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Autore: Kim_HyunA    12/02/2012    11 recensioni
-Puoi smettere di fissarmi? Mi fai sentire a disagio-
Jonghyun distolse lo sguardo, mordendosi un labbro ma non nascondendo un piccolo sorriso.
-Sei così bello Kibum-ah, come faccio a non guardarti?
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-No! Piove! Non ho l’ombrello- si lamentò imbronciato Kibum non appena mise piede fuori dall’università e sentendo delle gocce di pioggia colpirlo in pieno viso.

-Ti porto a casa io- Kibum si girò verso quella voce. Oh no. Kim Jonghyun. Il ragazzo invadente che cercava sempre di parlare con lui per flirtarci ogni volta che ne aveva la possibilità. Kibum non poteva più sopportalo, non ce la faceva ad averlo costantemente davanti agli occhi.

Kibum lo guardò alzando scettico un sopracciglio, poi si guardo intorno: perché non c’era nessuno? Sembravano essersi tutti volatilizzati. Odiava la pioggia; non poteva sopportarla.

Tornò sulla figura di Jonghyun, perfettamente riparato sotto l’ombrello che teneva in mano. Ci doveva pur essere un’alternativa.

Si girò ed iniziò a camminare nella direzione opposta, allacciandosi ancora di più la giacca, affondandovi dentro il mento in cerca di riparo e nascondendo le mani nelle tasche.

-Dove vai?- gli chiese Jonghyun, spiazzato dalla decisione del ragazzo.

Kibum rallentò il passo, senza preoccuparsi di girarsi.

-Alla fermata del pullman- rispose deciso.

-C’è sciopero oggi, non lo sai?- commentò l’altro con un tono che Kibum trovò irritabilmente divertito. Si fermò all’istante, reputando inutile continuare a camminare. Odio la pioggia. Odio questa giornata.

-Neh, Kibum-ah, non ci sto provando con te, ma vieni sotto l’ombrello o ti prenderai un raffreddore!- lo chiamò Jonghyun ad alta voce per farsi sentire sopra gli scrosci d’acqua.

Kibum lo guardò riluttante e, titubante, mosse un passo verso di lui, finendo distrattamente in una pozzanghera e bagnandosi i pantaloni fino al polpaccio. Sbuffò e maledisse per l’ennesima volta quella giornata in cui nulla sembrava andare per il verso giusto.

Ancora con il broncio stampato sul viso, Kibum raggiunse finalmente Jonghyun e trasse immediato sollievo nel non sentire più la pioggia battente su di sé. Si scostò le ciocche bagnate dagli occhi, cercando di sistemare i capelli come meglio poteva. A Jonghyun scappò una risata: lo trovava così buffo e adorabile nei suoi modi di fare, avrebbe voluto stringergli le guance e passargli affettuosamente una mano tra i capelli per scompigliarglieli, ma si trattenne, sapendo che l’altro non glielo avrebbe mai permesso.

-Perché quel sorriso?- sbuffò Kibum in modo spazientito nel vedere l’espressione del più grande.

-Sei carino- ammise sinceramente Jonghyun, ampliando, se possibile, ancora di più il proprio sorriso. Kibum sbuffò nuovamente sporgendo le labbra e roteò gli occhi sempre più spazientito dalla faccia tosta di Jonghyun.

-Forza andiamo- lo esortò Kibum per porre fine a quella scomoda situazione.

Iniziarono a camminare sotto la pioggia battente, ma l’ombrello era troppo piccolo per poter coprire perfettamente entrambi.

-E questo per che cos’è?- soffiò innervosito Kibum quando sentì la mano di Jonghyun cingergli un fianco e trarlo a sé.

-È per ripararti meglio dalla pioggia- gli sorrise e quel sorriso stava iniziando a dare sui nervi al più piccolo per quanto era radioso e perfetto. Pensava lo stesse facendo apposta ad irritarlo in quel modo. Avrebbe voluto allontanare quella mano dal proprio corpo con un sonoro schiaffo, ma doveva ammettere che stando più stretti, era meno bersagliato dalle gocce di pioggia e gli bruciò anche constatare che quel tepore su di sé era piuttosto piacevole. Ma non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce.

