Le avventure di Dragonball!
Ciao! Siamo Bulma
e C18! Abbiamo avuto la pazza e strampalata idea di scrivere una fanfiction che speriamo vi faccia ridere, cosa che
sicuramente non accadrà ai poveri protagonisti di dragonball…
Riassumendo brevemente, l’idea è quella di far vivere diverse situazioni di
tutti giorni ai nostri beniamini, con episodi più o meno
spiacevoli per loro… (sennò mica poteva far ridere no? NdC18) vi auguriamo una
buona lettura, e speriamo che ci recensirete in molti!
Capitolo 1: Vegeta al supermercato.
In casa Vegeta,
Vegeta si gustava tranquillamente il sabato pomeriggio e come al solito non stava facendo un tubo, ma si lamentava in
continuazione.
“Donna!” urlò dal
divano su cui era seduto “Donna, dammi un po’ di caffè, muoviti, accidenti a te!”
Dalla cucina,
uscì con un gran sorriso Bulma, la moglie del sayan, con addosso un grembiule ed
in mano la caffettiera bollente.
“Ma suuu tesoruccio
caro! Non ti arrabbiare altrimenti ti sale la pressione! Lo sai
cos’ha detto il dottore, vero?”
Vegeta la guardò
con uno sguardo infuocato.
“Lo so benissimo cos’ha detto quel ciarlatano da quattro soldi!
Maledizione anche a lui e alle sue stupidaggini! Io sono il principe dei sayan e sono forte come una roccia!”
Appena finito di
pronunciare queste parole, si accasciò a terra respirando a fatica con una mano
sul cuore, osservata dalla inebetita Bulma.
“Ma amore, te l’avevo detto! O
cielo, cosa faccio? Vegeta, stai bene?”
“No, che non sto
bene!” gridò lui “E’ colpa tua, mi fai venire in mente
Kaarot!”
In
effetti Bulma non aveva assolutamente nominato l’innominabile, ma
Vegeta doveva assolutamente prendersela con qualcuno, e di solito quel qualcuno
era Kaarot. Noi dobbiamo far sapere ai nostri lettori
per completezza che l’oscuro Kaarot è niente meno che
l’unico, invincibile, originale… Goku! E Vegeta
covando contro di lui un odio profondo aveva esplicitamente ordinato che non venisse mai pronunciato il suo nome. Ma
ritorniamo alla nostra storia.
Bulma cercò di rimettere in piedi il marito il
quale si aggrappò a lei come un koala e la povera donna, giacché era un peso
piuma nella scala dei boxeur, si accasciò anch’ella
sul tappeto. Si ritrovarono entrambi per terra, il caffè
rovesciato dovunque, mentre Vegeta incominciò a
bestemmiare in cinese.
Quando si rialzarono entrambi o dopo l’ennesima
bestemmia in turco da parte del sayan finalmente Bulma riuscì a proferire parola.
“Amoruccio…”
“uhm…” disse lui
scocciato.
“Che ne dici di accompagnarmi a fare la spesa?”
A quel punto gli
occhi di Vegeta strabuzzarono fuori dalle orbite e la
sua pelle assunse un colorito che andava dal rosso Magenta al viola prugna.
“Cos… a… che… no…
spesa…” balbettò senza poter dare senso alla sua
frase.
“Ma sì, tesoro, al supermercato! Non sei contento? Devo
prendere solo lo zucchero…” chiese giuliva.
“Ugh… d’accordo…” rispose lui, sapendo che non avrebbe mai
comprato solo lo zucchero.
Ormai era in
trappola. Per quanto con la moglie fosse scorbutico,
bisbetico, geloso, e possessivo, non riusciva mai a dirle di no… E lei lo
sapeva bene.
“Fantastico
caro!” strillò trascinando un Vegeta al quanto
contrariato fuori di casa e sbattendolo come un pacco postale nella vettura
parcheggiata fuori casa.
Giunti davanti
all’immenso supermercato, scesero dalla macchina e
giunsero davanti alle porte scorrevoli. Vegeta detestava le porte scorrevoli
quasi quanto Kaarot. Si fermò ad osservare con
sguardo incinghialito la piccola telecamera posta
sulla porta.
“Lo sai Bulma che non mi fido di queste mostruosità terrestri!”
“Ma quanto sei noioso!” disse lei passandoci attraverso.
