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Autore: Fflang    12/02/2012    2 recensioni
Fare sesso per la prima volta e rimanere incinta,decidere di andare avanti come se niente fosse. La paura di non farcela, la voglia di lasciare tutto e tutti. La storia di un piccolo segreto destinato a diventare sempre più grande.
Le cose cambiano, a volte talmente in fretta che non ci accorgiamo di nulla... però dobbiamo essere pronti, dobbiamo essere pronti a pagare le conseguenze delle nostre azioni. Perché le persone nascono e muoiono, gli amori finiscono e il mondo va avanti.
Storia rimessa con questo nuovo account. :)
Genere: Commedia, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 8

PovIan

9Dicembre

-Allora?- domando agitato verso Alex dopo averla sentita salutare la mamma di Charlie al telefono. Sbuffa rumorosamente fulminandomi con lo sguardo. Rispondo con lo stesso sguardo. -Alex, scusami, ok? Quante volte te lo dovrò dire? Non volevo farle del male!- le dico serio posandole le mani sulle spalle. Si scosta bruscamente da me puntandomi un dito contro. -Se tu non credessi a tutto quello che la gente ti dice a quest'ora lei sarebbe qui!- mi urla arrabbiata. Abbasso la testa. -Lo so. Ma la amo, la amo come non ho mai amato nessuno. La amo davvero, Alex. È non m'importa di quello che pensi.- le rispondo serio come non lo sono mai stato. Mi fissa attentamente e poi sorride. -E' a Londra.- mi dice. Sgrano gli occhi. -Che ci fa a Londra da sola?- le domando stranito e preoccupato. - Infatti non è da sola.- mi dice lei sedendosi davanti al computer per cercare dei biglietti last-minute per tutti e tre. -Come non è da sola?- domando iniziando ad innervosirmi. -Calmati geloso! È da suo fratello Luka.- mi risponde ridendo. Annuisco sollevato. Luka è il fratello maggiore di Charlie. È andato via di casa due anni dopo che sono partito per il collegio. Non ho mai saputo perché se ne andò...

in quel momento arriva Matt vestito di tutto punto con in mano le chiavi della macchina. -Partiamo?- ci domanda. Io ed Alex iniziamo a fissarlo attentamente. -Che c'è?- ci domanda stranito. -Dove pensi di andare?- gli domando divertito. -A prendere Charlie.- ci risponde ovvio. Alex sospira. - Se tu hai una macchina così avanzata capace di attraversare l'oceano senza bagagli, buon per te, ma io prendo l'aereo.- gli dice passandomi il nostro foglio che sostituisce il biglietto di volo. -Ehi! Io credevo che dovessimo andare a prendere la piccola Moore, non in vacanza in Europa.- dice prendendo il biglietto che la sua ragazza gli porge e seguendola in cucina. Io scoppio a ridere come un pazzo, Alex si schiaffa una mano sulla fronte scuotendo la testa sconsolata. -E io credevo che avessi un minimo di intelligenza e di amor proprio.- gli dice per poi sedersi su una sedia della cucina e prendere un giornale. Matt la fissa e dopo poco le si avvicina lentamente abbracciandola da dietro. Io mi appoggio allo stipite della porta sorridendo divertito. -Amore, piccola mia, solo perché hai il ciclo, non vuol dire che puoi fare la stronza.- le dice dandole un buffetto sulla guancia e sorridendole. -Oh? Bene, allora solo perché tu hai un cazzo al posto del cervello, non significa che puoi comportarti da cazzone.- gli risponde lei sorridendogli dolce e baciandolo sul naso. Matt inizia a ridere come un pazzo. -E' terribilmente bello vedere che certe cose non cambiano mai!!- esclama felice facendoci ridere. -Beh allora? Andiamo a prendere Charlie e il mio nipotino!- continua correndo fuori di casa sotto il nostro sguardo scioccato. Alex sorride dolce. - Non avverti i tuoi?- le domando. -Ma no, sono fuori per lavoro. È tutto sotto controllo.- mi risponde prendendo uno zaino e mettendoci dei vestiti per lei e dei soldi. - Piuttosto andiamo a prendere la vostra roba prima che Matt parta in mutande.- mi dice seguendolo fuori per vedere che sta facendo. Annuisco e chiudiamo la porta per poi andare a casa di Matt e poi all'aeroporto diretti in Inghilterra.

