Discorso
elettorale vampiresco: questa
è una
follia, lo so. Il problema è che mi piacciono le coppie crack/slash,
adoro Simon
Lewis e amo alla follia Raphael Santiago.
Quindi siete avvertiti, la
mia prima fanfiction di San Valentino è davvero pazza. Si
parla di una coppia
crack, appunto, e per giunta di una relazione masculoxmasculo.
Continuerò sotto con le note, ma alcune cose le devo dire:
- Il titolo della storia viene dall’ebraico, verrà
spiegato dallo stesso capo
dei vampiri.
- L'intera storia gira attorno al nome di Simon che nel libro viene
usato solo
da Clary.
- Ci troviamo in CoFA dopo che Camille è scappata senza
rivelare per chi sta
lavorando.
- Alcune persone hanno un’idea sbagliata di Raphael; ricordo
che la Clare lo ha
descritto come un ragazzino più piccolo di Clary e degl'altri!
Ma anche a Valerie e a Khyhan,
per i nostri discorsi sulle coppie più strane.
In nomen omen.
-
Uccellino,
sei di nuovo caduto dal tuo nido? -
Simon ebbe un sussulto, preso alla sprovvista. Si alzò in
piedi alla svelta,
coi pantaloni umidi per la rugiada del prato, e cercò di
capire da che punto
del parco provenisse la voce. Lo aveva cercato dappertutto, perfino
all'Hotel
Dumort, ma nemmeno lì era riuscito a parlargli. Se
vuole essere trovato
verrà lui da te, gli avevano detto gli altri
vampiri.
Di sicuro con una donna infuriata e millenaria che gli dava la caccia,
Raphael aveva una buona ragione per nascondersi, ma per scomparire dal
rifugio, lontano dai suoi seguaci, doveva essere assolutamente
disperato.
Ora lo vedeva seduto sul ramo di un albero, con le gambe snelle che
dondolavano
avanti e indietro come quelle di un bambino sull'altalena. Sembrava
davvero un
bambino, si disse, anche se era impossibile capirne l'età;
quindici anni,
forse, oppure sedici come lui. A differenza sua, però,
Raphael aveva l'aria
molto più infantile, quella di un mocciosetto annoiato coi
lineamenti ancora acerbi, quasi femminei.
- Rispondimi uccellino, non canti più? -
La sua voce sottile non riusciva a suonare come un ammonimento, era
più come una strana cantilena. L'avrebbe
definita gradevole se non fosse stato per quella solita nota di apatia
che
esprimeva.
- Uccellino, mi ascolti? -
Simon sentì il sapore del sangue nella bocca quando i canini
spuntarono fuori
come lame. Detestava essere etichettato in quel modo e detestava ancor
di più che mai nessuno lo chiamasse per nome, soprattutto
lui.
- Ti ho sentito, uccellino. -
Raphael balzò giù e atterrò in piedi
senza scomporsi. Si avvicinò con aria di
superiorità, ma dalle ombre scure sotto gli occhi e dal
colorito diafano della
pelle, Simon capì che non mangiava da giorni. Era debole, ma
non per questo meno astuto.
- Qui sono io a chiamarti uccellino, diurno. -
- Il nome Simon fa così schifo? Sai, prima ero "il Mondano",
poi sono diventato "il Nascosto", "l'uccellino" e infine
"il Diurno". Cavolo ragazzi, riuscite sempre a farmi sentire
accettato. -
Qualunque reazione divertita che Simon si era aspettato di suscitare
non ci fu,
l'espressione di Raphael rimase impassibile e annoiata come sempre.
- Perché mi cercavi, uccellino? -
Simon alzò gli occhi al cielo, sperando che la vista di un
vampiro potesse
cogliere quel gesto anche al buio. Mantieni la calma, non sei
qui per
spaccargli quel bel visino di porcellana.
- Ti devo parlare. Di Camille. - sospirò.
Raphael rimase immobile ma Simon era sicuro che avesse smesso di
respirare, anche se
quello, di certo, non era un problema.
- Non mi interessa, so che avete patteggiato con lei, non mi occorre
sapere altro.
-
Gli voltò le spalle, avviandosi verso la moto demoniaca
lucidata a nuovo che - Simon se ne accorse solo in
quel momento - era parcheggiata dietro l'albero dalla quale era
saltato.
Il Diurno si materializzò davanti al veicolo, facendo alzare
le foglie in uno sbuffo di vento.
- Camille lavora per qualcun'altro. - disse, guardandolo dritto negli
occhi.