Quello fu uno dei
rari momenti in cui vegeta si ritrovò smarrito senza sapere che fare. Non
voleva rimanere solo davanti alla “mostruosità terrestre”, come amava
definirla, e fare la figura del babbeo, ma non voleva neanche passare a tutta
velocità attraverso la porta e fare lo stesso la figura
del babbeo. In conclusione, gli venne infine in mente la possibilità di passare
come la vecchietta che era passata poco prima, ovvero,
con calma e tranquillità. Inspirò, si tirò su le maniche, risistemò
velocemente i capelli, e poi con sguardo fiero e petto in fuori, compì
pochi passi arrivando dentro il supermercato. Fatto un sospiro
di sollievo, si ritrovò Bulma, furiosa, che
batteva il piede per terra.
“Ma ci voleva così tanto?”
“sì!” rispose con
aria di sufficienza.
Lei sbuffò e dopo
un secondo gli tirò uno schiaffo sulla testa.
“Ahio!” disse lui massaggiandosi la zona
colpita e subito dopo stava per assumere il colorito di poco prima (vi
ricordate quello che andava dal Magenta al prugna? Ecco metteteci un po’ più di
prugna), ma con uno sguardo raggelante, Bulma lo fece
ritornare alla normalità.
“Abbiamo perso
fin troppo tempo, Vegeta!!! Muoviti!!!”
Bulma al supermercato assumeva tutt’altro tipo di carattere. Non la si
poteva contraddire e questo Vegeta lo sapeva e bene oseremo aggiungere.
“Vegeta…” disse
lei ritornando ad essere
“se?”
“mi..”
“cosa?”
“prendi…”
“oh no…”
“il..”
“no, non quello…”
“carello?”
“NOOOOOOOOOOOOOO”
disse urlando e mettendosi le mani fra i capelli.
Vegeta odiava i
carrelli quasi quando Kaarot e le porte scorrevoli. Si impigliavano, andavano indietro quando dovevano andare
avanti e avanti quando dovevano andare indietro. Inconsciamente, Vegeta creava
tutte le volte una danza diversa. Avvicinandosi con in
mano la preziosa monetina, osservò la pila di carrelli venendogli in mente un
atroce dubbio.
“Quale prendo?”. Non si ricordava se dovesse prendere il primo o
l’ultimo… o magari quello in mezzo? Non voleva fare la figura del babbeo.
Cercando di decidersi, vide la vecchietta di prima (Vi ricordate? Aveva passato
le porte scorrevoli.) che spingeva a fatica un carrello.
Istintivamente,
abbrancò l’oggetto con prepotenza dalle mani della vecchina
e cercò di portarglielo via. L’anziana signora iniziò a strillare attirando
l’attenzione di tutti, Bulma compresa.
“Ma Vegeta, cosa stai facendo?” disse facendosi avanti a
gomitate. Vegeta si bloccò di colpo.
“Mi scusi
signora.” Disse la moglie “ha avuto un infanzia difficile.
Ora prendo un altro carrello.”.
La vecchietta si
allontanò borbottando sconcertata. Le uniche parole che Vegeta capì furono “ragazzi d’oggi…”, “gioventù rovinata…” e
“screanzati…”. Bulma si avviò a
passo di carica dopo aver inforcato il carrello verso il reparto alimentari,
Vegeta alle calcagna.
“lo prendo lo
yogurt alla papaia o è meglio quello all’avocado? E’ in offerta…” chiese
mielosa al marito che rispose con un “grunf…”
“Non importa, tanto decido io! Li prendo entrambi…”.
In realtà Vegeta
odiava sia lo yogurt alla papaia che quello
all’avocado quasi quanto Kaarot, le porte scorrevoli
e i carrelli, ma non lo dava a vedere.
Bulma questo però non lo sapeva, ma lo poteva
immaginare. Continuava a riempire il carrello di cose inutili, che Vegeta
odiava, ma comunque tutte in offerta.
“Uh!!! Guarda amore!!! I biscotti che ti piacciono tanto!!!”
disse lei cinguettando come un’allodola e sventolando come un trofeo la scatola
di biscotti di Winnie the Pooh
& Co. al cioccolato e miele. Vegeta, accorgendosi che tutti i passati lo
guardavano con aria interrogativa, si sbrigò a raggiungere la moglie, ma il
carrello, come avevamo detto prima e cioè che faceva
ciò che voleva lui, andò a sinistra invece che a destra e si scontrò con
l’adorabile vecchietta delle porte scorrevoli e dei carrelli. Il risultato su
un bel “pastiche” di biscotti, latte, mutande, caffè,
bambole, preservati (e che ci fanno?), assorbenti, il Santo Graal,
Mastrota e le pentole, l’elefantino della Eminflex, bianca neve e i
sette nani, bobo, babe e bobetto (che salutiamo con affetto) e infine bottiglie di
whisky vari che nessuno osò raccogliere.
