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Autore: bittersweet Mel    14/02/2012    2 recensioni
«Ti avevo detto di no»
Roxas si voltò, sollevando un sopracciglio e sorridendo di sbieco.
«E quando mai ti do ascolto?»
Axel si imbronciò un po’, sbuffando e grattandosi la nuca come se avesse a che fare con un piccolo problema dotato di gambe e una bocca tremendamente spinosa.
«Solo quando ti fa comodo, ecco quando mi ascolti»
Buon San Valentino
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Roxas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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Blaze of rain




Della neve che fino a poco tempo prima ricopriva le strade non c’era più traccia, adesso era stata sostituita dalla pioggia scrosciante che scivolava lungo i margini dei vicoli e finiva dritta nei tombini.
Erano giorni che non faceva altro che piovere e il cielo manteneva il solito monotono grigiore. E se c’era una cosa che proprio Axel non poteva sopportare era rimanere con il naso appiccicato alla finestra di camera sua ad osservare la pioggia cadere da quel cielo grigio senza poter uscire di casa.
Certo, esistevano sempre gli impermeabili e gli ombrelli, ma non era certo la stessa cosa che camminare a testa alta per le strade senza preoccuparsi di bagnarsi i vestiti.
Quindi da quando aveva iniziato a piovere Axel si era rintanato in casa a guardare male il cielo, nemmeno gli stesse intimando con lo sguardo di smetterla di sfornare acqua a catinelle.
Al contrario a Roxas piaceva la pioggia. Adorava aprire la finestra della sua camera e cacciare la testa fuori, annusando l’aria e socchiudendo gli occhi. Il profumo di bagnato gli era sempre piaciuto,  quindi ogni volta che iniziava a piovere non perdeva occasione per uscire di casa e gironzolare in giro per osservare come il panorama cambiava e come i profumi si trasformassero.
E ovviamente aveva bisogno di un compare, perché andare in giro da solo non faceva per lui.

 

«Pronto? Axel, sono io»
Un sospiro si levò dall’altro capo della cornetta, seguito dal frusciare di qualche vestito.
«Buongiorno Signor “ io”, a cosa devo questa chiamata? Ma soprattutto: non le hanno insegnato quando era piccolo a presentarsi con il proprio nome quando si parla al telefono?»
Questa volta il sospiro si spostò verso Roxas, che sbuffò e si sistemò meglio sdraiato nel letto.
«Sono io, Roxas. Hai presente? Il tuo migliore amico? Il tuo ragazzo? Quello con cui esci tutti i giorni? Quello biondo con gli occhi azzurri …»
«Oh sì, quello basso. Adesso ricordo!»
«Taci»
ringhiò subito Roxas contro al telefono, afferrando il cordless nemmeno fosse il collo di Axel in persona e lo dovesse strozzare. «Taci e ascoltami un attimo»
Axel fece spallucce e appoggiò la fronte contro alla finestra, osservando l’alone che subito si andò a creare. « Sono tutto orecchie come sempre, sir»

«Ottimo, perché adesso ti vesti per bene e esci con me»
Il rosso guardò fuori dalla finestra e sollevò un sopracciglio, scuotendo la testa. «Ma certo, e già che ci sono mi porto dietro una barchetta così possiamo giocare ai capitani della nave per le strade»
«Ah, che simpatico»
«Lo so»

Rimasero in silenzio per qualche secondo, chi guardando malinconicamente fuori dalla finestra e chi fissando male il soffitto.
Però quel momento di calma durò poco perché subito Roxas riprese la parola, sbuffando qualche insulto.

«Te l’ho mai detto che sei un dannato metereopatico, nh?»
Axel dalla sua camera sorrise al vento, scoprendo una fila di denti bianchi.
«Me lo ripeti ogni volta che piove oppure il cielo si incupisce»
«E allora fatti qualche domanda!»

Axel sorrise ancora, staccando la fronte ora mai gelata dal vetro della finestra.
«Uhm, quando diventerò più grande farò il meteorologo come lavoro, che ne dici?»
Roxas sospirò e scosse la testa, affondando la guancia nel cuscino morbido.
«Ti ho già spiegato che essere “metereopatici” non significa avere una predisposizione a diventare metereologi »
Il fulvo si lasciò scappare una risata, immaginandosi la faccia del più piccolo mentre ripeteva quella frase per … Per la ventesima volta? O forse anche di più, visto che ogni volta che Axel sentiva la parola “metereopatico” si metteva a parlare delle previsioni del tempo.
«E quando mai ti ascolto, mh?»
«Anche questo è vero … »
sospirò Roxas al telefono, allungando le gambe lungo il materasso e stiracchiandosi.  «In ogni caso non mi importa, usciamo insieme!»
«Non voglio bagnarmi i capelli»
Il biondo scosse la testa, desiderando di avere l’amico di fronte solo per poterlo rasare a zero e picchiare.
Si tirò su a sedere, come se l’idea di mettersi composto potesse dargli la forza necessaria per non esplodere in qualche insulto troppo colorito.

