I
Am Feelin'’ You.
Non
avevo idea di quanto tempo avessi
sprecato, in tutta la mia vita, nel chiedermi se la perfezione
esistesse, o se
fosse solo questione di gusti, di fattori combinati, di gesti, di
azioni. Mi
capitava di fermarmi a riflettere su quanto il mondo fosse vario, pieno
di
scelte, di variazioni, di colori. Certo, quello era il bello. Tutti
avevano
qualcuno di affine, in questo modo. O meglio, tutti avrebbero dovuto
averlo.
Ma cosa capitava se quella persona, la
persona talmente affine a te da capirti, amarti, esserti vicina in
qualunque
situazione non poteva esserlo anche fisicamente? Cosa succedeva se La
Persona
si trovava dall’altro capo del mondo, se tu non riuscivi ad
incontrarla in
tempo? Spesso mi chiedevo se sarei mai riuscito ad incontrare questa
persona,
la famosa Anima Gemella. Se il tempo fosse stato troppo poco, e non
avessi mai
trovato qualcuno che mi amasse sul serio, che mi sentisse,
che desse un senso alla mia vita.
Forse potevano sembrare pensieri stupidi.
Lo sembravano anche a me. Ma, nel profondo del cuore, chi non si pone
domande
di questo tipo? Le persone non sono fatte per stare sole. Nessuno lo è, per
quanto chiunque tenti di bastarsi.
E’ una delle piaghe del mondo da sempre.
Morsi delicatamente l’interno del labbro,
accennando un sorriso, in pace col mondo, mentre, il respiro ancora
leggermente
pesante, mi abbandonavo sul cuscino, portando entrambe le mani dietro
al collo
di Darren, e cercando i suoi occhi.
Osservai le sue labbra curvarsi
delicatamente in un sorriso. Non un sorriso disarmante, uno di quelli
che
regalava al mondo intero, e che avrebbero smosso anche un oceano. Solo,
un
sorriso timido, felice, emozionato. Ugualmente disarmante, ugualmente
potente,
ugualmente stupendo. Ma quel sorriso era mio, e nessuno avrebbe potuto
togliermelo.
Nessuno. I suoi occhi, anche al buio, erano la cosa più
bella che avessi mai
visto.
Quel momento aveva spazzato via ogni
dubbio sulle mie idee di perfezione.
Avevo trovato un compromesso interessante:
la perfezione non era qualcosa di fine a se stesso, era proprio la
combinazione
di gusti, colori, gesti, forme, pensieri. Non importava quanto questa
idea
fosse confusa. In realtà, non lo era poi così
tanto. Per me, la combinazione
giusta si chiamava Darren Criss. Ci avevo messo una vita intera a
trovarlo,
avevo sofferto, avevo pensato di non farcela, e continuava ad essere
dura.
Perché la vita è dura, è un
imprevisto, è qualcosa che ti toglie il fiato anche
quando non vuoi, e non in modo piacevole. Ti mette alla prova. Crea
ostacoli e
abbatte barriere, come piace a lei. Il gioco è nelle tue
mani, però. E se solo
riesci a trovare quella cosa, quella persona che rende ogni cosa
più facile,
anche solo minimamente, tutto è perfetto. Perché
quella persona è la perfezione
stessa.
La mia perfezione erano i riccioli
indomabili di Darren, ogni volta che la mia mano vi affondava dentro.
Erano i
suoi occhi cangianti, ogni volta che mi facevano perdere un battito,
ogni volta
che dimenticavo ogni cosa solo per pensare a quanto fosse perfetto il
contorno
delle sue labbra rosee.
Delicatamente, scese su di me, per
baciarmi il collo, e poi tornò a guardarmi, prima di
poggiarsi a me, attento a
non farmi male, le nostre gambe aggrovigliate sotto al lenzuolo e al
copriletto
completamente sfatti, la sua mano sul mio petto, mentre le mie erano
delicatamente scese sulla sua schiena nuda, per stringerlo a me.
