Fanfic su attori > Coppia Downey.Jr/Law
Ricorda la storia  |      
Autore: Shadowolf    10/02/2012    0 recensioni
Series: I Hope You Had The Time Of Your Life
Ricordo tutto di quello che è successo prima. L’equilibrio. La casa. La primavera e poi l’estate. La sensazione di felicità continua. E quel maledetto pomeriggio di metà Settembre in cui è cominciata questa discesa inesorabile. Quando uno spilungone con naso a punta ed occhiali calati a metà dall’aria di chi ne aveva viste tante e probabilmente troppe mi comunicò senza giri di parole che non avrei mai visto un’altra primavera. Letteralmente.
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'I Hope You Had The Time Of Your Life'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

A ripensarci ora quella zona di confine sembra non esserci mai stata, ed in effetti la sensazione più forte che mi viene in mente per definire quei giorni è quella del dormiveglia. Di una fase del sonno in cui non si sogna, ma non si è nemmeno del tutto svegli.
Ricordo tutto di quello che è successo prima. L’equilibrio. La casa. La primavera e poi l’estate.
La sensazione di felicità continua.
E quel maledetto pomeriggio di metà Settembre in cui è cominciata questa discesa inesorabile.
Quando uno spilungone con naso a punta ed occhiali calati a metà dall’aria di chi ne aveva viste tante e probabilmente troppe mi comunicò senza giri di parole che non avrei mai visto un’altra primavera.
Letteralmente.
La vista mi sarebbe calata giorno per giorno, minuto per minuto. Impercettibilmente ma inevitabilmente.
Fino al momento in cui avrei colto solamente dei piccoli cambiamenti di luce, e nient’altro.
Quella visita è l’ultimo ricordo che ho, insieme con una vaga memoria dell’ultimo Natale, e dell’ultimo suo compleanno.
Il resto, semplicemente, non esiste.
Almeno non nella mia mente.
E forse non importa.
Anche se lo ricordassi sono sicuro che non sarebbe molto più che bugie a fin di bene, dolore, odio.
Un’enorme nuvola nera sopra le nostre teste.
Poi d’un tratto comincio a ricordare di nuovo.
Da quella mattina così temuta e infine arrivata.
La fredda constatazione di ciò che era avvenuto in solo cinque ore di sonno.
La consapevolezza di avere le palpebre sollevate eppure non vedere nulla.
Provare ad aprire gli occhi per cinque minuti, con ansia sempre più pressante.
Il ribellarsi contro un destino che ha giocato sporco, ma che forse ha solo il gusto del karma.
Le grida di frustrazione, la voglia di farla finita, l’istinto di strapparsi la pelle di dosso. Solo per provare un dolore tangibile.
E il freddo, tanto freddo, anche se la primavera è appena arrivata, riscaldando un po’ l’aria, rendendola più piacevole.
Poi due braccia mi cingono il corpo, mi stringono forte, mi fanno smettere di tremare.
Una voce mi sussurra all’orecchio che andrà tutto bene, che non mi lascerà mai, che mi amerà.
Per sempre.
E l’inizio di una nuova fase, con piccoli obiettivi da raggiungere giorno per giorno, un piccolo passo dopo l’altro.
Il lento ritorno al sorriso, alla battuta, all’amore.
Una felicità ritrovata.

Ma i giorni no ci sono sempre, ed oggi è uno di quelli.
Sono di fronte al camino, ascolto un audiolibro. Lui è andato a recuperare il suo telefonino dal cappotto, sta squillando. Lo sento sorridere mentre risponde, e dal tono con cui parla capisco che c’è nostro figlio dall’altro capo della conversazione. Metto l’iPod in pausa e mi alzo, ed immediatamente Roland mi viene accanto. È il pastore tedesco che abbiamo comprato quando abbiamo saputo di quella che sarebbe diventata la mia vita. Gli abbiamo insegnato a guidarmi, a farmi da sostegno. È intelligentissimo, probabilmente più di me, ed ha imparato alla perfezione, e alla svelta.
‹‹ Hello, Roland... ›› gli sussurro, e lui di rimando mi lecca appena le dita, a mo’ di saluto.
Faccio soltanto una manciata di passi prima di bloccarmi, e rivolgermi verso il balcone. Ho sentito un insistito picchiettio contro le vetrate, e so che fuori sta piovendo. L’audiolibro mi deve avere fatto perdere il momento in cui ha iniziato. Mi avvicino e poggio la mano sulla superficie gelida, sorridendo piano e perdendomi per un attimo in quella sensazione.
Ed è lì che commetto uno degli errori più imperdonabili in cui potessi incappare.
Mi lascio andare.
Ai pensieri, ma soprattutto ai ricordi.
Mi torna in mente un pomeriggio appartenente ad una vita ormai morta e sepolta, e che non tornerà mai più, non importa quanto ci sforziamo e ci impegniamo, sarà sempre tutto inutile in questo senso.

