Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: SereILU    09/02/2012    13 recensioni
[SPOILER NUOVO PERSONAGGIO INSERITO NELLA SERIE, ANCHE NELL'INTRO]
Tutti sappiamo quanto Blaine Anderson abbia fatto per Kurt, partendo da una piccola parola: Courage.
Ma chi è stato il primo a insegnarla a Blaine? E quando?
Ecco, questa storia parla proprio di questo, di come Cooper Anderson abbia consolato e dato Coraggio a Blaine.
*
“Ma domani devo tornare a scuola e...” Blaine deglutì per costringere la sua voce a non tremare troppo. “Ho paura.”
Cooper sentì una fitta al cuore a quelle parole. Gli occhi di Blaine, splendenti di lacrime e di tristezza, rilucevano come piccole stelle nel buio della camera. Era bellissimo e struggente insieme.
“Non devi avere paura, Blaine” disse.
Genere: Angst, Fluff, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Blaine Anderson | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Titolo: Courage, Blaine.
Personaggi: Blaine Anderson, Cooper Anderson
Genere: Triste, Introspettivo, Fluff
Rating: Verde
Avvertimenti: Slash, Missing Moment
Nda: Ok, il connubio slash/fluff mi ucciderà. Aggiungeteci il fatto che hanno annunciato il nome del *SPOILER* fratello di Blaine, Cooper. *FINE SPOILER*. Ecco, poi Selene mi ha ispirata quando mi ha detto Courage. Perciò, alla fine dei giochi, è nata questa cosa qui XD
Selene: ad un certo punto ti accorgerai che ci sarà un non molto velato riferimento alla meraviglia che hai scritto, ho voluto metterlo, così che magari chi leggerà questa storia passerà anche lì.
 


Dedicata a isobel,
che ama la Bromance e ama anche me, nonostante tutto.
Dedicata a Selene,
che inconsciamente mi ha suggerito il prompt.

 

 

Courage, Blaine

 
 
Courage.

Quella mattina, mentre attraversava il corridoio principale del McKinley High, Kurt Hummel sorrideva. Sorrideva mentre quella parola, quella piccola parola, ancora brillava davanti ai suoi occhi come aveva fatto pochi attimi prima attraverso lo schermo del suo cellulare.

Quasi nello stesso istante, a molti kilometri di distanza, Blaine Anderson infilava il suo cellulare nella tasca dei pantaloni grigi della divisa della Dalton, improvvisamente un po’ più rilassato. Aveva passato tutta la sera precedente pensando ad un modo per dare a Kurt un po’ di coraggio, per fargli capire che non era solo e che ora aveva qualcuno a cui appoggiarsi in caso di bisogno.

Courage.

Forse non sarebbe bastato. Forse Kurt in quel momento se ne stava seduto dentro uno di quegli orribili bagni del McKinley con la giacca sporca di granita e le lacrime agli occhi.

Ma Blaine ricordava che effetto aveva fatto a lui, quella parola, meno di due anni prima.

“Courage”gli aveva sussurrato Cooper. Dio, se gli mancava. Lui e la sua stupida università in California. Dopo essersi sistemato la cravatta davanti allo specchio, Blaine chiuse gli occhi e si prese un attimo per ricordare.

*

“Hey Blaine” dal corridoio la voce di Cooper Anderson giungeva quasi ovattata alle sue orecchie. “Hai visto per caso la mia felpa dell’università?”

Cooper si affacciò alla sua stanza, aprendo leggermente la porta. L’unica risposta che ottenne fu una specie di mugolio.

“Blaine?”

Mugolio.

Cooper sospirò e accese la luce, perché con quel buio non riusciva nemmeno ad individuare la forma di suo fratello, figurarsi la sua faccia. Con un click la tenue luce giallognola del lampadario tornò ad illuminare la camera.

Blaine era sul letto, raggomitolato su se stesso, con gli occhi chiusi e un’espressione quasi sofferente sul viso.

“Blaine, tutto bene?” Cooper, da bravo fratello maggiore, si avvicinò al letto e si sedette accanto a lui.

Blaine per tutta risposta si girò dall’altra parte, allungò una mano sopra la testa e, dopo aver trovato l’altro interruttore, spense di nuovo la luce.

Cooper era confuso e sorpreso. Di solito Blaine non aveva problemi a parlare con lui, che stava succedendo?

“Hey fratellino...” tentò ancora, provando a posargli una mano sulla spalla, mano di cui Blaine si liberò in fretta spostandosi ancora di più verso l’altro lato del letto.

Ok, c’era decisamente qualcosa che non andava. In quattordici anni di vita, Blaine non si era mai rifiutato di parlargli, anche quando avevano dei diverbi, come tutti i ragazzi. Accidenti, quando Cooper aveva annunciato che sarebbe andato alla California University aveva pianto per due giorni, terrorizzato all’idea di averlo così lontano.

