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Autore: Yuki Delleran    09/02/2012    3 recensioni
Seconda Guerra Mondiale, Battaglia d'Inghilterra e bombardamento di Londra.
"«Come ho potuto lasciare che mi odiassi? Come ho potuto lasciare che credessi che io ti odiassi? » mormorò America sempre tenendo stretta la sua mano. «Non è così. Non è…»"
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Povere carezze di guerra
Fandom: Axis Powers Hetalia
Rating: giallo
Personaggi: Inghilterra, America, comparse: Canada, Polonia
Pairings: America/Inghilterra
Riassunto: Seconda Guerra Mondiale, Battaglia d'Inghilterra e bombardamento di Londra.
Disclaimer: Hetalia e tutti i personaggi appartengono a Hidekaz Himaruya.
Il titolo è tratto da un verso dalla canzone Bastava di Laura Pausini.
Note: L'argomento trattato sicuramente è stato preso in considerazione in altre fic, ci tengo a specificare che in questa non vi è nessun intento di plagio verso chi, eventualmente, avesse scritto qualcosa di simile. Nel caso dovesse davvero assomigliare tanto a qualcosa di già scritto, mi scuso con l'autore.
L'uso dei nomi di nazione e dei nomi propri ha un significato.
Beta: Mystofthestars


Inghilterra era dolorosamente consapevole che le sue condizioni non facevano che peggiorare. C’erano giorni in cui, a causa del dolore, non riusciva ad alzarsi dal letto e, se in un primo tempo questa sua impotenza lo aveva irritato terribilmente, a lungo andare lo aveva fatto precipitare in uno stato di prostrazione da cui niente riusciva a scuoterlo. A volte pensava che fosse meglio dormire e sognare i tempi in cui andava per mare ed era una grande potenza, piuttosto che assistere alla fine della sua terra. Nei sogni poteva illudersi che le persone a cui teneva fossero ancora accanto a lui, che America gli stringesse la mano, che Francia gli sorridesse sarcastico da oltre la Manica e che i suoi giorni come nazione non stessero per finire. Nei momenti di lucidità, quando nemmeno gli anestetici facevano più effetto e Canada, al suo fianco, si copriva la bocca con le mani di fronte agli spasmi delle ferite che si aprivano sul suo corpo, se lo sentiva: stava morendo.
I bombardamenti sul suolo britannico proseguivano da ormai quattro mesi e, negli ultimi due, da “strategici” erano diventati chiaramente “terroristici”, colpendo i centri nevralgici inglesi, prima tra tutti l’amata capitale Londra. Da allora Inghilterra non riusciva neanche a stare in piedi, nonostante l’assistenza di Canada e Polonia. Il primo era corso in suo aiuto fin da subito, il secondo si era unito alle forze della sua aviazione quando aveva perso l’identità come nazione dopo l’occupazione dei suoi territori. Sebbene fosse loro molto grato per il sostegno, nessuno poteva sostituire la persona che davvero desiderava al suo fianco ma alla quale mai, mai, si sarebbe abbassato a chiedere aiuto. Lui era il potente Impero Britannico e non si sarebbe mai umiliato al punto da implorare l’appoggio di una colonia ribelle, piuttosto sarebbe morto con onore.
L’ennesima scarica di bombe si abbatté sulla città, ormai allo stremo, e l’eco rimbombò fin dentro il rifugio in cui si trovavano, mentre un’improvvisa convulsione colpiva il suo corpo già straziato e uno squarcio si apriva sul petto a poca distanza dal cuore. Le sue labbra screpolate si aprirono in un grido silenzioso, testimone di quell’immensa sofferenza: probabilmente questa volta un ordigno era caduto nei pressi di Buckingham Palace.
Canada corse immediatamente al suo fianco, stringendogli la mano che artigliava le lenzuola madide di sudore e premendo una garza sulla ferita da cui aveva iniziato a sgorgare copiosamente il sangue.
«Inghilterra! Inghilterra, per l’amor del cielo, cerca di farti forza! » esclamò per dargli coraggio, anche se stava tremando, sconvolto dalla vista delle sue condizioni.
Polonia raggiunse il suo capezzale poco dopo, con un debole sorriso sulle labbra, sperando di trovarlo in uno stato migliore vista la notizia che stava portando, ma sbiancò a sua volta davanti a quella scena.
«Inghilterra! Devi tipo tenere duro! Questi bombardamenti su aree civili stanno tipo dando la possibilità alla Royal Air Force di riorganizzarsi. Cioè, anche i miei piloti sono con voi. Tipo li cacceremo! Ma tu devi farti forza! »
«Inghilterra! »
«Inghilterra! »

