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Autore: Keiko    13/02/2012    2 recensioni
“Si può sapere cos'hai in mente?”
“Chiedigli un appuntamento, digli che gli devi parlare e poi vado là io al tuo posto.”
Olivia si arrestò bruscamente nel mezzo del marciapiede, venendo così travolta dall'amica che camminava un paio di passi dietro di lei.
“Ahio, ma sei scema?”
“No, tu sei scema! Ma che razza di piano è? Se non hai nemmeno il coraggio di chiedergli di vedervi come lo trovi quello per dichiararti?”
“Holly ti prego... lo conosci meglio tu di me.”
“Lo conosciamo allo stesso modo. Skate park, quattordici anni e tanta voglia di crescere... ricordi?”
Tu avevi voglia di crescere per farti notare da Matt, non io! Se avessi un anno in meno sarebbe meglio” puntualizzò Dakota portandosi al fianco dell'amica.
“Sicuramente Johnny guarderà proprio a quei dodici mesi che vi dividono. Lo sai che sei veramente scema quando ti impegni?"
“Sono già vecchia per lui!”
“Non ti ascolto nemmeno più quando farnetichi a questo modo, fattene una ragione.”
[Missing moments de "Il peso della farfalla" e "Destini di vetro"].
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Johnny Christ, Nuovo personaggio, Zacky Vengeance
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Destini di Vetro'
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A Sweet Revenge © [14/02/2012]
Disclaimer. Gli Avenged Sevenfold (M. Shadows, Zacky Vengeance, Jimmy "The Rev" Sullivan, Synyster Gates e Johnny Christ), Valary e Michelle DiBenedetto, Gena Pahulus sono persone realmente esistenti. I personaggi originali non sono ovviamente persone realmente esistenti, ma semplice frutto della mia immaginazione. La storia è frutto di una narrazione di PURA FANTASIA che mescola la mia visione di fan a eventi storicamente accaduti e rumors spulciati in rete, destinata al diletto e all'intrattenimento di altri fans. Non si persegue alcun intento diffamatorio o finalità lucrativa. Nessuna violazione dei diritti legalmente tutelati in merito alla musica ed alla personalità degli artisti succitati si ritiene dunque intesa.


Credevo che questa storia parlasse solo di Johnny e Dakota,
invece mi sono resa conto che parla solo di amore.

 
 
Huntington Beach, 2000.
 
 
“Holly, abbiamo un problema.”
La rossa sollevò lo sguardo sull'amica, una pila di libri tra le braccia e l'aria scettica.
“Di che tipo? Perché per averti fatto mettere piede qui dentro deve essere una cosa davvero grave” la schernì l'amica sorridendole.
“Ho deciso che non posso più aspettare. Insomma, abbiamo diciassette anni e mezzo quasi. Tra poco finiremo il liceo e io non ho mai detto nulla a Johnny.”
Il “tra poco” di Dakota consisteva in un lasso di tempo di cinque mesi, praticamente, e a quel pensiero Holly sorrise tra sé.
“Aspetta aspetta aspetta!  - fece la rossa mangiandosi le parole - Perché Johnny sarebbe un mio problema, anche?”
“Perché sei la mia migliore amica. Le disgrazie si dividono a metà proprio come le vittorie.”
“Se mi fossi messa con Matt col cavolo che l'avrei diviso con te, eh” puntualizzò lei, scoppiando poi entrambe a ridere, tappandosi reciprocamente la bocca con una manata che andò a colpire il viso dell’altra troppo forte, facendo così cadere i libri di mano ad Holly, attirando su entrambe l'attenzione di diversi ospiti della biblioteca.
“Signorina Bridges, le devo ricordare che questo non è un campo giochi? E quale onore averla tra noi, signorina Dowell. Ha dimenticato la testa da qualche parte e si è illusa di poterla ritrovare qui? O sta chiedendo consiglio alla sua amica?”
Mrs. Crewford era la bibliotecaria del liceo, acida a sufficienza per poter mettere in fuga buona parte degli studenti che avevano ancora voglia di vivere e non di trasformarsi in vecchie cariatidi, secondo quella che era l'immagine collettiva del prossimo futuro della donna che si era fatta l'intero corpo studentesco.
“No Mrs. Crewford. Ero solo venuta a cercare Olivia perché ho bisogno del suo aiuto e...”
“Problemi con lo smalto per le unghie?”
L'odio della donna per i cosmetici in genere – e aveva dinnanzi due ragazzine dalle unghie corte laccate di nero e occhi truccati di un acceso rosa shocking che sfumava in un orrendo verde acido – era noto a tutta la scuola, per quel motivo molte delle studentesse dell'ultimo anno finivano con il ripulirsi la faccia prima di mettere piede nel territorio della donna. Nella categoria non rientravano Holly e Dakota che, dopo essersi scambiate un'occhiata d'intesa, avevano recuperato velocemente i libri da terra ed erano sgusciate al fianco dell’insegnante, sfuggendo alle sue grinfie e a una ramanzina sullo squallore che un po' di ombretto procurava ai loro innocenti volti.
“Si può sapere cos'hai in mente?”chiese la bionda all'amica dopo una breve corsa lungo i corridoi del liceo per aprirsi una via di fuga dalle lezioni pomeridiane.
“Io? Veramente dovrei rigirarti la domanda. Oh, parli dei libri? Devo scrivere una relazione sul Re Sole. Lo odio, quel tizio, e odio i francesi. L'unica che mi stava simpatica era Maria Antonietta e l'hanno fatta fuori.”
“Holly...”
“Si, poi questa supposizione che il Delfino si sia salvato... sarei curiosa di sapere se...”