I suoi occhi brillavano incredibilmente,
incorniciati da quelle ciglia così lunghe e scure da
sembrare innaturali, anche
alla luce lunare che faceva capolino dalla finestra semichiusa. Non lo
avevo
mai visto così felice, e nemmeno io lo ero mai stato. Non
ero mai, mai stato
più felice. Perché lui era tutto, lo era davvero.
Semplicemente, era Darren. Ed io non
riuscivo a credere di essere solo Chris. Solo Chris. Lui si meritava
così
tanto.. ma aveva scelto me.
Perché, per quanto crederci fosse
pressoché impossibile, lui aveva scelto me. Aveva trovato
me, stava amando me.
Avrebbe amato solo me. Era pronto a giurare davanti al mondo di amare
solo me
per il resto della sua vita, lo era davvero. La mia parte mancante. Da
Sempre,
Per Sempre.
I suoi occhi mi attiravano come una
calamita. E, d’altro canto, lui non faceva assolutamente
niente per distogliere
i suoi da me. Arrossii lievemente, ma non importava. Era un rossore
consapevole.
Non avevo paura di mostrarlo, non avevo più paura di niente.
Non con lui.
Immaginai a cosa sarebbe stato.
Non erano passate nemmeno un paio d’ore, e
già progettavo come sarebbe stato. Ero veramente uno stupido
romantico. Ed io
che facevo di tutto per nasconderlo. Mi trattenni dallo sbuffare,
sembravo già
abbastanza stupido così, con l’aria sognante. E
lui, invece, sembrava
dannatamente dolce e sexy, al tempo stesso. Eppure
l’espressione era la stessa.
Un paio d’ore. Per un secondo, il mio
sguardo si spostò sulla schiena di Darren, sulla mia mano.
Per un secondo,
l’anello che portavo al dito brillò, illuminato
dalla luce della luna, formando
un riflesso sul muro. Il mio sorriso si allargò. Un paio
d’ore dalla proposta
di matrimonio.
Chris Colfer che si sposava. Mi sarei
sposato. Nel mio stato. Circondato dalla mia famiglia, e dai miei
migliori
amici. Perché, sì, cosa ancora più
assurda, adesso avevo degli amici.
Capacitarsene non era così facile, dopo aver vissuto
diciotto anni di inferno.
Anche se ormai ne erano passati altri cinque, ed un po’ di
cose erano cambiate.
E, beh, l’unica cosa che ero riuscito a
fare, trovandomi di fronte ad un Darren dalla voce tremante, e talmente
emozionato da sembrare isterico, con una scatolina blu tra le mani e le
luci
soffuse, era piangere di gioia. E baciarlo, baciarlo fino a non avere
più
fiato.
Avevo detto di si. Solo una volta, la voce
ferma, piena di gioia. Non ero mai stato tanto sicuro di qualcosa in
tutta la
mia vita.
Entrambi in pigiama, entrambi noi stessi,
entrambi messi a nudo. Entrambi persi, sinceri, innamorati.
E poi avevo detto di si, ripetute volte,
con enfasi, poco più tardi, in un groviglio di lenzuola
aggrovigliate, mugolii
confusi, gemiti e risate, mani che si toccano, corpi che si sfiorano e
si
completano. Si, volevo sposarlo. Non avevo mai, mai voluto
nient’altro così
intensamente.
Lì, nella cameretta che mi aveva visto
crescere, in un letto ad una piazza e mezzo, tra le pareti che
racchiudevano la
mia storia. Ed ora potevano raccontarne una nuova, più
importante. Quella
stanza era la mia essenza. Ed ora era anche quella di Darren. Sempre
che le due
cose non si mescolassero. Sorrisi ancora, a quel pensiero, ed i suoi
occhi
brillarono di più, come se avesse colto il pensiero e lo
avesse fatto suo. Non
avevamo bisogno di parole, noi due. Non ne avevamo mai avuta. Era una
cosa che
tutti ci avevano sempre invidiato. Spesso ne condividevamo molte.
