THE
BASEBALL MATCH
Era
tuo padre al telefono.
Si
è beccato una bella influenza con qualche linea di febbre.
Ci
si può ammalare a giugno?
Evidentemente
si.
Guardi
sconsolata i due biglietti nella tua mano.
Ci
tenevi davvero tanto ad andare alla partita con lui; è da
tanto che non fate
qualcosa insieme.
Li
fissi meditando il da farsi.
Ti
sono pure costati un occhio della testa perché è
l’ultima partita di
campionato.
Joe
Torre, l’idolo tuo e di tuo padre, dirà addio alla
carriera di allenatore
proprio quel pomeriggio, per andarsene meritatamente in pensione.
Insomma,
è un evento imperdibile per due tifosi come voi.
Ripensi
alla voce di tuo padre al telefono. Era delusissimo e sai per certo che
se non
avesse avuto la febbre nemmeno un cratere nel centro di New York
l’avrebbe
fermato.
Il
tuo primo pensiero è quello di prepararti e andare da sola.
Ma
una volta in bagno ti fissi allo specchio e vedi il riflesso della
nuova Kate.
Non
vuoi più essere intrappolata in un carattere che non senti
realmente tuo. Nato
la notte in cui tua madre morì e forgiato nel tempo a
mò di corazza contro il
mondo esterno.
Stai
lavorando duramente per tornare ad essere solare e spensierata come
prima di
quella tragedia.
Non
hai mai superato il lutto, ma ora lo vuoi con tutte le tue forze.
E
c’è solo una persona che riesce a penetrare quasi
senza sforzo il tuo muro
difensivo.
Il
numero che cerchi è, guarda caso, il primo tra le chiamate
recenti.
“Buona
domenica detective” esordisce lui rispondendo al cellulare.
“Hey
Castle, sei impegnato?” tagli corto forse un po’
bruscamente ma hai paura di
fare marcia indietro se non ti sbrighi a parlare.
“Kate,
mia figlia è al college e mia madre si è
praticamente trasferita da Mr.
Temptation Lane. Ti prego dimmi che è morto qualcuno
perché mi sto annoiando
parecchio!” la sua voce giocosa ti fa nascere un dolce
sorriso sul volto.
“Nessun
morto mi spiace” rispondi arricciandoti una ciocca di capelli
con le dita “Però
ho una proposta da farti se proprio non sai cosa fare”
“E’
una proposta indecente? Perché se è
così accetto!!” e senti la sua voce farsi
più maliziosa.
“Frena
i bollori, Castle!” ma non riesci a trattenere una risata
mentre parli “Ho due
biglietti per gli Yankees di questo pomeriggio, dovevo andarci con mio
padre ma
si è preso l’influenza perciò ho
pensato di non lasciarti a casa a oziare sul
divano mentre ti ingozzi di schifezze”
“Molto
simpatica detective! Stavo scrivendo!” ribattè
permaloso “Comunque accetto
volentieri!”
Lo
sapevi benissimo che avrebbe accettato ma sei contenta di sentirlo
dalla sua
voce.
In
poco tempo ti prepari. Jeans e maglietta a maniche corte degli Yankees.
Improvvisamente
ti ricordi che Castle non è un grande amante del baseball,
anzi probabilmente
non sa nemmeno cosa sia un inning o
un fuori campo.
Ancora
una volta tu chiami e lui accorre. Ancora una volta sai che lui
è la scelta
giusta.
Peschi
dall’armadio un cappellino con il logo della squadra e lo
prepari vicino alla
porta d’ingresso.
Sono
solo le undici di mattina e sei già pronta per una partita
di baseball che
inizierà alle
quindici.
Ti
senti un po’ ridicola al pensiero che più o meno
gli hai chiesto un
appuntamento.
Ma
non vuoi più lasciare che la paura vinca su di te.
Si
sta svolgendo una partita anche dentro te. Tra cervello e cuore.
In
questi anni hai sempre lasciato che vincesse il cervello.
Ma
ora sei stanca. Hai incontrato l’amore e devi assolutamente
riuscire a far
tacere la tua mente per lasciare vincere il tuo cuore questa volta.
Dopo
due ore di coda finalmente entrate nello stadio e cercate i vostri
posti.