“Holly...” il tono di voce di Dakota salì di un paio di ottave, mentre l'amica gesticolava concitatamente per rendere al meglio la storia e far appassionare anche lei a cui, del dramma dell’ultima regina di Francia, non importava assolutamente nulla.
“Secondo te potrei trovare qualcosa al riguardo se dovessi diventare un'archeologa famosa come Indy?”
“Holly! Ci sono in ballo la mia vita, la mia dignità e tutto il mio coraggio e...”
“Quale?” le chiese la rossa sistemandosi il cappellino da baseball sulla nuca, in modo tale da schermarle gli occhi.
“Okay, scusami, ma mi hai ammazzato tutto l'entusiasmo!”
“Te lo meriti, tu e questa storia dell'archeologia. Non voglio che tu parta, dunque l'argomento è tabù. Soprattutto, lo sarà sino a quando non ti arriverà qualche risposta da parte delle università. Dovresti dirlo agli altri, non la prenderanno bene. Soprattutto Zacky e Matt.”
“Proprio per questo non gli dirò nulla prima di avere l'accettazione tra le mani. Vuoi farmi litigare per i prossimi sei mesi, magari per nulla?”
“Ti prenderanno di certo” si lasciò sfuggire la bionda con aria sconsolata.
“Dai Dakota, non fare quella faccia da funerale, o penseranno tutti che sono una stronza.”
“La sei! Mi lascerai qui da sola e...”
“Ti lascerò qui con Johnny” puntualizzò la rossa concedendole un sorriso carico di ottimismo.
“Aspetta a parlare, piuttosto, che finisce che mi porti sfiga.”
“Si può sapere cos'hai in mente?”
“Chiedigli un appuntamento, digli che gli devi parlare e poi vado là io al tuo posto.”
Olivia si arrestò bruscamente nel mezzo del marciapiede, venendo così travolta dall'amica che camminava un paio di passi dietro di lei.
“Ahio, ma sei scema?”
“No, tu sei scema! Ma che razza di piano è? Se non hai nemmeno il coraggio di chiedergli di vedervi come lo trovi quello per dichiararti?”
“Holly ti prego... lo conosci meglio tu di me.”
“Lo conosciamo allo stesso modo. Skate park, quattordici anni e tanta voglia di crescere... ricordi?”
Tu avevi voglia di crescere per farti notare da Matt, non io! Se avessi un anno in meno sarebbe meglio” puntualizzò Dakota portandosi al fianco dell'amica.
“Sicuramente Johnny guarderà proprio a quei dodici mesi che vi dividono. Lo sai che sei veramente scema quando ti impegni?”
“Sono già vecchia per lui!”
“Non ti ascolto nemmeno più quando farnetichi a questo modo, fattene una ragione.”
 
 
Dakota ricordava bene il periodo in cui aveva conosciuto Holly, alla Huntington Beach High School. Era il primo anno di liceo per entrambe e frequentavano persone totalmente differente. Olivia se ne stava sempre con Matt, Zacky e Jimmy e quello aveva provocato negli studenti del primo anno un terrore reverenziale. Holly, in sé, non faceva paura, erano i suoi gregari a intimorire chiunque volesse avvicinarsi a lei. Uno sgarro, e se ti fossi salvato dalle male parole di Olivia Bridges, avresti di certo dovuto fare i conti con uno di quei tre. La cosa non durò a lungo: quando Matt prima, e Jimmy poi, vennero espulsi dalla scuola, l’unico appiglio di Olivia fu Zacky, contribuendo così alla calcificazione del cordone ombelicale che li aveva stretti insieme in quel rapporto morboso – soffocante ambiguo assoluto totalitario possessivo e tutto quanto di più sbagliato potesse esserci al mondo -, complice il fatto che anche Roxanne era tagliata fuori dalla loro vita scolastica. Se avesse dovuto ricordare esattamente quando Holly decise di dover fuggire da Zacky, Dakota non avrebbe saputo dirlo, ma si convinse che qualcosa avesse costretto Holly a guardarsi dentro per la prima volta e a fare i conti con un’adolescenza che già iniziava ad andarle stretta a tredici anni e tre quarti.
“Ehi, tu segui anche il mio stesso corso di comunicazione vero?”
Glielo chiese così, a bruciapelo, vedendola seduta al tavolo della mensa scolastica in solitudine. Se Holly aveva amicizie pericolose che la tagliavano fuori dal sistema scolastico degli eletti – quelli fighi che sarebbero diventati le donne e gli uomini della classe imprenditoriale del futuro –  a causa delle facce sempre incazzate, Dakota si era autoproclamata un’asociale. Non era mai stata una persona loquace – troppo timida, a detta degli insegnanti, e troppo insicura per essere la prima a instaurare un qualsivoglia dialogo – dunque, parlava con chi le rivolgeva la parola per primo. Se il mondo avesse atteso che Dakota Dowell alzasse il culo per andare incontro al resto degli esseri umani sporcandosi le mani, avrebbe atteso i secoli a venire.
Amen.
“Tu sei la Bridges vero?” le chiese lei, sollevando a mezz’aria una forchetta grondante di spinaci dal colore troppo chimico per essere etichettati come “prodotto biologico”.
“Attenta, se mangi quella roba rischi di trasformati in Poison Ivy” le fece Holly sedendosi, senza chiederle il permesso, al suo stesso tavolo.
“Come mai sei sempre da sola? Non ti ho mai visto con le stesse persone per più di due volte di fila. Si insomma, compagni di corso e cose così, ma non hai un gruppo fisso di amici, o sbaglio?”
Dakota restò in silenzio e Holly si arruffò i capelli sulla nuca, creandosi un piccolo cespuglio di nodi sopra la testa.
“Non è indispensabile: i miei migliori amici sono stati espulsi e siamo rimasti solo io e Zacky, per cui non c’è niente di strano. È che non ti ho mai vista nemmeno in giro per Huntington Beach. Che posti frequenti?”