«Axel …. » si passò una mano sopra la fronte, socchiudendo gli occhi. «Axel, sei per caso una ragazzina appena uscita dal parrucchiere?»
Il rosso si morse il labbro inferiore, cercando di trattenere le risate.

«No, signor capitano: non lo sono»
«E allora non imitarne una! Vestiti che tra dieci minuti sono sotto casa tua»
«Ho detto che non ho voglia di usc-» «A dopo»

E Roxas gli attaccò il telefono in faccia, un sorriso soddisfatto sulle labbra e le mani già in cerca dell’ombrello.
Nel giro di dieci minuti riuscì davvero a vestirsi, coprirsi per bene e ad arrivare di fronte a casa di Axel con un lieve sorriso sulla faccia.
Suonò il campanello un paio di volte, giusto per far intendere all’altro di essere arrivato e di scendere velocemente. Incrociò le braccia al petto e osservò il cielo pieno di nuvole, mentre gli occhi vagavano tra le varie forme in cerca di qualcuna famigliare.
Oh, quella sembrava un cuore. E quell’altra un cane, mentre quella …
«Ti avevo detto di no»
Roxas si voltò, sollevando un sopracciglio e sorridendo di sbieco.
«E quando mai ti do ascolto?»
Axel si imbronciò un po’, sbuffando e grattandosi la nuca come se avesse a che fare con un piccolo problema dotato di gambe e una bocca tremendamente spinosa.
«Solo quando ti fa comodo, ecco quando mi ascolti»
Il biondo annuì e osservò con attenzione l’altro ragazzo, arricciando le labbra e mormorando qualche “ stupido” di tanto in tanto.
«Hai intenzione di uscire vestito in questo modo?» gli chiese con voce stranita poco dopo, indicando i pantaloni rossi del pigiama e poi la maglia leggera di velluto.
Axel fece spallucce e ruotò gli occhi al cielo, brontolando.
«Adesso controlli anche come mi vesto? Questa relazione mi sta soffocando, sappilo» finì la frase puntando il dito indice contro la faccia di Roxas, per poi sporgersi in avanti e punzecchiandogli una guancia arrossata a causa del freddo.

Il biondo gli scacciò il dito con un movimento del capo e annuì un po’, mugolando in assenso.
«Hai proprio ragione, forse dovremmo lasciarci»
Anche Axel annuì, con espressione seria sul volto. «E sì, domani ci lasciamo davvero»
«Ovvio»
Si guardarono per qualche secondo e poi sorrisero apertamente.  Roxas si mise entrambe le mani in tasca, lasciando penzolare da un lato l’ombrello umido e spostandosi da un piede all’altro in attesa.
«Beh? La cavolata del giorno l’abbiamo detto, adesso andiamo!»
Axel borbottò un po’, passandosi una mano tra i capelli e scuotendo la testa.
«Come mai hai tutta questa voglia di uscire? Solitamente sono io quello che ti trascina in giro … Che succede?»
Il biondo si irrigidì per un attimo, mentre un po’ di rossore si aggiunse a quello che già aveva prima sulle guance. Scosse la testa velocemente e si schiarì la voce, cercando di non dare nell’occhio. «Nessun motivo, così …»
Il maggiore sollevò un sopracciglio e sorrise, credendo ben poco alle parole dell’altro. Una cosa che non invidiava proprio a Roxas – oltre all’altezza di un fungo- era la capacità di recitare. Se c’era qualcosa da nascondere non era proprio capace a sviare l’argomento o altro.
«E va bene, va bene. Uscirò con te nonostante l’acquazzone, i piragna tra le strade e le meduse in giro»
«Esagerato» si lamentò Roxas, fingendosi indispettito nonostante il sorriso sulle labbra che non riusciva proprio a trattenere.
Axel gli passò una mano tra i capelli e gli diede le spalle, rientrando in casa per andare a vestirsi in maniera un po’ più pesante. Magari con un cappotto, nh.
Intanto Roxas si lasciò scappare un sorriso ben più accennato del precedente, ritornando a guardare le nuvole che stava adocchiando prima dell’arrivo di Axel.
Ritrovò quella che prima era a forma di cuore, anche se adesso il vento l’aveva pian piano tramutata rendendola quasi completamente differente da prima.
Effettivamente era una cosa che spesso Axel era solito ripetergli: tutto cambiava, le persone, l’umore, il carattere, il tempo … Tutto era in costante movimento e stava solamente a noi decidere se seguire il mondo oppure rimanere fermi.
Roxas si voltò, osservando la porta di casa del fidanzato e sorrise, sicuro al cento per cento di voler andare avanti anche a passo di corsa, per lo meno finché ci sarebbe stato Axel a tendergli la mano al suo fianco.
E c’era un motivo se quel giorno aveva insistito tanto per uscire di casa, un motivo che solitamente non reputava importante ma che per una volta aveva deciso di festeggiare.
«Sono pronto, nanetto insistente»
Il biondo annuì soddisfatto e si avvicinò ad Axel, afferrandolo per il gomito e trascinandolo verso la strada, rimanendo comunque sotto la tettoia.
«Ok ok, non c’è bisogno di tirare!»
Il maggiore afferrò entrambe le mani di Roxas e se le tenne strette, scuotendole un po’ con un sorriso sulle labbra.
«Dimmi la destinazione, mh?»
«Non so … Facciamo al Plus?»
Axel annuì, lasciando andare una mano di Roxas e tenendosi ben stretto l’altra. «Che Plus sia, allora. Io mi prenderò un bel caffé»