“Sono
dei posti favolosi Kate!”
“Questa
partita va guadata bene Castle” poi ti giri verso di lui
indagatoria “Sicuro di
aver capito bene cos’è un home
run?”
domandi puntandogli l’indice davanti al volto.
Lo
vedi sistemarsi meglio nel suo posto, impacciato
“C-certo...”
Durante
l’attesa in fila, fuori dallo stadio, gli hai fatto un
riassunto sulla carriera
di Joe Torre, che lui conosce solo di fama ma non come sportivo, e gli
hai
spiegato tutte le regole del gioco.
Sei
più che si cura che non abbia capito quasi nulla, ma
è così dolce vederlo
pendere dalle tue labbra.
Ora
che manca poco all’inizio estrai dalla tua comoda borsa a
tracolla quello che
gli hai portato.
“Ecco
qua, così sembri quasi un vero un tifoso” e gli
infili veloce il cappellino
sulla testa, schiacciandogli tutto il ciuffo sulla fronte.
Lui
se lo leva per guardarlo e poi se lo rimette meglio, tutto contento per
il tuo
regalo.
Forse
un po’ troppo contento.
Sorride
e ti guarda con un sopracciglio alzato.
“Cosa?”
domandi avvampando leggermente.
“C’è
qualcosa che dovrei sapere?” chiede lui alzandosi un poco per
far passare delle
persone.
“P-perché?”
ti senti allo scoperto e sai di essere rossa.
“Non
so… mi inviti ad uscire, mi fai un
regalo…” elenca divertito.
Lo
odi quando fa così! Ti mette in imbarazzo di proposito!
“Veramente
è una partita di baseball, non un’uscita galante e
quello è un prestito, non un
regalo!” dici fingendo naturalezza.
Lui
alza le mani in segno di resa. Si sporge in avanti appoggiando i gomiti
sulle
ginocchia per scrutare il campo e lo stadio gremito.
“Chissà
se Jim Beckett è veramente malato..” sussurra
Castle, ma in modo del tutto
udibile alle tue orecchie, voltandosi per vedere la tua reazione.
Che
impunito! Vorresti aggiustarlo per le feste ma un ovazione ti travolge.
I
giocatori stanno scendendo in campo e tutti i tifosi si sono alzati in
piedi
urlando e applaudendo.
Solo
voi due siete ancora seduti persi l’uno negli occhi degli
altri.
Tutti
si risiedono e la partita ha inizio.
Castle
si riappoggia allo schienale. Siete spalla a spalla. Ora puoi ribattere.
“E’
davvero malato” gli dici spintonandolo un po’.
“Ok”
risponde ridendo.
“Sul
serio!” insisti, vuoi che capisca bene il concetto.
“Va
bene!”
“Davvero
Castle!”
“Se
lo dici tu!”
Per
dei minuti restate in silenzio a guardare il gioco o ad ascoltare i
commenti
dei vostri vicini di posto.
Noti
che l’uomo dietro di te, da quello che dice, ne sa ancora
meno di Castle e ti
viene da sorridere.
“Cosa?
Era un out quello vero?”
ti ha vista
sogghignare e pensa che sia per la partita “è una
cosa buona per noi giusto?”
“Si
si è una cosa buona” lo vedi felice per aver detto
una cosa giusta “però era
uno strike” lo smonti
subito.
Vorresti
consolarlo ma non ne hai il tempo.
Un
giocatore degli Yankees sta per arrivare in casa base.
La
folla esulta. I tifosi dell’altra squadra fischiano. Il
giocatore corre più
veloce che può fino a raggiungere il diamante in scivolata,
alzando un
polverone.
Sono
tutti con il fiato sospeso finchè la nebbiolina di sabbia
non si dirada e
l’arbitro dichiara il giocatore eliminato. La pallina
è arrivata prima di lui.
Castle
si ritrova circondato da persone incazzate che urlano ogni sorta di
maledizione
e parolacce all’arbitro.
Una
di queste sei tu. Come ti rendi conto di esserti lasciata trasportare
dal tifo
e dalla foga ti volti di scatto verso lo scrittore.
Ti
sta fissando a bocca aperta come se fossi un’aliena.
Ti
risiedi composta “S-scusa” mormori imbarazzata.
