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Autore: BartholomewCubbins    12/02/2012    3 recensioni
Storia che ho scritto alle 3 di notte.
Mike, Billie, due colpi di pistola, a dodici anni di distanza.
Questa è la fine di tutto, la fine di una sofferenza durata più di un decennio.
Beh, leggete e capirete.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billie J. Armstrong
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ovviamente i personaggi non mi appartengono, e beh, tutto questo non é mai accaduto.
L'ho scritta alle tre di notte e l'ho riscritta ben quattro volte e anche se non sono ancora soddisfatta la cara LadyPunk mi ha obbligata a pubblicare, quindi beccatevela.
Buona lettura gente, le recensioni, positive e negative, sono ben accette! 




“Vorrei solo poter toccare le tue labbra ancora.
Vorrei poter solo poter sentire ancora il tuo sapore nella mia bocca.
Vorrei stringerti forte a me per farti capire che ci sono, quando tutto il mondo ti cade addosso.
Vorrei perdermi nei tuoi occhi, ricordi quante volte sei arrossito per il mio sguardo perso nel tuo?
Vorrei che il mio cuore si levasse di un peso vedendo un tuo sorriso, uno di quelli così sinceri e perfetti che riesci a donare solo a me.
Amore, vorrei averti qui ancora, tra le mia braccia, vorrei sentirti ridere, come hai fatto per tutti questi anni, con la tua risata roca e cristallina che scalda sempre la stanza in cui ti trovi.
Vorrei che anche solo per un momento fossi ancora qui, vicino a me, a stringermi la mano e dirmi che tutto va bene, a dirmi che tu ci sarai per sempre.
Nulla va bene da quando te ne sei andato.
La band è andata a puttane, la tua famiglia è andata a puttane e di Noi, di Noi cosa è rimasto?
Sono dodici anni che non ci sei più, dodici anni vuoti, passati da un bar all’altro per cercare di dimenticare.
Dodici anni di incubi, foto sparse sul pavimento e lacrime, lacrime a non finire.
Dodici anni, ci credi?
Dodici anni.
10.19.2012
10.19.2024
È la fine, la fine di tutto.
Dodici anni, dodici di tanti altri, tanti altri che io non passerò senza te.
Voglio stringerti a me.
Il tuo ricordo non mi basta più, ormai.
C’è ancora il tuo profumo su quella maglietta, quella sporca di sangue, il tuo sangue.
Sa di polvere da sparo, polvere da sparo e birra, la tua birra preferita.
La casa è rimasta com’era, c’è ancora la tua tazza di caffè nel lavandino. Non voglio toccare nulla, non l’ho mai fatto in questi anni e nessuno lo farà. Nessuno lo farà mai.
Saremo Noi, per sempre, come sempre.
Solo io e te, solo noi contro il mondo intero.
Ti amo Mikey, ti ho amato dal primo momento e ti amerò per sempre.”
Billie lasciò il leggero foglio di carta vicino alla lapide scura sotto una rosa rossa, era deciso, questa volta non avrebbe avuto paura. S’inginocchiò davanti ad essa ed estrasse la pistola da sotto la giacca, tremava leggermente ma chiuse gli occhi e le mani s’immobilizzarono, quasi ghiacciate dal vento freddo che gli saliva lungo la schiena.
Deglutì, cercò di respirare a fondo immaginando il profumo della sua pelle nell’aria, si puntò la pistola alla tempia, aprì gli occhi e li alzò al cielo, ci vide i suoi, così azzurri da far invidia al mare e anche al cielo.
Silenzio, intorno a lui.
Ogni tanto uno scoiattolo in lontananza risaliva su un albero, una macchina ripartiva mentre le lacrime scorrevano sul volto della gente.
Era la fine, la fine di tutto, per Lui.
Sembrava di ritornare a dodici anni prima, in quella casa, quell’urlo che aveva lacerato l’aria.
Un colpo sordo, e poi nulla.
Il vuoto.
 
“Billie Joe Armstrong
02.17.1972
10.19.2024”
 
  
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