Il paesaggio intorno a loro iniziava a scurirsi mentre minacciose nuvole nere continuavano ad addensarsi in cielo. La vista dei due ragazzi venne abbagliata da un rapidissimo e intenso bagliore che illuminò per un attimo la città. Seguì una calma irreale, come nell’attesa che dovesse succedere qualcosa di inaspettato. Ed avvenne. Un fragore improvviso e violento invase le loro orecchie e Kibum saltò spaventato, completamente preso alla sprovvista. Senza nemmeno accorgersene si era aggrappato forte al braccio di Jonghyun, stringendolo tra le mani come se fosse la propria ancora di salvezza. I suoi occhi spaventati si guardarono timorosamente intorno per qualche secondo, poi la voce di Jonghyun lo riportò alla realtà.

-Hai paura dei temporali?- gli chiese con una punta di divertimento, che non nascondeva la volontà di prenderlo in giro ma affetto verso quel ragazzo che gli appariva così vulnerabile e indifeso.

Kibum, resosi conto di quale era stata la sua reazione, tossì in imbarazzo, sciogliendo subito la presa dal braccio dell’altro e arrossendo leggermente.

-Si- confessò, ed era quasi un sussurro la sua risposta, come se temesse che parlando a voce più alta, ammettere la propria paura sarebbe stato più difficile.

Quando ripresero a camminare, Jonghyun evitò di stringergli nuovamente il braccio intorno alla vita per non metterlo ulteriormente in difficoltà, ma si era fatto poco più vicino a lui e teneva l’ombrello leggermente spostato dalla parte di Kibum, non preoccupandosi che in questo modo sarebbe stato meno protetto dalla pioggia.

Quando passarono davanti ad un bar, decisero di rifugiarvisi, almeno finché la pioggia non fosse diminuita.

Il locale era caldo ed accogliente, con mobili in legno e dei piccoli e semplici fiori colorati in vaso su ogni tavolo. Erano poche le persone presenti oltre ai due ragazzi, probabilmente gli altri non avevano osato sfidare il tempo o avevano preferito ripararsi in altri luoghi.

Il loro ingresso nel bar venne accolto dal tintinnio della campanella appesa alla porta, il suono reso ovattato dal diluvio che si stava abbattendo fuori.

Jonghyun scosse l’ombrello e lo depositò nell’apposito porta-ombrelli ad un lato dell’ingresso, indicando poi a Kibum il tavolo verso il quale dirigersi. Quando vide che stava per sedersi, si fece avanti e portò le mani alla giacca del più piccolo, invitandolo a sfilarsela. Kibum si girò con aria interrogativa, alzando un sopracciglio e ritenendolo un gesto sufficiente per far capire all’altro che si stava chiedendo cosa avesse intenzione di fare.

-È fradicia, dovresti togliertela- si giustificò Jonghyun, le mani ancora su quella giacca.

Kibum si arrese e lo lasciò fare e mormorò un “grazie” indistinto quando Jonghyun appese il suo copricapo alla sedia.

Poi il più grande prese posto di fronte a lui e si guardò in giro alla ricerca di un cameriere. Si avvicinò una giovane ragazza che, con un enorme sorriso, si avvicinò al loro tavolo.

-Buongiorno- si inchinò -vi lascio il menù, scegliete con calma-

Quel locale offriva ogni tipo di bevanda o dolce esistente, era incredibile. Jonghyun scorreva tra le pagine, in difficoltà per l’enorme varietà di prodotti disponibile, e decise di optare alla fine per un semplice caffè.

-Hai scelto cosa prendere Kibum?- gli chiese premuroso, richiudendo il proprio menù e posandolo di lato.

-I-io, ehm… niente- balbettò in risposta.

-Ma come niente? Devi prenderti qualcosa per scaldarti-

-Ho dimenticato il portafoglio- ammise con un filo di voce, non udibile da nessuno se non da Jonghyun.

