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Autore: Silver_    10/02/2012    0 recensioni
- Se volete iniziare a sbaciucchiarvi o qualunque altra cosa, tranquille, io non mi scandalizzo. – La mia faccia era tutta un programma, dopo quella frase senza senso detta con così tanta tranquillità, con quel sorriso che mi diceva “prendimi a schiaffi”… oppure “stuprami”, no, cioè, non è vero: dopo quel commento un ragazzo del genere si può solo definire un cretino. Si, solo un cretino.
- Pensi che siamo lesbiche?- se pensava che fosse l’unico che avrebbe fatto lo sfrontato, si sbagliava di grosso: non sapeva che si era appena trovato davanti una ragazza più testarda di un mulo, che di sicuro non gliel’avrebbe data vinta così facilmente.
Lui si limitò a fare spallucce, continuando a sorridere, questa volta soddisfatto, perché aveva ottenuto ciò che voleva, ovvero attirare la mia attenzione.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Contatto fisico.

Regionali Ju-Jitsu Gennaio 2012, Perugia.*

 

Finalmente ero riuscita a convincere mamma a portarmi alle regionali di Ju-Jitsu per la prima volta, dopo il terzo anno di partecipazione da parte della mia amica Sarah. Dopo giorni interi di chiacchierate, nelle quali cercavo di riuscire a farle capire quanto mi sarebbe piaciuto e quanto sarebbe stato bello vedere qualche sport che non sia il calcio o la pallavolo. Alla fine riuscì a convincerla solamente tirando in ballo la madre di Sarah, e ricordandole che era da tanto tempo che non si vedevano e perciò avevano molto da raccontarsi.

E infatti dopo quello si decise e mi accompagnò, e, invece di farmi compagnia, come un po’ speravo, visto che era da sola, passò tutto il pomeriggio a parlare con la madre di Sarah, senza capire un’acca per colpa del loro chiacchierare incontrollato. Erano da rinchiudere, entrambe, ma separatamente: se le avessero messe insieme avrebbero ricominciato a parlare.

Dopo le premiazioni, purtroppo la mia migliore amica non aveva vinto, anche se già il fatto di essere andata alle regionali per la terza volta di seguito poteva considerarsi una vittoria, continuai a restare impalata a guardare di fronte a me, con la pazienza al limite.

Sbuffando sonoramente mi alzai, mormorando un “vado al bagno”, anche se probabilmente alle due pettegole della sedia accanto non sarebbe importato molto. In realtà non dovevo andare al bagno, quella era una scusa per camuffare quello che avrei fatto realmente, andare agli spogliatoi per stare un po’ con Sarah, almeno per farle i complimenti. Sapevo benissimo che in teoria non lo potevo fare, ma ormai era passato un bel po’ di tempo dalla fine della gara, e di sicuro non sarebbe rimasta così tanta gente, e con un po’ di fortuna non mi sarei fatta beccare.

Controllando ogni volta che i corridoi fossero liberi (si sembravo una di quelle spie che cercavano di entrare in edifici super - controllati, solo che al contrario di solo, sembravo un imbecille ), alla fine riuscì ad arrivare agli spogliatoi dei locali: conoscevo già quella palestra, c’ero già stata con la squadra di pallavolo e comunque, alla fine le palestre erano un po’ tutte uguali.

La porta era semi aperta, e la curiosità prese il sopravvento. Tentando di fare il meno rumore possibile per non essere scoperta, sporsi leggermente la testa, giusto per vedere se c’era qualcuno.

Erano rimaste solo due persone: la prima era Sarah: con la sua chioma riccia era impossibile non riconoscerla, l’altro era un ragazzo. C’era così tanta crisi che non potevano permettersi di fare uno spogliatoio per i maschi e un altro per le femmine? Che schifo!

