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Autore: StregaSenzaCuore    13/02/2012    1 recensioni
Il dolore di una perdita, la gioia di un'amica vicina, un nuovo amore, senso di colpa e tanto tanto romanticismo in quest'ultima mia FF. L'incapacità (o l'ottusità in questo caso) di andare avanti e l'intervento del destino. Una storia alla TxG e DxG, adatta ad entrambi i tipi di fan. Buona lettura ;)
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Spero tu possa aspettare.
Con questa frase avevo davvero toccato il fondo.
Fare la parte della povera vedova depressa era già sufficientemente umiliante. Ma dover interpretare una donnicciola innamorata che combatte coi propri sentimenti era a dir poco patetico.
E, oltretutto, con quelle parole stavo illudendo Trent profondamente. Io non potevo stare con lui, né in quel momento, né nei giorni avvenire, né mai. Io ero ancora legata a Duncan. E anche se ormai era morto, non significava che non potessi tradirlo.
Mentre riflettevo, nella testa rimbombavano ancora le parole della lettera.
“Sono sempre con te” era la frase che più era rimasta impressa nella mente. Con ogni probabilità, il motivo era che non riuscivo a interpretarle. Non capivo se Duncan le avesse scritte per incoraggiarmi a farmi una nuova vita, o se stesse tentando di riguardarmi dal trovare un altro uomo. E bisogna mettere in conto se pensasse davvero cosa aveva scritto. Ahimè, la mente di quell’uomo era sempre stata un dilemma. Non riuscivo mai a capire se stesse mentendo, se nascondesse qualcosa, il suo stato d’animo … difatti, era riuscito a nascondermi la sua vera professione per tutto l’arco della sua vita. E, in fin dei conti, sapevo che era questo che mi attirava, in lui: quella sua aura di fascino e mistero, quei suoi occhi che celavano cosa gli passava per la mente … Non fraintendete, non era solo questo, ciò che amavo di Duncan. Di lui amavo tutto, dal suo più grande pregio al peggiore dei suoi difetti. Del resto, quando si ama qualcuno, non si resta impalati a chiedersi cosa piace di quella persona. Semplicemente si ama, senza alcuna domanda, timore o perplessità.
L’amore, alla fine, è terribilmente semplice.
Siamo noi uomini, con i nostri errori e i nostri limiti terreni (come la morte, ad esempio) che rendiamo le cose terribilmente difficili.
Ma tralasciando certi pensieri, dentro di me rimaneva ancora aperto un conflitto che andava avanti ormai da tempo: che fare con Trent?
Era corretto desiderarlo? O dovevo lasciar perdere, e vivere sola? E alla fine, sarei davvero rimasta sola? Duncan non era sempre con me? Ma in quel periodo, e, a dirla tutta, da quando era morto, non l’aveva mai sentito realmente vicino. Ero semplicemente rimasta senza nessuno, abbandonata al mio dolore. Senza contare, chiaramente, i momenti in cui Bridgette mi era stata vicina e quelli trascorsi col mio caro chitarrista.
Ero arrivata alla conclusione che la solitudine, prima o poi, mi avrebbe spinto dritto dritto fra le sue braccia. E l’idea mi spaventava tremendamente.
Del resto, prima o poi, avrei dovuto affrontare quegli strani sentimenti opposti che regnavano in me.
Ma la vera domanda era se sarei stata pronta quando sarebbe arrivato il momento.