Siamo a Londra, e proprio come questo pomeriggio, anche in quello dal passato sta piovendo.
A dirotto.
Siamo entrambi seduti sul divano davanti alla tv, e lui sta facendo zapping.
Stiamo aspettando che la torta che abbiamo appena finito di preparare sia cotta al punto giusto per poi sfornarla.
Ad un tratto mi alzo e gli tiro il braccio, sorridendogli.
Mi rivolge uno sguardo interrogatorio, e tutto ciò che riceve in risposta è un ghigno ancora più largo.
Capisce che non c’è niente da fare se non assecondarmi.
Si alza ed io lo trascino fuori, sotto la pioggia che imperterrita continua a cadere.
‹‹ Where are we going! ›› ridacchia, il tono finto incazzato a cui non credo già più.
‹‹ Nowhere! ›› gli rispondo, e poi mi fermo, una volta raggiunto il marciapiede.
La gente ci passa accanto e ci scansa, come se nulla fosse.
Gli sorrido ancora ed avvicino il viso al suo, guardandolo negli occhi e sussurrandogli sulle labbra: ‹‹ Kiss me. ››
E lui rimane lì, fermo ed immobile, per una decina di secondi.
Le sue iridi brillano di una luce che porta il mio nome. Come le mie portano il suo.
Poi prende il mio viso tra le sue mani fredde e comincia a baciarmi, lentamente, a lungo, con tutto l’amore possibile.
Ed io lo sento fin dentro l’intestino, e ancora più a fondo, dritto al cuore.
Una sensazione indelebile, impressa a fuoco nella mia anima.
Tutto l’amore del mondo.


Quando riesco a staccarmi da quel vortice impazzito di memorie è ormai troppo tardi.
Mi lascio andare contro la vetrata e comincio a singhiozzare, così scompostamente e disperatamente che non trattengo le urla di dolore che mi infiammano lo stomaco.
Perché so di non poter più provare quella stessa sensazione.
E non perché l’amore sia andato via, no. Questo ha a che fare con la sfera dei sensi.
Per la prima volta ho realizzato – davvero realizzato – che il ricordo dei suoi lineamenti sta lentamente svanendo dentro di me.
È come se la sua figura si allontanasse sempre di più da me, ed io non possa seguirla, non possa andarci dietro, perché c’è una catena che mi tiene ancorato al punto in cui sono.
Lotto e lotto, ma è tutto inutile, sono più debole.
Destinato a soccombere.
Destinato a dimenticare.
Continuo a gridare, non riesco a smettere.
Le lacrime mi bagnano il viso, mi scivolano sul collo e si confondono con le gocce di pioggia che battono sul vetro gelido.
Non voglio continuare a vivere, non voglio arrivare al giorno in cui tutto ciò che mi rimarrà di lui sarà soltanto il suono della sua voce.
Non voglio scordare i suoi occhi, quegli occhi che erano capaci di farmi emozionare senza il bisogno di parole romantiche di accompagnamento.
Quegli occhi che sono stati gli unici in grado di farmi arrossire.
Urlo e picchio le mani sul vetro, sempre più forte, la rabbia che mi ribollisce sempre più cieca dentro.
Sento la superficie infrangersi infine contro la mia pelle, e avverto il sangue iniziare a fuoriuscire dalle mie mani.
Lui arriva troppo tardi per impedirlo.
Ed è solo quando perdo i sensi, qualche minuto dopo, che riesco a trovare un po’ di pace.
Ma i suoi occhi, quelli no.
Quelli sono persi per sempre.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Coppia Downey.Jr/Law / Vai alla pagina dell'autore: Shadowolf