Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: MaricaWrites    10/02/2012    0 recensioni
"Dormiremo quando saremo morti" è la storia di Victoria, cacciatrice statunitense che si ritrova coinvolta nelle vicende dei fratelli Winchester. Nel corso della storia, la ragazza dovrà affrontare i fantasmi del suo passato, ma soprattutto, dovrà lottare per tenere a freno le emozioni, come il suo lavoro le impone.
[STORIA TEMPORANEAMENTE SOSPESA]
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo I

 

-Il caso di Cristina Smith-

 


Accesi la televisione. Lo facevo sempre, mentre preparavo le armi, probabilmente perché quelle voci sconosciute e allo stesso tempo ripetitive e familiari, mi facevano sentire come se stessi facendo qualcosa di normale, come temperare le matite prima di andare a scuola o sistemare i documenti di lavoro.

Diedi uno sguardo alla giornalista che proprio in quel momento iniziava il telegiornale e leggendo il titolo del servizio, prestai maggiore attenzione alla sua voce meccanica:-La polizia ha riaperto proprio oggi le indagini sul caso Kepner, che ormai non riguarda più soltanto la studentessa del Mississippi. Sono quattro, fino ad ora le ragazze morte nel quartiere periferico di Batesville, tutte e quattro nel vicolo sotto l’ospedale psichiatrico St. Louis. La polizia non ha idea di chi possa essere l’assassino, ma ipotizza un serial killer, dati i numerosi punti in comune tra le vittime. La parola al nostro inviato, in compagnia dello sceriffo Johnson, che si sta occupando del caso insieme alla polizia locale-

Finii di caricare l’ultima pistola e la chiusi nel baule, prendendo poi la sacca dei coltelli per limarne la lama.

-Brancoliamo nel buio. Le quattro ragazze hanno sicuramente molte cose in comune, sono tutte e quattro bionde e sono morte tutte e quattro nello stesso posto, queste sono cose che sicuramente come ha già detto, ci fanno pensare ad un professionista, ma ancora la sicurezza non la abbiamo-

Trattenni una risata e spensi la tv, continuando a lavorare in silenzio. Incredibile come poliziotti di professione sorvolassero certi particolari, ma forse era meglio così: sarebbero diventati matti cercando di mettere insieme i punti in comune più assurdi. Ad esempio che le quattro vittime avevano tutte una sorella minore ricoverata nell’ospedale psichiatrico accanto al vicolo in cui erano morte, e che Cristina Smith, nel 1989 era morta impiccandosi in quell’ospedale psichiatrico, a causa della sorella maggiore, che si vergognava della malattia della sorellina. La sorella di Cristina, Maggie, era poi morta in quel vicolo, con la gola tagliata, come le quattro vittime. Evidentemente qualcosa aveva risvegliato il fantasma di quella poveretta, ma avrebbe ucciso ancora per poco.

Una volta finito coi coltelli, chiusi la sacca e caricai tutto in macchina, pagai il Motel e partii quella notte stessa. Erano settimane che non trovavo un caso, o meglio, era settimane che prendevo casi buca. Per farla breve, gli annunci e le indagini davano tutta l’aria della presenza di qualcosa di oscuro, un fantasma, un demone, un muta forma, ma quando arrivavo sul luogo del delitto, non c’era proprio nulla di soprannaturale. Iniziavo a stancarmi. Ma il caso delle quattro ragazze non lasciava alcun dubbio, era il fantasma di Cristina. Non rimaneva che bruciare le sue ossa. Sapevo già dov’era sepolta; se c’era una cosa in cui ero brava, era a scovare informazioni da internet. Potevo benissimo definirmi un hacker, ma non danneggiavo nessuno, mi infilavo solo dove serviva per trovare informazioni utili che mi facevano risparmiare tempo e inutili sceneggiate con i parenti.

Impiegai due giorni di macchina per arrivare nel Mississippi e un’altra mezza giornata per raggiungere Batesville. Ero abituata a non dormire, ma una volta trovato un Motel, decisi di concedermi qualche ora di sonno, prima di cominciare a lavorare al caso.

