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Autore: Taila    09/02/2012    11 recensioni
- Non ti facevo tipo da queste cose, dottore.- soffiò sulle sue labbra umide di saliva.
John lo fissò confuso dall’incoerenza di quella frase totalmente priva di contesto in quel momento, cercò davvero di concentrarsi per capire cosa volesse dire, ma quel volto d’alabastro era dannatamente vicino al suo e non lo aiutava a riannodare i fili della sua coscienza ormai inevitabilmente perduti. Sherlock ridacchiò per lo stato in cui era riuscito a gettare John e quel suono gutturale sembrò toccare corde dentro il dottore che nemmeno sapeva di possedere.
- Il tatuaggio.- spiegò mentre gli passava le dita della mano sinistra sul muscolo contratto del bicipite.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Tatoo
Autore: Taila
Serie: Sherlock (bbc)
Genere: Romantico, sentimentale, fluff, slice of a life
Tipo: One – shot, slash, un pochino erotico
Raiting: Giallo
Pairing: Sherlock Holmes x John Watson
Disclaimers: I personaggi presenti in questa shot non appartengono a me, ma a Sir Arthur Conan Doyle, a Moffat e a , e alla bbc, li ho presi in prestito soltanto per puro divertimento e per i miei loschi fini, senza scopo alcuno di lucro.
Note: L’idea per questa shot è nata mentre rileggevo le Cronache del Mondo Emerso, ho scandagliato un po’ internet alla ricerca di qualche immagine di Steve McGarret (visto che Sherlock, le Cronache e HFO c’entrano l’uno con l’altro come lo zucchero nell’acqua per la pasta ^^’’) e alla fine mi sono decisa e mi sono messa al computer. Tutto questo per dire che Nihal, visto che è una tradizione dell’esercito, dopo la nomina a Cavaliere del Drago si tatua; Steve è ridotto peggio di un murales su gambe, visti quanti ne ha – sempre che non ne abbia anche qualcuno in qualche parte che non si può mostrare *p* Inoltre, fomentata dalle altre shot che hanno proposto un dottore appena uscito dalla doccia, ho provato a immaginare il tutto e non ho resistito a cercare di tirare fuori un pochino del cattivo ragazzo - come lui benissimo dice nella 2x01 - che è in lui *__*
Ringrazio kiba91: Sono contenta di sapere che l'idea di Sherlock geloso ti sia piaciuta ^^ Già, anche a me piace tantissimo quando si baciano e per questo cerco di farglielo fare il più possibile *p* anche vederli dedicarsi a qualcosa di più materiale non sarebbe male *___* Spero che anche questa ideuzza ti piaccia ^^ Ringrazio saso: Grazie mille ^^ Ti capisco: io l'ho scritta invece di dedicarmi ad Aristodemo tiranno di Cuma -__- Meglio sprimacciarci il nostro dottorino, no? *-* Sìsì, Sherlock me lo immagino come uno che innalza una palizzata attorno a John, per evitare che un comune mortale gli si avvicini troppo *___* Ringrazio JimmyHouse: Grazie a te di aver letto ^^ Sono felice che l'altra shot e l'amico di John (purtroppo non mi sono sbattuta molto per trovargli un nome decente, lo ammetto, ma ero stanca e almeno non l'ho chiamato Aristotele o Tucidide, visto che ho la scrivania ingombra di classici a causa della tesi ^^'') Felice di sapere che sono riuscita a mantenere IC Sherlock, per John... beh, non è un gesto "pubblico" diciamo così, perchè la mano del detective è sotto il tavolo, nascosta dalla tovaglia, quindi la sua immagine di soldato di Sua Maestà Britannica è intatta ^O^ Anche a me piacciono gli sguardi che si scambiano, perchè è una cosa soltanto loro, John non guarda nessun altro come guarda Sherlock e viceversa, esattamente come accade per Steve e Danno di HFO *-* Spero che anche questa shottina ina ina ti piaccia ^^ Ringrazio chibisaru81: Rieccomi qui a far danni, non so se è all'altezza dell'altra, ma spero che anche questa ti strappi un sorriso ^^ Ringrazio PapySanzo89: Lieta che l'altra shot ti sia piaciuta così tanto... me gongola ^.