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Autore: Emily Kingston    13/02/2012    13 recensioni
“Tu come l’hai capito che ti piacevo, Otani?”
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: E' la prima volta che scrivo in questo fandom, ma ho recentemente scoperto questo anime e mi ha totalmente catturata. Se penso che è successo tutto per pura casualità, inizio a credere che il destino esista davvero :)
La cosa che più mi ha colpita, a parte i dialoghi divertenti e il fatto che, nonostante si tratti di fatti di routine, nessun episodio ricade nel banale o nel riciclato, è soprattutto la veridicità di ciò che ci viene raccontato. La storia di Risa e Otani, la ragazza alta ed il ragazzo basso, che diventano amici e poi s'innamorano, non è poi tanto diversa da quella di tanti altri ragazzi nella vita reale; ed il fatto che Risa venga rifiutata ben due volte da Otani, rende realistica questa storia. Nella vita, è più facile ricevere un 'no' che un 'oh, sì, ti ho sempre amato anche io'.
Mi è piaciuto molto anche il fatto che i due protagonisti non siano diventati una coppia tutta moine e frasine dolci e che, anche dopo essersi finalmente messi insieme, le difficoltà non sono scomparse, come troppo spesso capita nei film e nei telefilm. 
Per questo motivo, non ho potuto non scrivere qualcosa su questo meraviglioso anime :D
Essendo la prima volta che mi cimento con questi personaggi non so quanto sia riuscita ad essere IC, nè quale sia il risultato finale di questa storia, ma spero davvero che l'apprezzerete e che mi farete sapere cosa ne pensate. 
Grazie a tutti - anche a chi darà solo una veloce lettura - un bacio, 
Emily. 




Running on Sunshine

 
 

Girl you got me trippin’ on sunshine
God knows you just made my day
Since you came around, no
I just can’t slow down, no
I wanna see you walkin’ my way


 

“Allora ciao, ragazzi!”
“Ciao, ciao.”
Li guardo per un po’ mentre si allontanano, con uno strano sorriso sulla faccia. Non credevo che sarebbe stato così difficile vederli andare via, ma allo stesso tempo così facile.
Pensavo che avrei pianto, che mi sarei sentita triste, che avrei voluto a tutti costi che questo giorno non arrivasse mai, che avrei avuto paura di rimanere sola. Be’, forse all’inizio è andata così, avevo davvero avuto la sensazione che mi stessero lasciando indietro; che, mentre tutti loro andavano avanti, io stessi retrocedendo. Avevo avuto paura di non riuscire a stare al loro passo.
Ma alla fine, immobile in mezzo alla folla che passeggia per i marciapiedi di Osaka, mi sento così felice che potrei gridare. Nel vedere Nobu che intrufola la mano in quella di Nakao e Chiharu che alza timidamente lo sguardo su Suzuki non posso che essere terribilmente felice. Felice per aver incontrato persone così meravigliose che, nonostante le distanze ed il tempo, rimarranno sempre con me, nei miei ricordi.
“Allora, hai intenzione di stare qui tutto il giorno?”
Ecco, adesso sono ancora più felice di prima.
Abbasso lo sguardo su Otani e sorrido, mio Dio quanto è basso! Se glielo dicessi, come minimo mi ucciderebbe.
Riprendiamo a camminare e lui, come suo solito, incrocia le mani dietro la testa e socchiude lievemente gli occhi.
Approfitto del fatto che ha gli occhi chiusi per guardarlo un po’. Di solito, quando lo guardo, finisce sempre per dirmi che devo smetterla di fissarlo con la faccia da pesce lesso, oppure insinua che avere i miei occhi addosso lo infastidisce. In realtà, lo so benissimo che gli piace che io gli metta gli occhi addosso così tanto spesso.
Solo che, adesso che non mi vede, posso guardarmelo in santa pace.
Ho sempre pensato che Otani fosse un ragazzo piuttosto carino; certo, ai tempi degli All Hanshin Kyojin lo ritenevo una pulce fastidiosa e basta, e non avrei certamente pensato che sarei finita con l’innamorarmi così follemente di lui, però, anche quando eravamo un duo comico che divertiva la scuola con le proprie discussioni, pensavo comunque che Otani fosse un ragazzo carino.
“Ti va di fare una passeggiata?” domanda all’improvviso, senza aprire gli occhi. “Tanto non hai niente da fare, giusto?”
Quando fa così mi fa odiare per avergli detto così tante volte quanto mi piace, penso che la cosa gli abbia fatto montare un po’ troppo la testa. Nonostante questo, però, mi viene da sorridere.
“E chi ti dice che non ho da fare?” rispondo, stuzzicandolo un po’.
Lui apre un occhio e mi guarda di traverso.
“E’ così che tratti il tuo ragazzo? Liquidandolo per un impegno qualunque?”
Non resisto più e scoppio a ridere. È adorabile quando fa così.
“E ora cos’hai da ridere?” sbotta, con voce stridula.