“Pub, centri commerciali…”
“Mi sarei ricordata di te, sai?”
“Puoi evitare di fare tutte queste domande? Non mi va di parlare al primo venuto degli affari miei, sinceramente.”
Non con una che aveva per amici dei teppisti, poi. Holly – capelli color carota, occhi castani dalle sfumature verdastre e il residuo di poche efelidi estive sul viso – non sembrava realmente pericolosa, non fosse stato per quell’aria incazzata e i cappellini da baseball perennemente calati sul viso, a nasconderlo per buona parte.
“Ah si, scusa. Comunque, ti va di uscire insieme oggi, dopo le lezioni?”
“Io e te? Insieme?”
“Si, che male c’è? Ti piace andare in skate?”
“Non ci ho mai provato.”
“Perfetto! Allora oggi ti porto allo skate park. Mi trovo lì con i miei amici e…”
“Io i tuoi amici teppisti non li voglio conoscere.”
E non voglio conoscere nemmeno te. Sei invadente, maledizione.
La vide contrarre la mascella e stringere i pugni sulle ginocchia, gonfiando poi le guance in un gesto di stizza che Dakota – negli anni – avrebbe riconosciuto tra mille come il marchio di fabbrica della sua amica del cuore.
“Non sono teppisti. So benissimo che stai pensando che sono una rompipalle, cosa credi? Non sto facendo l’elemosina a nessuno. Mi sembri una tizia a posto, e qui dentro c’è così tanto casino di mediocrità che pensavo… be’, se ti interessa passare oggi sai dove trovarmi.”
Senza aggiungere altro, Holly raccolse le proprie cose abbandonando sul tavolo della mensa il proprio cabaret carico di cibo, incurante delle proteste a mezza voce della bionda, costretta a ripulire per entrambe. Quel giorno qualcosa la spinse a fare un passo fuori dal proprio recinto e a provare a mettersi in gioco. Dakota era certa si fosse trattato di un sesto senso che esulava dal mero istinto di sopravvivenza, eppure fece una cosa che non avrebbe mai osato fare: dare una possibilità a qualcuno che si era interessato a lei senza indossare alcun tipo di maschera.
Olivia Bridges era una rompiscatole, fastidiosa e carica di adrenalina sin dal primo mattino. Era quella che si annoiava e sbuffava in classe, che schizzava fuori dall’aula correndo per i corridoi in cerca di Matt o Zacky, o che nelle ore di ginnastica portava sempre a segno ottimi punteggi nei giochi di squadra.
Era la sua nemesi, in un certo senso, e un po’ quello che le sarebbe piaciuto essere. Holly era in verità una persona sfuggente, che non aveva mai visto parlare di argomenti personali che andavano a toccare qualche corda intima del suo Io, ma sapeva stare in mezzo alla gente e si divertiva. Non aveva peli sulla lingua e per quel motivo c’era chi la odiava e chi le voleva bene; c’era chi se ne innamorava perché era una casinista e chi la prendeva in giro per quello che stava tentando di diventare. Holly sorrideva sempre, avrebbe dato la vita per i suoi amici, si incazzava spesso e inseguiva i propri sogni: l’amore impossibile per Matt e la carriera di archeologa.
A quattordici anni non sai cosa sia l’amore e tutti i sogni nel cassetto ti illudi di poterli realizzare senza alcuna difficoltà, perché la vita non ha ancora iniziato a inseguirti lungo la tua carreggiata cercando di far franare il terreno sotto i tuoi piedi.
A quattordici anni, però, hai bisogno di un’amica del cuore, di qualcuno di cui poterti fidare ciecamente. Dakota era convinta che Holly l’avesse studiata attentamente, prima di avvicinarla. Per mesi, forse, era stata sul punto di chiederle qualcosa, di farsi notare da lei nel tentativo di farsi conoscere a propria volta, in un corteggiamento delicato che la rossa mandò a farsi fottere nell’esatto istante in cui si trovarono a tu per tu quel fatidico giorno. Holly non aveva mai avuto amiche femmine: trattare con loro, dunque, le sembrava difficile quanto per Matt rimorchiare ragazze. D’altra parte, la sensibilità era più o meno la stessa per entrambi, in quel periodo.
Lei e Holly si scelsero semplicemente perché avevano bisogno entrambe di qualcosa: Holly di poter essere sé stessa; Dakota di qualcuno che le sbattesse in faccia la verità e le desse calci nel culo per spronarla ad andare avanti e prendersi sul serio, senza ritenersi una perdente senza aver mai fallito davvero, accantonando persino la voglia di tentare solo per paura.
A quattordici anni scegli di circondarti delle persone che ti calzano addosso come una seconda pelle, come uno strato accogliente e morbido di maglioni invernali che colmano le lacune del tuo corpo, che ti scaldano quando la vita di getta addosso secchiate di acqua gelida e merda e che ti fanno sentire protetta quando la notte è troppo buia. Si scelsero perché avevano bisogno di un maglione caldo che le avvolgesse per tutto l’anno, anche d’estate. Si scelsero perché fu il destino ad allontanare Matt e Jimmy costringendo Holly alle pressioni di Zacky, concentrate solo su di lei. Si scelsero perché quando senti l’impulso di fuggire dalla tua infanzia finisce che hai bisogno di un paracadute che ti faccia atterrare nell’adolescenza attutendo il colpo delle delusioni e dei cambiamenti che ti stordiscono. Loro, si salvarono a vicenda, ringraziandosi tacitamente ogni giorno, quando un sorriso e un abbraccio avevano il potere di raddrizzare ogni giornata nera, tingendole di quel grigio che Holly amava tanto guardare nel cielo cupo spaccato dai temporali estivi su Huntington Beach.