I cieli erano così immensi sopra il Nuovo Mondo ed i prati così sconfinati da perdersi con un solo sguardo. Il sole non gli era mai parso così luminoso come quando quel bambino dagli occhi blu aveva scelto lui come suo fratellone, la patria piovosa che tanto amava lontana come mai prima.
America gli aveva regalato miriadi di emozioni che non credeva di essere in grado di provare, celate sotto la scorza dura del pirata più spietato: tanto calore, affetto, orgoglio nel vederlo crescere e diventare sempre più grande e forte. Adorava abbracciarlo, coccolarlo e riempirlo di complimenti. Era la sua cara colonia, il suo tesoro, e i sentimenti di Inghilterra crescevano di pari passo con lui. Vederlo sbocciare davanti ai suoi occhi era la soddisfazione più grande.
Nel limbo del sogno le emozioni amplificate gli gonfiarono il cuore di commozione alla vista di un giovane America che si specchiava nel suo completo nuovo. Quella volta gli aveva detto che stava bene, ma non aveva specificato quanto lo trovasse affascinante e quanto il suo cuore avesse accelerato i battiti alla sua vista. Si era ripromesso di farlo la volta successiva ma non ne aveva avuto il tempo. Quel maledetto giorno di pioggia era giunto troppo presto e le sue lacrime cocenti avevano sancito una separazione straziante già intuita da tutti. Da tutti tranne che da lui.
Una sola volta lo aveva rivisto dopo allora, il giorno in cui i rispettivi capi avevano sottoscritto, firmato e accettato l’indipendenza dell’ex colonia. Inghilterra era rimasto seduto immobile al tavolo delle trattative, senza dire una parola e mantenendo una maschera di fredda indifferenza, anche se avrebbe voluto urlare. Sentiva gli occhi di America che cercavano i suoi, a quale scopo non riusciva ad immaginarlo visto che sperare nel suo perdono era inconcepibile. Tuttavia si rifiutò di incrociarli e l’incontro si concluse così, con le due delegazioni che si avviavano ai lati opposti di un corridoio e il cuore di Inghilterra che si spezzava definitivamente.
Nessuno avrebbe mai potuto prendere il posto di America.
Nessuno avrebbe mai potuto prendere il posto di Alfred.
Aveva avuto un tesoro nelle sue mani e l’aveva perso per sempre.