-Offro io! Scegli pure quello che vuoi- gli rispose con un sorriso, senza esitazione.

-M-ma- cercò di ribattere l’altro.

-Niente “ma”, non accetto rifiuti-

-Una cioccolata allora- disse esitante -…grazie- aggiunse piano poco dopo.

La cameriera si ripresentò poco dopo al tavolo con in mano un taccuino e una penna.

-Avete scelto?- cinguettò allegra a Jonghyun.

-Si, allora, per lui una cioccolata e per me del caffè- rispose prontamente Jonghyun.

-Vuoi un po’ di panna sul caffè? Del cacao? Del latte?- la ragazza sbatteva le sue lunghe ciglia mentre parlava. Kibum la notò e non poté fare a meno di sbuffare e ruotare gli occhi all’indietro.

-No, normale, grazie- le rispose e la ragazza si allontanò dal tavolo, non senza prima rivolgere un ultimo sorriso a Jonghyun e camminando scuotendo i fianchi un po’ più del dovuto.

-Tra poco cadrà da quei tacchi se cammina in quel modo- commentò acido Kibum, distogliendo lo sguardo dalla sua figura per posarlo dalla parte opposta.

-E poi hai visto che vestiti? Sono così sciatti e noiosi- continuò.

-È una divisa, non l’ha mica scelta lei- intervenne Jonghyun.

-E i capelli allora? Non erano decisam… perché stai ridendo ora?- si interruppe Kibum, irritato da quei suoi continui sorrisi.

-Niente- rispose innocentemente, il sorriso sul suo volto che non accennava a scomparire.

Avrebbe replicato Kibum se la cameriera non avesse scelto proprio quel momento per tornare al loro tavolo con due tazzine in mano.

-Ecco la cioccolata…- disse, posando la tazza fumante di fronte a Kibum -ed ecco il tuo caffè- concluse poi, rivolta a Jonghyun. Si passò le mani sul grembiule bianco.

-Sicuro che non vuoi nient…- cercò di dire la ragazza.

-È a posto così. Grazie- la interruppe Kibum con tono fermo, iniziando a mal sopportare il trillare di quella voce.

Il sorriso dal viso della cameriera scomparve e la sua espressione si oscurò lievemente, fece un inchino appena accennato e se ne andò.

-Non sarai mica geloso, eh Kibum?- commentò Jonghyun con un sorriso, mentre scuoteva la bustina di zucchero, ne strappava un lato e ne versava per metà il contenuto nel caffè.

-Io geloso? Di chi poi? Assolutamente no- commentò impassibile, ruotando il cucchiaino nella sua cioccolata con l’intento di farla raffreddare un po’ e poterla bere senza rischiare di prendersi un’ustione di secondo grado.

-E comunque lo sai che ho occhi solo per te- disse Jonghyun sorridendo sommessamente e sciogliendo lo zucchero.

Kibum bevve il primo sorso di quella cioccolata calda, cercando di nascondere il viso dietro quell’enorme tazza ma il rossore sulle sue guance non passò inosservato a Jonghyun, che sorrise soddisfatto.

Terminarono di bere in silenzio, poi Jonghyun si alzò, prese la propria borsa ed invitò Kibum ad aspettarlo seduto mentre andava a pagare. Kibum lo guardò mentre si dirigeva alla cassa, poteva vedere il suo capo chinato mentre presumibilmente stava cercando delle monete nel portafoglio. Quando si accorse di sorridere, Kibum scosse la testa e distolse lo sguardo da quel ragazzo, decidendo di concentrarsi sul fiore al loro tavolo. Era bianco con i petal…

-Ha smesso di piovere, dovremmo approfittarne- Kibum si spaventò, non aspettandosi che l’altro fosse di ritorno così presto.

Annuì senza dire una parola, si infilò la giacca e seguì Jonghyun fuori dal locale. L’ombrello ormai chiuso pendeva da un polso del più grande, seguendo le oscillazioni della sua andatura.

Il cielo aveva iniziato a schiarirsi, ma era ancora coperto di nubi, probabilmente di lì a poco avrebbe cominciato di nuovo a piovere.