^ Mi piacerebbe esplorare ancora la gelosia di Sherlock, magari in futuro... Per la parlantina del nostro detective... si è sprecato in quel modo solo mettere le cose in chiaro con l'altro ^^ Spero che anche questa ti soddisfi ^.^ Ringrazio Sevvina: Oh, anch'io sono sempre qui a caccia di ff su Sherl/John *___* In realtà sono Sherlock e John a ispirarmi il fluff, perchè in altri fandom ci vado giù parecchio pesante con le lemon... e ti confesso di star accarezzando l'idea di scriverne una anche per loro... Povero Mike, aveva già a che fare con uno Sherlock geloso e più minaccioso del solito, che ha scoperto tutto il suo giochetto subito... lo compatiamo? ^O^ Al di là di tutto sono contenta che ti sia piaciuta la shot e che l'abbia trovata credibile, spero che anche questa ti soddisfi ^^
Ringrazio: Angelica Barbanera, gatto5, kiba91, paku, PapySanzo89, saso, Sevvina, Sui e _Bya_love_ che hanno inserito "Watson mine" tra i prederiti. Ringrazio: Anastasia_Malfoy, ElseW, Eris666, ino, kiba91 e Quistis18 che hanno inserito "Watson mine" tra le fic da ricordare. Ringrazio: Rumy e Shinku Rozen Maiden che hanno inserito "Watson mine" tra i seguiti.
Ringrazio tutti coloro che hanno anche soltanto letto e tutti coloro che leggeranno e commenteranno questa shot (inchino!).
Adesso la smetto e vi lascio alla lettura, alla prossima fic gente \^O^/



Tatoo


John allungò una mano e, con un movimento veloce, ruotò la manopola del rubinetto fino a chiudere il getto. Sospirò nel rendersi conto che ancora una volta aveva fatto la doccia in tre minuti esatti*, come se vivesse ancora in caserma. Aveva trascorso metà della sua vita con la divisa addosso e le abitudini marziali erano così tanto radicate dentro di lui che, credeva, non lo avrebbero mai abbandonato. Per esempio sapeva di non essere più in grado di camminare normalmente, ma avrebbe conservato per sempre il passo cadenzato e pesante del soldato che marcia nella piazza d’armi per la rivista.
Scosse la testa per scacciare simili facezie e scostò la tenda della doccia, prese l’asciugamano e cominciò a sfregarla addosso per asciugarsi, ma quando allungò la mano per prendere l’accappatoio le sue dita strinsero soltanto aria. Si girò sorpreso verso il gancio vuoto: non era tipico di un uomo come lui dimenticare qualche cosa, ma sicuramente quella giornata trascorsa all’ambulatorio pieno di persone che dichiaravano di avere malanni più o meno reali, doveva averlo stancato più di una corsa per la città insieme a Sherlock.
Ovviamente chiedere al suo coinquilino era da escludere a priori: doveva essere ancora sdraiato sul divano, lì lo aveva lasciato quella mattina uscendo e lì lo aveva trovato quella sera rientrando a casa, sempre nella stessa identica posizione, a meditare su chissà cosa. Sherlock non si sarebbe mai alzato dal suo divano solo per prendere l’accappatoio del suo coinquilino, era un’idiozia soltanto pensarla una cosa simile. Scosse la testa e abbassò lo sguardo sul telo che ancora stringeva tra le dita, decidendo che quella era la cosa migliore da fare. Si fregò i capelli eliminando ogni traccia di umidità e, lasciandoli spettinati, si legò l’asciugamano attorno alla vita e finalmente uscì dal bagno.
Il pavimento era gelido sotto la pianta dei suoi piedi scalzi e rabbrividì nell’aria della casa che era più fredda rispetto a quella calda e umida del bagno, ma John decise comunque di compiere una piccola deviazione verso la cucina per mettere il bollitore sul fuoco, prima di salire le scale che portavano alla sua camera. Nel tempo che lui avrebbe impiegato per cambiarsi, l’acqua avrebbe iniziato a bollire e al suo ritorno si sarebbe potuto gustare un buon the caldo.