*

-Gwen?-
Alzai lo sguardo. Ero talmente presa dalle mie riflessioni da essermi dimenticata dov’ero. Intanto Bridgette mi guardava frustrata.
-Gwen, te lo chiedo per favore!- Cominciò, lagnandosi. –Oggi, solo per oggi, concentrati!- Concluse, con un tono vagamente minaccioso.
-Ok, ok, scusa tesoro, non volevo. Allora, stavamo dicendo?- Chiesi, più per gentilezza che per vero interesse.
-Ti ho chiesto se è meglio farlo il quattordici febbraio, per San Valentino, o per il diciotto marzo, il nostro mesiversario di fidanzamento. O forse è meglio il due marzo, quando siamo usciti insieme la prima volta? O magari, è meglio il ventotto febbraio, quando mi ha presentato ai suoi genitori? Eh, Gwen, eh, eh, eh?- Chiese, istericamente.
Un po’ impaurita, alzai le braccia come per difendermi.
-Anzitutto, respira profondamente e rilassati.- Le intimai. Lei fece come le avevo detto, chiudendo gli occhi.
Le presi le spalle con le mani. –Meglio?-
Annuì.
-Bene.- Sorrisi. –Ora, vediamo un po’… A febbraio è meglio di no, magari farà freddo. Che ne dici di fine marzo, magari, inizio aprile? Così non farà troppo freddo, e non comincerai a sudare come un maiale per il caldo. Che te ne pare?-
Sul suo volto apparve un sorriso immenso.
-Oh Gwen, tu si che sei un genio! Visto, basta poco a farmi contenta!- Urlò entusiasta, saltellando verso il tavolo di casa sua, ormai straripante di riviste per spose e appunti vari, per segnare il mio consiglio con una penna.
Aveva ragione. Ci voleva poco a rallegrarla.
Bridgette posò la penna, prese il foglietto dove aveva scritto e lo mise in mezzo ad un quadernetto.
-Perché l’hai messo lì?- Chiesi. Sollevò la testa e sorrise, radiante.
-Qui dentro metto tutti i consigli migliori e le cose  già programmate. Così posso organizzarmi meglio.- Rispose. –Sempre che l’isteria non mi porti al suicidio.- Commentò infine, lugubre e ironica.
Alzai un sopracciglio.
-Suicidio? Meglio un omicidio! Così poi arrivi all’altare col vestito macchiato di sangue e un’ascia sporca in mano!- Consigliai io.
-Certamente! E magari facciamo una strage fra gli ospiti, dopo.-
-Tu si che mi capisci, ragazza.- Conclusi scherzando, posandole una mano sulla spalla.
Lei accennò un altro sorriso nella mia direzione, e poi sospirò.
-Gwen, ancora non so come ringraziarti per esserti presa un giorno libero per aiutarmi con i preparativi … se non ci fossi stata tu avrei dovuto passare la mattina e anche il pomeriggio con Samantha.-
Samantha era la suocera di Bridgette. Non era una donna cattiva, affatto. Purtroppo era parecchio irritante a causa della suo essere tremendamente logorroica e tradizionalista, e per la mia cara e giovane amica stare con lei non era esattamente piacevole.
-Figurati, quando vuoi.- Scrollai le spalle. -Allora … cos’altro manca per la preparazione?- Chiesi.
-Oh, soltanto abito, bouquet, luogo, torta, invitati, buffet, luogo del buffet, trucco, luna di miele e prete.- Rispose, sarcastica.
-Meno male, pensavo peggio!- Risposi ironica. Lei sbuffò.
-Dai, tirati su! C’è tempo da qui a fine marzo! Siamo ancora al ventitre novembre, per allora sarà tutto pronto, vedrai!- La confortai.
-Hai ragione.- Sorrise. –Allora … il tuo abito di che colore sarà? Pensavo ad un bell’azzurro cielo, o color lavanda … -
Alzai un sopracciglio.
-Credi che già sappia cosa metterò? Come minimo ci penserò il giorno prima.-
Allargò il suo sorriso.
-Come il giorno prima? La mia testimone deve essere elegante almeno quanto me, quel giorno, non permetterò che tiri fuori un qualsiasi straccetto dall’armadio!-
Sbarrai gli occhi.
No, non poteva infliggermi questo!
-Non accetto un rifiuto, te lo dico prima!- Aggiunse, quasi minacciosamente.
-Andiamo, Bridg!- Supplicai. –Non posso farlo! Non ho voglia di essere fissata da quella marea di gente mentre firmò un foglio! Per l’imbarazzo diventerò rossissima, e ti garantisco che cadrò, ne sono certa! Farò una figuraccia colossale! Sai quanto odi stare al centro dell’attenzione, non puoi …-
-Gwen?- M’interruppe. -Posso.-
Cercai di pregarla con gli occhi, senza risultato.
-Dai, vedrai che sarà divertente!- Cercò di rallegrarmi.
Sospirai.
-Oh, si. Quanto una corsa in un tappeto di aghi. A piedi nudi.-
-Significa che lo farai?- Chiese, speranzosa.
-Ho scelta?-
-No.-
-Allora si, ma lo faccio con dolore.-
-Che bello, sono così contenta!- Disse, abbracciandomi gioiosamente.
-Si. Anch’io lo sono.- Risposi, mettendoci più enfasi possibile.
-Allora, che colore sarà il tuo abito?- Poi le venne l’illuminazione. –Che ne diresti di un bel rosa pesca?-
-NO, PESCA NO!-Urlai, terrorizzata alla sola idea di ciò che mi aspettava.

