa,irritato.
<<
Che
cosa c’è in un nome?Quella che noi chiamiamo
rosa,anche chiamata con un’altra
parola avrebbe lo stesso odore soave.. >>,cita
lui.
Celia
lo guarda stupita.
<<
Shakespeare? >>,sussurra.
Poi
riflette sulle parole,e all’improvviso il loro
significato le è chiaro.
Spalanca
gli occhi,incredula.
<<
Oh! >>,esclama senza fiato.
Il
ragazzo sorride,felice che lei abbia capito quello
che intende.
<<
La magia-continua lui- come ogni altra cosa
al mondo,ha due facce,come una medaglia:una
illuminata,l’altra no. Ma ognuna
delle due è indispensabile,perché è
legata a doppio filo alla sua gemella. Puoi
chiamarle come vuoi,a seconda della tua lingua o della tua cultura,ma
il
significato non cambierà mai:White e Black,Yin e Yang,Luce e
Tenebre sono gli
opposti alla base della vita. Esisteranno per sempre,separati ma
indispensabili
come il sole e la luna >>.
Celia
lo guarda,tranquilla.
<<
Dimentichi che il sole e la luna si
incontrano in un’eclissi.. >>.
Lui
sorride,scuotendo le testa.
<<
Questo non è possibile per la magia. Sarebbe
la catastrofe >>.
All’improvviso
si alza in piedi,tendendole una mano
per aiutarla. Celia lo guarda,incerta,poi la afferra,tirandosi su.
Nel
momento stesso in cui le loro mani si
sfiorano,un brivido percorre i due ragazzi,come una scossa elettrica
dolce,ma
destabilizzante. I due si allontanano repentinamente,come scottati.
Entrambi
l’hanno avvertito,quel brivido a fior di
pelle. Ne erano certi.
<<
Allora..In bocca al lupo,Celia. Vai là
dentro e incantali tutti >>,dice il ragazzo,voltandosi
per allontanarsi.
Ma
Celia lo ferma,afferrandolo per la manica della
giacca.
<<
Aspetta!-esclama- Io..vorrei ringraziarti. E
non mi hai ancora detto come ti chiami >>,sussurra poi un
po’ imbarazzata
per quello slancio di coraggio che non credeva di possedere.
Forse
ha ragione lui..La forza è davvero dentro di
lei..
Il
ragazzo si volta,lentamente. Sorride.
<<
Mi chiamo Marco >>,dice solo.
E’
un attimo.
I
loro occhi si fondono,il nocciola più intenso
nell’azzurro cielo più brillante. I cuori battono
all’unisono,veloci come treni
in corsa,i respiri diventano irregolari e affannosi.
E
gli occhi si cercano senza sosta,si rincorrono
alla ricerca di segreti mai detti,di sensazioni mai provate,gli uni
negli
altri.
Occhi
negli occhi.
Due
anime che si incontrano,nello spazio di un
secondo;si parlano,con un muto linguaggio di sguardi;si desiderano,con
tutta la
forza di un sentimento potente quanto inaspettato.
E’
un attimo. Occhi negli occhi.
Poi,d’un
tratto,la magia svanisce,rotta da una voce
improvvisa,che li richiama alla realtà.
E
Marco si riscuote,come da uno stato di trance.
E’
ancora stupito da tutte quelle emozioni che non
aveva mai provato prima,e una forza a lui sconosciuta lo attira verso
la dolce
Celia,ancora immobile vicino al tendone,lo spinge ad afferrarla,a
baciarla,a
stringerla fino alla fine del tempo. Ma sa bene che non può
farlo. Non potrà
mai. Sarebbe davvero una catastrofe.
Così
si volta,costringendosi a non sfiorarla,e se ne
va,ostentando una sicurezza fasulla,che ormai non ha
più,dopo quell’attimo.
Ormai
non è più sicuro di niente.
Stavolta,Celia
non prova a fermarlo. Lo guarda andar
via,mentre dentro di lei si agitano mille e più sensazioni
diverse..Cos’è quel
calore che sente dentro?Quel desiderio di lui così forte?
Non
lo sa ancora,ma forse,lo scoprirà presto.
Si
volta anche lei.
E’
ora di andare.
E
così si incammina verso il tendone principale,a
testa alta,senza più paure,senza timori,ora che ha trovato
il coraggio nascosto
dentro di sé.
Grazie
a lui. Marco.
E
mentre aspetta di compiere il suo numero,dietro il
sipario,il suo ultimo pensiero va a quel ragazzo così
dolce,che si è fermato ad
aiutarla.
Occhi
negli occhi.
I
suoi occhi,color zaffiro.
Quel
ricordo le dà coraggio.
Entra
in scena.
Ora,è
la sua notte.
Le
frasi
evidenziate in corsivo sono riprese rispettivamente da Romeo e
Giulietta,di
Shakespeare,e Eclipse,di Stephenie Meyer..Questa one shot mi
è stata ispirata
dalla canzone “Occhi negli occhi”,tratta dal
musical Giulietta e Romeo di
Riccardo Cocciante…
Spero
che vi sia
piaciuta..è una delle mie prime prove di scrittura,quindi
commenti e critiche
sono ben accetti,anche per aiutarmi a migliorare…Quindi,se
vi va,lasciatemi una
recensione,anche piccola piccola,va bene lo stesso!
Grazie
per aver
letto la mia storia,
Cecily