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Autore: LaniePaciock    10/02/2012    11 recensioni
Due ragazzi e una ragazza faranno la loro apparizione in casa Castle e al distretto. Una dose di guai sarà in arrivo a causa di uno scambio di persona. Oltre che un rapimento e un omicidio. E Castle e Beckett vedranno parte della loro storia interpretata davanti a loro… li aiuterà a chiarirsi?
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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Cap.1 Benvenuti a New York

“Papà ti vuoi muovere??”
“Arrivo Alexis! Dammi solo un minuto”
“È la terza volta che me lo dici!”
“È la terza volta che me lo chiedi tesoro” mormorò leggermente esasperato e divertito Richard Castle in camera sua mentre finiva abbottonarsi la camicia. “Comunque sto arrivando davvero” urlò infine in risposta alla figlia. Infatti un secondo dopo stava scendendo le scale mentre ancora si infilava la giacca. Erano le 10 del mattino, ma era riuscito a ritardare ugualmente, svegliandosi tardi. Aveva già avvertito Beckett la sera prima, dopo aver chiuso il loro ultimo caso, che non sarebbe venuto quel giorno. Si ricordava perfettamente la faccia di Kate quando glielo aveva comunicato: un po’ triste, scocciata e con un lampo accusatorio nello sguardo. Sicuramente aveva pensato fosse via per una donna. Infatti appena aveva nominato sua figlia Alexis, all’improvviso si era rasserenata. Ridacchiò fra sé a quel pensiero.
Arrivato in fondo alle scale si fermò davanti alla ragazza che lo guardava con le braccia incrociate e gli occhi ridotti a fessura. Lei odiava arrivare in ritardo.
“Chissà perché riesci a essere puntuale solo quando c’è un omicidio…” sussurrò a denti stretti. Lui fece finta di non aver sentito e mise su il suo miglior sorriso da cucciolo per farsi perdonare.
“Non guardarmi così! Vedrai che arriveremo in orario”. Alexis alzò un sopracciglio. Questo decisamente l’aveva preso da lui. Il sorriso non stava funzionando. Lei lo conosceva troppo bene per farsi abbindolare, così si affrettò ad aggiungere “Dai tesoro tanto sono in aeroporto. Con tutti i controlli a cui saranno sottoposti sarà un miracolo se riusciranno a uscire entro un’ora dall’atterraggio”.
“Se questa è la scusa per il tuo ritardo, non attacca papà” disse scocciata Alexis mentre ormai, chiusa la porta alle spalle, si avviavano verso l’ascensore. “Sai che odio ritardare”.
“Vedrai Alexis, dovremo anche aspettarli” rispose il padre sorridendole e incrociando le dita dietro la schiena. Se non fosse stato così, Lanie avrebbe avuto di certo un corpo in più in obitorio.
 
Alla fine, per sua fortuna, Richard aveva avuto ragione. Arrivarono in aeroporto ad aereo appena atterrato, ma i controlli della dogana trattennero i loro ospiti per quasi un’ora. Avendo del tempo da perdere, Castle aveva deciso di comprare un cartoncino colorato e dei pennarelli, che avrebbe utilizzato per fare un cartello di benvenuto.
“Sicuro che sia una buona idea papà?” aveva chiesto Alexis con sguardo preoccupato vedendolo all’opera e conoscendo la tendenza del padre all’esagerazione. Si ricordava ancora di quando aveva passato non più di quattro giorni via con Meredith quando aveva 8 anni. Il padre era andato a prenderla in aeroporto e aveva composto un cartello colorato per il suo ritorno, grande come quadro e con i led luminosi. Gli aveva fatto promettere di non rifarlo più. Ripensandoci, Alexis rabbrividì un poco e sospirò.
 “Certo che sì! Così ci riconosceranno subito e… Ehi non fare quella faccia! Sai cosa intendevo” esclamò offeso Rick, che aveva notato l’alzata d’occhi al cielo della figlia e uno sguardo che diceva Era quello che temevo. “Hai così poca fiducia nelle mie capacità?”
“No, ho poca fiducia nelle tua capacità di contenerti papà” rispose lei con una smorfia.
“Non preoccuparti piccola, tuo padre sa quando non è il momento di strafare” disse con un ghigno divertito per la faccia altamente scettica di Alexis. La ragazza però dovette ricredersi. Dopo venti minuti di duro lavoro, suo padre era riuscito a fare un cartello con un elaborato
Welcome to New York
elegante come solo uno scrittore sapeva fare, ma anche molto colorato grazie ai numerosi pennarelli a sua disposizione.