Spesso era
difficile condividerle, spesso divertente. Ma c’erano cose
più importanti. Cose
che da una parola non possono nascere. Cose che solo uno sguardo
può catturare,
cose che si osservano, cose che si respirano, cose che si sentono.
Io
lo
sentivo.
Lo
sentivo ovunque.
Lo avevo sempre sentito ovunque.
Mi lasciai sfuggire una risatina,
mascherando l’imbarazzo. Avevamo sempre evitato di fare
l’Amore in camera mia,
quando passavamo a trovare i miei genitori, perché si
trovava proprio tra la
camera di Hannah e quella dei miei, e non eravamo mai stati molto bravi
nel
controllarci. Non lo eravamo stati nemmeno quella volta, proprio per
niente. Mi
chiesi se a mio padre fosse preso un infarto, o
se fosse riuscito comunque a dormire. Se mia sorella mi
avrebbe preso in
giro a vita, o se avrei mai più avuto il coraggio di
guardare mia mamma negli
occhi se la mattina dopo si fosse presentata a colazione con un sorriso
complice che andava da un orecchio all’altro. O se Darren
sarebbe arrivato vivo
al matrimonio, nel caso mio padre fosse uscito miracolosamente indenne
dall’infarto. Darren piegò leggermente la testa di
lato, incuriosito, ed io, di
riflesso, portai la mano tra i suoi capelli.
-Che c’è?- Sussurrò, un sorriso
complice e
troppo, troppo tenero stampato sul volto. Se mi fosse venuto il
diabete,
sarebbe stata tutta colpa sua.
-Niente, Splendore. Pensavo solo che
probabilmente avremo svegliato tutta Clovis.- Ridacchiai, facendo
scendere la
mano sulla sua guancia, e carezzandola con le dita. Darren si
piegò
ulteriormente contro la mia mano, sospirando, ed unendosi alla
risatina. Era
leggermente arrossito, riuscivo a notarlo anche con la poca luce che
c’era.
Poi, la sua espressione si fece seria per un secondo. Si morse il
labbro, come
se stesse tentando di concentrare i suoi pensieri su qualcosa di
importante. Spostò
lo sguardo sul mio petto, e poi catturò di nuovo i miei
occhi, insicuro. Tornai
ad accarezzargli i capelli, sperando che bastasse a tranquillizzarlo.
Voleva
dirmi qualcosa, lo sapevo.
-I tuoi.. vorrei, ecco, parlare con i tuoi
genitori. Voglio fare le cose per bene, sai.- Mormorò,
un’espressione
incredibilmente seria, fiera e dolce.
Voleva chiedere la mia mano ai miei
genitori? Sul serio? Beh, ok, forse era un po’ antico. Ma era
molto, molto
romantico. Ed anche abbastanza da Darren. Era il mio sognatore. Di
solito ero
io quello preciso, ma le parti, ultimamente, si fondevano
spesso. Ci
completavamo, su questo non c’erano dubbi. Per cui sorrisi,
un sorriso che ero
sicuro avrebbe illuminato la stanza.
-Si.- Dissi, soltanto. Sentivo che le
lacrime stavano per arrivare di nuovo, ma non volevo cedere. Tutto era
perfetto. Tutto. La mia vita era perfetta. Non lo era mai stata, prima.
-Voglio dire.. Chris, voglio che i tuoi
genitori mi amino. Voglio che sia così, non solo
perché sanno che tu mi ami.
Questo non mi basta. Non mi basta che loro si fidino di me
perché lo fai tu.