Mi svegliò il rombo di una macchina con lo stereo acceso a tutto volume, e dopo un attimo di irritazione, ringraziai chiunque se ne fosse andato da quel Motel di avermi svegliato: era tarda mattinata.

Feci colazione nel primo bar che trovai, stando attenta a cogliere nelle chiacchiere dei clienti qualunque accenno al caso a cui stavo lavorando. Arrivata sul luogo dei delitti, scoprii con mia sfortuna che era ancora pieno di poliziotti e non avrei potuto lavorare in pace. Avrei raccolto qualche informazione e sarei tornata quella notte.

Mi avvicinai allo sceriffo, che riconobbi come quello che avevano intervistato alla tv, qualche sera prima.

-Mi scusi, buongiorno-

L’uomo si girò un poco accigliato, osservandomi da sotto le sopracciglia scure:-Buongiorno signorina-

-FBI- dissi prima che potesse chiedere qualcosa, tirando fuori il distintivo falso –sono qui per il caso della studentessa uccisa-

-Di nuovo? Sentite, non so perché l’FBI si interessi tanto a questo caso. Dica pure al suo capo che anche se mi ha mandato una bella biondina non so dirgli nulla di più di quello che ho detto agli altri agenti l’altro giorno-

-Mi scusi, capisco il disagio, dev’esserci stato un errore, non sapevo avessero già mandato degli agenti-

-E invece li hanno mandati. Se ne sono andati proprio ieri-

-Senta, so che avete già le vostre beghe, ma potrebbe comunque rispondere a qualche domanda?-

-A qualche domanda?! Di nuovo? No, senta. Ho già detto tutto quello che so-

Imprecai mentalmente contro l’FBI che mi intralciava il lavoro, prima di sorridere cordialmente.

-Posso almeno sapere cosa le hanno chiesto i colleghi?-

L’uomo sospirò esasperato:-Cose sciocche-

-Tipo?-

-Tipo se sul luogo del delitto avevamo sentito odori strani, o trovato zolfo-

Mi si gelò il sangue nelle vene.

-E poi mi hanno chiesto se mi ero occupato del caso di Cristina Smith, nell’89-

Merda.

-Bene- dissi nervosamente –altro?-

-Si, volevano sapere se sapevo dov’era stata sepolta la Smith e hanno voluto l’elenco delle pazienti donne dell’ospedale, anche se non capisco come possa essere d’aiuto-

-Già, neanch’io- dissi in fretta –mi scuso ancora, arrivederci-

Tenni il distintivo in mano e quasi di corsa entrai nell’ospedale, avvicinandomi al banco.

-Posso aiutarla?- mi chiese l’infermiera.

-FBI, dovrei farle solo una domanda-

-Mi dica-

-Sono venuti due agenti in questi ultimi giorni?-

-Si, due ragazzi-

-Posso sapere cos’hanno fatto?-

-Hanno visitato una paziente, Molly Riven-

-Potrei vederla anch’io?-

-Certamente, mi segua-

I battiti del mio cuore erano stranamente accelerati. “Stranamente”, perché dato il mio lavoro erano poche le cose che mi muovevano alcuna reazione, paura o nervosismo, ma questa volta forse, non stavo risolvendo un caso, ma il mio caso. Nella mia testa rimbombavano le parole di tutte le persone con cui avevo parlato negli ultimi mesi e lo strano modo con cui i segnali paranormali erano spariti al mio arrivo nella città interessata.

La ragazza che i due presunti agenti avevano visitato aveva più o meno sedici anni, il viso cosparso di lentiggini e i capelli biondo cenere.

-Ciao, Molly- dissi quando l’infermiera se ne andò.

-Ciao- disse lei con fare un po’ infantile, da cui dedussi che aveva una sorta di ritardo mentale.

-Sei molto carina- sorrisi sedendomi su una sedia accanto a lei, che stava coricata a letto, con delle Barbie in mano.

