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Autore: ohgiustino    08/02/2012    2 recensioni
-Olivia.- ripetè, mantenendo uno strano stato di quiete assoluta.
Sospirai e, alzando lo sguardo, capì di aver commesso un errore.
I suoi occhi, di un colore indefinito tra l'ambra e il cioccolato, erano vuoti.
-Quando te ne andrai?- chiese a bassa voce.
-Tra un'ora.- risposi, capendo solo adesso.
Per un'altra settimana, non l'avrei visto. E lui sarebbe tornato a casa sua, forse per sempre.
Il cuore perse un battito di colpo, e il cervello non elaborò più informazioni.
Mi sentivo persa. Conoscevo quel ragazzo da quanto? Un giorno, ecco.
Come potevo sentirmi così in sua presenza? Come poteva farmi stare male il fatto di non poterlo vedere più?
Non mi capivo, a volte.
-Ci incontreremo di nuovo?- domandai, timidamente.
Volevo certezze, in quel momento.
-Non lo so.- mormorò, sparendo nuovamente nell'ombra.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ultimamente, quando mi immergevo in acqua, tutti i problemi sembravano scomparire.
Non che io, Miss Savannah Olivia Miller, ne avessi, intendiamoci. Solo che tra scuola, famiglia e gruppi extrascolastici, tutto sembrava distruggermi.
Quel freddo giorno di un novembre inoltrato, dove la monotonia regnava, mi rilassai, sprofondando nelle infinite acque dell'Island Lake.
Poco importava dei brividi che, piano piano, mi percorrevano tutta la schiena, causandomi leggere convulsioni.
Il gelo mi stava distruggendo, ma avrei fatto di tutto pur di rimanere immersa in quel paradiso terrestre.
Tutto sembrava così naturale e pacifico. Le nuvole erano di un intenso colore rosato, misto tra arancione e giallo.
Il sole stava per tramontare, nascondendosi dietro la montagna a me davanti.
Restai qualche secondo immobile, ad occhi chiusi, assaporando l'odore di miele e vaniglia che proveniva dal bosco accanto.
Il fruscio delle foglie ormai quasi tutte cadute sulla distesa d'erba regnava. Se non per quello, c'era assoluto silenzio.
Se non era per quello, e soprattutto per mia sorella Destiny che cantava a squarciagola ogni singola canzone dei Coldplay.
Mi alzai di scatto, camminando a fatica fino alla riva e, legandomi l'asciugamano al petto, mi addentrai in casa.
Quello che vidi non fu uno spettacolo particolarmente entusiasmante.
Mia sorella, ormai con sei anni di vita, ballava sul tavolo senza pudore, strimpellando accordi su una chitarra invisibile e ricominciando a cantare.
Intorno a lei, il caos.
Patatine, pop corn, lecca lecca e ogni tipo di leccornia sparsa per il pavimento. Per non parlare delle bibite rovesciate o mezze vuote sul divano.
Sospirai profondamente, lasciandola ai suoi divertimenti e dirigendomi in camera mia.
Ogni singola cosa che faceva lei, non era affar mio, e questo era già stata stipulato con mia mamma, Margareth Miller.
Arrivata davanti alla mia stanza, evidenziata da un abnorme poster di Chris Brown, aprì con un colpo secco la porta.
Ogni week-end lo passavo con mia sorella nella 'casetta sul lago', come la chiamavo io.
Non era molto lontano da casa mia, in una parte remota del Nevada, e mia mamma mi permetteva di recarmi lì ogni qualvolta volevo.
E per 'ogni qualvolta' intendeva esclusivamente fine settimana, se non nelle vacanze estive.
Risi leggermente, aprendo l'armadio e tirando fuori qualcosa di comodo.
Appoggiai la tuta sul termosifone, andando a farmi una veloce doccia fredda, tanto per lasciar scivolare via i pensieri.
E se c'era una cosa che io amavo, era il freddo.