- Non m'importa niente di lei, che qualcuno l'aiuti a farmi
fuori se
vuole. -
La mano di Raphael cercò di scansarlo, ma Simon gli
bloccò il polso. Era
rischioso opporsi al capo dei vampiri di New York, una mossa davvero
avventata,
ma non c'era altra scelta. E poi Raphael sapeva del potere del marchio
di Caino.
- Ti importa invece. Sei troppo preoccupato perfino per mangiare e ti
stai
indebolendo, credi che sia cieco ? -
- Credo che tu sia stupido. - sibilò, ma nel suo sguardo
s'intravedeva la
sorpresa. Non si aspettava che Simon si fosse accorto della sua dieta,
e
le sue parole lo rendevano nervoso. Il suo viso appariva tanto emaciato
dalla fame?
- Aiutaci a scoprire di chi si tratta e noi ti proteggeremo. -
- Voi? Voi chi? Da quando quegli insulsi Nephilim si interessano di noi
Nascosti? Al diavolo gli Accordi, siamo solo delle bestie per loro, un
rifiuto.
-
Il labbro inferiore di Simon pulsava e il dolore era pungente nel punto
in cui
i canini, adesso tornati al proprio posto, lo avevano ferito.
Cercò di ingoiare sangue e saliva, ma entrambi non
volevano scendere giù. Era impossibile non essere travolti
della verità di quelle
parole, e altrettanto impossibile era cercare di accettarle. Facevano
troppo
male.
Il vampiro cercò di liberarsi dalla presa di Simon,
imprecando in
spagnolo.
- Déjame*! Lasciami andare, Diurno, o ti giuro che anche a
costo di farmi
polverizzare dal marchio di Caino ti..-
- Io ti proteggerò. -
Calò il silenzio. Per qualche secondo l'unico suono udibile
rimase quello dei
claxon e delle auto che correvano nella 79a di Central Park West.
La bocca di Raphael era aperta per finire la frase, ma dalla gola non
usciva
alcun rumore e le labbra gli tremavano. Per una volta, nonostante la
giacca
troppo larga e scura e i Jeans attillati, sul suo viso non c'era
traccia
dell'adulto, presuntuoso capo dei vampiri. Era solo Raphael.
- Ho il marchio di Caino, nessuno può farmi del male e non
permetterò che
qualcuno lo faccia a te. -
Simon teneva ancora la stretta salda sull'altro ma le sua mano, adesso,
avvolgeva le dita esili, affusolate e gelide del vampiro.
- Lasciami andare.-
Come faceva spesso per rassicurare Clary, Simon si sforzò di
ricordare la voce
calda di suo padre per imitarla. Lo faceva sentire al sicuro da
piccolo, lo
tranquillizzava.
- Fidati di me. -
- Simon, ti prego, lasciami andare. -
Simon. Aveva detto il suo nome, lo aveva chiamato Simon. Faceva uno
strano effetto, come se avesse appena ricevuto un dono prezioso che
solo di rado gli veniva regalato, e a farglielo era stato niente di
meno che il gran Padrone - se così si poteva parlare di un
ragazzino alto la metà di lui - del clan newyorkese.
- Come hai detto? -
Raphael chiuse gli occhi e abbassò la testa, e stavolta non
erano solo le
sue labbra a tremare: ogni centimetro del suo corpo era scosso, se pur
impercettibilmente, da piccoli brividi.
- Ti prego. -
- No, non quello, mi hai chiamato per nome. -
- Allora? -
- Allora è bello che tu lo abbia fatto. - davvero
un'affermazione idiota, pensò, tipico di lui, - Voglio dire,
non
lo fai mai, di solito ti rivolgi a me in quei modi assurdi. -
farfugliò, ma ogni
tentativo di dimostrarsi meno stupido era sfumato da un pezzo.
- Ora lasciami. -
- Prometti che mi dirai quello che sai e io ti lascerò
andare. -
- Lasciami. -
Con uno scatto improvviso, il diurno, bloccò anche l'altro
polso. Sapeva che il
vampiro non poteva cercare di liberarsi con la forza o il marchio di
Caino lo
avrebbe fatto esplodere in migliaia di granelli di sale. Non proprio
uno
spettacolo piacevole.
- Dimmi perché hai paura, allora. Spiegami perché
sei spaventato da Camille e io
ti proteggerò. -
- Non ho paura, clase de idiota*. - nella voce era
tornato un accenno di
presunzione e le sue sopracciglia scure erano schizzate in alto, ma
Raphael era ancora frastornato.
Simon lo fece indietreggiare fino alla moto, in modo che potesse
appoggiarsi.
Cosa diavolo stava combinando? Se solo li avesse visti Clary, o Jace,
qualcuno!