«Non è vero, io sono qui. »
America era rimasto fino a quel momento in silenzio ad ascoltare gli stentati deliri di un Inghilterra privo di sensi. Era giunto da poco sul fronte della nuova guerra, alla guida di tre squadroni di aviatori volontari e contravvenendo agli ordini dei suoi superiori che lo avrebbero voluto al sicuro in patria. Inizialmente aveva deciso di non intervenire nel conflitto europeo, ma non appena gli erano giunte notizie delle condizioni in cui versava la sua ex madrepatria, nessuno era più riuscito a trattenerlo.
E ora si trovava lì, a stringere la mano di Inghilterra, ferito ed esanime, che giaceva tra le lenzuola di una misera brandina, il torace, le braccia e la testa fasciate da bende su cui spiccavano macchie di sangue rappreso. Chiudendo gli occhi per impedire a lacrime di disperazione di scivolare sulle guance, si portò la mano pallida alle labbra.
Come aveva potuto permettere che accadesse tutto questo?
Come aveva potuto lasciare che la sua rabbia e il suo orgoglio gli impedissero di vedere che Inghilterra aveva bisogno di lui?
Avrebbe dovuto capire che la sua era solo ostinazione e testardaggine nel volersela cavare da solo anche quando era chiaro che l’offensiva tedesca l’avrebbe messo in seria difficoltà. Invece aveva preferito fingere che andasse tutto bene, continuare a trascorrere le sue giornate immerso in una falsa spensieratezza, illudendosi che prima o poi la persona a lui più cara lo chiamasse. In realtà sapeva che Inghilterra non l’avrebbe mai fatto, troppo orgoglioso per abbassarsi a rivolgere la parola a chi lo aveva scacciato spezzandogli il cuore.
Sarebbe bastato così poco. Se il vecchio Impero non voleva vederlo, avrebbe potuto essere America a fare il primo passo, chiamarlo, andare a trovarlo con la scusa di una riunione diplomatica come faceva con le altre nazioni. Eppure non l’aveva mai fatto e la realtà era che aveva paura. Paura di essere scacciato, di essere rifiutato come aveva fatto lui a suo tempo.
E adesso era troppo tardi.
La grande Britannia giaceva prostrata ai suoi piedi solo perché lui aveva voluto illudersi che anche questa volta, come tutte le precedenti, fosse forte a sufficienza da spazzare via il suo avversario. Ma questa non era come la altre volte e quello che giaceva davanti ai suoi occhi era un Paese piegato, spezzato, messo in ginocchio dal fuoco nemico.
«Come ho potuto lasciare che mi odiassi? Come ho potuto lasciare che credessi che io ti odiassi? » mormorò America sempre tenendo stretta la sua mano. «Non è così. Non è…»
La sua voce si spezzò.
«Arthur…»
Le dita tra le sue si contrassero e America alzò la testa di scatto.
«Stupido. » sussurrò Inghilterra debolmente. «Cosa ci fai qui? È pericoloso. »
Tuttavia nella sua voce non vi era nessuna inflessione di accusa e America si trovò a sorridere dietro gli occhiali appena appannati dalle lacrime.
«Sono un eroe, no? Sono venuto a salvarti. »
La smorfia di Inghilterra gli alleggerì il cuore: era l’espressione che la sua madrepatria assumeva ogni volta che lui combinava qualche marachella, lontana anni luce dagli sguardi glaciali che gli aveva riservato negli ultimi secoli. Senza preoccuparsi di cosa potessero pensare Canada o Polonia, si sporse oltre l’orlo del materasso e lo strinse tra le braccia. Quando sentì la mano leggera di Inghilterra accarezzargli la schiena, rinunciò infine a frenare le lacrime.
Forse non era tutto finito, forse era ancora in tempo a recuperare quel rapporto che credeva perso tra secoli di rancori, incomprensioni e astio.
«Grazie, Alfred…»
Bastarono quelle due parole perché America sapesse già che avrebbe fatto di tutto per salvarlo e mettere fine a quella follia.


31 ottobre 1940: cessano i bombardamenti massicci diurni.
Maggio 1941: le unità di bombardieri tedeschi si ritirano dal fronte britannico.
8 dicembre 1941: gli Stati Uniti entrano ufficialmente in guerra a fianco delle Potenze Alleate.









Note:
- Il Canada dichiarò guerra alla Germania il 10 settembre 1939, soprattutto per sostenere Gran Bretagna e Francia, che avevano dichiarato guerra il 3 settembre.
- L'11 giugno 1940 il Governo polacco in esilio firmò un accordo col Governo britannico per costituire un Esercito polacco nel Regno Unito e, più in specifico, una Forza Aerea Polacca. Il primo dei due Squadroni polacchi (che crebbero di numero nel corso della guerra sino a diventare 10) entrò in azione nell'agosto 1940.
- Inizialmente gli attacchi tedeschi si concentrarono su aeroporti e centri di produzione aeronautica (bombardamento strategico) con lo scopo di distruggere la potenza aerea inglese, successivamente si spostarono sulle zone civili al fine di fiaccare la popolazione (bombardamento terroristico). Tuttavia questo diede respiro alla Royal Air Force che, non vedendo più le proprie basi costantemente sotto tiro, ebbe il tempo di riorganizzarsi.
- Ci furono anche tre Squadroni di volontari americani, noti come Squadroni Eagle che operarono nella RAF in questo periodo, col primo che divenne operativo nel febbraio 1941.

(fonte: Wikipedia)

   
 
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