-Non piove più, posso andare da solo a casa- protestò Kibum vedendo continuamente Jonghyun al proprio fianco che non aveva la minima intenzione di andarsene.

-E se rinizia cosa fai?- gli chiese Jonghyun, più per fare conversazione che per prendere davvero in considerazione l’idea di doversene andare.

-Tanto sono già zuppo, non cambierebbe niente- continuò Kibum.

-E se ci sono di nuovo i tuoni, a chi ti aggrapperai?- commentò divertito, consapevole di aver trovato il punto debole dell’altro.

Kibum aprì la bocca per replicare ma la richiuse subito dopo. Colpito e affondato. Quella era una motivazione più che convincente per non tornare a casa da solo.

Non fu una sorpresa per nessuno quando tornarono a cadere altre gocce di pioggia, ma questo non significava che accolsero con piacere il diluvio che tornò ad abbattersi sulla città. Per fortuna sarebbero bastati solo cinque minuti per arrivare alla casa di Kibum e questi non vedeva l’ora di levarsi di dosso quei vestiti fradici e di stendersi nel suo letto caldo. Era talmente stanco che si sarebbe addormentato subito e… Un tuono risuonò, facendo immobilizzare Kibum che non tardò a stringere la propria mano intorno a quella di Jonghyun. Quest’ultimo lo guardò, sorpreso e appagato da quel contatto improvviso e quando i suoi occhi si incrociarono con quelli del più piccolo, Kibum distolse lo sguardo imbarazzato ed allentò la presa delle dita, pronto ad allontanare la propria mano da quella dell’altro, ma venne bloccato.

-Puoi continuare a tenerla se vuoi… se ti fa sentire più al sicuro- mai come in quel momento, la voce di Jonghyun gli aveva trasmesso un senso di sicurezza e protezione. Aveva deciso di continuare a tenergli la mano, e ogni volta che un tuono irrompeva nella serenità di Kibum, la stretta intorno all’altro si faceva sempre più salda.

Quando arrivarono di fronte ad una graziosa casa bianca a due piani, Kibum si fermò.

-Ecco, è questa. Siamo arrivati- disse, con un tono quasi timido che non gli apparteneva.

Si mise a cercare le chiavi nella borsa, sciogliendo il contatto tra di loro ed avvertendo immediatamente l’assenza di quel calore e di quel senso di protezione.

-Ecco, mi chiedevo se…- iniziò esitante Kibum -forse è meglio se entri e aspetti che passa il diluvio- concluse, tenendo fisso lo sguardo al marciapiede e non avendo il coraggio di guardare l’altro in volto, sentendosi già le guance in fiamme.

Per alcuni secondi non si sentì che lo scrosciare della pioggia e Kibum si sentì uno stupido ad aver fatto una proposta del genere.

-Te ne sarei molto grato- la riconoscenza nel tono di Jonghyun era chiaramente udibile e Kibum gli sorrise timidamente per la prima volta, gli angoli della bocca arricciati leggermente verso l’alto.

Attraversarono il giardino e lasciarono l’ombrello sotto il portico. Kibum aprì la porta di casa e si tolse le scarpe. Jonghyun lo imitò.

La casa era moderna e spaziosa e ogni dettaglio sembrava urlare “Kibum” a squarciagola. Si vedeva la sua cura per ogni particolare, l’originalità, la ricercatezza. Questa casa non sarebbe potuta appartenere a nessuno se non a Kibum.

-Puoi darmi la giacca se vuoi- disse Kibum mentre appendeva la propria all’ingresso. Jonghyun seguì l’indicazione dell’altro e gli passò l’abito con un sorriso impacciato.

-Posso darti qualche vestito asciutto, quelli che indossi ora sono zuppi- proseguì Kibum con gentilezza.

-Grazie- rispose.

Jonghyun seguì Kibum per le scale, arrivando al secondo piano della casa e ritrovandosi nella stanza del ragazzo. Mentre il più piccolo cercava dei vestiti comodi per entrambi in un cassetto, l’altro si guardò intorno. La prima cosa che attirò la sua attenzione furono le lenzuola rosa pastello del letto, seguite subito dopo dalle foto e dai dipinti sulle pareti.

