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Autore: Aqua483    11/02/2012    1 recensioni
Hope è una ragazza con parecchi problemi. Si trasferisce in una nuova scuola, dove incontra persone di ogni tipo: amici, nemici e amore. Ma tutto questo è destinato a durare, o la sua felicità è così fragile come sembra?
Ironia della sorte, ero felice. La situazione non lo era per niente, ma io sentivo una felicità mai provata. Stranamente mi sentivo viva come non mai e per la prima volta ringraziavo la vita per quello che mi aveva regalato. Che peccato doverlo fare solo ora che tutto stava per svanire.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prologo

Ironia della sorte, ero felice. La situazione non lo era per niente, ma io sentivo una felicità mai provata. Stranamente mi sentivo viva come non mai e per la prima volta ringraziavo la vita per quello che mi aveva regalato. Che peccato doverlo fare solo ora che tutto stava per svanire.

La mia vita era strana... nulla andava come avrebbe dovuto. Ero da sempre stata abituata a questo. Emarginazione, incapacità di relazionarmi con gli altri, solitudine, angoscia... ormai convivevo con i problemi. La mia vita era da sempre stata diversa da quella dei miei coetanei. All’asilo si potrebbe anche dire che conducevo un’esistenza abbastanza normale, ma probabilmente ero solo troppo piccola per conservarne una coscienza. Alle elementari, però, già avevo capito che qualcosa non andava in me, così, mentre tutte le mie “amichette” giocavano con le barbie, io alle barbie staccavo la testa e le esponevo come trofeo nella mia cameretta, finché nessuno mi comprò più bambole. I miei genitori erano abbastanza preoccupati da questi miei comportamenti, ma ben presto arrivò qualcosa che gli fece distogliere l’attenzione da queste scemenze. La notizia della mia malattia. Troppo presto. Ero ancora una bambina. Non afferrai nemmeno quello che mi venne detto quando mi fu annunciata la cosa. Me ne resi conto solo più tardi... ero malata... ma ormai era troppo tardi per piangere. Convivevo con questo fatto e basta. Rassegnata. Incrementai, così, le mie stranezze. In prima media, durante un’ora di supplenza, iniziammo tutti a vedere il film “Titanic”. Mentre le mie compagne piangevano disperate per la tragica fine di Jack e del suo amore con Rose, io ridevo di gusto, contenta del fatto che anche loro provassero la loro bella fetta di tristezza.
Così da sempre ero stata al di fuori del gruppo delle persone “normali”. A scuola tutti mi snobbavano... non sapevano, non mi conoscevano e in molti casi avevano paura di me.
Qualcosa cambiò quando venne il momento di andare alle superiori. Decisi di evitare per un po’ le stranezze e diventare più normale. Magari evitando di eseguire le mie solite pratiche vodoo in pubblico (che oltretutto non funzionavano mai), cercando di essere più aperta nei confronti degli altri. Volevo farmi degli amici, qualcuno che mi capisse e non stesse a domandarsi ogni secondo il motivo dei miei comportamenti.
Mi trasferii in una scuola dove non conoscevo nessuno, ma soprattutto, dove nessuno conosceva me e le mie “stranezze”.
Il primo giorno di scuola arrivai puntuale, persino in anticipo. Trovai un buon posto e mi sedetti lì aspettando che la classe si riempisse. Alla prima ora avevo letteratura.
Nessuno in vista nelle mie vicinanze. Tutti occupavano posti lontano da me. Tutti fottutamente accoppiati. Ragazze che lanciavano gridolini e ragazzi che buttavano lo sguardo sui culi delle prime, viaggiavano tutti in coppia. Sbuffai e appoggiai la testa sul banco aspettando che entrasse il professore.
<< Scusa, è libero?>>. Mi chiese una ragazza bionda.
Sorrideva. Dovevo sorriderle anche io.
<< Sì, siediti se vuoi...>>. Risposi.