La vecchietta si
alzò guardando Vegeta come un povero cretino e prima che lui potesse fare
qualcosa (e si
presume che fosse qualcosa di intelligente) ella prese il suo ombrello, tirato
fuori da non si sa dove, anche perché fuori c’erano 40° all’ombra, e cominciò a
prendere a ombrellate il povero Vegeta, che da quel giorno, odiò gli ombrelli
quasi come Kaarot, le porte scorrevoli, i carrelli e
lo Yogurt alla papaia e all’avocado.
“Screanzato.. Villano…. Maleducato…Incivile… Villanzone… gioventù
marcita e rovinata!!!!!” disse lei prima di prendere
le sue cose, tra cui i preservativi e le bottiglie di whisky e se ne andò
nell’altro scompartimento.
Vegeta, che non
aveva capito nemmeno la metà delle parole da lei pronunciate si rialzò con la testa dolorante e profondamente ferito
nell’orgoglio, forse più di quelle volta con Goku, si
preparò a sfoderare un suo attacco micidiale, ma a fermarlo sul principio fu
proprio Bulma.
“ma cosa stai facendo?”
“Chi? Io? Niente.. perché ti sembra che sto facendo qualcosa?” disse con
noncuranza.
“non so, dimmelo tu. Perché ti sei trasformato
in super sayan?” disse facendogli notare la sua
trasformazione.
Vegeta bestemmiò
in greco e in latino facendo prendere un colpo alla nostra prof di queste
materie che sentendo la pronuncia scorretta di alcune
parole si ritirò a vita dall’insegnamento per la gioia di noi studenti del
classico.
Intanto si erano radunate tre bambine intorno al nostro povero Vegeta,
guardandolo in quella fase luminescente.
“ohhhhhhh” disse la prima.
“Sei tutto
illuminato!” disse la seconda.
“Sembri un
angioletto! Disse la terza “Ci porti in volo sulle tue
spalle?”
“maledizione!!! –esclamò il sayan – “che
cavolo faccio ora???” si voltò verso la moglie la quale alzò le mani come per
dire “ora te la sbrighi da solo”
Vegeta intuì i
pensieri di Bulma e cercò con la sua delicatezza
ormai celebre nel cartone animato giapponese di far allontanare le ragazze.
“ORA ASCOLTATEMI
RAZZA DI POPPANTI ROMPI SCATOLE!!!! VEDETE DI ANDARVENE
FUORI DALLE PALLE ALL’ISTANTE PRIMA CHE MI INCAZZI SUL
SERIO E CHE VI FACCIA UN *** COSì A TUTTE VOI
CHIARO????? SMAMMATE!!! FUORI!!!! ANATE!!!! SCIò!!!!! AU REVOIR!!!!
SAYONARA!!!! GOOD BYE!!!!! HALOA!!!! ARRIVEDERCI… ANZI
ADDIO!!!!!!” disse più furente che mai.
Le ragazze
dapprima rimasero ad osservarlo come una scolaresca in gita scolastica davanti alla tour Eiffel che si domandano
se il fatto che sia marrone fosse dovuto al fatto che è fatta di cioccolato.
Poi i loro occhi
si riempirono di lacrime, proprio come la scolaresca che scopre
che la tour Eiffel è fatta di ferro e scoppiarono in
un pianto unico che quasi fecero allagare l’intero supermercato.
Vegeta si tirò
una mano sulla testa rimproverandosi di aver lasciato il divano.
“Ok, Vegeta, la prossima volta resti a casa sul divano e…
anzi no, vai a casa di Kaarot e combatti con lui!!!! Ma chi me l’ha fatto fare di venire qui!!!!”
Bulma aveva riempito nel frattempo il carrello
di roba, tra cui spiccavano le cose più inutili che Vegeta avesse mai visto.