Kibum passò a Jonghyun un paio di pantaloni e una maglietta meticolosamente piegati e prese poi i vestiti per sé.

-Spero ti vadano bene. Io vado a cambiarmi di là, fai pure con comodo- disse Kibum, avviandosi verso la porta.

-Puoi restare qui- lo fermò Jonghyun -a me non dà fastidio-

Kibum lo guardò e poi sbuffò divertito, ma tornò sui suoi passi, chiudendosi la porta alle spalle.

Non appena Kibum si cambiò, tornò alla sua stanza e automaticamente portò una mano alla maniglia, ma si fermò all’ultimo istante. E se l’altro non si era ancora cambiato? Se non si era ancora infilato la maglietta? Un Kibum in preda all’ansia si appoggiò con la schiena al muro, massaggiandosi ripetutamente le tempie con le mani.

-Ti aspetto giù!- risolse, alzando la voce quel poco che bastava affinché fosse udibile nella stanza dove si trovava Jonghyun.

Jonghyun mormorò a bocca chiusa in segno di approvazione e Kibum scese i gradini due alla volta, rischiando di perdere l’equilibrio più volte. Arrivò alla finestra del salotto e scostò con la mano la tendina bianca che copriva il vetro per guardare fuori. Il cielo era così nero e la pioggia così fitta, che quasi non si riusciva a vedere nulla. Buttò gli occhi alle nuvole, che gli apparvero più cupe e minacciose che mai.

-Non smette di piovere, eh?- Kibum si girò quasi spaventato, avendo per un attimo dimenticato che non si trovava da solo in casa. Scosse la testa in segno di diniego e poi si guardò intorno, imbarazzato sul da farsi.

Jonghyun era in piedi sulla soglia della stanza e sembrava impacciato tanto quanto il padrone di casa. Spostava il peso da una gamba all’altra, come per tenersi impegnato in qualcosa.

-V-vuoi mangiare qualcosa?- propose cauto Kibum, e quando l’altro annuì con un sorriso, gliene fu immensamente grato, almeno avrebbe avuto qualcosa con cui tenersi impegnato per un po’ di tempo, rendendo il silenzio tra di loro meno imbarazzante.

-Siediti pure sul divano, fai come se fossi a casa tua- gli disse Kibum gentilmente, andando verso di lui. -torno subito- gli sorrise passandogli accanto e recandosi infine in cucina.
Jonghyun fece come gli era stato detto, sedendosi compostamente sul divano, con le gambe ben dritte e le mani tenute sulle ginocchia.

Quando sentì il rumore metallico di pentole che si scontravano, Jonghyun pensò che forse era meglio raggiungere l’altro ragazzo, e rendersi utile se si fosse trovato in difficoltà.

-Ti avevo detto di aspettarmi di là- commentò detestabilmente Kibum, che aveva riacquistato il suo caratteristico tono scocciato.

-Pensavo ti servisse una mano- gli rispose, entrando piano nella cucina.

Era un locale aerato e spazioso, con un bancone centrale in marmo sul quale erano depositati diversi ingredienti ed utensili.

-Ma se non ti servo, penso mi siederò qui e ti guarderò cucinare- continuò Jonghyun prendendo posto su uno sgabello girevole a ridosso del bancone.

Kibum alzò un sopracciglio di fronte alla sua sfacciataggine, si avvicinò a lui e gli tese la ciotola e il mestolo che teneva in mano.

-Rimesta questo- ordinò seccamente, prima di girarsi e andare verso il fornello.

Jonghyun obbedì scodinzolando, come un cane felice di poter servire qualcuno.

-Ti sta bene quel grembiule- commentò Jonghyun, iniziando a mescolare il contenuto di quella ciotola.

Kibum sbuffò senza nemmeno girarsi. Che faccia tosta.

-Tutto mi sta bene- replicò sfrontato e considerando chiusa la questione.

