Contatto
fisico.
Regionali
Ju-Jitsu Gennaio 2012, Perugia.*
Finalmente
ero riuscita a convincere mamma a portarmi alle regionali di Ju-Jitsu
per la
prima volta, dopo il terzo anno di partecipazione da parte della mia
amica
Sarah. Dopo giorni interi di chiacchierate, nelle quali cercavo di
riuscire a
farle capire quanto mi sarebbe piaciuto e quanto sarebbe stato bello
vedere
qualche sport che non sia il calcio o la pallavolo. Alla fine riuscì a
convincerla solamente tirando in ballo la madre di Sarah, e
ricordandole che
era da tanto tempo che non si vedevano e perciò avevano molto da
raccontarsi.
E
infatti dopo quello si decise e mi accompagnò, e, invece di farmi
compagnia,
come un po’ speravo, visto che era da sola, passò tutto il pomeriggio a
parlare
con la madre di Sarah, senza capire un’acca per colpa del loro
chiacchierare
incontrollato. Erano da rinchiudere, entrambe, ma separatamente: se le
avessero
messe insieme avrebbero ricominciato a parlare.
Dopo
le premiazioni, purtroppo la mia migliore amica non aveva vinto, anche
se già
il fatto di essere andata alle regionali per la terza volta di seguito
poteva
considerarsi una vittoria, continuai a restare impalata a guardare di
fronte a
me, con la pazienza al limite.
Sbuffando
sonoramente mi alzai, mormorando un “vado al bagno”, anche se
probabilmente
alle due pettegole della sedia accanto non sarebbe importato molto. In
realtà
non dovevo andare al bagno, quella era una scusa per camuffare quello
che avrei
fatto realmente, andare agli spogliatoi per stare un po’ con Sarah,
almeno per
farle i complimenti. Sapevo benissimo che in teoria non lo potevo fare,
ma
ormai era passato un bel po’ di tempo dalla fine della gara, e di
sicuro non
sarebbe rimasta così tanta gente, e con un po’ di fortuna non mi sarei
fatta
beccare.
Controllando
ogni volta che i corridoi fossero liberi (si sembravo una di quelle
spie che
cercavano di entrare in edifici super - controllati, solo che al
contrario di
solo, sembravo un imbecille ), alla fine riuscì ad arrivare agli
spogliatoi dei
locali: conoscevo già quella palestra, c’ero già stata con la squadra
di
pallavolo e comunque, alla fine le palestre erano un po’ tutte uguali.
La
porta era semi aperta, e la curiosità prese il sopravvento. Tentando di
fare il
meno rumore possibile per non essere scoperta, sporsi leggermente la
testa,
giusto per vedere se c’era qualcuno.
Erano
rimaste solo due persone: la prima era Sarah: con la sua chioma riccia
era
impossibile non riconoscerla, l’altro era un ragazzo. C’era così tanta
crisi
che non potevano permettersi di fare uno spogliatoio per i maschi e un
altro
per le femmine? Che schifo!
Comunque,
i miei occhi scattarono subito verso il ragazzo per analizzarlo. Non
potevo
farci niente, era tutta colpa della sindrome premestruale, che mi
faceva fare
pensieri osceni su tutti i ragazzi, anche quelli brutti e foruncolosi.
Questo
però non era uno di quelli, anzi, al contrario… quello era tanta roba. Innanzitutto si chiamava
Mattia, nome che adoravo, da
quello che avevo potuto vedere dalla scritta con il pennarello
indelebile sul
borsone nel quale stava mettendo via il kimono.
Alto, un bel viso, capelli scuri, spettinati e bagnati. Non
c’era
bisogno di vedere altro per mettere in subbuglio i miei ormoni.
Ora
però il mio obbiettivo era un altro, e non mi potevo far distrarre da
un
ragazzo, l’amicizia veniva sempre davanti al provarci con i ragazzi, se
poi
Sarah lo conosceva e me lo presentava, se ne poteva riparlare.
Lui
si limitò a fare spallucce, continuando a sorridere, questa volta
soddisfatto,
perché aveva ottenuto ciò che voleva, ovvero attirare la mia attenzione.