Trotterellava verso la cassa con aria gioiosa cinguettando, mentre vegeta sembrava avesse un appuntamento con il boia, già
sapendo che il suo portafoglio sarebbe stato rovesciato come un calzino. In
mezzo alla coda chilometrica, si sentiva spintonato dalla solita vecchietta
dietro di lui che sembrava avere molta fretta.
“Mi scusi
giovanotto, è sempre lei?” gracchiò facendolo infuriare
ancora di più “Può muoversi, c’è spazio lì, e io sono di fretta, si
sbrighi! Ah, la gioventù di oggi, sempre con la testa
tra le nuvole…”.
Ormai il nostro sayan aveva anche oltrepassato il limite della furia
omicida tanto era esasperato e si limitava a fissarla con aria inebetita
sentendola parlare in una lingua che assomigliava vagamente al namecciano.
Dopo circa mezz’ora
di attesa giunsero finalmente alla meta, e ad
accoglierli una sorridente cassiera, che in realtà non aveva nulla da ridere,
iniziò a passare i prodotti con un fastidioso “bip!” ad ogni passaggio. Vegeta
che odiava le casse quasi quanto Kaarot, le porte
scorrevoli, i carrelli, gli yogurt e gli ombrelli, cominciò a dare nuovamente
segni di nervosismo. Ragion per cui, Bulma lo posizionò davanti alla cassa per tenerlo impegnato con la
raccolta di tutti prodotti che la cassiera sorridente come al solito, lanciava
senza aver un bersaglio preciso. Così Vegeta, inforcati i guantoni di Buffon compì delle favolose parate
degne di far vergognare Buffon, che non aveva parato
un bel niente ai rigori dei mondiali. Così, dopo aver ricevuto il premio di
miglior portiere dell’anno riempì ogni singolo sacchetto fino all’orlo.
“bene, caro!”
disse Bulma “Il portafoglio.”
“Gh… Ecco…” disse porgendoglielo a malincuore.
Al suo ritorno
nelle mani del diretto proprietario era tristemente, sconsolatamente e
inesorabilmente vuoto.
Con la gola secca
e mille pacchi che ingombravano la sua camminata verso l’uscita Vegeta si trovò nuovamente a confrontarsi con un altro
mostro della tecnologia avanzata: le scale mobili, odiate quasi quanto Kaarot, le porte scorrevoli, i carrelli, gli yogurt, gli
ombrelli e le casse. Si preparò psicologicamente davanti a loro, mentre la
moglie attendeva impaziente.
“Dai, Vegeta,
metti un piede lì sopra e Sali.”
Detto fatto,
vegeta mise un piede sullo
scalino, così che si ritrovò presto in un incresciosa
posizione (Lasciamo immaginare quale ai lettori.).
“Bulma, Bulma… accidenti, che devo
fare, mi sto spaccando in due!”
“Potresti mettere
su anche l’altro piede?”
Vegeta ascoltò il
saggio consiglio e si ritrovò assai più comodo, ma profondamente ferito nell’orgoglio
per essersi fatto aiutare da una donna, si girò imbronciato senza accorgersi
che le scale mobili stavano per terminare. E tutti
sanno quanto siano pericolose se non si fa attenzione
alla fine.
“vegeta… tesoro…”
“No.”
“Ma, le scale…”
“Non voglio
sentirti!”
“ma se…”
“Non voglio
sentirti donna…”
Con un rovinoso capitombolo
il nostro sayan si ritrovò a gambe all’aria nel
reparto bimbi.
“PERCHE’ NON MI HAI AVVERTITO, DONNA???”
gridò.
“Ma io ho cercato…”
“FAI SILENZIO,
NON VOGLIO IL TUO PARERE!!! IO QUI NON CI TORNERO’
“Ehm, sì…”
“E ADESSO A CASA, SUBITO!”
All’uscita,
incontrò niente meno che la dolce vecchietta e le tre bimbe che si scoprirono
essere le sue tre nipoti.
“Ciao, signor angelo!” dissero in coro.
Vegeta allarmato, si precipitò in macchina lasciando a terra metà
dei sacchetti di Bulma… e Bulma
stessa.
“Muoviti donna!”
Lei corse e salì
al volo. Quando Vegeta credeva ormai di essere al
sicuro, Bulma lanciò uno strillo: “O cielo! Ho
dimenticato lo zucchero!”
“NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!”
Da
quel giorno Vegeta
odiò i supermercati quasi quanto Kaarot, le porte
scorrevoli, i carrelli, gli yogurt, gli ombrelli, le casse e le scale
mobili.