Comunque, i miei occhi scattarono subito verso il ragazzo per analizzarlo. Non potevo farci niente, era tutta colpa della sindrome premestruale, che mi faceva fare pensieri osceni su tutti i ragazzi, anche quelli brutti e foruncolosi. Questo però non era uno di quelli, anzi, al contrario… quello era tanta roba. Innanzitutto si chiamava Mattia, nome che adoravo, da quello che avevo potuto vedere dalla scritta con il pennarello indelebile sul borsone nel quale stava mettendo via il kimono. Alto, un bel viso, capelli scuri, spettinati e bagnati. Non c’era bisogno di vedere altro per mettere in subbuglio i miei ormoni.

Ora però il mio obbiettivo era un altro, e non mi potevo far distrarre da un ragazzo, l’amicizia veniva sempre davanti al provarci con i ragazzi, se poi Sarah lo conosceva e me lo presentava, se ne poteva riparlare.

 - Saraah!- Urlai, entrando dentro e abbracciandola mentre lei mi fissava stupita.

 - Anna! Ma cosa ci fai qui? Lo sai benissimo che non ci puoi stare! – Mi rispose lei, con una nota di divertimento nella voce: sapeva che solo io potevo fare una cosa di quel genere.

 - Volevo farti i complimenti!- Le risposi tranquillamente, con un sorriso, dandogli un bacio sulla guancia prima di staccarmi da lei. – Sei stata bravissima! – Mi complimentai subito dopo.

 - Tu sei matta, e la cosa che mi stupisce di più è che tu lo sai benissimo! – Mi disse con un gran sorriso, segno che il fatto di non aver vinto non l’aveva fatta deprimere. Meglio così.

 - Se volete iniziare a sbaciucchiarvi o qualunque altra cosa, tranquille, io non mi scandalizzo. – La mia faccia era tutta un programma, dopo quella frase senza senso detta con così tanta tranquillità, con quel sorriso che mi diceva “prendimi a schiaffi”… oppure “stuprami”, no, cioè, non è vero: dopo quel commento un ragazzo del genere si può solo definire un cretino. Si, solo un cretino.

 - Pensi che siamo lesbiche?- se pensava che fosse l’unico che avrebbe fatto lo sfrontato, si sbagliava di grosso:  non sapeva che si era appena trovato davanti una ragazza più testarda di un mulo, che di sicuro non gliel’avrebbe data vinta così facilmente.

Lui si limitò a fare spallucce, continuando a sorridere, questa volta soddisfatto, perché aveva ottenuto ciò che voleva, ovvero attirare la mia attenzione.

- Che due ragazze si abbraccino non vuol dire che siano lesbiche. – Solo per non dargliela vinta così facilmente, quello era l’unico motivo per cui parlavo con quel deficiente, per il quale non valeva la pena sprecare neanche il fiato.

Lui intanto mi fissava incuriosito, cercando di capire dove volevo arrivare, mentre vedevo dallo specchio davanti a me che Sarah se ne stava andando. Mi stava lasciando da sola con quello squilibrato? Ma era completamente fuori di testa! Gliene avrei dette di tutti i colori appena l’avessi rincontrata, ma prima dovevo sbrigare una faccenda più importante.

- Le ragazze hanno bisogno di contatto fisico, molte volte un abbraccio vale più di mille parole: con il contatto fisico le ragazze si sentono legate l’una all’altra. – Non sapevo se stavo facendo un discorso più o meno di senso compiuto, almeno non dopo che lui mi iniziò a guardare negli occhi, facendomi rimanere attaccata ai suoi: prima non ci avevo fatto caso al loro colore e solo era vedetti che erano di un verde intenso. Rimasi come una stupida a fissarlo, così tanto da non accorgermi che si era avvicinato e aveva allungato una mano verso la mia guancia.

La sua mano calda a contatto con la mia pelle, a parte farmi tornare in me e farmi capire cosa stava succedendo, mi provocò una scarica di brividi. Intanto sentivo la sua mano che scendeva: ora stava accarezzando il collo, continuando verso la spalla, e poi giù per il braccio.

- Ora ti senti più legato a me? – Mi sussurrò con un filo di voce, una volta arrivato al fianco destro, dove la sua mano si fermò.

Io invece ero paralizzata, non sapevo cosa fare, soprattutto non riuscivo a pensare lucidamente, con i suoi occhi puntati su di me.