Ma
perché poi? È una partita di baseball no?
“Non
devi scusarti, anzi ripeti un po’ cos’hai detto che
me lo segno!”
Gli
lanci un’occhiataccia che dovrebbe servire a zittirlo.
Ma
quando mai.
“Adoro
scoprire cose deliziosamente non da te!”
“Scoprirò
mai IO qualcosa di deliziosamente non da te?” lo canzoni
ridendo.
Lui
si fa pensieroso “Hummm vediamo… so ballare il
valzer lo sapevi?!”
Non
lo sapevi, ma hai notato che sapeva il fatto suo in fatto di danza, al
matrimonio di Ryan.
“Sul
serio? Come mai sai ballare il valzer?” domandi curiosa.
“E
me lo chiedi? Quando hai Martha Rodgers come madre non vai a giocare a
football
o a baseball al parco…”
Ti
si allarga un enorme sorriso sul volto immaginandoti la scena.
“Mi
portava con se nelle tournè e alle prove perciò i
miei babysitter erano un po’
tutti i suoi colleghi. Jeanpaul era un ballerino bravissimo..ok
smettila di
ridere.. io almeno so ballare, tu al matrimonio sembravi
ingessata!”
“Non
è assolutamente vero!”
Tra
un battibecco e l’altro giunge l’intervallo e
mentre la musica si diffonde nello
stadio Castle va a prendere da mangiare e da bere per entrambi.
Sul
maxi schermo Kate osserva i momenti migliori della partita che si
è persa
perché troppo intenta a scherzare con lo scrittore.
Quando
lui torna ti passa un’hot dog e una bottiglietta
d’acqua.
“Sai,
comincio a capire il senso di questo gioco” ti dice dopo aver
bevuto.
“Davvero?”
“No,
non tanto..” ammette ridendo.
“Lo
sapevo, sei una causa persa Rick” e ti blocchi
istantaneamente con la
bottiglietta a mezz’aria.
Sai
che se ti volterai a destra avrai delle spiegazioni da dare. Anche solo
per
farlo smettere di gongolare.
Ma
la coppia seduta davanti a voi si gira e vi guarda insistentemente.
Veramente
quasi tutti i vostri vicini di posto vi stanno fissando.
“Questo
è normale Kate?” domanda Castle perplesso.
“No,
non direi” rispondi con il suo stesso tono, prima di avere
un’intuizione.
Controlli
il mega schermo che fino a poco prima dava in replay le migliori
battute di
entrambe le squadre e vedi con terrore che ora è diventata
la classica “kiss cam” che
c’è ad ogni evento
sportivo.
Sta
inquadrando proprio voi due e non cambierà vittime
finchè non vi sarete baciati.
È
la regola.
Castle
segue il tuo sguardo e collega anche lui tutti i pezzi.
“Ehm..”
“NON.DIRE.NIENTE”
Sibila Kate frustrata.
Un
conto è aprirsi e cominciare ad ascoltare il proprio cuore.
Un conto è baciare
Richard Castle l’autore di best seller in diretta nazionale.
Di
sicuro tuo padre ti sta guardando dal salotto di casa sua.
Lo
guardi e vedi che anche lui non sa che fare.
Odi
essere in quella situazione e ancora di più odi avere quella
cosa puntata
addosso.
Maledici
mentalmente quel dannato cameramen, afferri Castle e gli stampi un
bacio sulle
labbra.
I
vostri vicini applaudono fino a che la telecamera non cambia soggetti e
tu gli
lasci il viso.
Fissi
il campo con il cuore a mille e le guance infuocate.
Non
osi voltarti e non sai lui cosa stia facendo o dove stia guardando.
Quando
cominci a respirare di nuovo regolarmente sbirci dal suo lato e vedi
che anche
lui è un po’ inclinato verso di te.
Vi
sorridete per un attimo e speri che dica qualcosa che alleggerisca un
po’ la
tensione.
“Il
baseball è uno sport bellissimo, Kate..” ti dice
con aria sognante facendoti
ridere.
Gli
Yankees hanno trionfato e mentre uscite dallo stadio cerchi il negozio
dei
gadget per portare un ricordo a tuo padre ma Castle ti prende per mano
e ti
tira dall’altra parte.
