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Autore: Alexandra_ph    12/02/2012    1 recensioni
Questo racconto è la continuazione di Fly with me ed è stato scritto nella primavera del 2003.
A quei tempi la mia ispirazione procedeva in direzione diversa rispetto alle puntate della 7a stagione che stavano trasmettendo (forse perchè erano puntate ben poco shipper...) e così ne venne fuori una "storia parallela", che seguì la sua strada...
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Fly with Me'
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Capitolo 23


 

Purtroppo non stava sognando. La voce che aveva sentito era veramente quella di Harm, ma non si trattava di un sogno. Altrimenti lo avrebbe fatto finire diversamente. Nel suo sogno, Harm l’avrebbe slegata, abbracciata e lei non avrebbe avuto così paura… Invece le braccia che la stringevano non erano quelle dell’uomo che amava. Lui non le avrebbe mai fatto scivolare la canna della pistola dalla tempia, al collo, fino sul fianco… in una carezza di morte, solo per provocare l’uomo legato sulla sedia.

Sarah sentì il cuore venirle meno, più nel vedere Harm imprigionato da Palmer, che nel sentire il freddo del metallo scorrerle sul corpo. Era riuscita nel suo intento e Harm aveva capito il suo messaggio, ma in questo modo non aveva fatto altro che attirarlo prima nella trappola di Clark Palmer. E ora li avrebbe uccisi entrambi…

Pensò a quanto fosse ingiusto, a volte, il destino. Finalmente, dopo anni in cui aveva amato in silenzio quell’uomo, era stata ricambiata. Aveva già temuto di averlo perso solo due mesi prima, ma quella volta, la fortuna lo aveva assistito. Sperare che le cose potessero risolversi al meglio anche questa volta, sarebbe stato, forse, chiedere troppo. Eppure, proprio ora che erano felici insieme e che la loro vita avrebbe potuto essere ancora più completa con l’arrivo del loro bambino… proprio ora non poteva credere che tutto dovesse finire in una grotta, nel deserto dell’Arizona, a causa di un pazzo!

Sentì lo sguardo di Harm su di sé e si rese conto che, nonostante tutto, lui cercava di trasmetterle sicurezza. Come faceva? Come riusciva a farla sempre sentire meglio, anche in una situazione simile? Cercò di ricambiare quel suo sguardo e fece un accenno di sorriso, solo per fargli capire che a lei era sufficiente essere con lui…

“A quanto pare sei più sveglio di quanto mi aspettassi! Oppure ho sottovalutato il bel colonnello?” domandò l’ex agente del DSD.

“Ti conosco da tempo, Palmer, e ormai so come ragioni” disse, calmo, Harm. Poi rivolse di nuovo lo sguardo su Sarah: Dio, come sembrava affaticata! Il suo viso era pallido e aveva delle profonde occhiaie. Gli sembrò anche che fosse dimagrita. Inoltre aveva scorto nei suoi occhi una luce triste che non aveva mai visto prima.

“Dove hai lasciato i rinforzi?” chiese di nuovo Palmer, divertito. Harm non si stupì di cogliere quel tono, nelle parole del suo persecutore. Sapeva bene che per quell’uomo, tutta la faccenda era come un gioco. Una sfida. Una crudele sfida tra loro due che purtroppo, questa volta, aveva coinvolto anche Mac.

“Sono solo” rispose il capitano Rabb.

“Vuoi dire che hai lasciato a casa il nostro comune amico Clayton? Oppure lo hai spedito a cercarmi negli altri posti? Povero Webb, come spia vale ben poco…”

“Ti ripeto che sono solo. Ho sempre saputo che vuoi me… Ora mi hai. Lascia libera lei” disse Harm deciso. Era l’unica cosa che gli importasse…

“Dovrei lasciarla andare? “ domandò Palmer, quasi a se stesso. Poi, rivolto a Mac: “Sentilo! Vuole ancora dirmi quello che devo fare… Cosa ti avevo detto? Non trovi anche tu che sia dannatamente arrogante?” Pronunciò quelle parole quasi con dolcezza, sfiorando il viso di Sarah con una carezza, a solo uso e consumo del suo prigioniero.

Harm restrinse solo impercettibilmente gli occhi, ma non fece nessun cenno d’aver colto la provocazione.

 Freddo. Doveva restare freddo il più possibile….

“A cosa ti serve lei, se ora hai me? Hai quello che volevi, no?”

“E chi ti dice che non mi serva anche lei… o che non VOGLIA anche lei? Ti assicuro che il tuo bel colonnello, fino ad ora, mi ha tenuto compagnia in modo davvero piacevole… “ replicò Palmer, prima di voltare bruscamente il viso di Mac verso di sé e infliggerle un bacio sulle labbra.

La lasciò quasi subito, per gustarsi l’espressione del capitano, con un’aria trionfante negli occhi.

A quel punto Harm capì che doveva stare al suo gioco. Doveva distrarlo e dargli quello che voleva. Fece uno scatto sulla sedia, come se volesse saltargli addosso.

Palmer rise e continuò: “Sei così prevedibile, capitano! Ad ogni modo, ho in serbo per te una bella sorpresa… Non immagini neppure il divertimento che ti ho preparato!” Così dicendo, aveva slegato Mac dal letto e la stava sospingendo verso di lui, sempre puntandole contro l’arma.

Harm notò che lo sguardo di Sarah, alle parole di Palmer, era diventato, se possibile, ancora più triste. A quanto pareva, lui l’aveva messa a conoscenza dei suoi piani crudeli, probabilmente solo per torturarla e farla soffrire ancora di più.

Mentre li osservava avvicinarglisi, Harm colse un impercettibile movimento alla sua sinistra, appena alle spalle di Sarah.

“Ora perché non vi salutate con un bel bacio, per l’ultima volta? Come vedi, sono comprensivo…” disse Palmer, sempre con quel suo tono divertito e spinse Mac contro di lui, strattonandola per un braccio.

Harm vide che aveva le lacrime agli occhi e pensò di non riuscire a resistere oltre. Avrebbe voluto asciugargliele con le labbra, ma non poteva pensare a quello, ora.

Non appena Palmer gliela avvicinò, si mosse rapidamente e si buttò a terra, cadendo sul fianco sinistro. Quel movimento repentino sorprese Sarah, che scivolò in avanti e cadde sulle ginocchia, proprio vicino a dove terminavano le gambe della sedia sulla quale era legato.

Ma la manovra del capitano Rabb colse ancora più di sorpresa Palmer, che si voltò di scatto alla sua destra, verso Harm, pronto a sparargli… All’improvviso, scorse un’ombra con la coda dell’occhio che lo distrasse dal suo intento. Prima di realizzare cosa fosse, sentì un calcio colpirlo alla mano con la quale impugnava l’arma. Quindi un pugno in pieno viso lo fece sbalzare all’indietro, mentre la pistola scivolava a pochi metri di distanza. Senza ben capire cosa gli fosse appena successo, cercò istintivamente di recuperarla, ma uno stivale gli bloccò a terra il polso…

Allora sollevò gli occhi, risalendo con lo sguardo sulle gambe fasciate nella mimetica, fino a cogliere il volto accigliato di A.J Chegwidden che, tenendolo sotto tiro, scuoteva la testa in segno di diniego.

Clark Palmer si accasciò al suolo: Harmon Rabb l’aveva sconfitto un’altra volta.

  
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