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Autore: pervinca potter    11/02/2012    9 recensioni
Pervinca vive sulla propria pelle l'imprevidibilità della vita.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Pervinca Periwinkle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PREMESSA: Questa è una storia molto particolare.
La trama è ben poco articolata, le descrizioni molto vaghe, il discorso diretto è assente.
Mi sono servita di questa one-shot per condividere quella che è la mia paura più grande: perdere tutto da un momento all’altro.
 Non sono pensieri felici anzi, forse più triste di questo non esiste.
 Non voglio che questa storia vi deprima ma solo che vi faccia riflettere su quanto è precaria la nostra vita.
 Spero che le parole di Tomelilla che citerò nel testo vi rimarranno ben impresse nella mente e che le metterete in pratica.
Fidatevi di chi quasi tre anni fa ha subito un terremoto che ha spazzato via una città e tanti affetti.
Fidatevi di me e delle parole di Tomelilla.
Godetevi la vita a pieni polmoni.
Ringrazio tutti coloro che comprenderanno in vero senso di questa one-shot.
Vi mando un bacio,
Pervinca Potter.
 
 










Vita.

 

 
Il respiro era leggermente irregolare, le orecchie che fischiavano per non permettere al cervello di pensare a ciò che stava pensando.
Immobile, le gambe dritte, la gonna a metà del ginocchio.
Il busto rigido come marmo, le braccia lungo i fianchi.
Le mani strette a pugno.
Per il freddo.
Per la paura.
Il labbro inferiore intrappolato nella morsa dolorosa dei denti, un leggero sapore di sangue sulla lingua.
Gli occhi erano vitrei, un ricciolo ricadeva sulla palpebra sinistra.
Un sospiro e prese a camminare.
Pervinca era lì, sola con se stessa, come non si era sentita mai.
Le foglie scricchiolavano sotto i suoi passi, il vanto autunnale sembrava accompagnarla nel suo cammino, la notte drappeggiata addosso, come un mantello.
La decisione era stata presa.
Era forte, Pervinca Periwinkle, decisa e sempre convinta delle sue idee.
Ma davanti ad alcune scelte ogni essere umano si sentirebbe così distrutto, anche il più forte.
Le cose non potevano più andare avanti così.
Il villaggio e i suoi abitanti erano avvolti dal terrore da ormai troppo tempo, era tempo di agire.
Era giunto il momento di cambiare le cose.
Qualcuno di coraggioso doveva sacrificarsi per donare a Fairy Oak e ai suoi abitanti una ritrovata tranquillità.
Uno stratagemma : allearsi con il Nemico per ferirlo dall’interno.
Magari un mago esperto nelle arti magiche, corpulento tanto da sopravvivere alle fatiche fisiche e con le spalle rafforzate da anni di esperienze.
No, in quel bosco a camminare tra le foglie d’autunno non c’era nessun uomo coraggioso ma una ragazzina di tredici anni, capace di qualche incantesimo base ma con un cuore così immenso da non poter essere eguagliato.
Procedeva a passo spedito.
La sua espressione suggeriva solo decisione e risolutezza ma dentro la sua mente c’era il caos.
Idee, rimpianti, paure, dubbi.
Ed era sola, lì, in compagnia di se stessa.
In tutto quel groviglio di pensieri sembrava esserci un filo che era sciolto da tutto quel disordine, un filo intrecciato da persone, affetti, ricordi.
Sua zia Tomelilla glielo aveva ripetuto tante e tante volte..

"Vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo. Non puoi mai sapere cosa accadrà e da un giorno all’altro potresti perder tutto.
Il tuo villaggio, la tua famiglia, i tuoi amici.
Dunque respira l’aria della tua terra, raccogli e osserva le foglie di Quercia, sono uniche.
Ridi e piangi senza vergogna, ora che puoi farlo.
Ripeti al tuo amico quanto gli vuoi bene, ogni giorno, tutte le volte che ne senti il bisogno: se mai arriverà il giorno in cui non potrete più parlarvi e vedervi lui avrà nelle orecchie la tua voce che dice “Sei speciale, ti voglio bene” e potrà nutrirsi di quelle parole per sempre.
Non dare nulla per scontato. Quella che noi chiamiamo “quotidianità” non è altro che un fragile castello di sabbia che ai nostri occhi appare di marmo indistruttibile.”


Al ricordo di quelle parole le gambe di Pervinca cedettero e lei ebbe bisogno di appoggiarsi ad un albero.
Le lacrime scorrevano piene, impetuose. In quel liquido non c’era acqua ma volti di persone, voci, luoghi.
Pervinca si sentiva persa, temeva che facendo scorrere quelle lacrime via da lei avesse perso anche i ricordi racchiusi li dentro.
E non poteva andare avanti senza nemmeno i ricordi, ora che probabilmente non sarebbe più tornata alla sua vita.
Getto la testa indietro ed implorò il cielo con il suo silenzio.
Non si era mai davvero trovata nella condizione di perdere tutto e tutti, da un giorno all’altro.
Eppure era così.
Implorò che tutte le persone a cui teneva sapessero dell’affetto enorme che nutriva per loro.
Sperò che i suoi capelli fossero abbastanza pieni del profumo del suo paese, si assicurò che le orecchie fossero piene di voci e rumori, gli occhi di persone e paesaggi, il cuore di amore dato e ricevuto.
Respirò e riprese a camminare.
Tomelilla aveva ragione.
Tutto può crollare da un momento all’altro.

Quel castello è di sabbia, non di marmo come ostentiamo a credere

   
 
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