Finalmente i loro ospiti spuntarono dal controllo passeggeri. Erano una ragazza e un ragazzo con una valigia a testa a seguito. Alexis si irrigidì. Stavano per incontrarsi di persona alla fine e aveva paura che qualcosa andasse storto. Non sapeva spiegarsi neanche lei quest’angoscia, era come una specie di sesto senso. Suo padre, vedendola in quello stato di agitazione, le prese una mano e le sussurrò: “Vedrai che andrà tutto bene tesoro. Sarai fantastica come sempre e loro ti adoreranno anche qui”. Alexis si girò verso di lui e gli sorrise. Riusciva sempre a calmarla e rassicurarla. Si scoprì a chiedere come una bambina: “Davvero?” “Davvero” le rispose guardandola negli occhi e sorridendo. Nonostante avesse quasi 18 anni, Alexis sarebbe rimasta sempre la sua bambina. Tranquillizzata, si girarono entrambi verso i nuovi venuti che, dopo un iniziale smarrimento, avevano notato il cartello e riconosciuto nei proprietari le figure di Alexis e suo padre.
La ragazza bisbigliò qualcosa al suo compagno di viaggio indicandoli con un cenno della testa. Lui annuì, e iniziarono ad avvicinarsi. Anche da lontano si vedeva che erano eccitati. Andare in America era stato per loro un sogno e stavano per incontrare chi gli aveva permesso di renderlo reale. Mentre si avvicinavano Richard poté osservarli con calma. Sapeva che erano fratello e sorella e che lei era la più grande d’età, ma lui era più alto di almeno 4 o 5 centimetri. La ragazza aveva un paio d’anni in più di Alexis, mentre l’altro era più piccolo di cinque anni della figlia. Le somiglianze tra fratello e sorella riuscì a individuarle sono quando furono più vicini e più che altro nei tratti: rotondi come nei bambini. Lui però iniziava ad essere più spigoloso, normale per un adolescente, mentre lei aveva un’aria da perenne bambina. A prima vista sembravano somiglianti, ma allo stesso tempo diversi. Lei aveva capelli scuri lunghi fino a poco sotto le spalle, mossi, e occhi altrettanto scuri; il fratello invece aveva corti capelli castano chiaro sparati più o meno appositamente da tutte le parti e occhi che sfumavano dal verde al marrone. Simili a quelli di Kate pensò Rick.
Appena furono a pochi passi di distanza, Alexis allungò la mano per stringere quella della ragazza.
“Ciao! Finalmente ci incontriamo. Spero abbiate fatto buon viaggio”. L’altra ragazza annuì e sorrise.
“Ciao! Sì è stato lungo, ma tranquillo” rispose. Rick poté sentire l’accento italiano.
“Beh visto che è la prima volta che ci incontriamo di persona credo sia il caso di rifare un minimo di presentazioni” aggiunse Alexis con un sorriso leggermente insicuro. Quando vide annuire l’altra, il sorriso le divenne più sereno. Quindi continuò
“Beh, quindi, sono Alexis Castle e lui è mio padre, Richard Castle”. Rick strinse la mano a entrambi. “È un piacere conoscervi” disse sincero.
“Piacere di conoscerla signor Castle. È davvero fantastico poter essere qui e lo dobbiamo tutto a lei!” esclamò la ragazza felicissima. Poi si ricompose e moromorò “Scusi sono un po’ euforica… Comunque ora tocca a noi. Io sono Sonia Lupo e lui è mio fratello Cristiano, ma tutti lo chiamano Cris” e indicò il ragazzino vicino a lei, che sentendo il proprio nome fece un segno di saluto con la testa e un mezzo sorriso. “Scusate se vi abbiamo fatto aspettare” aggiunse poi “ma con tutti i controlli che ci hanno fatto iniziavo a credere che non saremmo più usciti”.
“Non preoccupatevi, come vedete non ci siamo annoiati” li tranquillizzò Richard con un sorriso indicando il cartello. Le due ragazze ridacchiarono, ma il piccolo fece una faccia strana e un po’ imbarazzata. Castle si era accorto che non aveva detto niente se non un debole ‘ciao’. Chiese conferma del suo pensiero a Sonia “Ehm, scusa se te lo chiedo, ma tuo fratello sa parlare inglese?”. Lei si diede una pacca sulla fronte e mugugnò un  “Ah, già” e velocemente gli tradusse il breve scambio di battute che si erano fatti. Poi si rivolse di nuovo a Castle.
