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Autore: Gwendin Luthol    08/02/2012    5 recensioni
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Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Lennon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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My dear son.

 

La sala d’attesa di quell’ospedale dava una sensazione di freschezza e purezza.
Le grandi finestre erano aperte,praticamente spalancate.
Le tende,bianche come il resto della stanza,svolazzavano come fantasmi tormentati.
Fra tutto quel candore,solo un uomo dai capelli castano chiaro risaltava nell’arredo.
Non che fosse un mobile o cos’altro,ma stesse talmente tanto tempo fermo sulla sedia che sembrava quasi farne parte.
Poi d’un tratto parve stancarsi e mettendosi una mano nella tasca dei pantaloni,si alzò.
Si diresse a passo lento verso la finestra più vicina.
Frugò un po’ nella tasca ma riuscii a trovare una sigaretta. Se l’accese e cominciò a guardare fuori dalla finestra.
Il fumo denso e dal colore grigiastro,si levò in aria per poi ballare su e giù a ritmo del vento che arieggiava la sala.
“Qui non si fuma,è un ospedale” disse un’infermiera dal passo svelto.
Neanche finita la frase ed era già nel corridoio adiacente alla stanza.
L’uomo,però,non diede troppo retta a quelle parole.
Continuò a fumare,l’ansia era troppa.
I suoi capelli erano lunghi,posatosi perfettamente sulle larghe spalle.
La pettinatura dalla riga in mezzo non lo differenziava da molti altri giovani di quel tempo. Però saltavano agli occhi un paio di occhialini tondi dalla montatura dorata.
Leggeri,ricadevano sul suo naso fine.
Sì,quel tipo aveva qualcosa di dannatamente bello. Un qualcosa di non direttamente esplicito.
“Signor Lennon?” chiamò un’infermiera dalle sembianze morbide e burrose.
“Sì,mi dica” rispose l’uomo e con un veloce scatto della mano lanciò via la sigaretta.
“Mi segua”.
Anche quest’altra camminava veloce ma lui aveva le gambe molto più lunghe,così finì quasi per superarla.
Il corridoio dalla quale sembrava esser stato appena risucchiato non finiva mai,ma si cominciarono a vedere delle camere per pazienti.
Reparto maternità.
L’ansia? Inutile descriverlo,sempre più forte.
 
 .


Un fascio di luce gli attraversò gli occhi.
Quella camera era anche più soleggiata e lucente della sala d’attesa.
Però,a differenza sua,tutte le finestre erano chiuse.
John si accorse di Yoko,dopo aver fatto due passi in quella camera.
Il letto era molto basso e piccolo e,infondo,lo era anche lei.
Fra le lenzuola bianche a la camicia da notte,risaltavano solo i suoi lunghi capelli neri e gli occhi a mandorla.
Però quegli occhi,brillavano di una luce diversa. Anzi,non brillavano affatto.
“John” chiamò la donna “avvicinati”.
L’uomo sentii una stretta allo stomaco.
Doveva prepararsi ad una delusione.
Un’altra delusione,della sua vita.
“John,il bambino” “non ce l’ha fatta…giusto Yoko?” la precedette. Non voleva che fosse qualcun altro a precedergli certe parole. Doveva farcela da solo,come aveva sempre fatto.
“Aborto naturale…sì” rispose la donna.
Abbassò lo sguardo.
Uno scintillio le scivolò sulle alte gote dalle forme orientali.
“Guardalo,sta uscendo dai tuoi occhi” disse John,indicandola.
Yoko fece un verso. Un mugugno.
Forse voleva sorridere.
Voleva far capire a suo marito che era tutto apposto,però non era così. Non era così dopo l’ennesimo aborto.
John fece per accarezzarle la guancia. Nel farlo le raccolse la lacrima.
Se la portò alla bocca e la leccò.
“E’ dentro di me,pronto a cercarti. Ce la faremo Yoko,come tante altre volte”.
E detto questo spezzò il pianto della donna con un bacio.






Due paroline:
Fandom.
Da quanto teeeeeeempo!
*corsa a rallentatore*
No,a parte tutto. Questa fic era un'idea che se non pubblicavo,
mi avrebbe tornmentato per sempre.
Per chi non sapesse
non è una cosa infondata,l'aborto di Yoko.
O meglio,gli aborti.
Prima di Sean,uuuh!
Avoglia a tentativi :/
Comunque sia,grazie per l'attenzione.
Grazie per aver letto sino a qui,
grazie per una probabile recensione.
Beatle-baci :*

  
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