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Autore: Astharte_Salai    09/02/2012    1 recensioni
Castiel non aveva mai chiesto niente dalla vita. Eppure, quel giorno qualcosa lo costrinse a disobbedire agli ordini. (Destiel)
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
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Decode.

 

Castiel non aveva mai chiesto niente dalla vita.

Si limitava a porre tutta la fiducia nel suo Dio, a seguire il suo volere senza domandarsi il perché delle sue azioni, senza neanche sentire minimamente il bisogno di avere delle domande da porgli.

La sua vita era tranquilla e pacifica e l’amava, amava i suoi milioni di fratelli e sorelle, amava il luogo candido e puro dove viveva, la sensazione di un luogo tranquillo che lo avvolgeva e lo tranquillizzava. Perché avrebbe dovuto pretendere di più dalla vita se aveva già tutto quello che qualcuno poteva desiderare?

Certo, non era un angelo dei più forti e doveva obbedire, doveva sottomettersi come un cagnolino ai suoi superiori, ma non gli dispiaceva perché nel suo luogo di candida luce nessuno era cattivo e se lo sgridavano era perché se lo meritava, se lo lodavano era perché era stato bravo a svolgere il suo lavoro.

Non desiderava nient’altro dalla vita.

Eppure, quel giorno, qualcosa lo spinse a disobbedire agli ordini e scendere all’inferno animato da un insolito sentimento di disperazione. Qualcosa lo stava chiamando, lo sentiva. Sentiva l’orrore, la paura, la solitudine.

E comprendeva, riusciva davvero a comprendere i sentimenti che lo stavano invadendo, emozioni mai provate e troppo dolorose che inizialmente non comprese come un essere umano potesse contenerne tante tutte assieme.

Si fece strada con la mente annebbiata da un grido di dolore che lo straziava, uccise demoni su demoni, si ferì troppe volte per non provare dolore ma non volle fermarsi.

Fu quando lo vide che il grido cessò. Un ragazzo lo fissava con impenetrabili occhi verdi, spenti e afflitti ma animati da qualcosa che Castiel non riusciva a comprendere.

Si inginocchiò di fronte a quel ragazzo che lo ricambiava con uno stupore che lo fece sorridere.

Liberandolo dalle catene e afferrando quel corpo tremante tra le braccia, sentì il bisogno di possedere qualcosa che lui non aveva mai avuto e che solo gli umani sfoggiavano quasi prepotentemente. Desiderò provare la stessa esasperazione che gli occhi di Dean gli mandavano, desiderò abbracciarlo per placare le sue sofferenze, stringerlo forte come un fratello e consolarlo.

Desiderò amarlo come umano.

Divenire il suo angelo custode non fu difficile, anche se inizialmente dovette fare i conti con una barriera di diffidenza che Dean si era creato attorno, dove solo Sam era capace penetrare.

Conquistare la sua fiducia fu davvero difficile, invece, perché Dean era stato ferito troppe volte e aveva paura, una paura tremenda che nemmeno lui sapeva di possedere.

Ma lui non si diede per vinto, perché voleva proteggerlo e sentire di nuovo le sue emozioni, anche se negava a se stesso di provare quasi amore per gli esseri umani. Perché gli angeli erano superiori e proprio per questo non si facevano ostacolare dalle emozioni.

Poi arrivò Anna e i suoi occhi lo confusero ancora di più.

Perché ci hai traditi? Chiedeva

Lei sorrideva e scuoteva i capelli rossi come se stesse parlando a un bambino piccolo che non comprendeva nonostante volesse sapere.

Per vivere gli rispondeva.

La nostra vita non ti piaceva?circondata dall’amore, cosa potevi desiderare di più?

Semplice, Cass. Desideravo sentire l’amore palpabile degli umani, desideravo vivere come loro per amare e odiare, piangere e ridere.

E Dio, non ti manca?

Hai mai visto Dio, Cass?

 

Perché mentire a se stesso?

Semplice, aveva paura. Lui amava Dio più di qualunque altra cosa.

Eppure, c’era qualcosa che lo costrinse a pensare alla decadenza. Forse furono gli occhi verdi di Dean impressi nei suoi come marchi ardenti, forse fu la sua voce che lo implorò per la prima vera volta a non abbandonarlo, forse furono le sue parole a sconfortarlo ulteriormente, a fargli credere che forse Dio non teneva poi così tanto a lui.

Fatto sta che decise di rimanere accanto a quel minuscolo ed insignificante essere, a litigare con lui e a imparare cose e sentimenti degli esseri umani che fingeva di non voler comprendere solo per convincersi di essere ancora un angelo perfetto e divino, per auto convincersi che il suo Dio stava lentamente svanendo, divenendo un ragazzo dall’aspetto da duro, coi capelli scarmigliati e il sorriso sprezzante perennemente disegnato sul volto.