“Non molto purtroppo. Qualcosa capisce e sa dire, ma lo sta ancora studiando. Inoltre voi americani avete anche una parlata un po’… strana. Strascicata. Senza offesa!” si affrettò ad aggiungere preoccupata. Padre e figlia risero.
“Non preoccuparti, lo sappiamo” rispose per entrambi Alexis.            
“Comunque cercherò, per quanto posso, di fare un po’ da interprete” sospirò evidentemente non troppo convinta delle sue capacità.
 “Mi spiace. Cercheremo di venirti incontro allora, anche se… forse ho un’idea! Aspettatemi un secondo” disse Richard e si allontanò per fare una telefonata. Ritornò pochi minuti dopo con un sorriso soddisfatto che crebbe ancora di più quando vide che le due ragazze avevano preso a parlare tranquillamente. Il povero Cristiano era ancora un po’ in disparte, ma la sorella tentava di tradurgli parte del discorso senza perdere il filo dello stesso con Alexis, che la guardava comprensiva.
“Fatto” annunciò “Ora possiamo andare. Signore e signori, oggi avrete l’onore di avere come guida turistica il famoso scrittore Richard Castle!”
 
Ripresero un taxi per tornare al loro attico, dove Sonia e Cris avrebbero alloggiato per i prossimi giorni. Alexis aveva chiesto se potevano dormire da loro e il padre non aveva fatto obiezioni. Anzi avevano dovuto  convincere i due fratelli, che volevano andare in albergo per non disturbare. Alla fine li aveva persuasi minacciandoli che se non fossero venuti a casa loro, Richard avrebbe pagato il conto dell’hotel. I due allora avevano accettato, rassegnati e grati dell’ospitalità. Avrebbero dormito nella camera degli ospiti, dove solitamente stava Martha. Lei avrebbe dormito con Alexis. L’attrice era contenta di ricevere gli ospiti e aveva accettato il compromesso felicemente. Arrivati a casa, trovarono proprio la donna che salutò entrambi calorosamente. Martha era stata anche in Italia in uno dei suoi tour, quindi sapeva qualche parola. Ne fece sfoggio poco prima di uscire per andare alla scuola di recitazione per salutarli. O almeno così pensava, visto che appena fu uscita Cris scoppiò a ridere e Sonia ridacchiò cercando di bloccare il fratello, per paura di offendere la donna, che comunque era già scappata fuori dalla porta. Quando però Alexis e Rick chiesero cosa avesse detto, la ragazza rispose, ancora con un sorriso malcelato
“Ha detto ‘Grazie della bella serata, qui la carne è meravigliosa’.” Padre e figlia scoppiarono a ridere.
 
Dopo essersi riposati un po’ e aver pranzato insieme, nel pomeriggio i due ragazzi furono iniziati alle bellezze della città grazie alla guida dei due Castle. Fu solo un primo giro iniziale, giusto per prendere confidenza con la grande e caotica New York. Inoltre i due erano ancora un po’ stanchi per il viaggio, quindi non volevano affaticarli troppo. Per altri giri ci sarebbe stato tempo nei 4 giorni seguenti. A metà pomeriggio passarono davanti al 12th Distretto e Rick, facendo gli occhi da cucciolo alla figlia, tra le risate di fratello e sorella, convinse Alexis ad entrare. Lei non voleva disturbare, ma Richard sapeva che non c’erano casi in corso, altrimenti lo avrebbero chiamato. Così, ufficialmente, entrarono  per mostrare ai due ragazzi un vero distretto di polizia americano, mentre, non ufficialmente, Rick ne approfittava per rivedere e far conoscere la sua musa e i suoi amici. E poi in fondo passo ormai più tempo qui che a casa pensò lo scrittore. Rick salutò i due agenti all’entrata e con i ragazzi appresso si avviò contento all’ascensore. Mentre aspettavano, gli suonò il cellulare.  Si scusò e si allontanò di qualche passo per rispondere.
“Signor Castle?” chiese una voce giovane dall’altra parte del telefono.