 
 
“Senti Dakota, seriamente. Non è una buona idea. Prendi l’ipotesi che Johnny decida di venire all’appuntamento – che poi, non gli farei di certo capire una cosa del genere –, se facesse una di quelle sue facce da coglione per la sorpresa, tu ci rimarresti malissimo. Non puoi chiedergli tu una cosa del genere?”
“Non ce la faccio.”
“Devi solo mandare un maledetto sms! Sai cosa facciamo? Glielo mando io.”
Holly non attese un istante in più, e con la rapidità di un rapace recuperò dal letto il cellulare dell’amica, digitando un messaggio da inviare a Johnny. Dakota la fissò con lo sguardo colmo d’odio, le ginocchia tirate al petto e i piedi nudi appoggiati sul puff.
“Sei una stronza. Perché l’hai fatto?”
“Perché tu non ci saresti mai riuscita. Hai mille paranoie e non hanno senso.”
“E se gli piacesse un’altra?” le chiese pigolando la bionda.
“Dovrai fartene una ragione.”
Dakota sollevò lo sguardo su di lei, squadrandola con un sorriso carico di sarcasmo dipinto in viso.
“Come te la sei fatta tu per Matt?”
“Non è la stessa cosa. Lo sapevo che l’avresti detto, sei diventata prevedibile negli anni” sbottò l’altra con aria fintamente annoiata.
“Perché a parole sei tanto brava e poi non sei capace di prendere la strada giusta anche se sai esattamente quale sia. Hai la fortuna di avere sempre le idee chiaro, cazzo, e mandi tutto al diavolo perché sei una scema orgogliosa persino più di Zacky. Perché non gliel’hai detto al concerto? Perché non ti sei decisa a sfanculare tutto e buttarti, pretendendo ora che lo faccia io per entrambe?”
“Non era giusto nei confronti di Val, visto che stava già con Matt.”
“Ma chi se ne frega di Val! Non la conoscevi nemmeno prima che si mettesse a ronzare attorno a lui. È un buonismo di facciata per non ammettere che non hai avuto le palle per farlo. Avevi paura di perderlo.”
“Non ho mai detto il contrario.”
“È lo stesso per me e Johnny” cercò di giustificarsi l’amica con la voce che si era affievolita sino a trasformarsi in un sussurro, nel tentativo di mitigare l’impeto con cui si era rivolta a Olivia, in quell’ingiusto rinfacciarle ciò che già – con toni meno bruschi – le aveva ripetuto mille volte.
“Non è la stessa cosa. Io sono cresciuta con Matt, l’ho visto nelle peggiori situazioni e lui ha visto me ridotta persino peggio. Io avrei messo in discussione tutta la mia vita sino a quel momento. Aveva un peso differente. Tu e Johnny siete amici perché usciamo nella stessa comitiva, ma non avete altri legami come patti di sangue o cazzate simili.”
“L’hai fatto davvero?”
“Ero una mocciosa” rispose con noncuranza Holly, giocherellando nervosamente con il cellulare dell’amica in attesa di un segnale da parte di Johnny.
Quando questi emise un sinistro fischio da film dell’orrore, entrambe si gettarono sul telefono cercando di leggere insieme il messaggio di risposta di Johnny. Holly lo rilesse tre volte prima di decidere cosa dire esattamente, ma tutto quello che riuscì a fare fu ammettere l’ovvietà della cosa.
“Che cazzo di risposta è okay?” esalò in un sibilo che pareva giungere direttamente dall’inferno.
“Che va bene?” le chiese incerta Dakota.
“Quel coglione potrebbe anche ricordarsi come si scrive, anziché dare risposte del genere. Ma l’importante è che abbia accettato!”
Dakota la fissò stranita, sbattendo le palpebre tra loro prima di gettarsi addosso all’amica, rotolando entrambe giù dal letto.
“Ahio. Cazzo Dakota, sei più violenta di Zacky!”
“Scusa… ti sei fatta male?” le chiese massaggiandosi con una mano il ginocchio e sollevando con l’altra la frangia che copriva la fronte dell’amica.
“Ti verrà un bel bernoccolo. Ma come hai fatto a sbattere la testa?”
Holly indicò il pomello in ferro battuto nascosto da una serie di cappelli gettati alla rinfusa sopra di esso in una pila alta almeno quindici centimentri, scoppiando poi a ridere.
“Dobbiamo pensare al tuo appuntamento, no? Magari dovresti dirgli dove… e non andare né allo skate park né al centro commerciale né da Johnny’s.”
“Ottimo… qualche luogo in cui possa mettere piede?” la schernì la bionda, consapevole che il mondo – là fuori – avrebbe messo le mani sulla sua dichiarazione d’amore ancora prima che potesse formularla, se avesse deciso di andare in uno dei posti frequentati dai ragazzi.
“Ho trovato! Al chiosco sul pontile! È ancora chiuso, riapre a fine mese per la stagione estiva.”
“Sei un genio!”
“Lo so, per questo mi hai scelto come tua migliore amica.”
Veramente è il contrario, si disse Dakota, stampandole un bacio sulla guancia di quelli che sapevano di loro, di amiche per sempre e di mille segreti che nessun altro, al mondo, avrebbe scoperto mai.
 
 
“Ehi ragazzi, hanno aperto con una settimana di anticipo il chiosco. Andiamo a farci un giro?”
Holly lanciò un’occhiata in tralice a Zacky, i piedi puntellati sull’amplificatore del ragazzo e un romanzo di Stephen King tra le mani.