 

PovCharlie

10Dicembre

-Cucciola?- mi chiama Luka scuotendomi leggermente per farmi svegliare dal mio sonno. Apro gli occhi e mi volto verso di lui che mi sorride dolce. -Come stai?- chiede osservandomi attento. -Stanca e affamata.- gli rispondo sorridendogli. Ride. -E' strano vederti così, con un pancione enorme intendo.- mi dice mettendoci una mano sopra. Annuisco. -E' strano anche per me, anche se ormai sono passati cinque mesi, beh ogni tanto abbasso lo sguardo e beh mi sorprendo e dico Ehi, c'è mio figlio qui dentro.- dico ridendo e lui con me. -Wow, sarò zio! Dimmi che è un maschietto!- mi dice con gli occhi che brillano. -Non lo so, ma spero di si.- rispondo alzandomi dal letto con il suo aiuto. Mi sento un ippopotama. Anzi mi correggo, sono un ippopotama. Non voglio nemmeno immaginare come sarò a Maggio. Sospiro. Luka si volta verso di me e mi guarda incuriosito. -Che c'è?- domanda. -Sono enorme!- esclamo stressata e lui ride. Lo trucido. -Non sei grassa cucciola, sei splendida.- mi dice abbracciandomi. Andiamo in cucina e lo osservo mentre ci cucina da mangiare.

Avevo nove anni quando è andato via di casa, aveva solo 17 anni. Era inverno, faceva freddo, e mancavano pochissimi giorni a Natale. Quel giorno tornò a casa ricoperto di tagli, un labbro rotto, un occhio nero, un polso rotto e ubriaco fradicio. Non appena mio padre lo vide iniziò ad urlargli contro che prima o poi si sarebbe fatto ammazzare. E Luka rise, rise di gusto rispondendogli che non era una guerra, che sapeva quello che faceva perché era bravo,dannatamente bravo. E mio padre lo sapeva, ma non riusciva ad accettare il modo in qui lui si stava rovinando. Non disse nulla quando mio fratello salì in camera sua per prepararsi la valigia, saluto me e la mamma con un sorriso triste e un bacio sulla fronte, uscendo dalla porta. Non lo vidi più se non in qualche foto che ogni tanto si ricordava di mandare.

-Che fai per vivere?- gli domando schietta. Alla mia domanda lo vedo irrigidirsi un poco. -Vuoi sapere come mi sono comprato l'appartamento o se continuo a fare incontri clandestini?- mi domanda voltandosi verso di me sorridendomi. -Sai benissimo che per quanto mi riguarda puoi fare quello che ti pare della tua vita. Vorrei solo che mi raccontassi quello che hai fatto in questi nove anni.- gli rispondo voltando lo sguardo verso la finestra.

-Bene. Sì combatto ancora. È nonostante tutte le persone che mi dicevano che questa vita non avrebbe portato a nulla sono felice.- mi dice ridandomi le spalle. -Papà non avrebbe mai voluto che tu te ne andassi. Ti voleva bene, voleva solo proteggerti.- dico alzandomi dalla sedia imbufalita. -Sul serio? Beh sorellina non sai molte cose allora.- mi dice freddo. Lo guardo confusa. E lui ride. -Smettila di pensare che le persone siano buone. Sapevo che prima o poi facendo la vita che facevo sarei potuto morire. Lo sapevo io, lo sapeva papà, lo sapeva Jazz. Cosa credi che ci fossero solo gli incontri? Charlie non era un buon periodo la droga, l'alcool erano una parte costante della mia vita. Mamma e papà mi dicevano di smettere che prima o poi mi sarei rovinato il futuro o che non c'è l'avrei avuto affatto. Ma sai a me che me ne fregava? Niente! Avevo 17 anni, volevo solo combattere, fare vedere a tutti di quello che ero capace. Finché... finché lui non è morto.- mi dice rivoltandosi a guardarmi. -Morto? Chi?- gli domando stranita. -Quel giorno Jaz aveva un incontro, combatte come non avevo mai visto. Ridusse quel poveretto a un colabrodo. Vinse ben mille dollari. Stavamo festeggiando sul ring la sua vittoria quando all'improvviso si è portato una mano al petto ed è crollato per terra. Ha avuto un infarto a 16 anni, il suo cuore non ha retto a tutte le droghe di cui si era fatto prima dell'incontro. Jason Roberts, il migliore amico, è morto a 16 anni con ancora tutta una vita davanti. Una vita che non avrebbe mai potuto essere vissuta e tutto questo per colpa mia. Io che lo spronavo a dare il meglio di se ma che per farlo vincere gli davo tanta di quella roba da stendere un cavallo.- mi dice mentre le lacrime gli rigano gli occhi. Mi avvicino a lui e lo abbraccio forte. -Non consolarmi, non me lo merito Char. Dovevi vedere gli occhi di sua madre, del suo fratellino che chiedeva dove fosse il suo Capo senza sapere che non l'avrebbe più rivisto.- mi dice stringendomi a se. -Non è colpa tua, eri solo un ragazzino, eravate dei ragazzini. E sono sicura che Jaz non c'è l'ha con te, è in un posto migliore e vorrebbe che tu fossi felice e che tu viva anche per lui.- gli dico accarezzandogli i capelli. -Non posso. Lui si fidava di me e guarda che ho fatto. L'ho ucciso. Ogni santissimo giorno mi sveglio con il rimorso di aver ucciso non un uomo, ma il mio migliore amico che consideravo un fratello. Sto male sorellina, dopo nove anni sto ancora male come quel giorno, come se il dolore non se ne fosse andato anzi e addirittura aumentato.- dice guardandomi negli occhi. -Non puoi dimenticarlo Luka, non puoi non pensarci, sarebbe impossibile. Ma devi tenerti stretto ogni singolo momento, fallo ogni giorno anche se questo ti fa detestare il mondo. La verità fa schifo ma Jaz non vorrebbe che il suo Alì fosse così, vorrebbe che tu sorridessi sempre come se lui fosse ancora qua a fare le cazzate che combinavate per il quartiere.- dico asciugandogli le guance bagnate. Lui annuisce. -Grazie cucciola.- annuisco sorridendogli.