“Sì, sono io”
“Ok, allora piacere, sono Malcolm Reynolds”
“Ah, lei è il ragazzo che mi hanno indicato?” chiese con un sorriso Castle.
“Sì sono io. Sono libero da ora se vuole”
“Ottimo. Io e i ragazzi siamo il dodicesimo distretto di polizia. Sai dov’è?”
“Sì. Dovrei arrivare nel giro di mezz’ora”
“Bene. A tra poco allora”. Si salutarono e riattaccò. Tornando da Alexis, Sonia e Cris, si accorse dello sguardo interrogativo della figlia, ma lui scosse la testa e disse semplicemente “Vedrai”. Alexis lo guardò un po’ storto, ma poi tornò a prestare attenzione ai due ospiti. Stava spiegando com’era il distretto e chi avrebbero incontrato. Man mano che salivano con l’ascensore, Rick sembrava sempre più impaziente. Poi si bloccò, con una faccia preoccupata. Alexis si allarmò e gli chiese se andava tutto bene.
“Non ho preso il caffè” sussurrò triste. La figlia alzò gli occhi al cielo.
“Papà neanche sapeva che venivamo! Dai gliene prepari uno dentro con la macchinetta. E poi sono sicura che ti farai perdonare per un semplice caffè” ridacchiò. Castle la guardò male e ammutolì imbronciato, ma poi si calmò ringraziando mentalmente la macchinetta che aveva comprato per il distretto quasi quattro anni prima. Non poteva incontrare Kate senza caffè. La faccia degli altri occupanti l’ascensore era interrogativa, ma non fecero parola. Finalmente arrivarono al piano giusto e uscirono. Castle li portò verso le scrivanie dei detective. Il primo che videro fu Esposito che usciva dalla sala relax proprio con una tazza di caffè in mano.
“Ehi Ryan guarda chi sentiva la nostra mancanza. È tornato Castle. Neanche un giorno può stare senza di noi il grande scrittore” esclamò ridendo Esposito rivolto a Ryan seduto alla sua scrivania. Il detective alzò la testa, sorrise e si alzò per andare incontro ai nuovi venuti.
“Ah, ah come sei spiritoso Esposito” ribatté sarcastico Castle guardandolo storto. Poi però sorrise, si voltò e indicò la truppa dietro di lui. “Volevo solo presentarvi delle persone”
“Beh tua figlia la conosciamo già” precisò Ryan, strizzando l’occhio alla piccola Castle. “Ciao Alexis, come va?” le chiese.
“Ciao ragazzi! Tutto bene grazie. E voi?” domandò sorridendo. Era sempre felice di incontrare quelli che ormai considerava come degli zii.
“Non c’è male” rispose Esposito per entrambi. “Anche se speravamo di passare una giornata tranquilla senza tuo padre intorno”. Castle per tutta risposta si imbronciò di nuovo e iniziò a mugugnare che senza di lui non avrebbero risolto neanche il caso più semplice.
“Sogna pure Castle” fu la risposta che arrivò da dietro le loro spalle. Beckett stava avanzando verso di loro insieme a una ridacchiante Lanie. Richard rimase un secondo a fissarla imbambolato, ma si riprese quasi subito.
“Detective dico solo la verità io” disse con finto tono offeso. Ma Beckett ormai si era già rivolta ad Alexis per salutarla.
