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Autore: Doralice    08/02/2012    10 recensioni
Ridotti entrambi ai minimi termini di esseri umani: solo carne e sangue e ossa e umori.
Non è umano. Ripetitelo. Non. È. Umano.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Brevissima one-shot, praticamente poco più che una flash-fic.

Ehm... io lo so che è un tema stra-abusato e sono già state scritte millemila fanfic del genere, che TUTTE noi ci immaginiamo – desideriamo follemente – che le cose si svolgano all'incirca così... insomma non è niente di nuovo quello che andrete a leggere, lo ammetto. Ma il fatto è che, mentre penso ad altre tre – TRE, sì, avete capito bene – fanfic, di cui ben due a capitoli, c'è questa immagine che continua a perseguitarmi e so che non riuscirò ad inserirla in nessun'altra fanfic... per cui, ecco, dovevo “liberarmene” in qualche modo. E così l'ho scritta. Questo è quanto.

Canzone: With Or Without You, U2.







There's no title for this


Non la puoi descrivere. Non c'è alcun modo.

Prova a viverla, allora. Tenta di assorbirla attraverso i sensi e cesellartela dentro come tu gli hai cesellato la faccia con il tuo pugno.

Sono flash di azioni slegate dal pensiero.

Volontà pura. Istinto primario.

Ridotti entrambi ai minimi termini di esseri umani: solo carne e sangue e ossa e umori.


Primo: ossa contro ossa.

Le tue nocche che vanno a cozzare contro il suo naso. Il rumore sinistro di qualcosa che non dovrebbe rompersi ma che si è appena rotto. Apri e richiudi la mano, la scuoti, ringhiando per il dolore.

Fa male e – cazzo! – questo ti regala una scarica tale di adrenalina da farti esplodere le pulsazioni. Adesso gliene potresti dare altri cento di quei pugni.


Secondo: ossa contro carne.

I tuoi denti che affondano nel tuo labbro. Te lo mordi così forte da lacerare la carne.

È la sua non-reazione. È il suo tenersi in disparte, con il fiato corto e la mano premuta contro il naso. È il suo evitare di guardarti, preferendo piuttosto fissare il pavimento dove i sacchetti della spesa che avevi in mano sono scivolati a terra, spargendo il loro contenuto sulle mattonelle scheggiate, nel momento in cui te lo sei trovato davanti.

Dolore. Fa male anche questo e cominci a confondere il dolore prettamente fisico con il dolore che hai sepolto dentro ormai tre anni fa. Si sta facendo nuovamente strada, scavando e strappando strati di te, fino a riemergere grondante del tuo risentimento, della tua disperazione.


Terzo: ossa contro carne.

La tua mano rigida contro il suo petto. C'è il divano dietro di lui e ci cade a sedere, sbilanciato dalla tua spinta brusca. Gli sali a cavalcioni, abbracciandolo convulsamente e pieghi il capo, lo sfreghi contro di lui. Un movimento rozzo, come un cane che ritrova il suo padrone e scodinzola felice, ma tiene ancora le orecchie basse e chiede con gli occhi “Dove sei stato?”.

Dolore. Fa male il suo odore che ti riempie i polmoni. Fa male il suo cuore che batte furioso sotto la camicia. Fa male la risposta timida delle sue braccia che piano ti cingono la vita.


Quarto: umori contro carne.

Difficile capire di chi sia esattamente il sangue. Le lacrime sono le tue. Il collo imbrattato è il suo.

Gli stai singhiozzando addosso ed è tutto abbastanza confuso. E anche quando ti riesce di mettere a fuoco qualcosa, questo non fa che andare a sommarsi al resto, a tutto il resto, che ti preme nel diaframma fino a farti traboccare, fino a strapparti un altro singhiozzo e allora pensi al perché stai singhiozzando e il perché ce l'hai tra le mani, tutto intero, ricci neri e occhi chiari e quella piega, lì, sulle labbra, che è sua e solo sua e di nessun altro. E tutto questo è semplicemente impossibile da sopportare e l'unica cosa che ti riesce di fare è singhiozzare ancora.

Fa male. E basta.


Quinto: sangue contro carne.

La tua lingua che assapora il suo sangue. Hai seguito il rivolo denso dal collo, risalendo fino al mento e di lì alla fonte. Gli hai rotto il naso, lo sai? Glielo baci piano. Gli baci la guancia, lo zigomo, il sopracciglio, la fronte. Fai il giro inverso e infine torni al naso. È una maschera di sangue, adesso.

Fa male come riesce ad essere limpido quell'azzurro in mezzo al rosso e al dolore.


Sesto: carne contro carne.

Sfiora, succhia, mordi. Fallo ancora. E ancora. Di nuovo. Cattura la sua lingua. Affonda la tua. È caldo e ti piace. Ti piace anche il sapore. Respira, non stai respirando. Bravo. E adesso daccapo. Afferralo per la nuca e spingi, vai più in fondo. Mordilo ancora. È buono, Dio se è buono. Potresti divorarlo in quel modo per l'eternità. Lui lo sta facendo, l'ha sempre fatto. Divorarti da dentro. È il tuo turno adesso.

Non è umano.

Ripetitelo.

Non. È. Umano.

Dolore. Fa male baciare un angelo.


Settimo: carne e sangue e ossa e umori.

Lo ami. Vorresti dirglielo. “Ti amo, Sherlock”. Ma tutto quello che ti esce è una minaccia resa insignificante dal tuo stato di cucciolo smoccoloso e singhiozzante.

Tu non te ne vai più. –

Lo senti sorridere contro la tua tempia. Lo senti stringerti più forte, le dita sottili che affondano, si aggrappano a te.

Non vado da nessuna parte, John. –

T'infrangi su quelle parole. E di te non resta più niente.

Dolore. Fa male la felicità.

   
 
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