“Vieni
con me” e ti strizza l’occhio per rassicurarti.
Vedi
che segue le indicazioni alle pareti e andate verso gli spogliatoi.
“Che
ci facciamo qui?” domandi perplessa.
“Non
balbettare questa volta mi raccomando!” e bussa alla porta.
“No
Castle! No.. io..” ma la porta si apre e Joe Torre appare
sulla soglia.
“Ricky,
ragazzo mio!”
“Ciao
Joe, ti ricordi della detective Beckett?” chiede Castle.
“Ma
certo, piacere di rivederla” e ti porge la mano.
Sei
impalata come l’altra volta. È più
forte di te non ce la fai proprio.
“P-iacere
mio, signore”
Castle
ti salva riprendendo la parola “Firmeresti una palla per il
padre della
detective? Sai, doveva esserci anche lui oggi…” ti
guarda beffardo “…ma è
malato...” insinua nuovamente.
Te
lo mangeresti vivo se non ci fosse l’emblema del baseball
americano davanti a
te.
“Ma
certo, ne recupero una e vi raggiungo subito” dice rientrando
negli spogliatoi.
Castle
ti sorride con quella sua adorabile faccia da schiaffi ma non riesci
proprio ad
avercela con lui.
“Thanks”
sussurri guardandolo negli occhi.
“Always”
ti risponde prontamente sostenendo il tuo sguardo.
Quella
sera a casa Ryan, Kevin e Javier si godono un po’ di meritato
riposo.
Dopo
aver fatto da facchini tutto il giorno alle loro donne ora si concedono
il
lusso di stare completamente spaparanzati sul divano circondati da
birra e
patatine.
Serata
di soli uomini!
“Bello
il nuovo televisore, ci guardiamo la finale di baseball On Demand?” domanda
Esposito ammirando lo schermo 34”
“E’
un regalo dei genitori di Jenny. Prendi” spiega Ryan
passandogli il
telecomando.
Espo
accende l’apparecchio e da inizio alla partita del pomeriggio.
Sono
entrambi tifosi degli yankees perciò tifano per la stessa
squadra.
Tra
un’azione e l’altra volano patatine per aria ogni
volta che esultano e le birre
tintinnano ad ogni punto.
“Yo,
vado un attimo al bagno ora che c’è
l’intervallo. Aspettami, non mandare avanti
come fai sempre!” lo rimprovera l’ispanico.
“Sbrigati
però!” sbuffa invece l’irlandese.
Non
sa che fare, perciò sistema un po’ il disastro che
hanno fatto in salotto.
Raccoglie
un po’ di patatine da sotto il tavolinetto da
caffè.
Quando
rialza lo sguardo verso la tv, scatta in piedi sorpreso.
“JAVIEEEEEER!!!”
Nessuna
risposta.
Cerca
disperatamente il telecomando per mettere in pausa.
“JAVIEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEER!!!!”
“Yo
bro, ho fatto, datti una calmata!” risponde sconcertato una
volta uscito dal
bagno.
Ryan
però non lo degna di uno sguardo. Fissa shockato il
televisore.
“Cosa
c’è?”
Ryan
alza un braccio e punta il dito verso lo schermo.
Esposito
segue l’indicazione e guarda il fermo immagine spalancando la
bocca.
Seguono
attimi di silenzio e riflessione.
Poi
i due si guardano, si ricompongono e si risiedono sul divano.
“Cento
dollari che domani fanno finta di niente” dice Ryan premendo
play.
“Duecento
che Castle la riempie di battutine e allusioni” rilancia
Esposito.
“Andata!”
accetta Kevin stringendogli la mano.
“Quanto
siamo bastardi se domani mattina gli portiamo un video ricordo
dell’intervallo?” domanda Ryan sfoggiando un ghigno
malefico davvero
convincente e allungando la mano chiusa a pugno.
“Con
quei due? Mai abbastanza!” risponde chiudendo
anch’egli il pugno e battendolo
su quello dell’amico.
FINE
Angolo
dell’autrice:
rido
da sola per le idee malsane che mi vengono xD
spero
che vi divertiate a leggere e che lasciate un commentino ino ino per
farmi
sapere se vi è piaciuta o meno...
un
bacione a tutte e buona 4x15 domani sera ;D
Ivi:-)