Non
barcollava per la stanchezza, era l’orgoglio a rendere
incerti i passi che
lo stavano portando in quella casa.
Bulma
lo conosceva bene, ormai. Spense la tv e si alzò in un
lampo dal divano,
andandogli incontro: - Vegeta! Pensavo non saresti più
uscito di lì!
Al
principe dei saiyan parve che la voce di lei, graffiante come sempre,
stavolta
tradisse qualcos’altro.
-
È rimasto dell’arrosto, se ti va, oppure
…
Vegeta
scosse la testa, disgustato di fronte a tutte le premurose e inutili
offerte
della ragazza.
-
Un po’ d’acqua? – sospirò,
delusa dall’irriducibile testardaggine dell’uomo
dello spazio.
Inaspettatamente
quello annuì: prese il bicchiere e allungò il
braccio. Bulma glielo riempì più
volte, osservando il suo torace scolpito dalle dure ore di allenamento,
grondante sudore e sangue. E quel suo sguardo così
imperturbabile e misterioso.
-
Manca soltanto un anno – balbettò malinconica,
distogliendo il volto verso una
finestra che mostrava il cielo scuro di buio e nubi.
Vegeta
poggiò il bicchiere sul tavolo con tanta forza che lo
frantumò: - Già, ho
ancora un anno per allenarmi – il suo tono sprizzava un'
incrollabile
determinazione. “E per raggiungere la potenza di
Kakarot” pensò con rancore, le
vene della fronte gli si gonfiarono al solo ricordarlo.
-
Mi mancherai … Ecco l’ho detto – alla
giovane sfuggì un singhiozzo e se ne
vergognò – Scusa sono una stupida.
Il
tenebroso guerriero la fissava sconcertato: quella stramba terrestre non aveva
mai fatto
altro che insultarlo e adesso piangeva per lui. Era carina con quei
suoi grandi
occhi lucidi, ma lui non riusciva a dire niente. Scappò via
continuando a piagnucolare,
la raggiunse in un soffio e la afferrò per un polso: - Che
vuoi? – gli urlò
senza aggressività.
Alzò
una mano verso il suo visino delicato: - Bulma –
bisbigliò guardandola
intensamente.
Le comparve un sorriso e le sue braccia lo circondarono,
spezzandogli il fiato.