- Io in realtà s..sento solo… fastidio. – Cercai di pronunciare quella frase con tutta l’acidità che mi rimaneva in corpo, solamente che non credevo neanch’io alle parole che stavo dicendo, e temevo che Mattia sarebbe scoppiato a ridere in qualsiasi momento. Invece non fece nulla di tutto ciò, anzi, la sua espressione divenne ancora più seria.

- Sicura? – Mi sussurrò avvicinandosi all’orecchio e provocandomi un’altra scarica di brividi.

Si che sono sicura, sicura che prima ho detto una cazzata, e lo sapevo anche prima che lui me ne chiedesse la conferma, ma da brava orgogliosa, non glielo dissi, e continuai a rimanere imbambolata in quella posizione.

Nuovamente mi ero distratta, solamente che questa volta il suo contatto con il mio corpo non fu un semplice tocco, furono le sue labbra, che trovarono le mie. A quel gesto di tutto inaspettato, ne corrispose un altro da parte mia che non avrei mai pensato di fare: le mie mani scattarono subito verso i capelli, mentre schiudevo le labbra.

Da lì non ci capì più nulla, sentiva la sua mano sulla mia schiena e tra i miei capelli, le mie mani sui suoi, di capelli, ma soprattutto le sue labbra, che ora sentivo salire verso l’orecchio, poi verso il collo e di nuovo ad incontrare le mie.

Al diavolo l’autocontrollo e la mia voglia di vendicarmi, al diavolo tutto! Ora volevo solo sentirlo ancora più vicino: non mi bastava questo, volevo continuare all’infinito, volevo continuare a sentire quei brividi, a sentire la sua mano su di me. È un comportamento totalmente irrazionale, considerando che neanche lo conosco questo ragazzo, ma il modo in cui è riuscito a stregarmi con il suo sguardo, con i suoi sussurri… probabilmente questo è un metodo usato con tutte le altre ragazze, ma devo dire che funziona benissimo, ci sono cascata anch’io.

Se fosse stato per me non mi sarei staccata, e infatti fu lui, quello che lentamente si stacco da me, con il faccia quel sorrisino furbo che mi fece tornare in me, quella vendicatrice che voleva fargliela pagare.

- E ora perché cazzo sorridi? – Non ero stata molto delicata, dovevo ammetterlo, ma quella faccia non piaceva per niente.

- Sono perché avevo ragione… - iniziò, guardandomi con quell’aria divertita - … ti piaccio. – concluse placidamente.

Rimasi a bocca aperta per questa sua risposta, per la seconda volta era riuscito a sorprendermi in quel modo, solamente che questa volta mi aveva umiliata, questa volta doveva pagare per quello che mi aveva fatto!

- Cos… - Cercai di iniziare, ma le mie parole si dispersero quando mi fece l’occhiolino e, presa la borsa, se ne andò, lasciandomi lì, sola, e con il suo sapore sulle mie labbra.

 

 

 

* So che esistono mondiali ed europei di ju-jitsu, però non so se esistano anche le regionali, se non esistono, me le invento io xD

 

 

 

 

*Nota dell’autrice!*

 

Eccomi qua, con questa ispirazione momentanea (che dopo un periodo di blocco non mi potevo far sfuggire) di cui sono, sinceramente, abbastanza soddisfatta: anche se non è così lunga, penso che sia venuta una storia carina, da leggere in 10 minuti.

Spero vivamente che vi piaccia, perché sono tre giorni che me la scrivo in testa, cercando le parole più armoniose e facendo sembrare i personaggi reali e non assurdi.

Mi dispiace per la fine un po’ così, ma a me piace la fine aperta, dove ogni lettore può continuare la storia come preferite. Di sicuro potrete continuarla come volete nelle vostre teste, perché al 90% questa storia non avrà un seguito (:

 

Prima di salutarvi, vi volevo linkare il mio profilo di facebook, dove troverete tutte le news sulle mie storie presenti e future (; -> http://www.facebook.com/profile.php?id=100001731441524

   
 
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