-Allora questa pasta?- domando dopo poco. Luka mi guarda terrorizzato e si volta verso la pentola dell'acqua evaporata con la pasta tutta appiccicata. -Pizza?- mi domanda sorridendo. Annuisco ridendo. Chissà come avrà fatto a vivere in questi anni. -Toglimi una curiosità brutto idiota in questi anni hai vissuto solo di piazza?- gli domando prendendo la giacca. Lui ride seguendomi fuori dalla porta di casa. -No...anche di cinese, giapponese, Burger King e Mc Donalds.- mi risponde salendo in macchina mentre io lo guardo male. -Eddai il lato positivo è la cucina di casa non è ancora andata a fuoco ed è ancora nuova come quando la vecchia Sue mi ha venduto la casa.- mi dice nominando la sua ex padrona di casa. -Questo non è rassicurante. Che penseranno le donne di un uomo come te.- gli dico contrariata. -Sorellina le donne quando le donne vengono con me non parlano men che meno si interessano se so cucinare o meno.- mi risponde ridendo. -Non hai ancora avuto una ragazza?- gli domando. -No, però ne ho tante contemporaneamente. Credimi è molto più emozionante.- risponde accendendo la radio. Sospiro sconsolata. Avrà 26 anni ma di cervello ne ha ancora 16.

PovLuka

Arriviamo alla pizzeria pochi minuti dopo e scortati dal cameriere ci accomodiamo ad un tavolo vicino al bagno. Sotto minaccia di mia sorella. Sospiro. Dovrò tenere le ragazze lontane da casa per moooolto tempo. -Che c'è?- mi domanda fissandomi incuriosita. -Niente o meglio stavo pensando che dovrò tenere le mie ragazze lontane da casa per un po'.- le spiego vedendo i suoi occhi spalancarsi. -Spero ben per te. Non voglio che mio figlio cresca in un bordello.- dice facendomi scoppiare a ridere. Il cameriere arriva con le nostre pizze e due minuti dopo Charlie scappa in bagno a vomitare. Sospiro. Stiamo iniziando molto male. Un cellulare inizia a suonare e mi accorgo che è quello di mia sorella. Mi allungo e lo prendo. Alex. La sua amica. Rispondo. -Charlie?- domanda. -No, sono suo fratello.- dico. -Oh bene cercavo te. Ian, il tuo futuro cognato deve prostrarsi ai piedi di tua sorella per chiederle scusa. Quindi ci servirebbe il tuo indirizzo.- mi dice velocemente l'amichetta di Char. Scoppio a ridere. -In effetti non siamo a casa. Però direi che potete raggiungerci alla pizzeria Carlo's.- le dico col sorriso sulle labbra. -E dov'è?- mi domanda. -Mah chiedete in giro. Se Quello vuole davvero il perdono di mia sorella troverà il modo di chiederglielo. Fate in fretta. Bye-Bye.- dico riattaccando nel esatto momento in cui la cucciola esce dal bagno. Sorrido sornione. -Che c'è ancora?- mi domanda stressata. -Nulla.- rispondo tranquillo iniziando a mangiare lentamente la mia pizza. In fondo se è stato capace di venire fino a Londra per lei, un po' di tempo in più posso anche concederglielo. 

   
 
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