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Autore: Fiby_Elle    10/02/2012    4 recensioni
“Mi sa che glielo deve dire lei agli Usignoli, professore, che devono allenarsi di più…”
Will si girò incuriosito, pronto per la tanto attesa frecciata, invece il ragazzo lo fissò semplicemente negli occhi, con qualcosa di amaro, distante, nell’ombra delle iridi blu.
“Che vuoi dire?” chiese l’uomo, dubbioso.
Sebastian sorrise, mordendosi un labbro.
“Che non frequento più la Dalton da tre giorni, ormai. Mi trasferirò dall’Ohio tra esattamente due settimane…”
Il professor Schuester lo guardò sconcertato.
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William Schuester incontra Sebastian Smythe al Lima Bean,una mattina come tante. I suoi allievi del Glee lo avevano avvisato del carattere saccente e della vena diabolica del ragazzo, tuttavia quello che il professore si ritrova davanti, quel giorno, tutto gli sembra, meno che il Diavolo. Come se non bastasse, Sebastian ha una notizia sconcertante per lui: ha abbandonato l'Accademia Dalton,senza apparente motivazione.William farà di tutto per scoprire la verità, ma ciò che si troverà ad affrontare andrà oltre ogni sua immaginazione. E imparerà che anche i più forti, gli invicibili come Sebastian, non sono sempre quello che sembrano...
Attenzione: NO rapporto adulto/minore!
Genere: Angst, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sebastian Smythe, Un po' tutti, Will Schuester
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note iniziali e doverose: la trama di questa storia mi si è letteralmente piazzata davanti agli occhi, una settimana fa, mentre cercavo di addormentarmi.
Non me la sono cercata, non ho nemmeno dovuto faticare per farla quadrare.
Dieci minuti ed eccola lì, bella e pronta, con nessuna, e dico proprio nessuna, intenzione di scrollarsi via dalla mia testa e lasciarmi in pace.
Voleva che io la scrivessi e l’ho fatto, scoprendo dietro questo gesto un piacere inimmaginabile.
Mi ha reso felice, un po’ più leggera.
Non so esattamente quale morale (ammesso che ci sia!) voi lettori (chissà chi ne avrà il coraggio!) ritroverete fra le mie righe, mi piace pensare che questa sia soltanto la storia di un ragazzo che si è perso e di qualcuno che lotta per mostrargli la strada di casa.
Volete sapere quale è lo scopo di tutto questo? Sicuramente il mio diletto e forse la volontà di mostrarvi che mai nessuno è quello che sembra!



Sixteen

Let us die young or let us live forever
We don’t have the power but we never say never
Sitting in the sandpit
Life is a short trip
The music’s for the sad man
(Forever Young)



Prologo

“Un cappuccino e una brioche alla crema, per favore.”

Will Schuester fu costretto ai salti mortali per pagare e prendere la sua ordinazione senza rovesciare tutto, su se stesso, sui suoi vestiti e soprattutto sui compiti di spagnolo che si era portato in caffetteria per riuscire nell’ardua in presa di correggerli, senza commettere troppi strafalcioni.

Emma era da una zia in Montana, sarebbe stata di ritorno solo fra qualche giorno e Will odiava oramai il fatto di sentirsi solo nel suo appartamento, non c’era più abituato, così quando poteva scappava via da quel silenzio che lo rendeva tanto nervoso e si immergeva in un po’ di sana confusione.

Come se non fosse abbastanza quella del Mc Kinley, alla fine…

Il professore scelse un tavolino più appartato e vi appoggiò fogli e caffè, controllando che non ci fossero stati danni nel tragitto né al suo maglione né alla carta prestampata.

Grazie al cielo da quando la sua borsa da lavoro si era consumata, aveva fatto pratica da equilibrista!

Sorrise sedendosi, mentre buttava un occhio su tutta la sala. Non era molto affollata a quell’ora, verso le due la gente preferiva un vero e proprio panino a un cappuccino con brioche, perciò Will non ci trovò niente di strano nel costatare che gli avventori del Lima Bean oltre a lui, erano soltanto un gruppo male assortito di studenti universitari e un ragazzo coi capelli corti e una felpa blu.

Lo guardò meglio.

Strano, gli sembrava di conoscerlo!

Non poteva essere del Mc Kinley perché a quell’ora altrimenti sarebbe dovuto stare in classe a seguire le ultime lezioni, eppure Will era certo di averlo già visto da qualche parte…

Mise meglio a fuoco la sua figura alta e snella, i lineamenti appuntiti, gli occhi visibilmente chiari, il naso un po’ alla francese…

La voce sprezzante di Kurt Hummel gli rimbombò all’improvviso nella testa, come un lampo “…Ma chi si crede di essere quel Sebastian
Smythe, lui e il suo nasino francese all’insù!”


Sebastian Smythe! Ecco chi era quel ragazzo!

Ma sì, Will lo aveva intravisto alla prima di West Side Story e nel loro auditorium alle Regionali! Non lo aveva riconosciuto perché non portava la tipica uniforme dell’accademia Dalton!