-Per quanto devo rimestare?- cambiò argomento.

-Ancora un po’- rispose non curante, sollevando le braccia per poter prendere dei piatti in una mensola. La maglietta che indossava ne seguì i movimenti, scoprendo qualche centimetro della sua schiena. A Jonghyun non sfuggì questo dettaglio, che non tardò ad incollare il proprio sguardo su quella pelle che sembrava così liscia e morbida.

Qualche secondo dopo Kibum si chinò piegando una gamba e poggiandosi sull’altro ginocchio, per mettere a posto alcune scodelle e, nel farlo, il tessuto dei jeans che indossava si tese seguendo le forme del suo corpo e mettendole ancora più in risalto. Jonghyun non ne perdeva un movimento e pensò a quanto gli sarebbe piaciuto mettere le mani nelle tasche posteriori di quei jeans e…

-…non sei d’accordo?-

-Cosa?- Jonghyun si accorse solo in quel momento che Kibum aveva parlato per tutto quel tempo e che si era perso ogni singola parola.

-Non mi hai ascoltato?- si lamentò Kibum indignato.

-Io, ehm… no scusa, mi sono distratto- confessò, passandosi imbarazzato una mano tra i capelli.

-Lascia perdere- tagliò corto, visibilmente irritato dal fatto che l’altro non gli aveva mostrato la benché minima attenzione.

Dopo qualche istante, Jonghyun si alzò e si avvicinò con la ciotola in mano a Kibum che, mentre aspettava che l’altro finisse, si era messo a pulire un ripiano della cucina. Vi si mise dietro e portò le braccia ai suoi lati, tendendole in avanti in modo che Kibum potesse vedere il contenuto del recipiente. Kibum gelò sul posto, smettendo immediatamente di pulire. Jonghyun, che era poco più basso di Kibum, si alzò sulle punte e si avvicinò a un suo orecchio.

-Va bene così?- chiese e Kibum rimase sorpreso nel sentire quanto potesse diventare roca e bassa la voce di Jonghyun e quanto piacevole era sentire il suo soffio caldo sulla pelle.

-S-si, grazie… c-continuo io ora- balbettò Kibum in difficoltà, prendendogli la ciotola dalle mani e continuando a restare immobile.

Jonghyun rimase così per qualche secondo più del dovuto, respirando volutamente più profondamente in modo che il suo respiro colpisse Kibum. Poi si allontanò e tornò sul divano, con un sorriso soddisfatto che gli illuminava il volto.

Non passò molto prima che Kibum lo raggiungesse ed entrasse camminando piano, portando un vassoio con dei piattini sopra. Appoggiò il tutto sul tavolino basso di fronte al divano e si inginocchiò per terra, pronto per mangiare. Vide Jonghyun prendere posto accanto a lui e solo in quel momento si rese conto di quanto gli donasse la maglietta che gli aveva prestato. Jonghyun era più basso di lui, ma aveva un fisico più costruito e più maschile, per questo la maglietta gli cadeva aderente al corpo, esaltandone i muscoli al punto giusto. Kibum si pentì di avergli prestato quella maglietta grigia dallo scollo a v, che metteva in evidenza più del dovuto la sua pelle e quel neo tra le clavicole. Deglutì a fatica. Si portò silenziosamente le bacchette alla bocca, tenendo lo sguardo basso sul piatto e sentendosi le guance in fiamme.

Jonghyun non staccava lo sguardo dal viso di Kibum, trovando adorabile il modo in cui le sue piccole e piene labbra a cuore si chiudevano intorno ad ogni boccone di cibo.

-Puoi smettere di fissarmi? Mi fai sentire a disagio- sbottò finalmente Kibum, quando non riuscì più a sostenere il peso di quello sguardo su di sé. Lo faceva sentire al centro dell’attenzione, come se ogni suo più piccolo ed impercettibile movimento fosse attentamente analizzato.

Jonghyun distolse lo sguardo, mordendosi un labbro ma non nascondendo un piccolo sorriso.