In quella giornata, scoprì parecchie cose.
Una, che le bambine di sei anni erano terribilmente isteriche, se sottraevi loro la televisione.
Due, che avevo dei rumorosissimi vicini di casa.
Una delle abitazioni a me accanto erano deserte da ormai anni, almeno che io sappia.
Ma quel sacrosanto sabato di Novembre, attestai che la casa era vivibile.
-Abbassate quelle casse!- urlai, la sera. Insicura sul fatto che le casse potessero evidentemente abbassarsi.
Erano circa le undici. Destiny dormiva beata sul divano distrutto e io cercavo di capire un argomento di chimica.
Cosa direi impossibile, visto che le note di 'Where them girls at' risuonavano nell'aria.
Visto che la mia imprecazione non ebbe risposta positiva, cominciai a canticchiare a bassa voce.
-So many girls in here, where do I begin?- mormorai, più a me stessa che ad altro.
Scossi subito dopo la testa, imponendomi di concentrarmi almeno un briciolo per superare il test del lunedì.
Cominciai a ripetere ad alta voce, sperando di farmi entrare in testa tutto.
Intanto una folata di vento mi percosse, facendomi rabbrividire.
Mi alzai istintivamente, correndo a chiudere la finestra, prima di sbirciare con la coda dell'occhio ciò che accadeva nell'altra casa.
Una festa, sicuramente una festa. Anche se non era il luogo adatto, era una festa.
Io non ero una 'party-girl', non lo ero affatto, anzi.
Non che fossi una secchiona senza vita sociale, ma le super feste non facevano per me.
Preferivo stare a casa a leggere, o magari a guardare un film.
Annuì tra me e me e, sentendo il suono stridulo del campanello, mi alzai controvoglia, puntando alla porta.
-Posso aiutare?- chiesi solamente, aprendo la porta e trovandomi davanti un ragazzo.
Abbassai di colpo lo sguardo, fissandomi con non curanza le scarpe rovinate.
-Voglio scusarmi per la confusione.- rispose, ammiccando alla festa.
Sospirai, in imbarazzo.
Passarono secondi interminabili, in cui non seppi che dire, o fare.
Poi, alzai lo sguardo, sentendo il suo pesantemente puntato su di me.
Vidi una luce, alla sue spalle. Un luccichio.
-Mmmh.- si limitò a mugugnare, lui, rompendo il silenzio (e i miei pensieri). -Vuoi venire anche tu?- sorrise, o almeno, ci provò.
Capì che la mia visita non era affatto gradita, quindi scossi la testa, puntando lo sguardo altrove.
Per quei pochi secondi in cui i miei occhi avevano incrociato i suoi, mi sentì debole e insicura.
Erano l'ottava meriviglia del mondo. La cosa più bella che avessi mai visto.
-Allora io vado, ci vediamo in giro..- si bloccò, passandosi una mano tra i capelli.
-Olivia, mi chiamo Olivia.- mi presentai, nominandomi col secondo nome.
Annuì, scrollando le spalle.
Altri infiniti secondi di silenzio, in cui ogni minima percezione di movimento sembrava cruciale.
L'osservai meglio, vergognandomi dei pensieri poco casti e puri che elaborava la mia mente.
Chiusi gli occhi e feci un grande respiro.
Quando li riaprì, lui era sparito.




























badabum-cha cha!

ciao bellezze, allora.
ho avuto dei problemi con l'altro account.
quella testa di mignotta della mia amica ha cancellato tutta la storia, fottendomi anche l'account.
quindi.. ho deciso di iniziarne una nuova.
beh, su questo capitolo non so che dire.
spero non ci siano errori/orrori di grammatica, sennò posso considerarmi morta.
spero (e due) di ricevere abbastanza recensioni per indurmi a continuare questa merdina, detto ciò, ce vedemo bele.




@ohgiustino



















 
  
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