Conosco tutto quello che hai paura di dire, tutto quello che non mostri
a
nessuno. Sono la persona più fortunata del mondo. Io so
cos’hai passato, e
anche loro lo sanno. Non voglio che possano avere anche solo la minima
paura
che possa succederti di nuovo qualcosa di male. Voglio che sappiano che
tu sei
tutto quello che io ho sempre desiderato. Che posso proteggerti, che ti
sento,
che ti amo. Voglio che sappiano che posso guarirti dal passato, che
l’ho fatto,
lo sto facendo, lo farò sempre. Voglio che pensino che per
te trovarmi sia
stata la cosa migliore. Tu mi hai detto che io ti ho salvato, Amore. Io
voglio
che loro sappiano che anche tu hai salvato me.- Mentre parlava,
entrambi ci sedemmo
lentamente. Intrecciai le mie mani con le sue, sperando di non
scoppiare a
piangere sul serio, senza sapere che il realtà lo stavo
già facendo. Troppo
concentrato sulle sue parole per accorgermi che una lacrima era
scappata via. I
sentimenti contrastanti di Darren si potevano tranquillamente leggere
sul suo
viso. Lui era così.. trasparente.
-Loro lo sanno. Loro ti amano, Darren. Ma
lo capisco, lo so. Ti Amo. E amerò vederti arrossire quando
Hannah sputerà i
cereali su di me per la sorpresa, domani, a colazione.- Trattenni una
risata,
mentre lui alzava gli occhi al cielo, divertito.
Sembrava un po’ preoccupato. Beh, i miei
genitori adoravano Darren, quindi non poteva aver paura di non
piacergli. Anche
se io, al suo posto, ne avrei avuta parecchia. Scacciai il pensiero,
ricordando
che avremmo dovuto dirlo anche a loro. Fortunatamente, Cerina e suo
marito mi
adoravano. Per non parlare di Chuck, in fratello di Darren. Da quando
gli avevo
regalato un set di armi ninja, mi venerava.
-Beh, finché sputa a te, non ho nessun
problema.- Rispose, ridendo a sua volta. Stavamo di nuovo parlando ad
alta
voce, ma non mi importava.
-Non
sono tanto gli sputi che mi
preoccupano, ti ricordo che ho
una
passione per i lama. La cosa veramente preoccupante sarà mio
padre, nel caso in
cui i nostri rumori lo abbiano svegliato. Qualcosa mi dice che tutto il
vicinato si è accorto della proposta di matrimonio, Darr.-
Gli feci notare,
arrossendo di nuovo. Lui rise un po’ più forte.
-Dimentichi con chi stai parlando, per
caso? Sono Darren. Non mi vergogno di niente. Quello che non
potrà più guardare
la sua famiglia in faccia sei tu.- Alzai un sopracciglio, e scoppiai a
ridere
di nuovo, mentre lui riprendeva a parlare.- Sinceramente, Lea e Mark mi
preoccupano molto, molto più dei tuoi genitori. Non ho detto
loro un bel
niente, quando arriverai con l’anello potrebbero attentare
alla mia vita. Li
conosci. Oppure potrebbero cominciare a litigarsi il diritto di chi
dovrebbe
sapere per primo. Come se riguardasse loro. Sono i nostri migliori
amici, non
le nostre fate madrine!- Alzò gli occhi al cielo, scoppiando
a ridere con me.
Mi protesi verso di lui. Vedevo gioia, gioia ovunque. Perché
ora tutto sembrava
più facile. Tutto era più facile. Eravamo stati
lontani per tanto, tanto tempo.
Ma ora che eravamo insieme, ora che niente ci avrebbe separati, i
problemi non
erano niente. Perché noi avevamo affrontato cose peggiori.
Noi c’eravamo. E
Darren non aveva la minima idea di quanto lo sentissi mio. Lui era mio,
solo
mio, e di nessun altro.
Semplicemente,
io lo sentivo, sentivo
Darren ovunque. Sentivo le nostre labbra che si univano di nuovo,
soffocando le
risate, dando sfogo alla felicità.
Tutto
era Darren.
Io
ero Darren.
E lui
era me.
Una
sorpresa per
l’adorabile Darren del mio Chris,
perché si ricordi
sempre che anche se non tutto va come deve andare,
quando si trova quella
cosa, quella persona che rende ogni cosa più facile,
tutto è più facile,
tutto è perfetto.
Nonostante tutto.
E che, per me, la
perfezione porta il suo nome.
Ti Amo.
-Alis.