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Autore: Daifha    12/02/2012    4 recensioni
" Quattro passi, uno più folle dell’altro.
Si tratta di scegliere tra vita e morte, bianco o rosso, libertà o passione.
Mettere un puntino nero sopra o sotto la ‘i’. Sopra è chiaro, sotto è perfetto. Ma anche di lato, ovviamente.
Destra, sinistra, sopra, sotto.
L’ordine può essere casuale, la distanza è secondaria, la follia è essenziale.
Però c’è una differenza. Il puntino lo puoi mettere sopra o sotto, ma i passi no.
Quindi, niente ‘i’. "
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Franken Stein
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mille punti neri, uno folle
 

Quattro passi, uno più folle dell’altro.
Si tratta di scegliere tra vita e morte, bianco o rosso, libertà o passione.
Mettere un puntino nero sopra o sotto la ‘i’. Sopra è chiaro, sotto è perfetto. Ma anche di lato, ovviamente. Destra, sinistra, sopra, sotto.
L’ordine può essere casuale, la distanza è secondaria, la follia è essenziale.
Però c’è una differenza. Il puntino lo puoi mettere sopra o sotto, ma i passi no.
Quindi, niente ‘i’.
Guarda il sole, ma solo quand’è già tramontato, così è più divertente.
Guarda la luna, poi sorridi e parlale, con dolcezza amara e ambigua chiarezza. Già, confondila.
Così sopra è sotto, il sotto è sinistra e la sinistra è sopra. La destra non esiste, perché ti ha tradito col passato.
E il futuro è ignoto, unica certezza anche per un folle.

        Ora gira la testa e fai un passo avanti. Quell’avanti che prima era il tuo dietro.
       
Rigira la testa e fa un altro passo avanti.
       
Visto? E’ semplice, sei al punto di partenza.
Guarda dietro di te. Lo vedi? E’ il cane che a quindici anni ti aveva mangiato la ricerca scientifica sulla vivisezione di una rana su cui avevi lavorato per due mesi ininterrottamente. Pensavi fosse morto? Beh certo, dopo averlo squartato e sezionato accuratamente, eri piuttosto sicuro che fosse morto.
Girati, girati, girati. Guarda avanti, senza sapere dove sia, perché dietro è confuso, e sinistra è impazzito.
Destra è scappato per la paura.
        Il cane abbaia, ma tanto è morto, ma tanto non morde, ma tanto abbaia.
        E’ la logica della follia: can che abbia non morde, ergo è morto.
       
Se poi abbaia da morto, significa ch’è folle.
Hai capito no? Dietro non puoi andare. Sarebbe come buttarsi tra le fauci di un orso - di peluche. Meglio non rievocare spiacevoli ricordi, è troppo passato, e, capisci?, passato ti ha tradito.

        Rotea gli occhi, rotea la lingua, rotea la testa. Se ci riesci, rotea il naso.
       
Ora che hai la nausea, gira a sinistra e procedi di un passo.
       
Un passo roteante che ti faccia tornare subito alla partenza, sempre dritto.
E adesso gira la testa a sinistra. Quella bambola a terra vestita di pizzetti bianchi e rosa, la vedi? E’ stata la tua prima vivisezione, oh, come ne eri orgoglioso allora. All’interno era ancora più soffice che da fuori, tutta bianca e spumosa, e ridevi mentre tiravi fuori i batuffoli di cotone. Poi la tua compagna di classe ti aveva visto e aveva urlato, e la maestra ti aveva messo in punizione, con blablabla, tanti motivi poco validi.
Salta, tira un calcio, salta più in alto. La gravità ti prende in giro e ti impone limiti assurdamente inutili. Tira un pugno, vendicati picchiandola.          Piange la bimba, sul cadavere della bambola.
       
Bambola che più non è bambola, è solo morta.
       
E’ ironia dire che la bambola aveva perso la vita che già non aveva?
E anche sinistra è fuori questione. Le lacrime non fanno per te, van buttate tutte, devono essere annegate. Così, mentre ti supplicheranno in ginocchio di risparmiarle, avrai un motivo in più per ridere.

       
Punta un dito avanti, e spara l’energia della follia.
       
L’energia è forte e ti fa fare un passo avanti.
       
Punta il dito alla testa, spara follia, e lasciati trasportare nuovamente indietro, al tuo posto.
Fissa lo sguardo avanti. Oh, il grassottello compagno delle medie che faceva il bullo, l’hai visto? Quello che ti aveva dato un pugno in faccia con la futile scusa ch’eri un secchione. Quello che aveva riso, - grugnito nel prendere uno dei tuoi fogli da lavoro, commentando, dimostrando apertamente la sua idiozia e strappandolo con aria da superiore. Quello stesso che due giorni dopo aveva occupato il tuo lettino da vivisezione, con il grasso che strabordava dai lacci che lo tenevano legato, le lacrime agli occhi, lo scotch a tappargli quella lurida bocca.
La vita fa tanto la superiore, sbattendoti in faccia la tua debolezza. Allora tu strozzala, tarpale le ali e chiudila in un vecchio sgabuzzino. Chi è che ride adesso?
       
Si dimena, l’essere vivente immeritevole di tale nome.
       
Potresti tagliargli la lingua, bucargli gli occhi, sbudellargli il pene.
       
Ma sarai gentile, e ti limiterai a privarlo dì ciò che semplicemente non merita.
Quindi, se vai avanti ti accusano di omicidio. Con tutti i processi, i dibatti, il carcere e le strisce della divisa. Capisci, no? Meglio evitare tanta noia per un gesto di rispetto verso la vita.

       
Adesso girati verso la destra che non esiste.
        Chiudi gli occhi, fai quel che ti suggerisce l’istinto folle da uomo che vorresti essere.
        
Ti porta avanti, vero? E allora prosegui, se ci riesci.
Destra è scappato perché ha paura, destra fu passato, destra era presente, destra è futuro. Futuro che non c’è, celato alla vista dal terrore umano. Non serve razionalità, basta comprendere ciò che sarai.
Non puoi andare avanti, lo capisci? Avanti ora è destra. Avanti era passato, così come sinistra e dietro. Cambia strada e va a destra, fermati prima di cadere in ciò che non esiste.
       
Non ti serve il futuro se hai un presente.
       
Non ti serve il passato se hai un futuro.
       
Non ti serve niente, hai già la vita.
Toccati gli occhi, guardati le orecchie, ascoltati il naso, annusati la bocca, assaporati le mani. Inverti i sensi, ignora il battito del cuore. Sei vivo e sei umano. Cosa ti suggerisce ora l’istinto folle da uomo che vorresti essere?

Non puoi muoverti, i quattro passi si sono annullati.
Stai fermo, stai fermo. Ferisci l’orgoglio di chi vuole manovrarti.
La follia ti invade, non ignorarla, sostituiscila alla vita, accoglila nel buio della tua esistenza.
Uccidi chi vuoi, ama chi uccidi, viviseziona chi ami.
Ammira l’uomo che volevi essere, ammira la persona nuova ch’è nata in te.
Smetti di fare la marionetta della vita.
I fili sono la tua follia, ed è la marionetta stessa ora a muoverli.
Puoi permetterti di fare ciò che vuoi, adesso.
Cosa vuoi fare, uomo folle?
Vuoi vivere? Vuoi morire? Vuoi fare entrambi? E’ possibile, è possibile.
E’ follia.
Circonda la ‘i’ con mille puntini neri.
Aggiungine un altro, bianco, più in alto di tutti, da tutte la parti.
Ecco, quello sei tu.

Stein.

 

Fine - Mille punti neri, uno folle

 

  
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