Il biondo annuì e aprì l’ombrello con un gesto secco, sollevandolo verso il cielo grigio e spostandolo verso il centro per poter tener sotto anche l’altro.
Axel si chinò un po’ e si strinse un po’ di più contro il più piccolo, lamentandosi apertamente delle goccioline di pioggia che ticchettavano contro la plastica colorata dell’ombrello.
Eppure rimanere vicino a Roxas e osservare la pioggia cadere non era così male e poi ... Se non si sbagliava in Giappone stare sotto lo stesso ombrello è un segno di intimità profonda, no?
Axel gongolò per un attimo, stringendo la mano di Roxas tra la sua e sorridendo.
«Forse il mal tempo non mi porta solo malumore, che ne dici?»
Il biondo sollevò lo sguardo e ci pensò su, annuendo poco dopo. «Già, ti porta i capelli bagnati!»
Subito dopo spostò la mano verso l’esterno e lasciò la testa di Axel completamente scoperta, così che la pioggia riuscì a battergli direttamente sui suoi meravigliosi capelli acconciati.
«WOAH, ma che razza di- »
Cercò di artigliare l’ombrello dalle mani di Roxas e si sporse in avanti, indeciso se correre verso il primo portico oppure spingere il biondo a terra dentro una pozzanghera.
Alla fine lasciò perdere ombrello e ragazzo e si catapultò verso la prima tettoia in vista, ci si sistemò sotto nemmeno fosse un gatto zuppo e sembrò quasi soffiare verso la figura di Roxas che gli si avvicinava.
«Allontanati da me, piccolo diavolo!»
Il più piccolo si lasciò scappare una grassa risata e si piegò sulle ginocchia, lasciando scivolare a terra l’ombrello.
«D-Dovevi vedere la tua faccia» singhiozzò poco dopo, riuscendo a stento a trattenere le lacrime dalle risate.
«Non mi parlare, non mi guardare, non mi toccare»
Com’era giusto che fosse Roxas gli si avvicinò, gli sfiorò il volto con una mano, lo guardò fisso negli occhi e poi gli disse “ Hey, ti sto parlando”.
Poco dopo gli si allontanò di qualche passo, girando su sé stesso e sollevando lo sguardo al cielo e inspirando a pieni polmoni.
«Mi stavo quasi dimenticando il motivo per cui siamo usciti … » mormorò, sorridendo e riprendendo l’ombrello da terra. Lo riaprì e ritornò per strada, intimando Axel con la mano di seguirlo. «Buon San Valentino, Axel»
Il rosso sgranò lievemente gli occhi e si guardò intorno, come a cercare degli indizi che gli confermassero quella notizia. E solo allora notò le vetrine decorate con dei cuori rossi, le coppiette tutte eccitate e piene di fiori e il clima che si respirava nell’aria.
Sorrise e corse verso Roxas, abbracciandolo di slancio e facendogli cadere l’ombrello multicolore a terra.
Sollevò il biondo da terra e lo roteò per aria una volta, per poi rimetterlo con i piedi per terra e scoccargli un bacio a fior di labbra.
Rimasero a guardarsi negli occhi sorridendo, mentre la pioggia cadeva su di loro.
«Buon San. Valentino anche a te e grazie»
Roxas scosse la testa. «E per che cosa?»
«Per il fatto che mi ami anche se con i capelli bagnati sono proprio orribile» 

Mel-

Ullalà, sono tornata dalle tenebre di un lavoro giornalieri non pagato e non voluto detto anche stage. Essì, nonostante il lavoro erano settimane che volevo scrivere un'AkuRoku e ci sono riuscita! Per di più in occasione di SanValentino ( stupidafestaspocchiosaargh! )
Quindi nulla, spero vi sia piaciuta 'sta mini barboneria spacciata per storia. Byee

Ps: Nicki, se stai leggendo qusta storia *addita* ... M-Mi hai lasciato un sacco di commenti bellissimi, grazie donna ;A; *abbracc*
   
 
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