<< Io sono Lena, piacere.>>.
<< Hope...>>.
<< Che bel nome...>>. Aggiunse Lena.
“Non esattamente” pensai. Avevo sempre odiato il mio nome. Non mi si addiceva proprio. Era l’esatto contrario della mia personalità.
<< Grazie...>>. Risposi cortesemente.
Mi guardai intorno e notai che la classe si era riempita. Ecco perché Lena si era seduta vicino a me. Ovvio. “Ultima scelta, Hope, ricordalo... lo sei e lo sarai sempre.”
<< Ciao, io sono Klara... molto piacere...>>. Esclamò la ragazza che era seduta davanti a noi.
Capelli rossi lunghissimi e liscissimi. Top scollato e giubbottino di jeans.
<< Lena... e lei è Hope.>>. Rispose la mia tempestiva compagna di banco.
La rossa mi guardò con aria di superiorità. Io non mi scomposi e sostenni il suo sguardo.
Mi trovava strana? Non era la prima, non le avrebbero dato nessuna medaglia al merito. Avevo tentato in tutti i modi di sembrare anonima, ma alcune cose erano ormai nel mio DNA. Avevo tentato di dare ai capelli un aspetto più “normale” facendo una mezza coda dietro la testa. Ma nel farlo avevo usato il mio solito elastico nero con i teschi. Avevo cercato di non esagerare con il trucco scuro, e avevo messo un po’ di fard sulla mia faccia cadaverica. Avevo lasciato a casa accessori come bracciali borchiati o catene. Addosso avevo una canottiera e una felpina nera. Non ce la facevo a vestire colorata. Il massimo che potevo sopportare era viola, blu o bordeaux... ma gi altri colori erano raramente presenti e comunque in minima parte.
<< Buongiorno ragazzi! Non vedevo l’ora di venire a conoscervi!>>. Disse ironico il prof entrando nella stanza.
Bene, cominciavamo proprio bene... prof molto originali...
<< Stai attenta a questo...>>. Mi sussurrò Lena. << ...è un po’ pazzo!>>.
La guardai.
<< Come fai a sapere com’è?>>.
<< Mia cugina sta al secondo anno... lei mi ha raccontato tutto di questa scuola... ti farò vedere in mensa...>>.
“Grazie ma non ci tengo molto” pensai. Tuttavia risposi che non vedevo l’ora.
La lezione passò lentamente. Iniziai a pensare ad altro, volare con i pensieri lontano da quella scuola, pensare che in qualche modo tutto sarebbe andato per il meglio... a volte mi prendeva la strana voglia di pensare positivo... non era da me.
Suonò la campanella. Mi alzai salutando Lena e mi avviai verso la mia lezione successiva: biologia. Pensai che la giornata si sarebbe susseguita senza che succedesse qualcosa di particolare. In un certo senso avevo ragione... anche se qualcosa stava per succedere, io non me ne sarei accorta subito.
Camminavo con i libri in mano verso il mio armadietto nuovo di zecca. Purtroppo non feci molto caso ad una porta che si apriva. Mi colpì al braccio facendomi cadere gran parte dei libri dalle mani.
<< Merda!>>. Sussurrai chinandomi per raccoglierli.
Tentai di rialzarmi, ma le mie gambe del cavolo non mi ressero, così finii per ricadere a terra.
Avevo voglia di piangere. Pregai dentro di me di riuscire ad alzarmi e risparmiarmi così una figura penosa. Presi un bel respiro e finalmente riuscii a farcela.
Odiavo questi momenti di completa incapacità.
Mi guardai intorno cercando di capire se qualcuno si fosse accorto di me. Vana speranza: tutti si erano accorti di me! Ragazzi che mi guardavano curiosi. Lanciai loro occhiatacce e i loro sguardi tremanti si spostarono immediatamente su altro. Fu così per tutti tranne che per uno.
