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Autore: Struck By You    12/02/2012    3 recensioni
Benvenuti nella pagina dove pubblicherò per la prima volta una Fan Fiction.
In precedenza ho fatto esperienza con questo genere di cose ma non avevo mai osato rendere pubblici i miei testi,di conseguenza questa vota proverò a buttarmi su questo sito creato appositamente.
La trama della storia è un intreccio con la mia vita reale,attori come Chris Colfer e Darren Criss e la fiction italiana del "Tredicesimo Apostolo" con la partecipazione di Claudio Gioè ovvero Gabriel.
Un incrocio tra una vita sconvolta dall'amore e le violenze odierne.
Spero che la lettura sia di vostro gradimento.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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D’un tratto i sensi arduamente acquistati durante la notte,si svegliano nel bel mezzo dei primi raggi dell’alba,o della sveglia, a dir si voglia.
Il  pensiero di dover posare piede ancora una volta fuori da questi pavimenti non rientra assolutamente tra i miei desideri più ambiti...ma ovviamente non posso negarmi un diritto,che per l’esattezza è diventato più un dovere,ovvero quello della scuola.
Cerco di schiarirmi la vista da quelli che sono diventati ormai sogni irreali e soprattutto infranti,così molto lentamente inizio a prepararmi,convincendomi che tutti questi sforzi prima o poi finiranno.
Ammetto di vedere l’aspetto scolastico sotto una prospettiva negativa...tutto ciò che riesco a percepire è come se fossi in una galleria formata da pareti precarie e inutili che terminano con una luce fioca...apparentemente senza meta.
Ovviamente fino ad adesso il genere di persone che riescono a ribellarsi a questo genere di cose sono definite irresponsabili,dato che sono riusciti a buttare altrove la fiducia e magari un futuro orgoglio datogli dai genitori...Al giorno d’oggi scommetto che quasi nessuno sarebbe in grado di comprendere la gravità di questo argomento.
 
Nel momento in cui esco definitivamente da casa,percepisco una scossa gelida che mi attraversa la gamba,percorrendo sucessivamente sui fianchi,facendomi assumere un’espressione alquanto infastidita.
L’arrivo alla fermata dell’autobus è l’unico momento in cui potrei compiere una vera fuga di ritorno,ma fino ad’ora non sono mai riuscita a metterla in pratica...colpa forse della mia bacatezza o del mancato sentimento di coraggio..
Il momento più fastidioso della giornata è quello di dover affrontare quei crudeli sguardi giudici che ti ritrovi addosso indifferentemente da chi tu sia e in qualunque momento...e nel mio caso iniziando dalla salita in bus.Sono riuscita a procurarmi col tempo due metodi per non farmi pesare troppo questa senzazione di inadeguatezza.
Il primo è quello di entrare in un mondo familiare,nella quale mi sento per lo più protetta,ovvero quello della musica...secondariamente assumo un espressione di finta indifferenza,che mi è diventata ordinaria,ma che riesce a far pentire quegli sguardi che mi assalgono come cannibali.
 
Quando finalmente riesco a trovare un posto dove sedermi e dimenticare il freddo mattutino,mi accorgo con delusione che il cielo non è per niente sereno e prospetta una pioggia imminente.
Fantastico,rovistando nella borsa non trovo nemmeno l’ombrello...perfetta metafora del mio modo di vivere...in ogni caso devo averlo lasciato nell’armadio insieme a quell’ammasso di cartaccia chiamato “libri”...
Di conseguenza quando arrivo alla meta predestinata,cerco di correre il più presto possibile per non beccarmi una lavata di capo.Mi siedo in androne e aspetto che almeno una delle mie amiche mi raggiunga.
 
Inutile raccontare il sucessivo svolgimento della giornata..composta dalle solite chiacchere superflue fatte con le stesse persone...i soliti pensieri che ti frullano in testa ma non riescono mai a trovare una voce di sbocco.
 
L’unico respiro che riesco a percepire,come un secondo risveglio,è quello a fine lezione quando finalmente posso perdermi nei miei inutili pensieri e dimenticarmi per un attimo di tutti gli impegni irrevocabili.
Mentre mi avvicino all’uscita noto con delusione che la pioggia ormai aveva iniziato a cadere a catinelle e nemmeno Alessandra ha con se il suo famoso ombrello di marca che di solito uso a srocco,per cui alzo il cappuccio del giubotto stranamente convinta e lo appoggio sulla fronte attraversando il tragitto senza rivolgere lo sguardo negli occhi di nessuno.
La cosa che odio di questo tempo sono quelle goccie malefiche che ti si iniettano con prepotenza negli occhi facendoteli arrossare...ma sono avvenimenti che posso sopportare...
Amo però il fatto che dopo tutto quello che mi sta passando nel cervello,riesca ancora farmi sembrare una persona totalmente normale esternamente,anche se vi giuro che non è per niente vero.
 
Mentre ero impegnata a coordinare le gambe con la corsa,riesco ad isolare una voce di un’uomo che improvvisamente avevo sentito correre verso di noi,che a gran voce richiamava una ragazza..
Momenti come questi capitano sempre.Se sei una persona che è costantemente fuori casa beh,ci fai l’abitudine e non ci dai molta importanza...ma questa volta mi sbagliai.
 
Sentivo i passi avvicinarsi sempre più fino a quando Alessandra non diede le spalle alla meta girandosi e dicendo: “...Elisa,mi sa che quel tipo sta chiamando te...”
Confusa mi voltai di conseguenza corrugando la fronte.
“...Hey...scusami..credo che questo ti appartenga” dice ques’t uomo sulla trentina d’anni con il suo respiro affannato porgendomi gentilmente una tessera.
In quel momento scorsi un ciuffo ramato che fuori usciva dal cappuccio abbellito da due occhi mostruosamente azzurri che per un momento mi paralizzarono.
“...Ehm..grazie,deve essermi caduto mentre stavo camminando...” rispondo sfilando frettolosamente il biglietto dalla sua mano e intascandolo di conseguenza per paura che potesse vedere quella foto orrenda del mio abbonamento dell’autobus ancora per qualche istante in più.
Dopo ciò,senza imbarazzo,mi sorrise con quegli occhi color oceano e lo guardai allontanarsi nella foschia.
Così riprendo la mia strada molto scettica su quanto era appena accaduto...Chissà cosa avrà pensato di me...ma che importava,sicuramente non l’avrei mai più rivisto.
 
Quando raggiungo finalmente la fermata per il ritorno,posto dove solito io e la mia amica ci congediamo,aspetto impazientemente il ritorno a casa...accompagnata ovviamente dalla mia musica.
L’ultima frenata che mi fece sobbalzare sul posto mi fece rendere conto che era arrivato il momento di smontare e nel momento in cui misi i piedi atterra sento il cellulare vibrare in borsa.
Con molta fatica frugando dentro quel casino immane,riesco a tirarlo fuori e a rispondere alla chiamata.
“..Pronto?!”dico.
“...Elisa.Vieni subito...è successo un casino...le cose peggiorano a vista d’occhio,non resisto..più...sono vicino alla biglietteria della stazione,raggiungimi,fai in fretta.” Così riattaccò.
Quella voce rotta da un sentimento infranto mi fece improvvisamente ritornare alla realtà.
“Chris....” sussurro d’un tratto tra me e me.
“Non è possibile,è successo di nuovo.”
  
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