“Scusa Kate, ma mio padre voleva passare a tutti i costi” disse ridacchiando Alexis. Poi divenne più seria e continuò riprendendo il discorso del padre di prima “Però è vero, volevamo presentarvi delle persone. Loro sono Sonia e Cristiano Lupo”. I tre detective e Lanie gli strinsero la mano presentandosi. All’inizio fratello e sorella erano un po’ impacciati, ma se la stavano cavando con l’inglese. O meglio Sonia se la stava cavando. Continuava a parlare e tradurre per il piccolo, spiegando ai presenti anche le domande, seppur rare, che faceva lui. Dopo qualche minuto passato in piedi di fronte alle scrivanie, Ryan ebbe l’idea di far spostare il gruppo nella sala relax. In quel momento non avevano casi e il capitano era fuori, quindi non avrebbe potuto interromperli. Aveva un po’ di tempo a disposizione. Si sistemarono sui divanetti e sulle sedie disponibili parlando del più e del meno. Beckett volle sapere come si erano conosciuti. Sonia chiese ad Alexis se poteva raccontarlo lei. Aveva paura di non riuscire a reggere un discorso troppo lungo. Lei annuì e narrò in breve di come si fossero conosciute più di un anno prima. Erano entrambe inscritte a un sito internet fan club di Harry Potter e per caso avevano iniziato a parlare, in inglese, in una discussione. Si erano ritrovate più volte a parlare su quel sito, scambiandosi opinioni, scherzando, facendo amicizia. Poi Alexis le aveva chiesto un aiuto per una ricerca sulla storia italiana e in cambio Sonia aveva domandato se poteva aiutarla con l’inglese. Così avevano deciso di darsi i loro veri nomi, che ancora non conoscevano, e di considerarsi come penfriend, amici di penna. La sorpresa di Sonia nello scoprire che stava parlando con Alexis Castle, la figlia del suo autore preferito era paragonabile solo alla sua gioia. Alexis all’inizio aveva avuto paura che cambiasse qualcosa sapendo chi era, ma i suoi timori si erano rivelati infondati. Si scambiavano spesso e-mail, quasi giornalmente. Poi erano passate a Skype e finalmente si erano ‘incontrate’ via web-cam. Un mese prima poi, Alexis aveva invitato in America Sonia e il fratello, che aveva conosciuto attraverso lo Skype di Sonia visto che le girava spesso dietro mentre parlava. Richard non aveva avuto alcuna obiezione ed era stato anche felice di invitarli, perché la figlia gli aveva confidato che Sonia l’aveva aiutata molto quando si era lasciata con Ashley. E finalmente quella mattina si erano incontrati realmente. Dopo queste prime spiegazioni passarono alle chiacchiere generali. Ryan e Beckett sembravano interessati alla cultura italiana, ai luoghi caratteristici, mentre Esposito era particolarmente interessato alla cucina e Lanie al vestiario. Sonia rispondeva e faceva domande sulle cose da vedere e fare a New York e dintorni, se c’è ne fosse stato il tempo. Cristiano sembrava invece essere entrato in sintonia con Esposito. Nonostante parlasse poco l’inglese, sembrava un po’ più ferrato con lo spagnolo e riusciva a spiccare qualche parola con il detective anche senza l’aiuto della sorella. C’era da dire che i loro argomenti erano soprattutto culinari. Richard ne approfittò per preparare il caffè alla sua musa, offrendone poi uno anche a tutti gli altri. Dopo dieci minuti un agente entrò dicendo che c’era una persona per Richard Castle.
“Castle adesso fai anche consulenza a domicilio?” chiese Beckett sarcastica. Per tutta risposta lui le fece l’occhiolino e uscì dalla sala relax dicendo “Se vuoi la mia consulenza a domicilio devi solo chiederla Beckett”. Beckett borbottò qualcosa, leggermente rossa, ma lui non la sentì. Vicino all’ascensore vide la persona che stava aspettando.
“Ciao! Ben arrivato e piacere di conoscerti Malcolm” disse Richard stringendo la mano al ragazzo. Me lo aspettavo più vecchio pensò nello stesso momento, leggermente sorpreso. Gli avevano detto che parlava correttamente tre lingue e ne stava studiando altre due, eppure non doveva avere più di 24-25 anni. Era poco più basso di lui. Capelli e occhi scuri, un leggero accenno di barba, vestito con jeans blu e maglietta rossa sotto a un giacchetto di pelle. Aveva un’aria vissuta che gli dava un tocco di fascino.
“Piacere mio signor Castle” rispose quello sorridendo. Dopo i primi convenevoli, lo accompagnò nella sala relax dove gli altri stavano ancora parlando. Si fermò sulla porta con il ragazzo vicino e si schiarì la voce per avere l’attenzione dei presenti.
“Signore e signori” cominciò in tono teatrale “vi presento Malcolm Reynolds”. Mal fece un leggero cenno con la testa in segno di saluto. Poi Castle presentò ognuno di loro al ragazzo. Nel farlo, notò che le donne erano rimaste particolarmente affascinate da lui. Alexis e Sonia avevano anche la bocca leggermente aperta. Cris, accortosi della faccia della sorella, fece una smorfia.
“Aspetta… Malcolm Reynolds come…” iniziò Alexis scambiando uno sguardo complice e divertito con Sonia.
“Sì, come quello di Firefly” li precedette sbuffando leggermente. Evidentemente non era la prima volta che glielo facevano notare.