“Che cazzo di faccia fai? Se non ne hai voglia puoi benissimo restare ad aspettarci qui” la rimbeccò il ragazzo offrendole una smorfia di quelle che stavano a significare: sei una rammolita. La rossa, per tutta risposta, spinse in avanti l’amplificatore in un gesto fluido, sbattendolo contro l’asta del microfono di Zacky che, dondolando su sé stesso con sempre maggior velocità, finì con il cadere sul piede del chitarrista.
“Ma sei scema?”
“No, solo vendicativa riguardo ai sottintesi che non hai il coraggio di dire ad alta voce.”
“Sei una rompipalle, io oggi non ho voglia di provare. Jimmy ci ha dato buca, è fuori con mia sorella e Brian a fare non ho capito cosa, siamo solo io, te e Matt.”
“Vattene a casa se ti annoi tanto.”
“Sei più stronza del solito, che ti prende?”
“Non ho voglia di andare al chiosco. Non possiamo andare da Johnny’s?”
“Ci abbiamo passato tutto l’inverno, dai Holly non fare la rompicoglioni… diglielo anche tu, Matt.”
“Che problema c’è? Se non vuole venire facciamoci un salto noi e poi torniamo qui.”
“No!”
I due ragazzi, all’esclamazione di Holly, si scambiarono un’occhiata perplessa, prima di tornare a osservarla con la curiosità di due scimmie.
Maledetti idioti e maledetta me. Perché non so stare zitta, per una volta?
“Perché non dovremmo andare al molo, Holly? C’è qualcosa che tu sai e che non ci vuoi dire?”
“No affatto. Non voglio che mi lasciate qui sola, semplice”
“Sindrome dell’abbandono?” la pungolò Zacky andandosi a sedere accanto a lei sul divano sfondato del garage di Matt.
“No, odio il sole e oggi c’è il sole fuori. Dunque non mi va di uscire.”
“Hai deciso di diventare un vampiro?” le chiese lui, sibilando le parole in una parodia idiota di Bela Lugosi in Nosferatu, facendola scoppiare in una risata sincera.
“Dio quanto sei brutto Zacky con quell’espressione! E smettila di fare lo scemo!” lo rimproverò la rossa, con le lacrime agli occhi a causa dell’imitazione dell’amico.
“Stai raccontando un sacco di balle. Tu sai qualcosa che non vuoi raccontarci” la rimbeccò a propria volta il chitarrista.
“Già, e non sai raccontare le bugie. Fai schifo al pari di Zacky con l’espressione da idiota.”
“Ehi vaffanculo Matt!”
“Volevo solo rendere il concetto” rispose il cantante al chitarrista, portandosi accanto a Holly dall’altro lato del divano. Circondata dal nemico, rifletté Olivia che si trovò a scegliere tra una verità che aveva l’acre odore del tradimento e una mezza verità che avrebbe però salvato Dakota. Optò quindi per la seconda soluzione, richiudendo il libro sulle proprie gambe e stornando lo sguardo prima su Matt e poi su Zacky.
“E va bene, vi dico tutto solo se non andiamo al chiosco.”
“Okay” rispose deciso Zacky che ormai non stava più nella pelle dalla curiosità, mentre Matt le sorrise incoraggiandola a proseguire.
“Be’, Dakota ha un appuntamento e… non voglio andare là a fare la figura della guardona.”
Un silenzio imbarazzante calò sulla stanza, prima che Matt esplodesse in una risata del tutto fuori luogo che mandò Holly su tutte le furie.
“Che cazzo hai da ridere?”
“Sei buffa. Se ce l’avessi detto subito avremmo cambiato meta senza problemi.”
“Davvero?” gli chiese incredula, sentendosi realmente stupida.
“E chi è il fortunato?”
Zacky non era Matt, dunque non si accontentava dell'ovvietà dei fatti ma ardeva dal desiderio di conoscere anche il non-detto delle situazioni - possedeva la curiosità di un gatto Baker - e non avrebbe accettato scuse sino a quando Holly non avesse sputato fuori il nome del prescelto.
“Non lo conosci, è uno del liceo.”
“Allora possiamo passare a dare un’occhiata. Vorrai sapere se va tutto bene, no?”
“Certo che voglio saperlo! Ma non per questo vado a spiare Dakota al suo primo appuntamento.”
“Io l’avrei fatto” rimbeccò il chitarrista con una scrollata di spalle.
“Perché sei fottutamente geloso e curioso. Ehi, un momento… non è che a te piace Dakota, vero?”
“Ma sei scema?” le chiese lui, staccandosi da lei quasi inorridito, come se l’avesse appena accusato del peggiore dei peccati.
“Allora non prenderti troppo a cuore questa storia e lasciala in pace.”
Il cellulare di Holly vibrò nella tasca della felpa, e pochi istanti dopo anche Zacky prese il proprio. Entrambi lessero le parole sul display, Holly con il cuore in gola e Zacky al limite dell’incredulità.
“Ehi Seward è fuori con una tizia. Dice che non sa cosa fare. Chiede consiglio a me perché sa che ci so fare con le ragazze” esclamò tronfio il chitarrista, sottolineando l'ovvietà dei fatti a un'incredula Holly e a un sempre più divertito Matt.
Olivia impallidì, fissando il messaggio di Dakota terrorizzata.
Sta andando tutto in merda. Non so come dirglielo e il chiosco è aperto!
“Che gli scrivi?” chiese con noncuranza la rossa, rispondendo all’amica di fuggire di lì il più velocemente possibile, prima che Zacky attivasse la modalità da sciupa femmine e decidesse di andare sul posto a dare lezioni a Johnny, provandoci direttamente con lei per dargli una lezione pratica. Nel caso fosse accaduta una cosa simile, Dakota avrebbe menato Zacky, ne era certa, e una parte di lei accarezzava in modo crudele l'ipotesi di vedere il suo migliore amico steso dall'isterismo di una donna innamorata a cui era stato distrutto l’idillio del primo appuntamento.