*

Il giorno dopo avevo ripreso a lavorare.
Stavo raccontando a Trent della “deliziosa” idea di Bridgette riguardo il mio abito.
-Vuole farmi indossare un vestito color pesca lungo fino al ginocchio, con un nastro rosa intorno alla vita e trampoli alti dieci centimetri … - Rabbrividii, mentre lui sghignazzava sotto i baffi.
-E tu cosa le hai detto?- Chiese, curioso.
-Che non avevo intenzione di umiliarmi fino a quel punto, ovviamente!- Risposi, sorridendo. –Alla fine, abbiamo deciso che, se devo fare la testimone, sceglierò io l’abito, basta che non sia nero o deprimente, o entrambe le cose. - Alzai gli occhi al cielo.
-Non capisco cos’abbia la gente verso il colore nero. Perché lo trova lugubre?- Chiesi, retoricamente.
-Forse perché ricorda l’oscurità, e nell’oscurità troviamo ciò che non si conosce.- Rispose, mentre sorseggiava del caffè da una tazza.
-Come siamo profondi, oggi!- Commentai scherzosamente, mentre mi  preparavo del tè. –Da dove vengono queste risposte filosofiche?-
Scrollò le spalle. –Non saprei. A volte mi sveglio e ho la testa colma di perle di saggezza.- Mi sorrise.
Ricambiai.
-Hai risolto il problema della cerimonia?- Chiese.
-Quale problema?- Mi aveva un po’ confusa.
-Dicevi che non sapevi come avresti fatto, durante il matrimonio. Ti avrebbe messo tristezza.- Rispose, impassibile, portando nuovamente la tazza alle labbra.
Non ci avevo pensato. Mi era passato del tutto di mente quel “problemino”.
-No. Non ho risolto proprio nulla.- Dissi, frustrata.
-Oh. Mi dispiace, Gwen. Non dovevo prendere l’argomento, perdonami.- Si avvicinò verso di me, e mi abbracciò da dietro.
Io mi immobilizzai, e feci cadere la bustina di tè zuppa d’acqua sul piano da cucina.
Dopo quel breve momento di sorpresa, fui invasa da una sensazione di calore.
Forse sarei dovuta essere confusa da quei miei sentimenti per Trent. Ma la cosa non mi stupiva più già da un po’.
Sospirai.
-Non preoccuparti. Hai fatto bene a ricordarmelo.-
-Non vedo cosa ho fatto di buono. Ti ho solo intristito.- Mi liberò dal suo abbraccio e si appoggiò sul piano, dal quale stavo togliendo la bustina.
-Non prendertela con te stesso. Non fa nulla, davvero.- Gli sorrisi, e cominciai a bere il mio tè caldo.
Poi si accese una lampadina. Che non doveva certamente accendersi.
-Mi è venuta un’idea. – Dissi, nonostante la testa mi dicesse di tenere chiusa la bocca.
-Che idea?-
-Che ne diresti di accompagnarmi al matrimonio?- La mia mente intanto mi malediva con insistenza.
Lui arrossì, sorpreso, ma alla fine sorrise gaiamente.
-Certo, perché no? Ma credi che saranno d’accordo Geoff e Bridgette?-
-Certo! Perché non dovrebbero?-

*

-Oh, già ti dai da fare, Gwen! Però se vedo che vi allontanate in qualche camera da letto, sarò costretta a ferm… -
-Non continuare, ti prego. Davvero, non ce n’è bisogno.-
Chiusi la telefonata (fatta dal bagno dello studio), imbarazzata fino al midollo.
E si, anche emozionata per le nozze.
 
 
 

 
 
 
 
 
 

Nota:

eccomi qua :) alla fine ce l’ho fatta a scrivere il capitolo!

*Il pubblico alza le spalle indifferente*

… Non vi vedo particolarmente entusiasti. Vabbè, allora non scriverò più nulla!

*Il pubblico continua ad essere indifferente*

Ma so che in fondo (mooooooolto in fondo) vi mancherei! Quindi continuerò a scrivere **

*Il pubblico sbarra gli occhi e scappa urlando*

Si, anch’io vi amo tanto <3

La Strega
 

  
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