“Scusa, solo che è strano. Chissà dov’è la Serenity…” mormorò divertita Sonia ad Alexis seduta vicino a lei. Lui le lanciò un’occhiataccia, ma un mezzo sorriso gli spuntò comunque sul volto.
“Comunque” si intromise Castle per bloccare il discorso prima che degenerasse “Malcolm è un traduttore” disse poggiandogli una mano sulla spalla. Poi Castle si rivolse direttamente a Cris e Sonia.
“Ragazzi spero di non aver fatto male a chiamarlo. Ho visto che Cris faceva un po’ di fatica a seguire i discorsi e tu Sonia dovevi sempre tradurre, quindi ho pensato di chiamare un interprete per aiutarvi” disse con un sorriso. Ma questo si affievolì quando vide la faccia della ragazza.
“Non ho bisogno di aiuto” dichiarò. Aveva uno sguardo arrabbiato.
“Se posso” iniziò Mal portando su di lui l’attenzione. “Tu non hai bisogno di molto aiuto. Da quello che sento, sai parlare abbastanza bene l’inglese” disse con sorriso storto. “Ma tuo fratello mi pare alquanto confuso.” Fece un cenno al piccolo, seduto vicino a Sonia, che in effetti non aveva ben capito cosa stava succedendo. Aveva solo notato il cambiamento di espressione della sorella e si era irrigidito. “Dammi la possibilità di aiutarlo. Sono bravo in questo” continuò sorridendo sinceramente. “Così potrà seguire tranquillamente le discussioni senza che tu ti debba interrompere ogni secondo.”
“Posso farlo anche da sola” rispose dura. “È mio fratello. Posso cavarmela.” Lui annuì e disse tranquillo “Lo so che puoi farlo. Ma lascia che ti aiuti. Non ti darò fastidio. Anzi visto che siamo qui possiamo fare una prova. Starò qui finché starete qui e tradurrò. Alla fine, mi dirai se sono riuscito a convincerti. Ok?” chiese con un sorriso rassicurante, gli occhi inchiodati in quelli della ragazza. Richard la vide sospirare, soppesando la proposta. Poi si voltò verso il fratello e iniziò a parlargli in italiano, probabilmente spiegandogli la situazione. Lui sgranò gli occhi e lo guardò dubbioso durante il discorso, ma alla fine annuì. Lei gli annuì di rimando, poi si voltò e incrociò di nuovo gli occhi di Malcolm.
“Ok. Ma fino a che siamo qui. Poi si vedrà”. Il tono era scocciato, ma un po’ più disponibile. Lui sorrise e si avvicinò a Cristiano. Iniziò a parlargli con quello che sembrava un buon italiano, a giudicare dalla faccia stupita di fratello e sorella. Stava cercando di fare amicizia per on farlo sentire a disagio. Poi si voltò verso il gruppo e disse
“Ok parlate pure. Io tradurrò.” E così, dopo un momento di incertezza iniziale, ricominciarono a chiacchierare. Rick era rimasto sulla porta, ancora confuso. Kate lo vide e, scusandosi con gli altri, lo allontanò dal gruppo verso la sua scrivania.
“Ti è andata bene Castle, ma la prossima volta evita certe bravate” sussurrò Beckett. Lui la guardò stranito.
“Ma che ho fatto? Pensavo di farle un piacere…”
“Tutto quello che hai fatto è stato praticamente dirle che non sarebbe riuscita a badare a suo fratello” rispose Kate alzando gli occhi al cielo.
“Ma non era quello che intendevo!” replicò subito. “Io volevo solo…”
“Aiutare. Sì Castle noi lo sappiamo ormai che tu fai tutto di tua iniziativa, ma lei no. Inoltre come hai fatto a non accorgerti di quanto sono legati? Sono pronta a scommettere che diventa una furia se qualcuno osa toccare il fratello.” Rick aggrottò le sopracciglia, ma poi abbassò il capo sconfitto.
“Mi dispiace. Alexis mi aveva detto che erano molto legati comunque” disse cercando di rimediare.
“Non devi chiedere scusa a me” gli rispose dolcemente. Dopo un ultimo sguardo e un cenno di assenso da parte di Rick, tornarono nella sala relax. Per fortuna sembrava che tutto procedesse bene. Anche Sonia ora sembrava più tranquilla. A quanto pareva alla fine la sua idea aveva funzionato. Le si avvicinò e, in un momento in cui gli altri erano distratti da una delle battute di Esposito, Castle si scusò.