“Di portarla alla spiaggia. Quale donna ti direbbe di no dopo una scena così romantica?”
Holly arricciò il naso sollevando lo sguardo verso il soffitto, disgustata.
“Dio che schifo, Zacky. Quando troverai quella giusta finirai con il non sapere più cosa inventarti per fare colpo su di lei perché ti sarai giocato tutta la fantasia prima. Sei proprio un idiota.”
“A loro non interessa, non lo sanno che è una modalità uguale per tutte. E poi non lo saprà nemmeno quella speciale, come la chiami tu. Che poi, che cosa vuoi che ci sia di speciale tra una scopata e l’altra?”
“Non lo so, non sono io che ho così tanto cattivo gusto da finire con uno scemo come te. Sai cosa ti meriteresti? Una di quelle donne che ti fanno soffrire come un cane. Così, giusto per ricordarti che gli esseri umani non sono oggetti.”
“Cos’è, un’arringa femminista?” la incalzò lui con un sorriso sarcastico.
Detestabile.
“Non litigate. E poi tu Zacky lo sai benissimo che Holly si scazza se le parli di certe cose. Alla fine non puoi pretendere che ridiamo tutti dei tuoi successi e ti diamo una pacca sulla spalla.”
Olivia era stata costretta a voltarsi in direzione di Matt, allibita.
“Scusa? Matt tu hai sbagliato interpretazione. Zacky può fare ciò che vuole, è il modo in cui lo fa che è uno schifo, ma avrebbe lo stesso effetto anche se al suo posto ci foste tu o Jimmy. Zacky è sfigato perché è l’unico che attualmente si sta scopando mezza Huntington Beach senza nemmeno avere la decenza di non sbandierarlo ai quattro venti.”
“Sono cazzi miei. E poi le ragazze fanno la fila, sanno benissimo a cosa vanno incontro: una sana, eccezionale, spaziale scopata con Zacky Vengeance.”
“Prima o poi finirà, Baker, e allora come farai?” cantilenò lei, sollevandosi in piedi allontanandosi dai due amici.
“Allora, dove andiamo?”
Zacky fissò il cellulare lanciando un’occhiata a Matt prima di puntarlo sull’amica.
“Al chiosco. Johnny ha chiesto se posso passare di là un attimo.”
“Ma…” la frase le si strozzò in gola quando vide lo sguardo di Matt illuminarsi, il sorriso distendersi sul suo volto formando le due fossette ai lati delle labbra, nell’espressione da bambino che la faceva capitolare ogni volta.
“Un momento… Holly, ma Dakota è uscita con Johnny per caso?”
“Tu devi svegliarti proprio nei momenti meno opportuni, Matt?”
 
 
A Dakota pareva che il cuore dovesse uscirle dal petto. In genere, quando vedeva Johnny, le capitava di sentirsi molto stupida e fuori luogo, ma era riuscita a domare l’insicurezza e a farsi coraggio. Holly l’aveva obbligata a vestire nel modo più normale possibile per farla sentire a suo agio.
“Se ne accorgerà di quello che hai da dirgli, ma almeno avrai addosso la tua t-shirt fortunata e le All Star. Con quelle puoi fuggire dove vuoi.”
Il problema, però, era che Johnny non aveva proprio capito niente, e il chiosco aveva aperto con una settimana d’anticipo. Jimmy, Roxanne e Brian erano già passati di lì a prendersi un gelato, e Dakota aveva offerto ai ragazzi un sorriso tirato, mentre Johnny si era distratto a parlare con Jimmy del concerto che, una settimana prima, una band di Miami aveva tenuto ad Huntington Beach. C’erano andati tutti, ovviamente, solo che alla fine Zacky, Johnny e Holly erano troppo ubriachi per ricordarsi qualcosa, per cui non avevano trovato ancora il momento per affrontare l’argomento “musica”.
Roxanne era una causa persa. Se ne stava a mangiare il suo gelato parlando con Brian, ignorando la conversazione tra Jimmy e Johnny e, ovviamente, il dettaglio per cui lei e Johnny dovessero trovarsi insieme – soli – in un pomeriggio di fine marzo. Olivia aveva ragione: i Baker erano negati sentimentalmente. Nemmeno a mettergli per iscritto una dinamica di qualsivoglia tipo, sarebbero riusciti a ricordare in che modo comportarsi, istruzioni per l’uso alla mano.
Dopo l’incursione del trio, Dakota era fuggita in bagno per riprendere ossigeno e chiedere supporto a Holly che, però, non le era stata affatto d’aiuto.
“Diglielo e basta. Non girarci intorno. Sta chiedendo aiuto a Zacky per rimorchiarti. Fallo tu così siamo tutti a posto e lui eviterà di sputtanarsi. Dopo un consiglio alla Baker non lo vedrai più con lo stesso sguardo innamorato.”
Il messaggio implicava che anche Zacky sapesse dell’appuntamento e, di conseguenza, anche Matt, visto che Holly si trovava con loro.
Fantastico. Se Johnny mi scaricherà farò la figura della stupida davanti a tutti.
Perse minuti interi davanti allo specchio, incapace di riconoscersi. Le sembrava che tutto fosse sbagliato su di lei: la matita nera intorno agli occhi, le decine di braccialetti a coprirle i polsi sottili, il lucidalabbra al sapore di fragola – quello che la pubblicità indicava come “irresistibile da mordere” - e persino il suo solito profumo.
Stupida Dakota, avanti... trova il coraggio per farlo.