Si fermò per un attimo sulla soglia del salotto, osservando la massa scomposta dei ricci neri di Sherlock spuntare da un lato del divano e immaginando senza alcuna fatica la sua figura nascosta dietro la spalliera. Sorrise perché in qualche modo quella vista era qualcosa di familiare oramai, un punto fisso attorno al quale ruotava la sua vita, era uno di quei tanti particolari che rubacchiava qui e là nella sua quotidianità per ricordarsi che la guerra con i suoi mille fantasmi era ormai lontana.
John, per andare in cucina, passò accanto al divano e si fermò un attimo per immergere le dita tra i capelli del suo compagno, in una carezza gentile con cui attirare la sua attenzione. Era difficile per un uomo come lui, irrigidito dalla ferrea disciplina militare, lasciarsi andare a esternazioni d’affetto come quella, ma aveva imparato a farlo per entrambi e non se n’era mai pentito.
- Se continui a stare sdraiato lì sopra, presto ti verranno le piaghe da decubito e mi spieghi poi come farai a dare la caccia al prossimo criminale per Londra?- lo rimproverò bonariamente e appena divertito, mentre con il pollice gli accarezzava piano la fronte.
L’angolo destro della bocca del detective si tese verso l’alto in un piccolo sorriso, con la testa un po’ tirata indietro sul bracciolo per osservarlo da sotto insù e lo sguardo di ghiaccio intenso e un po’ confuso per la lunga veglia puntato su di sé e John avvertì qualcosa tremargli dentro davanti le insondabili profondità di quelle iridi.
- Tu invece sei a caccia di un malanno e avere così una scusa per non andare all’ambulatorio?- replicò il detective, mentre faceva scorrere lo sguardo su di lui.
Quella era la prima volta che riusciva a vedere il corpo del dottore privo di tutti quegli strati di vestiti sotto i quali era solito seppellirlo, poiché anche se i rapporti tra di loro erano diventati più intimi, non erano ancora riusciti ad arrivare a quel grado di familiarità grazie a quell’insospettabile timidezza che aveva scoperto nell’altro – una timidezza che non si manifestava certo nel caso in cui John aveva a che fare con una donna, ma che sembrava venir fuori tutta insieme e tutta d’un colpo quando si trattava di lui – e Sherlock fu piacevolmente sorpreso nel constatare che i soldi delle tasse erano stati magnificamente spesi.
L’addestramento militare a cui John si era sottoposto, aveva scolpito perfettamente il suo fisico e, benché lui non fosse il tipo da indulgere in simili sdolcinatezze tipicamente femminili, doveva ammettere che la vista di quei muscoli sviluppati armonicamente secondo le proporzioni di quel corpo esercitava un indubbio fascino su di lui. La sua pelle, più chiara di quando l’aveva conosciuto, era percorsa da decine di cicatrici di diversa forma, dimensione e colore che sembravano quasi disegnare una ragnatela di cui Sherlock avrebbe presto conosciuto ogni segreto.
- Una vacanza non mi dispiacerebbe – rispose il dottore mentre si accovacciava accanto al divano, con le braccia incrociate sul bordo del bracciolo, accanto alla testa dell’altro e il mento puntato sul dorso delle mani appoggiate l’una sull’altra – Ma ho soltanto dimenticato l’accappatoio in camera mia.- e concluse con un sorriso.
Sherlock si girò fino a stendersi sul fianco desto, la vestaglia avvolta in modo disordinato attorno alla sua figura e osservò l’altro, sentendosi piacevolmente accarezzato da quel suo sguardo carico d’affetto. John sollevò l’indice di una mano e piano, quasi che temesse la sua reazione, gli ricalcò in una lenta carezza il profilo deciso della mandibola. Il polpastrello gli scorreva caldo e ruvido sulla pelle e il detective lasciò che il dottore gli accarezzasse la linea del naso e quella degli zigomi, scendendo fino alle labbra sottili e appena dischiuse contro il respiro calmo, socchiudendo gli occhi come un grosso gatto che si fa vezzeggiare dal suo padrone. Sherlock sarebbe stato molto carino con un paio di orecchie feline, pensò John mentre, sempre in punta di dita, gli percorreva la curva morbida della cresta dell’orecchio fino al lobo, per poi spingere il volto in avanti in cerca di un bacio.