-Grazie, anche tu-

-Grazie-

-Ti conosco? Non sei mai venuta a trovarmi-

-Hai ragione, non sono mai venuta, non mi conosci. Mi chiamo Victoria-

-Che bel nome-

Mi limitai a sorridere per qualche istante:-Senti, sono venuta a trovarti perché sto cercando dei miei amici, non li trovo, e mi hanno detto che sarebbero venuti a trovarti-

-Davvero?-

-Davvero. Ehm… sono due ragazzi e sono venuti qui forse ieri, o l’altro ieri-

-Ah si, me li ricordo, mi hanno portato delle caramelle-

-Che gentili, sono davvero simpatici, non è vero?-

-Lo sono- sorrise lei, continuando a giocare con le Barbie.

-Ti hanno detto il perché sono venuti a trovarti?-

-Si, volevano sapere delle cose su mia sorella Emily-

-E tu gliele hai dette?-

-Si, erano solo curiosi, ma credo che uno dei due fosse innamorato di lei, faceva un sacco di domande strane, robe da fidanzati-

Sorrisi sinceramente divertita.

-Che tipo di domande?-

-Dove vive, a che ora potevano trovarla, se veniva a trovarmi…-

-E tua sorella Emily… viene a trovarti?-

-Si, quasi tutti i giorni, lei è più grande, ha la macchina- disse orgogliosa.

-Wow!- ridemmo entrambe.

-Oggi verrà?- chiesi.

-E’ già venuta-

Era ovvio che i due ragazzi si stavano occupando del caso, troppe cose coincidevano. Avevano fatto esattamente ciò che avrei fatto io: avrei indagato sulle ragazze della clinica che avevano sorelle maggiori in pericolo, data la situazione. Avrei interrogato la paziente, sarei andata al luogo della sepoltura, erano cacciatori.

Era la prima volta che mi imbattevo in altri cacciatori, era veramente difficile incontrarne: eravamo rimasti in pochi, e i casi erano tanti, soprattutto se avevi occhio per queste cose.

Evidentemente per uno strano allineamento di coincidenze io e questi cacciatori eravamo attratti dagli stessi casi, e la cosa mi incuriosiva, oltre che infastidirmi parecchio. Ma non c’era speranza di trovarli: se erano bravi come sembravano, si sarebbero accorti di essere seguiti. Però potevo precederli.

-Ti ricordi come erano fatti? E’ da un po’ che non li vedo, magari sono cambiati…-

-Me li ricordo benissimo. Uno era molto alto, aveva i capelli castani e gli occhi azzurri; l’altro era più basso, biondo, con gli occhi verdi, ma erano tutti e due molto carini-

-Già, sono molto carini-

Salutai Molly e me ne andai. Tornai al Motel e rimasi chiusa nella mia stanza per un’ora buona, senza avere la minima idea di cosa fare. Era inutile stare lì, anche senza averne la sicurezza, ero quasi certa che il fantasma di Cristina era bello che andato, se ne erano disfati loro, e avevo l’impressione che fossero comunque un passo avanti a me, qualunque altro caso nelle vicinanze avessi cercato, ci sarebbero arrivati prima loro.

Nessuno dei cacciatori di cui avevo sentito corrispondeva alla descrizione fisica che mi aveva dato la ragazza, ma poco importava.

Cosa mi rimaneva da fare? Girare a vuoto? Forse avrei potuto davvero trovarli, parlarci, trovare un accordo, per evitarmi l’inutile vagabondaggio, credevo ci fosse abbastanza male da smaltire per tutti e tre.

Mi sbrigai a procurarmi un giornale di cronaca, e individuato il primo caso interessante presi armi e bagagli e partii. Forse per una volta ero in vantaggio: secondo i miei calcoli, i due erano partiti al massimo due giorni prima, contavo un giorno di viaggio per raggiungere la città, e qualche giorno per occuparsi del caso.

Feci uno strappo alla regola e partendo a tutta velocità, presi l’autostrada.

Non era una regola vera e propria quella di evitare le strade principali, ma quasi tutti i cacciatori la seguivano: attraverso vie secondarie era più raro incontrare poliziotti interessati al tuo portabagagli pieno zeppo di armi, e la condanna a morte per terrorismo era meno spaventosa.

Ma non avevo tempo da perdere per vie di campagna e sentieri sassosi, dovevo arrivare per prima.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: MaricaWrites