E se Johnny le avesse detto che non era interessato? Se le avesse detto – peggio ancora – di essere innamorato di un'altra, magari proprio di Holly? Era terrorizzata all'idea di essere rifiutata perché, oltre al dolore, c'era tutto il rovescio della medaglia. Lei e Holly avevano assistito a decine di conversazioni in cui i ragazzi, allo skate park o da Johnny's, prendevano in giro qualche tizia che aveva avuto la malaugurata idea di dichiararsi – per lo più ragazze della High School, ma anche certe tizie che non l'avresti detto mai, che si sarebbero potute invaghire di un membro di quel branco di capre – avendo la sfortuna di non incontrare il loro gusto. Peggio, molto peggio, andava a quelle che finivano con l'essere “la scopata di una notte”, per dirla alla Vengeance, e lì i dettagli si sprecavano. Olivia – in genere – si incazzava a sufficienza da troncare i discorsi a metà trascinandosi appresso Dakota, lontane da quel posto malsano che le faceva sentire oggetti, involucri vuoti privi di anima e consistenza. Soprattutto, prive di attrattive per quel manipolo di idioti. Dakota aveva avvertito sempre più spesso il peso della sconfitta plateale, lontanissima da quell'immaginario in cui la donna perfetta era – per qualche legge statistica che non riusciva a cogliere – regolarmente la tipa che si era scopato Zacky la settimana precedente.
“Non c'è nessuna legge matematica, solo una sfigatissima legge di Murphy. Le hai viste le amichette di Zacky? Hanno il cervello più piccolo di quello di Petit!”
“Ehi!”
“Scusami, hai ragione. Petit è una nobile e intelligentissima cavia peruviana, paragonarla a un branco di galline starnazzanti è ingiusto nei suoi confronti.”
A quel ricordo, Dakota sorrise, distendendo un poco i muscoli delle spalle, tirati come corde di violino sotto la pelle.
“Se non muoio quest'oggi, Dio mi ha riservato una lunghissima vita, ne sono certa. Okay, Dakota, spacca il mondo.”
Farsi il tifo da sola non aveva di certo lo stesso effetto di quello che avrebbe potuto farle Holly, ma non erano a qualche festa per cui un bagno pubblico poteva diventare la sua boa di salvataggio. Era sola e doveva farsi bastare sé stessa.
Percorse a ritroso il locale, sino a immergersi di nuovo nella brezza di primavera, sedendosi nuovamente di fronte a Johnny, intento a bere una birra osservando l'oceano alle sue spalle.
“Credevo ti avessero rapita” le disse sorridendo.
“Scusami se ti ho fatto aspettare, credevo ci fossero ancora Jimmy e gli alti con te.”
“No, figurati, erano di fretta. Non ho capito cosa sia successo esattamente, ma hanno qualche problema con Justin. Se lo chiedessero a me, accetterei al volo di suonare con loro.”
“Justin è troppo schizzato, Holly dice che non saprebbe mai controllarsi se dovessero sfondare.”
“Davvero?”
“Si, dice che è sempre nervosissimo prima dei concerti nei pub. Immaginati la cosa a livelli esponenziali.”
Johnny rifletté qualche istante, poi sorrise, più rivolto a sé stesso che non a Dakota.
“Si, io sarei meglio. Anzi, sarei perfetto per loro. Come mai oggi sei senza Holly? Non ti ho mai vista senza di lei in giro.”
Dakota deglutì, incassando il colpo di un'affermazione che nascondeva tutta la sua solitudine e tutta l'importanza di Olivia: lei, senza la sua migliore amica, non avrebbe mai fatto nulla. In un certo senso il loro rapporto era morboso e soffocante al pari di quello che Holly aveva con Zacky o Matt, perché erano legami totalitari che non lasciavano spiragli per altre persone, che si prendevano tutto il meglio di chi vi era invischiato lasciando agli altri solo gli avanzi. Si sarebbe mai stancata di Holly?
Come a leggerle nel pensiero, una chioma rosso fuoco fece capolino al limitare del pontile, agitando le braccia in aria come un disperso in mare, dietro di lei l'inconfondibile figura di Zacky.
“Volevo uscire con te.”
Johnny restò con la bottiglia di birra a mezz'aria, fissandola con l'espressione più incredula del pianeta.
“Cosa?”
“Tu mi piaci Johnny, e volevo... si insomma, ti ho estorto un appuntamento senza dirtelo davvero, scusami.”
L'incredulità del bassista si trasformò in ilarità, e una risata divertita gli sfuggì dalle labbra. Quando si accorse dell'espressione ferita della ragazza si ricompose, cercando di prendere il controllo su una situazione che, di base, avrebbe dovuto condurre lui.
“Scusami, non volevo prenderti in giro, ma sei buffa. Perché dovresti chiedermi scusa?”
“Be', ti ho trascinato fuori senza dirti il reale motivo e...”
“Non l'avrei fatto nemmeno io” la rassicurò lui sporgendosi un poco in avanti, avvicinandosi a lei.
“Sei sicura che ti piaccio io? Cioè, non ti sbagli magari con Baker vero?”
“Oh no assolutamente! Chi lo vuole uno così?”
“Uno così come?”
La voce del chitarrista riecheggiò lungo il pontile, mentre il volto di Dakota si fece ancora più cadaverico e Holly, alle spalle del ragazzo, le lanciava mute suppliche di perdono. Del loro arrivo però, sembrò non accorgersi nessuno, come se nemmeno l'ingresso trionfale di Zacky potesse davvero sconvolgere le dinamiche già avviate di un naturale processo di addomesticamento.