Chissà che ci faceva lì tutto solo, senza neanche la sua uniforme... dalle impressioni che aveva avuto e dai resoconti dei suoi allievi del Glee Club, Sebastian non gli sembrava tipo che amava la solitudine e un po’ di sana tranquillità, anzi!

Tuttavia se ne stava proprio lì, con la testa appoggiata tra le dita lunghe e a giocherellare con un cappuccino che ormai doveva essersi gelato.

Will dimenticò i suoi compiti e la sua brioche alla crema, per avviarsi risoluto al tavolo del ragazzo.

Non aveva ancora avuto il piacere di dirgliene quattro riguardo ai problemi che aveva creato col suo comportamento irresponsabile e soprattutto sull’operazione cui aveva costretto il povero Blaine!

Naturalmente, Will non voleva proprio attaccarlo, anche se la tentazione era fortissima, era pur sempre un adulto che si rivolgeva a un ragazzino di sedici anni, ma si sentiva il dovere, come educatore, di fargli almeno una ramanzina.

“Ciao, Sebastian!” fece l’uomo una volta davanti all’Usignolo.

Quello quasi sussultò nel sentir pronunciare il suo nome e guardò per un attimo il professor Schuester in un misto di confusione e di sorpresa.

“Io sono il professor William Schuester, del McKinley High School, gestisco il Glee Club!”

A quel punto Will si sarebbe aspettato da Sebastian qualche battutina pungente sui suoi ragazzi, gli era sempre stato descritto come un acido odiosetto snob, tuttavia continuò a guardarlo, in silenzio, con due occhi chiari immensi, incerti e a tratti imbarazzati.
Forse stava solo preparando la sua battuta…

“Volevo informarti, anche se non credo che te ne freghi qualcosa, che Blaine sta bene. L’operazione è andata a buon fine e sarà pronto per esibirsi alle Regionali. Dì ai tuoi Usignoli che è il caso che si preparino alla grande, se vogliono avere una possibilità, d’accordo?”

Sebastian tirò ancora più giù le maniche della sua felpa e abbassò gli occhi, guardandosi insistentemente le dita che facevano capolino dalla stoffa.

Will si chiese perché mai i suoi alunni lo avessero definito come una sottospecie di criminale, forse era un po’ vivace e non sempre faceva le scelte giuste, ma in quel momento sembrava tutto meno che una iena senza scrupoli.

“Ok… ho detto quello che dovevo. Buona fortuna per le Regionali!” l’uomo addirittura sorrise, mentre si congedò dall’Usignolo per tornare al suo posto e ai suoi venti compiti di spagnolo.

Non fece neanche un passo però, che la voce ferma, un po’ graffiata di Sebastian lo raggiunse.

“Mi sa che glielo deve dire lei agli Usignoli, professore, che devono allenarsi di più…”

Will si girò incuriosito, pronto per la tanto attesa frecciata, invece il ragazzo lo fissò semplicemente negli occhi, con qualcosa di amaro,
distante, nell’ombra delle iridi smeraldo.

“Che vuoi dire?” chiese l’uomo, dubbioso.

Sebastian sorrise, mordendosi un labbro.

“Che non frequento più la Dalton da tre giorni, ormai. Mi trasferirò dall’Ohio tra esattamente due settimane…”

Il professor Schuester lo guardò sconcertato.

“Ma… come sarebbe a dire, scusa? Non è nemmeno finito il semestre…”

“Lo so...”

“È per quello che è successo con Blaine? Ti hanno invitato a lasciare l’istituto, non ti trovavi bene… magari coi tuoi amici o cui tuoi insegnanti?”

Il più giovane sorrise, un sorriso freddo, forzato, completamente lontano dal ghigno irriverente che Will gli aveva visto stampato sul volto la prima volta che lo aveva incontrato.

Il Sebastian Smythe alla prima di West Side Story, l’antagonista invincibile dei racconti dei suoi alunni del Glee sembrava un incubo senza sostanza in quel momento, qualcosa di irreale cui si stava contrapponendo semplicemente un ragazzino come Will ne aveva tanti davanti agli occhi ogni giorno, addirittura più piccolo, più spaesato.

Dov’erano la fierezza, la luce sprezzante che gli aveva visto negli occhi?

Dov’era il ragazzino senza scrupoli, pronto a tutto pur di ottenere quello che voleva?

A Will venne quasi da fargli una carezza, mentre quello si alzava lentamente, per andarsene.

“Lei ha figli, professore?”

La domanda lo lasciò un po’ interdetto.

“No… no… la mia famiglia è il mio Glee Club…”

Di nuovo quel sorriso, stentato.

“Sono fortunati, lei è molto gentile e… protettivo…”

“Sebastian…”

“Può farmi un favore, signor Schuester, uno soltanto…”

“Certo…”

Sebastian gli diede le spalle, gettando via il suo cappuccino intatto e stringendosi nella felpa un po’ troppo larga, che gli arrivava fin sotto al sedere.

“Dica a Blaine Anderson che a volte sono proprio una testa di cazzo, mi dispiace tremendamente di avergli fatto del male…”
 

Continua…
   
 
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