-Sei così bello Kibum-ah, come faccio a non guardarti?- confessò Jonghyun gonfiando le guance, come se ciò che aveva appena detto fosse davvero un problema che lo turbava. Ma era davvero un problema per lui, non avrebbe mai voluto non avere quel viso perfetto davanti agli occhi. Quel naso piccolo e ben disegnato, quegli zigomi alti e ben definiti, quelle graziose labbra a cuore e anche quella cicatrice appena evidente sotto il suo occhio sinistro. Ogni suo più piccolo dettaglio gli appariva degno di nota e voleva imprimerseli tutti nella mente e non dimenticarli mai.

-Ha smesso di piovere- commentò Jonghyun lanciando un’occhiata fuori dal balcone quando si accorse che Kibum non avrebbe risposto alla sua considerazione di poco prima -Forse dovrei andare-

Kibum alzò lo sguardo che si incrociò con quello dell’altro e Jonghyun poteva giurare di avervi visto un velo di malinconia per una frazione di secondo.

-Oh- replicò spiazzato Kibum, non aspettandosi che l’altro se ne sarebbe già andato.

I due si alzarono e portarono i piatti vuoti nel lavabo in cucina e Kibum li riempì con l’acqua per evitare che lo sporco si incrostasse.

-Vuoi che ti aiuti a lavarli?- si offrì Jonghyun, premuroso come sempre.

-N-no, li laverò io più tardi. G-grazie- Perché sto balbettando? –Faresti meglio ad andare ora che non piove più- disse piano Kibum, non vedendo l’ora di rimanere finalmente da solo, ora che la presenza dell’altro iniziava a renderlo irrequieto.

Andarono all’ingresso dell’appartamento dove Jonghyun riprese la propria giacca, la borsa, l’ombrello e il sacchetto con gli abiti bagnati. Kibum decise di accompagnarlo fino al cancello.

-Grazie per i vestiti e la cena- lo ringraziò caldamente Jonghyun.

-Non c’è problema- lo rassicurò Kibum con una gentilezza che non gli era mai appartenuta.

Jonghyun gli sorrise affettuosamente, stava per girarsi ed andarsene quando si fermò e tornò a rivolgersi a Kibum, come se gli fosse venuto in mente qualcosa che aveva dimenticato.

-Un’ultima cosa-

-Cosa?- chiese incuriosito Kibum che teneva una mano sul cancello, già pronto a richiuderlo.

Vide Jonghyun avvicinarsi piano a lui, esitante, come se avesse improvvisamente perso tutta la sua faccia tosta. Se lo trovò a pochi centimetri dal volto e dovette incrociare gli occhi per poter continuare a vederlo.

Vedeva i suoi luminosi occhi color nocciola puntati verso i propri, vedeva la sua bocca piegata in un ennesimo sorriso. Voleva domandargli cosa avesse intenzione di fare, che non poteva sopportare una tale invasione del suo spazio personale, ma quello che successe nell’istante successivo mise a tacere qualsiasi forma di protesta avesse intenzione di esprimere.

Le labbra morbide e ben delineate di Jonghyun si posarono sulle sue e Kibum trattenne il fiato a quell’inaspettato contatto e spalancò gli occhi sorpreso per accorgersi che l’altro, invece, aveva gli occhi ben chiusi e aveva inclinato leggermente la testa per evitare che i loro nasi si scontrassero. Kibum rimase lì, paralizzato, con le braccia lungo i fianchi e un’espressione confusa. Jonghyun, dal canto suo, teneva tutto in una mano mentre l’altra era incerta se rimanere inerme lungo il proprio corpo oppure avvicinarsi al volto dell’altro per accarezzarlo.

Iniziò a muovere piano le labbra, racchiudendo quelle di Kibum tra le sue e massaggiandole delicatamente. Jonghyun era estasiato dal sapore di quella bocca, così delicato e unico; pensava che avrebbe potuto passare una vita intera a baciare quelle labbra e non se ne sarebbe mai stancato.