Johnny si sporse in avanti, passando la mano libera dietro la nuca di Dakota, attirandola a sé con una certa fretta. Sotto lo sguardo incredulo di Holly e Zacky, Johnny stava baciando Dakota e lei – dapprima rigida come un manico di scopa – si era lasciata andare a quel contatto caldo, dal sapore di malto e tabacco, inseguendo la linea sottile delle labbra del ragazzo. Jonathan Seward non aveva mai posato lo sguardo su Dakota Dowell perché – com'era stato in passato per la cotta per Holly, durata esattamente un mese e quattro settimane -  la riteneva distante anni luce dal suo mondo e dal suo modo di concepire le relazioni. Okay, nessun ragazzo di Huntington Beach si sarebbe mai avvicinato a Olivia, a meno che non fosse amante del pericolo e non volesse finire massacrato da Zacky o Matt. Giravano strane voci in quel senso, e nessuno le aveva mai smentite. Tutti sapevano che Holly aveva avuto qualche storia di breve durata, ma era stata bravissima a tenerle nascoste. Ovviamente, solo la mite Dakota sapeva tutto, come era giusto che fosse. Per lei, però, al posto di Baker c'era stata Olivia Bridges in veste di feroce mastino e, la cosa peggiore, era che quelle due erano inseparabili come tutte le altre femmine. Se Holly viveva anche da sola – sostituendo la simbiosi gemellare con Dakota all'occorrenza con Baker o Sanders – Dakota aveva sempre e solo Holly, invece. Johnny, poi, credeva di partire in svantaggio. La cotta di Holly per Matt era nota a parecchie persone, pensare di poter competere con i ragazzi più grandi – fighi come loro, poi – sarebbe stato da stupidi. Per quel motivo Johnny non si era mai soffermato troppo sullo sguardo da cerbiatta di Dakota, sul sorriso dolcissimo da bambola o sul vizio che aveva di stringersi nelle spalle per nascondersi e proteggersi dal mondo. Lui l'avrebbe protetta se gliel'avesse chiesto e, in un certo senso, era accaduto proprio quello. Aveva trovato un coraggio che a lui era sempre mancato, proprio come il respiro, quando aveva iniziato a stordirsi di quel profumo di vaniglia mentre correvano sugli skate o mentre sedevano a parlare di nulla, per ore, durante i pomeriggi trascorsi in compagnia.
“Per me è un si” le bisbigliò lui, tirando le labbra in un sorriso carico di entusiasmo.
“Davvero?”
“Se vuoi te lo ripeto” e, con quelle parole, Johnny semplicemente riprese dal punto in cui si era interrotto poco prima, ignorando i nuovi arrivati, mentre Dakota gli cinse il collo con le braccia, lasciandosi andare in un abbraccio che aveva atteso, desiderato e sognato per mesi interi.
“Vedi Zacky? Le tue tecniche di abbordaggio funzionano solo con le oche con cui esci tu” esalò a mezza voce Holly, le braccia conserte al petto ebbra di un'euforia che non le apparteneva.
“Hai un'espressione ebete, lo sai?” rimbeccò Zacky senza aggiungere altro.
Olivia gli strattonò la manica della felpa, facendo scivolare le dita sotto il polsino per tirarlo un po' più lontano dal tavolo, lasciando finalmente soli Johnny e Dakota.
“Andiamo dagli altri, dobbiamo trovare Justin prima di stasera o saranno guai. Loro hanno un sacco di cose da dirsi.”
“Non sei gelosa?”
“Chi? Io? Sarò sempre Holly per Dakota, anche tra un milione di vite. Proprio come tu per me sarai sempre Zacky. Zacky, Zacky e ancora Zacky.”
Holly si rese conto che a volte, la felicità, ti permette di dire cose che in altre occasioni non diresti mai, nemmeno sotto tortura. Quando sei felice ti senti padrone del mondo e hai la certezza che in quel momento, qualsiasi cosa tu dica, tutto sarà perfetto.
“Dici solo cose scontate oggi?” gli chiese lui, calcandole sulla nuca il cappello da baseball, costringendola ad afferrarlo ai lati con entrambe le mani per riuscire a vedere dove stava andando, prima di rischiare di travolgere un bidone dell’immondizia lungo il loro tragitto.
“Lo sai che sei scemo?”
“No, ma so di essere il più figo del pianeta. E anche il migliore amico più figo che tu possa aspirare ad avere. Ritieniti fortunata, dovresti dimostrare più spesso quanto sono fondamentale nella tua esistenza.”
“Quando lo saresti stato?”
“Dovresti chiederti quando non lo sono stato, piuttosto.”
“Razza di coglione…”
Ti voglio bene.
Dakota aveva ragione: le migliori amiche condividono tutto, anche la felicità.
 
 

Note dell'autrice (1).

Come nella miglior tradizione della saga di “Destini”, il titolo di questa oneshot è tratto dal romanzo “L’amore che vorrei” di Carrie Jones. 



Note dell'autrice (2).
Credo che "Destini" abbia moltissimo di non-detto al suo interno, così ho voluto dare spazio a Dakota e Johnny, due dei personaggi secondari che però, ho adorato immensamente muovere. Necessitavano di uno spazio tutto loro, anche se alla fine la storia mi è sfuggita di mano e il risultato è... questo.
Una storia che, anziché parlare del primo amore, parla solo di amore, nelle sue variabili più incredibili, a cui credo vi abbia abituate "Destini di vetro". Spero che questo regalo di San Valentino (in cui non credo, ma tant'è, credo che in questa storia ci sia amore per tutti i gusti) vi faccia sorridere, e vi faccia respirare l'atmosfera leggera dei capitoli iniziali di "Destini" e, ancora di più, vi riporti a "Il peso della farfalla" (la storia, infatti, temporalmente si colloca a un anno di distanza da questa storia), a quel lontano 1999 dove tutto ha avuto inizio.
A tutte voi, che avete seguito Holly, Dakota e Roxy (che qui ha solo un cammeo, o questa oneshot sarebbe diventata un'epopea) ancora un grandissimo grazie, sperando di offrirvi una valida distrazione con questa one-shot (^.^)
   
 
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