Un ragazzo strano. Stava in piedi, poco lontano da me, mi fissava, nonostante i nostri sguardi si fossero incontrati. Decisi di lasciarlo perdere. Mi recai nell’aula di biologia lasciando che la giornata mi scivolasse addosso...
Arrivai in mensa senza sapere come ci fossi finita. Mi ero completamente estraniata dal mondo per tutta la mattina e mi ero solo limitata a fare le cose in modo automatico.
<< Ciao Hope!>>. Esclamò qualcuno alle mie spalle.
Mi voltai e vidi Lena sorridermi. Ricambiai il saluto.
Tutto sommato era simpatica questa Lena... era stata l’unica a mostrarmi un po’ di benevolenza per tutta la mattinata.
<< Com’è andata?>>.
<< Bene... diciamo che ho cercato di ignorare i prof il più possibile... e per te? Scoperto qualcosa di nuovo?>>.
<< Di nuovo niente... ma sai una cosa? Ora ho capito perché i Kaulitz sono così nominati in giro...>>.
<< Chi??>>. Chiesi incapace di capire.
Lei mi guardò con una faccia stranamente incredula. Poi, vedendo che io non davo segni di intesa, alzò gli occhi al cielo.
<< I Kaulitz... vieni con me...>>. Mi trascinò ad un tavolo vuoto e si mise in posa d’avvistamento.
<< Ecco... quello è Tom... il più figo... è uno che ci sa fare con le ragazze, ma come vedi ne ha un seguito...>>.
Sembrava alquanto delusa dalla cosa. Evidentemente gli aveva già messo gli occhi addosso.
Tom era un tipo molto sui generis... indossava abiti di almeno tre taglie più grandi e aveva i capelli rasta.
<< ...Quello lì invece è Bill... suo fratello gemello... piuttosto strano...>>.
Le lanciai un’occhiata come per dire “e io come ti sembro?”.
<< ...sì insomma... è più solitario... e alcuni lo reputano abbastanza strano...>>. Corresse il tiro.
Osservai il tizio che stava descrivendo... era il ragazzo che mi fissava quella mattina. Alzò lo sguardo e i nostri occhi si incrociarono di nuovo. Nessuno dei due distolse lo sguardo. Aveva i capelli scuri sparati verso l’alto fatta eccezione per un ciuffo che gli copriva una parte del viso. Un piercing al sopracciglio e trucco nero sugli occhi. Decisi di ignorarlo quando si voltò dall’altra parte per rivolgersi a suo fratello.
<< Sono gemelli...>>. Continuò Lena.
Alzai un sopracciglio.
<< Davvero?>>.
<< Sì... se li guardi bene te ne accorgi...>>. Rispose.
Lasciai cadere il discorso perché mi stavo annoiando.
Io e Lena ci sedemmo ad un tavolo dove tre secondi dopo ci raggiunse la rossa della prima ora, Klara, insieme ad un gruppetto di ragazze che sembravano i suoi cloni usciti male.
<< Ciao Lena, ciao... ehm...>>. Salutò.
Il mio nome non lo ricordava...
<< ...Hope!>>. Le rammentai.
Fece uno strano sorrisetto.
<< Queste sono Jenny, Katy...>>. Iniziò ad elencare le copie che stranamente avevano anche nomi che mi suonavano simili.
Guardai Lena. Le brillavano gli occhi mentre ascoltava le chiacchiere di Klara. Mi chiedevo cosa stesse pensando in quel momento. La rossa, in risposta, parlava fissandola e sorridendole come si fa ai bambini per convincerli a fare qualcosa mettendo in palio le caramelle come premio. Era un’ammaliatrice. Buon per lei.
Parlarono per tutto il pranzo mentre io mi limitavo a sorridere e annuire.
Questa fu la mia prima giornata di scuola. Nuove conoscenze, persone particolari che mi sarebbe piaciuto conoscere, professori odiosi e tanti, tanti problemi ignoti da affrontare... 

  
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