Un
razzo che esplode.
Dalle
sue parti è un suono comune come il battito del cuore.
E
come la morte prima del tempo.
Palestina,
la nazione che esiste e non esiste, esce allo scoperto a controllare i danni.
Le
solite macerie, appena fatte e sembrano già antiche e stanche rovine.
La
solita bambina che sbuca da una coperta giallastra di sabbia, polvere,
calcinacci e sassi al centro della strada vuota.
Si
limita a stringere i pugni: da tempo ha già smesso di urlare per ogni nuovo
morto, anche piccolo come quello.
Scosta
la sabbia, sposta i sassi, le toglie i capelli dal viso e raccoglie il
corpicino.
Prima
di restituirlo agli ignari genitori c’è qualcosa che vuole fare.
Raggiunge
la collina appena fuori dalla città e si ferma a pochi passi dalla cima, dove
si trova lui.
Lui
che ha il mitra ad un fianco e un carro armato all’altro, e la bandiera con la
stella a sei punte che sventola sull’asta di quest’ultimo; la sua mimetica
sembra immune al terriccio svolazzante, che invece macchia e logora tanto i
suoi vestiti quanto quelli dell’esserino morto che porta in braccio.
Si
scrutano per un po’, i loro sguardi dicono tutto e dicono il solito.
Ti
odio.
Quando
Israele, stanco di quella gara a chi guarda più male l’altro inizia a pensare a
cosa voglia per essere venuto di persona, ecco che il suo vicino apre bocca.
“Dimmi…”
Allunga
le mani su cui è adagiata la bimba; il braccio, per il movimento, dondola
vistosamente.
“Ti
ricorda qualcosa?”
Domanda
senza aggiungere alcuna emozione alla voce.
“Non
posso credere non ti ricordi niente.”
Si.
Ovvio
che gli ricordava qualcosa.
“Allora?
Cosa ti ricorda?”
Gli ricordava di quando costringevano lui a raccogliere i propri pargoli dalle
camere a gas, che domande.
Il
vento concede una tregua e la bandiera si affloscia sull’asta come morta.
Israele
china il capo e annuisce.
“E allora perché?”
“Perché ho paura.”
Il
vento riprende a soffiare.
“Ho
tanta paura possa succedere di nuovo.”
Toglie
la mano dal mitra e si osserva le cicatrici da filo spinato che le solcano.
“Devo
difendermi.”
Stavolta
è l’altro a chinare il capo, conscio di non essere santo quando il Profeta.
Però…
Guarda
la faccia morta della bambina, e ascolta le grida che salgono da dietro di lui,
dalla cittadina ai piedi del colle.
“Ti
difendi in un modo veramente orribile.”
ANGOLO
DELL’AUTORE
Per
la delicatezza del contesto, non mi sorprende che in un manga comico come
Hetalia manchino ancora questi due.
Non
staro adesso a parlare dei motivi che entrambe le fazioni si ripetono l’una all’altra
da decenni, né parlare di perché io sia più dalla parte di una che dell’altra,
come intuibile qui.
Ma
faccio anch’io una domanda.
Davvero
ci vogliono più di 60 anni per capire che così non si va da nessuna parte se
non al cimitero?
TonyCocchi