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Autore: Kaede    09/04/2004    1 recensioni
Ehm....io...ho pianto quando l'ho scritta...è una death-fic...
Genere: Drammatico, Malinconico, Poesia, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Les dernières pensées de un amoureux 

 

 


Lo amo.

Ormai è palese.

Io amo quel do’aho.

Lo amo perché mi odia.

Lo odio perché lo amo.

Se solo io non fossi un codardo, se solo io non fossi un vigliacco, se solo io non fossi IO, glielo direi.

Glielo avrei già detto.

Ma sono pur sempre Kaede Rukawa, l’iceberg, l’uomo di ghiaccio, la baka kitsune.

Non glielo dirò mai e continuerò ad amarlo.

E lui continuerà ad odiarmi.

Per sempre?

Sì, per sempre.

Sì, ad entrambe.

Mi chiedo il perché della mia passione per lui.

Non potevo continuare a vivere per il basket, come facevo prima?

No, non potevo.

Era destino.

Lassù, sopra qualche stella tutto questo c’era scritto, da prima che io nascessi.

“Kaede Rukawa si innamorerà di Hanamichi Sakuragi.”

C’era scritta anche un’altra cosa, sulla stella del mio destino:

“Non verrà mai ricambiato.”

Ed è vero, dannazione!

Lui mi guarda come se fossi una nullità, una “cosa da odiare”.

Io lo guardo come se lui fosse la mia aria, il mio pane e la mia acqua.

La mia vita, in pratica.

Una volta ho creduto che lui potesse ricambiarmi.

Era entrato in palestra, mi aveva visto.

L’avevo visto anch’io ma feci finta di nulla.

Rimase incantato nel guardarmi mentre tiravo a canestro.

O almeno era ciò che credevo.

Sì, perché lui in realtà non aveva detto una parola poiché la rabbia gli impediva di parlare.

Non perché mi amava, come credevo io.

Però bisogna dire che ho fatto anche degli sforzi per fargli capire i miei sentimenti.

Nella partita con lo Shoyo, ad esempio, gli dissi che mi dispiaceva per la sua espulsione, che la sua era stata una bella azione.

In quella col Ryonan, appena lui s’infortunò io mi preoccupai per lui.

E non feci molto per nasconderlo.

Poi si sa, chi vuole intendere intenda!

Mi ricordo la volta in cui Akagi gli disse che, per imparare a fare il terzo tempo, doveva guardare come facevo io.

Lui se la prese.

Iniziò a fare il deficiente, come sempre.

Mi fece diversi scherzi, lanciandomi palloni addosso e così via.

Disse che ad un genio come lui non interessava di imparare quello stupido tiro.

Il pomeriggio, lo vidi nel campetto che si allenava a fare il terzo tempo.

Assieme alla gallina starnazzante.

Rimasi non so quanto tempo a guardarlo, ad ammirare le goccioline di sudore sulla sua pelle dorata, risplendere al sole.

L’espressione felice dei suoi occhi nocciola.

Le sue labbra piegate in un allegro sorriso.

Il suo cuore battere per una persona che non ero io.

Ma io lo amo.

Possibile che l’odio che all’inizio provavo per lui sia stato il tramite fra indifferenza totale e amore assoluto?

Appena conosciuto, lo vedevo come un ragazzo qualunque, mi era indifferente.

Lui, invece, già mi odiava.

Senza conoscermi.

Giocando in squadra con lui, però, ho imparato a stimare le sue qualità ma anche a detestare il suo modo di porsi.

Troppo appariscente e megalomane, per i miei gusti.

Lui era esageratamente “fuori schema” per un ragazzo come me.

Freddo e distaccato.

Inutile.

Ma quando Mitsui entrò in palestra e ci provocò affinché venissimo espulsi dal campionato, qualcosa in me cambiò.

L’ho visto difendere Miyagi, la palestra, i suoi compagni.

E me.

Il suo peggior nemico.

 Ho finito per apprezzare le qualità che detestavo in lui.

Appariscenza e megalomania diventarono gioia e desiderio di migliorare.

Conclusi per definirlo sensibile e ambizioso.

In una parola, ho finito per amarlo.

E lui?

Lui ha capito poco di me.

O forse troppo, non lo so.

So solo che mi odia, che non sopporta che io sia più bravo di lui.

Non mi sopporta.

È ora di mettere la parola “fine” a questo bizzarro pensiero, scritto da una mente malata e innamorata come quella di un ragazzo ammirato ed inavvertitamente incompreso.

È ora di mettere la parola “fine” a questa mia vita, a questo assurdo vegetare.

Spero che Hanamichi non legga mai questa storia, non voglio che creda che io non sia stato capace di affrontare i problemi.

A dire il vero, non vorrei neanche che venisse a sapere che sono morto.

Ma questo è vincolante.

Mi piacerebbe vedere la faccia che fa!

Ora basta.

Afferro il coltello che mi è stato vicino per questi istanti e procedo sulla mia pelle diafana.

È strano vedere come le vene si ingrossino mentre le recido violentemente.

Un colpo secco e perfetto, come lo erano i miei canestri.

Scrivo queste ultime parole, mentre guardo il sangue rosso come la passione, scorrere dai miei polsi.

È caldo e gentile…non so perché, ma mi stupisco!

Forse credevo di avere il sangue congelato a forza di sentirmi chiamare “Iceberg”.

Non fa male morire, fa più male la ferita che ho nel cuore.

Com’è facile spezzare la carriera di una promessa del…basket…

Inizia…a girarmi la…testa…

È meglio che vada a distendermi…altrimenti…macchio…il foglio…

Addio…mio amato basket.

Addio…mio amato…Hanamichi…

..ci rivedremo…un giorno…e…tu…forse…mi amerai…

 

                                                                                                                                   

…Kaede Rukawa… 

 

FINE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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