Baciare Sherlock Holmes era una delle esperienze più devastanti che avesse mai sperimentato, perché saltava ogni convenevole e attaccava subito la sua bocca, assaltandola ed esplorandola con la stessa minuzia che avrebbe dedicato a uno dei suoi casi più complicati, riducendolo ogni volta a un ammasso di gelatina tremula e così privo di coscienza da essere incapace di fornire persino la sua data di nascita, dopo.
- Non ti facevo tipo da queste cose, dottore.- soffiò sulle sue labbra umide di saliva.
John lo fissò confuso dall’incoerenza di quella frase totalmente priva di contesto in quel momento, cercò davvero di concentrarsi per capire cosa volesse dire, ma quel volto d’alabastro era dannatamente vicino al suo e non lo aiutava a riannodare i fili della sua coscienza ormai inevitabilmente perduti. Sherlock ridacchiò per lo stato in cui era riuscito a gettare John e quel suono gutturale sembrò toccare corde dentro il dottore che nemmeno sapeva di possedere.
- Il tatuaggio.- spiegò mentre gli passava le dita della mano sinistra sul muscolo contratto del bicipite.
Watson batté un paio di volte le palpebre, come se volesse diradare quelle immagini oniriche che erano apparse davanti ai suoi occhi durante il bacio e abbassò lo sguardo, spostandolo verso il suo braccio destro, dove sulla pelle spiccava il disegno di un serpente attorcigliato sinuosamente attorno a una spada, il muso del rettile con le fauci spalancate in una muta minaccia all’altezza dell’elsa e la punta acuminata dall’arma rivolta verso il basso, in direzione del gomito.
Nella sua lunga carriera di detective, Sherlock aveva acquisito una certa esperienza in materia, perché i tatuaggi erano uno dei tanti indizi che potevano aiutarlo a ricostruire l’identità di una vittima o di un criminale. Il più delle volte si era imbattuto nelle più classiche e frivole rose e cuori, spesso si trattava di caratteri orientali che significavano tutto l’opposto di ciò che credeva il proprietario e qualche volta aveva arricciato il naso disgustato alla vista di un I♥Mummy inciso sulle braccia grosse come tronchi d’albero di alcuni marinai giù al porto che avevano appena massacrato di botte il loro rivale in amore – come se ci si potesse ingelosire di una prostituta. Ma ai suoi occhi quello che il dottore portava sul braccio era la cosa più indecente e al tempo stesso eccitante che il detective avesse mai visto.
Se quel tatuaggio fosse appartenuto a un altro, lo avrebbe classificato come orripilante senza degnarlo di un secondo sguardo, ma la sfumatura color miele di quella pelle liscia e soda gli conferiva un fascino tutto particolare. Sherlock non si era mai ritenuto un feticista – a differenza di John che aveva sempre cercato di dissimulare, male tra l’altro, l’attrazione che provava per il suo collo – ma osservare quel tatuaggio ebbe l’effetto di accelerargli la velocità del flusso sanguigno e spingerlo in regioni del suo corpo che si trovavano sotto la cintura.
- L’ho fatto dopo il giuramento come soldato. – gli spiegò il dottore con uno di quei suoi sorrisi caldi, velato appena di malinconia – E’ tradizione che un soldato si faccia un tatuaggio per festeggiare l’essere diventato un soldato a tutti gli effetti.- riportò sul compagno lo sguardo, che brillava appena dell’ingenua furbizia di un bambino che ha fatto una marachella.