“Ok Blaine” Cooper aveva preso una decisione. “Io ora mi stendo qui vicino a te e aspetto che mi parli.”

Blaine non rispose e non si mosse. Cooper sospirò, ma fece come aveva detto: poggiò la testa su un angolo del cuscino e incrociò le dita dietro la nuca, al buio e in attesa.

Passarono parecchi minuti. Il silenzio che si era creato tra loro non era spiacevole, c’era solo una strana pesantezza, perché entrambi sapevano che c’erano parole non dette tra loro, e la cosa non era normale. Poi Blaine cominciò a piangere. No, a singhiozzare disperatamente.

Cooper rimase interdetto, quasi shockato da quel suono. Era abituato a sentire suo fratello ridere, non piangere. Ogni singhiozzo era una specie di coltellata al cuore.

“Blaine...” tentò, poggiandogli di nuovo una mano sulla spalla. Con suo sommo sollievo, Blaine non si sottrasse, si limitò a piangere ancora più forte, tremante.

Cooper, gli occhi improvvisamente lucidi, gli si avvicinò lentamente, scivolando sopra le coperte fino a stringere le braccia intorno al corpo del fratello. Blaine tentò debolmente di ribellarsi all’abbraccio ma alla fine si arrese e si abbandonò contro il suo petto.

Cooper attese pazientemente che la crisi passasse e che Blaine si decidesse a parlare con lui, benedicendo il fatto che i loro genitori non erano in casa e che quindi non potevano essere disturbati.

Dopo alcuni minuti, i singhiozzi cessarono e Blaine cominciò a calmarsi.

“Blaine, cos’è successo?” si arrischiò a chiedere Cooper.

Blaine tirò su col naso e cercò di respirare normalmente, il suo corpo che iniziava a rilassarsi. Lentamente si voltò, senza sottrarsi all’abbraccio, fino a trovarsi faccia a faccia con suo fratello. Nei suoi occhi, Cooper poteva vedere la battaglia interiore che sembrava dilaniarlo, perciò aspettò ancora, mentre i suoi occhi si abituavano sempre di più all’oscurità della stanza. Alla fine Blaine parlò.

“Cooper... io...” Blaine prese fiato. “Devo dirti una cosa importante...”

Suo fratello rimase in silenzio, annuendo appena. Blaine rabbrividì e chiuse gli occhi.

“Io...”

“Coraggio Blaine, sai che puoi dirmi tutto” cercò di incoraggiarlo Cooper. Lui lo guardò negli occhi e decise che doveva farlo.

“Sono gay.”

Cooper batté le palpebre mentre le parole facevano lentamente breccia nel suo cervello. Gay. Suo fratello, il suo splendido fratellino, era gay. Per un attimo, del tutto inaspettatamente, cercò di immaginare come avrebbero reagito i loro genitori; sarebbe stato orribile per Blaine doverglielo confessare. Poi pensò che magari Blaine voleva sapere cosa ne pensava lui, e che avrebbe affrontato il resto quando sarebbe arrivato il momento.

Qualche istante dopo, Cooper capì che non gli importava. Blaine era speciale, era la persona migliore che conoscesse nonostante avesse solo quattordici anni.

“Okay” fu tutto ciò che riuscì a dire.

Blaine spalancò gli occhi.

“C-come okay?” balbettò. “Mi hai sentito? A me piacciono-”

“I ragazzi” completò Cooper. “So cosa significa, Blaine.”

“M-ma...”

Cooper non riuscì a trattenere un sorrisetto per la sua espressione sorpresa.

“Ma cosa, Blaine?”

Blaine rabbrividì di nuovo.

“I-io... sono un mostro, no?”

Cooper trattenne il fiato, shockato dalle parole, dalla sconfitta che sentiva nella voce di suo fratello.

“Blaine!” esclamò, la voce appena tremante. “Chi ti ha detto queste cose? Tu non sei un mostro!”

Blaine deglutì.

“È quello che dicono sempre gli amici di mamma e papà, li hai sentiti anche te...” sussurrò.

Cooper non riuscì a trattenersi e lo strinse tra le braccia, i suoi riccioli neri che gli solleticavano il mento.

“Blaine” mormorò. “Quelle sono tutte cazzate, okay? Tu non sei un mostro. Sei la persona più incredibile che conosca, e lo sarai sempre.”

“A te non... non da fastidio?” in quella domanda c’erano tante parole non dette; c’era la speranza, c’era la disperazione, c’era la voglia di sapere ma allo stesso tempo di non ascoltare.

Cooper lo allontanò leggermente dal suo petto per poterlo guardare dritto negli occhi.