Kibum era ancora parzialmente scosso e incerto sul da farsi, ma non poté fare nulla per evitare di contraccambiare il bacio, muovendo piano le proprie labbra. Poteva sentire il profumo dell’altro ragazzo riempirgli le narici, ed era un’essenza piacevole, maschile ma al tempo stesso delicata. Si stupì di non averla sentita che in quel momento.

Si stava quasi convincendo a chiudere gli occhi, quando Jonghyun si allontanò da lui. Gli piaceva il modo in cui gli stava osservando le labbra in quel momento, sembrava così assorto, come se ciò che aveva davanti agli occhi fosse lo spettacolo migliore che gli si fosse mai presentato.

Ma poi Kibum sembrò riacquistare la ragione e il suo temperamento usuale.

-Chi ti ha dato il permesso?- l’aggredì, portandosi le mani ai fianchi in quello che poteva sembrare un tentativo di apparire minaccioso, ma che agli occhi dell’altro, apparve come un gesto adorabile.

-Non fingere che non ti sia piaciuto Kibum-ah- gli soffiò addosso, cercando di avvicinarsi nuovamente a lui.

Kibum iniziò a retrocedere piano, nella speranza di sottrarsi a quella invadente presenza, ma quando la sua schiena si scontrò contro il muretto accanto al cancello di casa, sapeva che il suo tentativo di fuga era fallito.

Jonghyun gli si avvicinò piano, annullando ancora una volta le distanze tra loro. Lasciò distrattamente cadere la borsa e l’ombrello sul marciapiede, senza minimamente curarsene, poi portò le braccia ai lati del volto di Kibum, poggiando i palmi sulla superficie irregolare del muro.

-Cos’hai intenzione di fare adesso?- chiese Kibum sulla difensiva, senza riuscire a sostenere lo sguardo dell’altro, guardando ovunque tranne che il ragazzo che aveva di fronte.

-Tutto ciò che mi permetterai di fare- gli disse, staccando una mano dal muro e portandola al mento di Kibum, sollevandogli il viso in modo da poterlo guardare negli occhi. Strofinò gentilmente il pollice sulla guancia vellutata dell’altro, e questi si ritrasse di poco, chiudendo gli occhi appagato, come un gatto che faceva le fusa.

Quando poco dopo li riaprì, Jonghyun fece scorrere il proprio dito sulla bocca di Kibum. Ne percorse la lunghezza due volte, prima di fermarsi al centro per qualche secondo. Kibum schiuse leggermente le labbra, come a voler baciare quel dito, ma poi Jonghyun lo spostò e, senza allontanare la mano dal suo mento, fece una leggera pressione, in modo che Kibum inclinasse di poco il viso verso sinistra; Jonghyun inclinò il proprio nella direzione opposta e si chiese se l’altro potesse sentire quanto il suo cuore stava battendo forte in quel momento, come se fosse sul punto di esplodere da un momento all’altro. Lo vide chiudere gli occhi, in attesa.

-L’avevo detto che ti era piaciuto- lo stuzzicò, con il sorriso sulle labbra.

-Aaah, sta zitto- tagliò corto Kibum, prendendo per la prima volta l’iniziativa e avvicinando il proprio viso a quello di Jonghyun, sfiorandogli le labbra con le proprie. Non poteva più negare quanto stesse gustando quel momento e strinse le mani dietro il collo di Jonghyun, passandogli di tanto in tanto una mano tra i capelli sulla nuca.

Jonghyun aveva lasciato andare il suo mento, stringendo tra le dita la vita sottile di Kibum, traendola leggermente a sé. Aveva infilato le mani sotto la sua giacca, per massaggiarlo più comodamente da sopra la maglietta.

Kibum mormorò a bocca chiusa in segno di approvazione e non aveva alcuna intenzione di porre fine troppo presto a quel bacio, non ora che aveva finalmente capito quanto apprezzasse la compagnia dell’altro e le attenzioni che gli rivolgeva, che aveva capito quanto gli piacesse sentire le sue mani sul suo corpo e baciarlo fino a quando non mancava ad entrambi il respiro.

E per la prima volta, Kibum ringraziò dentro di sé la pioggia che era scesa quel giorno.

  
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