Lui
intanto mi fissava incuriosito, cercando di capire dove volevo
arrivare, mentre
vedevo dallo specchio davanti a me che Sarah se ne stava andando. Mi
stava
lasciando da sola con quello squilibrato? Ma era completamente fuori di
testa!
Gliene avrei dette di tutti i colori appena l’avessi rincontrata, ma
prima
dovevo sbrigare una faccenda più importante.
La
sua mano calda a contatto con la mia pelle, a parte farmi tornare in me
e farmi
capire cosa stava succedendo, mi provocò una scarica di brividi.
Intanto
sentivo la sua mano che scendeva: ora stava accarezzando il collo,
continuando
verso la spalla, e poi giù per il braccio.
Io
invece ero paralizzata, non sapevo cosa fare, soprattutto non riuscivo
a
pensare lucidamente, con i suoi occhi puntati su di me.
Si
che sono sicura, sicura che prima ho detto una cazzata, e lo sapevo
anche prima
che lui me ne chiedesse la conferma, ma da brava orgogliosa, non glielo
dissi,
e continuai a rimanere imbambolata in quella posizione.
Nuovamente
mi ero distratta, solamente che questa volta il suo contatto
con il mio corpo non fu un semplice tocco, furono le sue
labbra, che trovarono le mie. A quel gesto di tutto inaspettato, ne
corrispose un
altro da parte mia che non avrei mai pensato di fare: le mie mani
scattarono
subito verso i capelli, mentre schiudevo le labbra.
Da
lì non ci capì più nulla, sentiva la sua mano sulla mia schiena e tra i
miei
capelli, le mie mani sui suoi, di capelli, ma soprattutto le sue
labbra, che
ora sentivo salire verso l’orecchio, poi verso il collo e di nuovo ad
incontrare le mie.
Al
diavolo l’autocontrollo e la mia voglia di vendicarmi, al diavolo
tutto! Ora
volevo solo sentirlo ancora più vicino: non mi bastava questo, volevo
continuare
all’infinito, volevo continuare a sentire quei brividi, a sentire la
sua mano
su di me. È un comportamento totalmente irrazionale, considerando che
neanche
lo conosco questo ragazzo, ma il modo in cui è riuscito a stregarmi con
il suo
sguardo, con i suoi sussurri… probabilmente questo è un metodo usato
con tutte
le altre ragazze, ma devo dire che funziona benissimo, ci sono cascata
anch’io.
Se
fosse stato per me non mi sarei staccata, e infatti fu lui, quello che
lentamente si stacco da me, con il faccia quel sorrisino furbo che mi
fece
tornare in me, quella vendicatrice che voleva fargliela pagare.
Rimasi
a bocca aperta per questa sua risposta, per la seconda volta era
riuscito a sorprendermi
in quel modo, solamente che questa volta mi aveva umiliata, questa
volta doveva
pagare per quello che mi aveva fatto!
*
So che
esistono mondiali ed europei di ju-jitsu, però non so se esistano anche
le
regionali, se non esistono, me le invento io xD
*Nota
dell’autrice!*
Eccomi
qua,
con questa ispirazione momentanea (che dopo un periodo di blocco non mi
potevo
far sfuggire) di cui sono, sinceramente, abbastanza soddisfatta: anche
se non è
così lunga, penso che sia venuta una storia carina, da leggere in 10
minuti.
Spero
vivamente che vi piaccia, perché sono tre giorni che me la scrivo in
testa,
cercando le parole più armoniose e facendo sembrare i personaggi reali
e non
assurdi.
Mi
dispiace per la fine un po’ così, ma a me piace la fine aperta, dove
ogni
lettore può continuare la storia come preferite. Di sicuro potrete
continuarla
come volete nelle vostre teste, perché al 90% questa storia non avrà un
seguito
(:
Prima di
salutarvi, vi volevo linkare il mio profilo di facebook, dove troverete
tutte
le news sulle mie storie presenti e future (; ->
http://www.facebook.com/profile.php?id=100001731441524