Corti capelli biondi.
I miei sono neri, ma non è un problema.
Un portamento da militare.
Il mio è più vicino all' idiota -vero o falso che sia-.
Vestiti comodi e morbidi.
I miei sono duri ed eleganti, quasi un' armatura.
Occhi sinceri.
Occhi disonesti.
Questo è lui.
Questo sono io.
Secondo voi... potremmo scambiare il cavaliere col cattivo?

E ora ascoltate.
C' era una volta un cavaliere coraggioso, così coraggioso che quando seppe che la principessa era in pericolo accettò di incontrare il cattivo da solo.
Perché il cattivo, capite, era proprio cattivo.
E voleva la principessa per sé.
Per poterne fare, insieme allo sciocco cavaliere, una magnifica pozione, chiamata vendetta.
O risoluzione.

“John, ha chiamato qualcuno mentre non c' ero?”
La voce profonda di Sherlock risuona nell' appartamento, silenzioso e al buio. Accedere una luce è naturale.
O lo sarebbe, se una mano non lo bloccasse e una bocca non lo prendesse d' assalto, lasciandolo senza fiato.
Al buio, senza voci o altro, i suoi sensi non possono far altro che fidarsi.
E' John, no?
E quindi risponde, fidandosi dei suoi sensi.
Il tatto tocca i vestiti, l' olfatto ritrova quell' odore che è suo, di John. Gli occhi... beh, quelli sono più complessi da usare, visto la poca luce che filtra dalle finestre. Sono loro però che percepiscono che qualcosa non va.
E' John, giusto?
Basta accendere la luce per scoprirlo.
I miei capelli sono biondo sporco. Il mio portamento è una presa in giro dei modi militari. I miei vestiti sono sciatti e troppo morbidi. I miei occhi sono troppo annegati di divertimento per essere
limpidi.
E la principessa ha capito, finalmente.
Nessuno la può proteggere.
Non ora.
“Dimmi, tesoro... non sono bellissimo?”