 

Quando poi, comprese che Dio non li avrebbe aiutati nella loro lotta contro l’apocalisse, non poté far altro che sentirsi umiliato e ferito, non poté evitare di nascondere i suoi sentimenti ai due fratelli che non fecero altro che assistere alla sua furia inermi e silenziosi, ma gli restarono accanto, e quando scoprì con sgomento di poter piangere e di soffrire come un essere umano, fu Dean a stringerlo forte nonostante la sua repulsione e a stringerlo sempre più forte fino a farlo calmare, fino a farlo quasi assopire sulla propria spalla.

Aveva perso la sua grazia, aveva odiato Dio e ora non sapeva più cosa poter fare.

L’indomani, svegliandosi a casa di Bobby, il tramonto gli parve più bello che mai con tutti i colori sfumati che prima non aveva mai colto.

Dean era alle sue spalle nel solito giubbino di pelle marrone e i suoi occhi, per la prima volta, sembravano guardarlo davvero.

Non erano pieni di ira e di odio, non lo diffidavano come al solito. Lo penetravano docilmente e quel velo oscuro che li caratterizzava aveva lasciato il posto a un verde brillante illuminato dalla luce del sole, il verde più bello che avesse mai visto.

Chinando la testa, strinse con forza le tende che oscuravano la luce delle finestre chiuse.

La voce gli uscì roca, triste.

“fino ad adesso, il mio compito era accudirti e aiutarti, spalleggiarti. Ero il tuo angelo custode e potevo aiutarti, lo desideravo così tanto. E adesso, cosa posso fare? Allora sentivo il tuo bisogno, capivo che il mio potere poteva esserti utile e ne ero felice, davvero! Ora invece, non servo più a niente. Senza il mio potere di angelo sono solo un peso”

Avrebbe voluto piangere, ma nonostante il fiato spezzato le parole gli uscivano dalle labbra freneticamente e in brevi sussurri, mentre dentro di lui, sentiva una sensazione farsi strada e scuoterlo, qualcosa che non avrebbe mai dovuto provare.

“Dean, io volevo sentire il tuo bisogno verso di me. Tu sei stato più importante perfino di Dio, il tuo dolore, la tua disperazione…volevo cancellarli e  aiutarti, volevo che tu mi amassi. Mi odierai, ma volevo prendere il posto di Sam, io volevo solo…volevo solo starti accanto e non essere più solo. Quando ti salvai le tue emozioni mi scossero come un fiume in piena, quando ti strinsi capii che non ero diretto a Dio, ma a te. Capii che non dovevo venerare Dio, ma te. Capii che ti avrei…amato se così possiamo dire.”

Si era avvicinato e ora entrambi osservavano fuori dalla finestra l’oro e il rosso che tingevano il cielo. Per una frazione di secondo, Castiel intravide un sorriso farsi strada sul volto del ragazzo, i muscoli contrarsi e gli occhi socchiudersi.

“Qual è il tuo problema Cass, cosa temi?”

La domanda lo lasciò interdetto, ma abbassò ugualmente con imbarazzo lo sguardo.

“ho paura che adesso, tu non avrai più bisogno di me. Temo che il nostro legame si spezzi adesso, proprio ora e che mi lascerai solo.”

“ e perché dovrei farlo?”

“perché non hai più bisogno di me ora che non ho il potere”

Quando Dean lo strinse a sé, affondando il volto nei suoi capelli corvini, non seppe riuscire a trattenersi. Lo strinse forte, come anni fa quando lo aveva salvato dall’inferno, lo strinse perché temeva che se lo avesse lasciato andare, non l’avrebbe più rivisto.

“io non voglio lasciarti Cass, mai. Non ho bisogno del tuo potere, non ne ho mai avuto.”

“non è vero, tu avevi bisogno di me”

“questo è vero, idiota, ma era di te che avevo bisogno. E comunque, in ogni caso, adesso non posso di certo lasciarti morire, non credi?”

“che vuoi dire?”

Si sentì accarezzare la guancia ispida,  e il dolore che stava provando si dissolse piano, lasciando posto alla speranza che gli occhi di Dean sembravano costringerlo a possedere. Il ragazzo sorrise e lui non riuscii a evitare di ricambiarlo, sebbene le lacrime stavano di nuovo inondando il suo volto.

“che adesso posso ricambiarti il favore, adesso che anche tu hai bisogno di me.”

Il bacio che venne dopo fu veloce e frenetico, ma Castiel non riuscii a distrarsi dalla sensazione delle labbra screpolate ma morbide di Dean contro le sue, dei grandi occhi indagatori, delle mani che lo sfioravano e lo accarezzavano.

La sera, si svegliò addormentato al suo fianco e rimase per un po’ a contemplare il manto scuro della notte e le stelle brillanti e pure, come gli angeli che abitavano il paradiso. Gli angeli di cui lui prima faceva parte, i fratelli  non avrebbe più rivisto. Eppure, non riuscì a provare dolore, non sentì il bisogno di pregare  e invocare Dio. Si stese accanto al corpo del ragazzo seminudo e addormentato e lo cinse con un braccio, appoggiando la testa sul suo braccio aperto, come a volerlo accogliere.

Ormai, non provava più odio pensando a un Dio che non voleva aiutarlo.

D’altronde, lui Dio non lo aveva mai visto.

   
 
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