Sherlock annuì con un mugolio sommesso, mentre con la mano libera stringeva il fianco del dottore e lo spingeva verso di sé. Ingoiò un sospiro soddisfatto quando avvertì il corpo del dottore arrampicarsi e distendersi sul suo, il calore della sua pelle che filtrava attraverso la maglia sottile che indossava. John si sporse per baciarlo ancora e due dita del detective trovarono piacevolmente posto nell’incavo di una vecchia cicatrice che si trovava appena sotto la scapola dell’altro uomo, mentre l’altra mano continuava a tracciare il contorno del tatuaggio. Il dottore si accomodò meglio sopra il suo torace, cercando di evitare che le ossa appuntite del bacino dell’altro gli pungolassero la pelle, e intrecciò sensualmente le gambe con le sue.
- Eravamo in quattro e stavamo festeggiando dopo il giuramento, avevamo bevuto un po’ quando il caporale Briggs propose di farci tutti un tatuaggio. Lì per lì mi era sembrata una buona idea, forse a causa dell’alcool che avevo bevuto, ma il dolore della pelle che tirava nei giorni successivi me ne ha fatto pentire.- e John rise rassegnato di quello che ormai reputava un errore di gioventù.
- È sorprendente quanto tu riesca a rimanere te stesso anche da ubriaco.- lo prese in giro il detective, continuando a seguire con la punta dell’indice la linea sinuosa del corpo del rettile.
- In che senso?- domandò perplesso John, mentre si godeva il tocco gentile delle dita dell’altro sulla sua pelle.
- Il serpente è l’animale sacro di Esculapio, il dio greco della medicina e la spada rappresenta il guerriero. Soldato e medico, sei perfettamente tu, John. Quando si è ubriachi si tende a perdere ogni freno inibitore, ma tu hai scelto il tatuaggio che meglio ti rappresentava. – ghignò il detective davanti l’unicità che rappresentava l’esistenza di John Watson – I tuoi compagni devono essersi conciati peggio, immagino.- e si sporse a baciare la spalla dell’altro uomo.
Un sospiro umido vibro sulle labbra del dottore, prima che rispondesse.
- Briggs si è fatto tatuare nella parte interna del braccio “coraggio” e “onore” in caratteri giapponesi, Falstaff un drago nero sul petto e Rowe, l’unica donna del nostro gruppo, si è fatta tatuare due ali d’angelo chiuse sulla schiena. Io mi sono limitato a questo e sono stato l’unico a potermi togliere la maglia senza la paura di ricorrere a qualche richiamo disciplinare.- concluse con un sorriso divertito.
Che si perse in un altro gemito, perché Sherlock aveva sollevato le spalle dal bracciolo del divano e chinato la testa in avanti, portandola all’altezza del suo avambraccio e mordendogli la pelle tatuata.
- Non avrei mai pensato che ti piacessero i tatuaggi.- commentò il dottore, quando l’altro riappoggiò la testa sul braccio, dopo un’ultima lenta lappata sulla sua pelle che aveva morsicato.
Si sentiva un po’ preoccupato al pensiero che l’altro potesse deturpare la liscia perfezione di quella pelle eburnea con un tatuaggio che ne avrebbe infranto l’armonia.
- Infatti. Ho sempre ritenuto che fosse da stupidi disegnarsi la pelle fino a diventare dei murales che camminano. Ma potrei fare un’eccezione.- disse mentre un luccichio di divertita malizia si accendeva sul fondo delle sue iridi e le sue mani seguivano la linea dritta dei fianchi del dottore.
- Davvero?- bisbigliò John, senza riuscire a nascondere un gemito.
Sentiva le dita affusolate di Sherlock strisciare lente e sinuose sulla sua pelle, per poi infilarsi nell’apertura del telo che ancora teneva stretto attorno ai fianchi e risalire lungo il profilo della sua coscia, fino a riempirsi le mani della carne soda dei suoi glutei.
- Che ne dici di tatuarti “Sherlock” qui?


*Piccolo omaggio a Steve McGarrett protagonista del telefilm Hawaii Five O, capitano di corvetta ed ex Seal, che in una puntata della seconda serie dice che tre minuti era il lusso che veniva concesso agli arruolati per fare la doccia. Ho pensato che lo stesso possa essere avvenuto anche per John.

  
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