“A me non interessa, Blaine. Non mi importa se non troverai mai una ragazza dai lunghi capelli biondi con la quale avere dieci figli come vorrebbero i nonni. E sarò felice quando invece incontrerai quel bellissimo ragazzo dagli occhi azzurri che ti farà venire voglia di sposarti e adottare una bambina con quegli occhi e i tuoi capelli.”

Blaine sorrise per la prima volta dall’inizio di quella conversazione, la gioia sul suo viso sembrava risplendere anche al buio. Poi si rabbuiò.

“Magari Rick avesse reagito come te...” sussurrò.

Cooper gemette. Rick Stevens era il migliore amico di Blaine, ma suo padre rientrava in quella categoria di persone per le quali un ragazzo gay equivaleva ad uno spreco di spazio e di aria.

“Glielo hai detto?”

“Sì” Blaine annuì appena. La voce intrisa di tristezza.

“E...?”

“E... ha detto che gli faccio schifo... c-che... che se avessi un po’ di amor proprio dovrei fare un favore a tutti e... e ammazzarmi... e che lo... lo avrebbe detto a tutti a scuola e...”

Blaine ricominciò a tremare e a piangere. Cooper lo strinse di nuovo tra le braccia.

“Shh... Blaine, stai tranquillo” gli sussurrò all’orecchio. “Ci sono qui io, va bene? Qualunque cosa succederà, l’affronteremo insieme.”

Quelle parole parvero calmarlo almeno un po’. I singhiozzi scemarono fino a sparire, anche se le lacrime continuavano a scorrere sul suo viso. Cooper gli accarezzò leggermente i capelli.

“Qualunque cosa succederà” ripeté. “Non sarai mai solo.”

Blaine tirò su col naso.

“S-sei sicuro?”

Cooper annuì.

“Certo” rispose. “Sei mio fratello, ci sarò sempre per te.”

“Ma domani devo tornare a scuola e...” Blaine deglutì per costringere la sua voce a non tremare troppo. “Ho paura.”

Cooper sentì una fitta al cuore a quelle parole. Gli occhi di Blaine, splendenti di lacrime e di tristezza, rilucevano come piccole stelle nel buio della camera. Era bellissimo e struggente insieme.

“Non devi avere paura, Blaine” disse.

“E come faccio?”

Cooper ci pensò qualche secondo, poi gli venne in mente la parola adatta.

“Coraggio”

Blaine rimase in silenzio, il suono di quella parola, della voce di Cooper, erano diversi, erano speciali. Erano solo per lui.

“Mi piace questa parola.”

Cooper sorrise nel buio.

*

E poco importava che il giorno dopo Blaine fosse stato scaraventato contro gli armadietti azzurri del suo liceo.

E poco importava che una settimana dopo Blaine avesse confessato ai suoi genitori di essere gay e suo padre gli aveva voltato le spalle, troppo disgustato per ascoltare un’altra parola.

E poco importava che pochi mesi dopo, durante una tiepida serata primaverile, Blaine avesse assaggiato il freddo acciaio di una spranga sul proprio corpo, tornando a casa con due costole rotte e un polmone perforato.

E poco importava che Blaine avesse dovuto implorare per farsi trasferire alla Dalton Academy, dove nessuno poteva più toccarlo.

*

Blaine tornò alla realtà con un brivido e si ritrovò davanti allo specchio. Finì di sistemare la cravatta e uscì dal bagno privato della sua stanza, pronto per andare a lezione.

In quel momento avrebbe voluto che Kurt fosse lì, che non fosse lontano decine di kilometri. E desiderò poterlo guardare negli occhi, perdersi in lui.

Quando quel singolo pensiero attraversò la sua mente, Blaine capì. Tirò fuori il cellulare dalla tasca e compose un numero.

Uno squillo. Due squilli. Tre squilli.

“Pronto?”

“Pronto, Cooper? Sono Blaine.”

“Blaine! Cazzo fratellino, è bello sentirti!”

“Anche per me. Cooper, senti...”

“C’è qualcosa che non va? Stai bene?”

“No. Cioè, sì, sto benissimo. Devo... devo dirti una cosa.”

“Spara.”

“L’ho trovato.”

“Chi?”

“Il ragazzo dagli occhi azzurri.”

 

 




 
 
Angolo autrice:
Ok, è finita. E io sto quasi per mettermi a piangere perché scrivere questa cosa mi è costata ogni briciola di determinazione. Ero indecisa all’inizio, ma poi finirla mi è sembrata la cosa più naturale del mondo.

Il ‘velato’ riferimento è ad “Iron”, meraviglia che tutti voi dovreste leggere.
Grazie a chi leggerà, commenterà, eccetera, eccetera XD

SereILU
 

 
   
 
Leggi le 13 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: SereILU