You got me runnin’ on sunshine
Ain’t no clouds getting my way
I must be runnin’ on sunshine
Ain’t no rain getting my way


Io non rispondo, gli afferro la mano e lo trascino verso la spiaggia, continuando a ridere forte.
Mentre corriamo le persone ci guardano in modo strano e non so se sia per il fatto che sembriamo due imbecilli o per la differenza di statura, o forse è per tutte e due le cose messe insieme.
La statura ha sempre fatto di me ed Otani qualcosa di comico da guardare; io, una ragazza più alta della media, e lui, un ragazzo più basso della media. Certe volte credo che le persone possano arrivare a pensare che io sia sua madre.
“Ferma! Ma che fai, Koizumi? Smettila di sballottarmi di qua e di là!”
Finalmente mi fermo, con il fiatone e il respiro ancora rotto dalle risate.
Sento la sabbia entrarmi nelle scarpe, mentre Otani mi guarda inarcando le sopracciglia, rosso come un pomodoro.
“Solo perché sei una spilungona, questo non ti dà il diritto di trascinarmi dove ti pare!”
Sarà che è una giornata particolare, ma oggi proprio non ci riesco a discutere con lui.
Ridacchio, appoggiando la borsa e sedendomi sulla sabbia. Stendo la schiena sulla rena umida e chiudo gli occhi, godendomi la leggera brezza che spira dal mare.
“Koizumi, ma stai bene?”
Apro gli occhi e li sposto sul volto di Otani. Fa uno strano effetto vederlo dal basso, sembra quasi più carino da quaggiù.
Inconsciamente arrossisco e mi metto a sorridere.
“E ora che hai da sorridere?” dice, guardandomi con aria stranita.
“Tu come l’hai capito che ti piacevo, Otani?”
Otani arrossisce di botto e lo vedo aprire e chiudere la bocca un paio di volte, prima di scattare con una delle sue solite reazioni irritate, tipiche di quanto si sente in imbarazzo.
“Ma che domande fai?!”
Io scuoto le spalle, spostando gli occhi verso il cielo.
“Era solo una domanda. In fondo, non me l’hai mai detto come mai hai cambiato idea.”
Lo sento sospirare e poi percepisco il suo corpo accanto al mio, disteso sulla spiaggia.
La sua spalla sfrega contro la mia e, abbassando gli occhi, noto quanto lontani siano i nostri piedi. È davvero tanto più basso di me, ma non me ne importa proprio nulla.
“Il fatto è che non lo so,” dice, dopo un po’ di silenzio. “Non credo sia dovuto a qualcosa di particolare. È successo e basta.”
Con la coda dell’occhio riesco a scorgere i suoi zigomi arrossati.
“Sai, neanche io lo so come mi sono innamorata di te,” dico, sospirando.
E non lo so davvero, com’è che è successo.
Non lo so se mi ha fatto innamorare di lui quando ha scelto di passare il Natale con me anziché con Kanzaki, oppure se è stato quando Seiko l’ha baciato, oppure ancora quando abbiamo scommesso su chi dei due si sarebbe fidanzato per primo. Non lo so come ha fatto ha rubarmi il cuore, ma, dannazione, me l’ha rubato. E me l’ha rubato così tante volte che ora non credo che riuscirò a riprendermelo mai più.
“E, dimmi, Otani, ci sono riuscita a rubarti il cuore?” domando, ripensando al nostro primo appuntamento, quando gli ho detto che ce l’avrei messa tutta per rubarglielo, dato che lui si era preso il mio.
“Ah, questo non te lo dico!”
“Perché no?”
“Perché sono cavoli miei.”
Mi volto verso di lui ed inarco le sopracciglia, infastidita.
“Come sarebbe a dire che sono cavoli tuoi? Se si tratta di me che rubo il tuo cuore sono anche cavoli miei!”
“Be’, tanto non te lo dico!” insiste, imbronciandosi.
Improvvisamente scoppio a ridere e, dopo qualche minuto, sento che anche lui sta ridendo.
“Certo che sei proprio scemo.”
“Io sarei lo scemo? Ma se sei tu che fai queste domande stupide!”
Continuo a ridere, Otani non riuscirà mai a parlare apertamente dei suoi sentimenti, ma va bene lo stesso anche così. Finché ce li ha dei sentimenti per me, andrà sempre bene.
“Ehi, Koizumi.”
“Mh?”
Mi volto verso di lui e mi ritrovo le sue labbra sulla bocca. Non è la prima volta che mi bacia così, un po’ a tradimento, ma in fondo, in fondo, anche se mi prende di sorpresa ogni volta, mi piace.
Chiudo gli occhi e sorrido sulle sue labbra, afferrandogli una mano e guidando il suo braccio attorno alla mia vita.
È stupito dal mio gesto, ma mi abbraccia comunque, attorcigliando le dita attorno alla mia maglietta.
“Sai Risa,” sussurra, staccandosi dalla mia bocca ed appoggiando la fronte sulla mia, “la verità è che il cuore, tu, me l’hai rubato già da tanto tempo.”
Cavoli, si può essere più felici di così?
 

No doubt, no doubt about it
And there ain’t no clouds in my sky
No doubt, no doubt about it
And there ain’t no clouds in my sky

 

 

 
   
 
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