“No scusa tu. Non avrei dovuto arrabbiarmi. Volevi solo aiutarmi. Grazie” gli rispose sorridendo. Ora Rick era anche lui decisamente più sereno. Continuarono a parlare per altre due ore, finché non si accorsero che il turno dei detective era quasi finito. Ci furono un po’ di borbottii generali quando Ryan annunciò l’ora. A Richard venne un’altra idea, ma questa volta la espose all’intero gruppo.
“Sentite che dite se domani sera ci incontrassimo per una cena tutti insieme? Ryan, ovviamente anche Jenny è invitata”. La proposta fu approvata all’unanimità. Lanie propose un ristorante non troppo caro, ma molto buono e con cucina internazionale chiamato Loyalty. Fu approvato anche il luogo. A quel punto si alzarono e si avviarono verso l’ascensore. Beckett, Esposito,Ryan e Lanie dovevano ancora finire qualche scartoffia, quindi li salutarono all’ascensore.
“Allora, come sono andato?” sentirono chiedere Malcolm a Sonia con un sorriso furbo stampato in faccia. Avevano iniziato a stuzzicarsi, un po’ in italiano e un po’ in inglese, in sala relax e non avevano più smesso.
“Mah, così così…” rispose la ragazza mimando il gesto con la mano, ma non riuscendo molto bene a nascondere un sorriso.
“Solo ‘così così’? Come minimo mi aspettavo un ‘straordinario’” replicò con una faccia fintamente offesa, che ricordava vagamente quella di Castle. Anche i presenti l’avevano notato e ridacchiarono. Sonia sbuffò, ma sorrise.
“Comunque ancora non ho deciso. Non so se vorrò averti ancora tra i piedi”
“Ne sei sicura?” chiese avvicinandosi a lei. Lei rimase un attimo interdetta, poi gli allungò una mano e sorrise senza replicare.
“È stato un piacere conoscerti Malcolm”. Lui la guardò per un momento, poi le fece un mezzo sorriso e gliela strinse. Appena si voltò però Mal disse
È un vero peccato…” la vide girarsi di nuovo verso di lui “sarebbe stato fantastico.” Lei trattenne un sorriso, gli si avvicinò e gli sussurrò in un orecchio
Non immagini quanto”. Poi si voltò di nuovo e si diresse verso l’ascensore senza girarsi. Mal rimase qualche secondo imbambolato a guardarla, con la bocca semiaperta. A quella scena le reazioni erano state differenti: Ryan, Esposito, Lanie e Alexis avevano ridacchiato, Cris li aveva guardati confuso e Castle e Beckett si erano come pietrificati. Entrambi avevano la bocca spalancata dalla sorpresa. Si fissarono stupiti.
“Ma… come è…?” mormorò Kate con gli occhi sgranati. Poi Rick borbottò
“A quanto pare non sono stato l’unico ad avere un deja-vu…” I due ragazzi avevano usato le stesse identiche parole e gli stessi identici gesti che avevano detto e compiuto loro a conclusione del loro primo caso, quando la detective pensava che non avrebbe più rivisto lo scrittore.
“Papà andiamo?”. Alexis richiamò Richard alla realtà. Scosse la testa, ancora un po’ incredulo, e dopo aver salutato la dottoressa e i detective e dato un ultimo sguardo alla sua musa entrò anche lui nell’ascensore.

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Ciao!! :D
Allora questa è la storia che era una vita che volevo scrivere... Spero abbia suscitato un minimo della vostra attenzione. So che in questo prima capitolo non c'è molto, ma i primi "problemi", se vogliamo dir così, inizieranno dal secondo. Per ora vi ho fatto conoscere i personaggi! ;) Ah, i deja-vu... dvrebbero diventare piuttosto frequenti! ;)
Vi avverto già che non sarò rapida a pubblicare come la prima ff poiché si sta rivelando un po' compicata... vabbè comunque spero di riuscire a postare almeno un capitolo a settimana. :) 
Dovrei aver detto tutto. Se mi lasciaste una recensione o un commentino per sapere che ne pensate ve ne sarei eternamente grata! :)
Beh, al prox capitolo! :)
Lanie
ps:lo so sono malata di Firefly... X)
  
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