- Raphael, parlami. Ti ascolto, ascolterò qualunque storia
abbia da
raccontarmi. È così che fanno quelli come noi,
vero ? Quello della stessa specie,
si ascoltano e si difendono l'uno con l'altro. -
- Tu non sei come noi, Diurno. -
- Fantastico, sono tornato"il Diurno". Per l'ultima volta Raphael, ti
ascolto. - i canini
rispuntarono fuori come coltelli. Quel vampiro riusciva a farlo
incazzare in meno di un secondo, sembrava indifeso e insopportabile
allo stesso
tempo.
- È divertente, sai. - le braccia di Raphael, ancora strette
nella sua morsa,
cercarono di stendersi lungo i fianchi, facendolo avvicinare
pericolosamente.
Se fosse stato umano Simon avrebbe colto la pulsazione della vena sul
suo collo. Deglutì, ma non si mosse di un centimetro,
continuando a tenerlo
stretto.
- È divertente che il tuo nome abbia proprio questo
significato.Vieni da una
famiglia di religione ebraica, vero? -
- Che c'entra questo con il mio nome? -
- Shime'on, il tuo nome significa Shime'on,
che a sua volta
deriva dal verbo sh'ma, "ascoltare". Viene dalla
Bibbia. -
Il Torah, stava per correggerlo, è il Torah il testo sacro
dell'ebraismo, eppure non riusciva a contraddirlo. Stava di sicuro
usando qualche losco potere da vampiro, gli occhi da docile cerbiatto o
qualcosa del genere, ed era per questo che si sentiva così
terribilmente attratto da lui; non poteva e non doveva esserci
un'altra spiegazione.
- Io non lo sapevo. - disse solo.
Il vampiro sorrise, - Ora lo sai. -
- Questo vuol dire che mi dirai tutto? - Simon lasciò la
presa, sfiorando le
dita di Raphael con delicatezza. Non sarebbe scappato, non adesso.
- Sei ancora disposto ad ascoltarmi ? - e a proteggermi?
Quello sguardo furbo diceva più delle parole, e c'era il
rischio
non indifferente di perdersi nelle gemme nere dei suoi occhi, ma Simon
decise di
sostenerlo.
-
Sì, parola di Shime'on. -
Quando
Raphael scoppiò in una risata cristallina sentì,
anche con il semplice
contatto delle mani, che le sue membra si stavano rilassando, facendosi
più morbide
al tatto. Era vero, allora. Avrebbe dovuto prendersi cura del capo dei
vampiri.
In quel momento non gli sembrava una prospettiva tanto malvagia.
Sì
avvicinò ancora, ma Raphael era troppo basso
perché il suo viso sfiorasse il
suo. Qualche riccio nero, invece, riuscì a solleticargli la
guancia.
-
Facciamo come vuoi, Simon. - la
voce di Raphael era un sussurro, ma
scandiva ogni lettera del suo nome con malizia.
-
Dopo ti spiegherò tutto. - aggiunse, e si alzò in
punta
di piedi per arrivare a stringergli le braccia intorno al
collo.
Senza
riuscire a controllarle, le mani di Simon scesero fino alle cosce
del vampiro, artigliandole. Le stesse mani lo sollevarono, adagiandolo
sulla moto demoniaca, e lo costrinsero ad allacciare le gambe ai suoi
fianchi. Il cervello, invece, aveva praticamente smesso di
funzionare.
-
Dopo? - chiese Simon a un centimetro da lui.
Raphael
si passò la lingua sui contorni della labbra, -
Sì, dopo. - e si avventò sulla sua bocca coi
canini affilati.
TRADUZIONI SPAGNOLO/ITALIANO
1* = Lasciami !
2* = Razza di idiota.
Note: buon San Valentino a tutti, in particolar modo ai single! Non apprezzo molto questa festa, ma è compito di una fanwriter mettere in moto il cervello per l'occasione. Quindi, cosa c'è di meglio che sfornare una storia con Raphael (l'amore *w*) e Simon che si sbaciucchiano?
- Simon lo stiamo facendo accoppiare un po' con tutti; volete una Simon/Jace per esempio ? Cliccate qua.
- Come spiegato sopra e come poi raccontato nella storia, la fanfiction ruota attorno al nome di Simon. L'etimologia che ho citato è verissima, Wikipedia docet.
- Ho scelto la citazione "In nomen omen", imparata grazie alla mia professoressa di latino (i credits vanno a lei lol ), perché vuol dire "Un nome, un destino". Insomma, è il riassunto di tutta la storia.
Credo di aver finito, scusatemi gli eventuali errori grammaticali ma la posto dopo averla riguardata giusto un minuto. Causa: mancaza di tempo.
Buon San Valentino, un bacio!