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Autore: ArchiviandoSogni_    14/02/2012    7 recensioni
San Valentino è arrivato e porta con sé una piccola sorpresa per Kaley.
Dopo un anno di sofferenze e dolori malinconici, Chase è ritornato a bussare alla sua porta.
Kaley sarà disposta a perdonarlo?
Quanto può essere grande un amore, per oscurare la sofferenza?
Dal Testo :
Chase continuò a giocare con le mani, facendola sussultare.
“Non dire niente, Kay. Ti amo così tanto che voglio scontare tutti i miei peccati, tutti i miei difetti commessi quest’anno passato lontani. Lasciati andare e io non mi fermerò.”
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lost within each other

 



 

Perdersi dentro una persona : questo ci fa più paura.
Cosa succede quando abbatti tutti i confini, le paure e le sicurezze?
Cosa succede se mescoli quei confini e ne crei di nuovi?
Cosa succede se ti innamori completamente fino a perderti dentro di esso?
Nasce l’infinito.
L’infinito più profondo e complesso di tutti.
Nasce il Noi.
E la paura sfinisce per lasciar posto all’Amore.
A quella sensazione che scalda il cuore fino a farlo scoppiare.
Fino a farlo rinascere.
 

 

 Buon San Valentino a voi, mie dolcezze.

 


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“Cosa ti ha fatto ritornare qui, Chase?”
Kaley era rimasta seduta davanti alla scrivania, con lo sguardo verso la porta e le mani pericolosamente contratte.
Era passato un anno, un doloroso anno dalla sua partenza e lui aveva anche il coraggio di sorriderle con quella smorfia che aveva sempre avuto effetti destabilizzanti su di lei. Lo sapeva, lui lo sapeva; tanto che mostrava con sincerità disarmante, la bellezza di quel viso da lei amato e consumato a suon di baci per 21 lunghissimi anni.
Sì, 21 anni.
Erano nati nello stesso ospedale, cresciuti nello stesso quartiere ed erano diventati una coppia senza essersene resi conto. Si erano amati fin da quando le loro piccole mani si erano sfiorate, per caso, nella stessa culla di quell’ospedale di provincia.
Fu così che Chase diventò il suo paradiso personale, uno scoglio stabile in mezzo all’oceano turbolente di sentimenti e rivelazioni tipiche dell’adolescenza. Erano diventati uomo e donna osservandosi a vicenda, rimanendo stupiti uno dell’altra, per lo strano effetto che un semplice bacio sulla guancia sapeva donare o di un abbraccio sentito con ogni fibra dell’anima.
Il passo successivo fatto di approcci fisici, scoperte sensoriali e brividi a fior di pelle, li aveva uniti non solo con il cuore e la mente, ma anche con i loro corpi. Con quella fitta perenne allo stomaco, con i bisogni ricorrenti e la necessità di nascondere i momenti peggiori della vita sotto un piumone e una muta richiesta  di baci e abbracci interminabili.
Ma dallo scorso febbraio, tutto era svanito, tutto era stato distrutto da quella richiesta di Chase, di quel suo sogno malato per il disegno fumettistico che lo aveva portato così lontano da lei come non era mai successo in precedenza. Fu così che quel paradiso ricco di calma, amore e tenerezza, si era trasformato nell’inferno peggiore di tutti.
Nell’inferno più doloroso che possa  esistere.
La distanza.
“Tu, Kay. Non sei felice di vedermi?”
Lei abbandonò la matita e il suo libro, per dirigersi verso la porta a passo di marcia.
“Felice? Dovrei essere felice? Mi hai abbandonata qui da SOLA per quello stupido hobby. Hai preferito partire per il Giappone, invece che restare qui con ME, quando avevo più bisogno! Fottiti Chase, ma fallo con stile e lontano da casa mia!”
Lo spintonò come faceva spesso, lo allontanò da sé come aveva fatto la distanza per tutti quei mesi.

Come poteva solamente guardarlo negli occhi ed essere felice?
Come poteva dire quelle parole così alla leggera mentre lei aveva sofferto come una matta?
“Hey, ma cosa ti prende? Ne avevamo parlato ed eri d’accordo anche tu!”
Lei alzò lo sguardo, incontrando finalmente quello cristallino del ragazzo.
Quanto le erano mancati quegli occhi con le sfumature blu e azzurre tipiche del mare d’agosto.
Quanto le era mancato lui con il suo “Hey” spavaldo, che dedicava solo ed unicamente a lei.
Ma soprattutto, quanto le erano mancati i suoi abbracci fugaci, il suo ricercare continuamente calore o semplice profumo dall’incavo del suo collo e ridere sulla sua pelle, quando sentiva la pelle d’oca formarsi dopo ogni suo breve tocco.
“Ero.. Si, è vero, ero d’accordo. Però non credevo che fosse così dura. Chase, mi sei mancato da morire e tu non ti sei nemmeno fatto sentire, né con un’ e-mail né con uno schifo di sms!”
Lui rimase interdetto dopo aver udito quelle parole, tanto che bloccò le mani di Kaley sul suo petto e le racchiuse tra le sue.
“Logorroica che non sei altro, guarda che sei tu che non mi hai mai risposto. E non iniziare a dare la colpa sempre al sottoscritto, quando è stato vittima di un maremoto colossale ed è vivo per miracolo. E se non ti bastasse il disastro naturale, posso aggiungere di essere fidanzato con una pazzoide, che invece di abbracciarmi e baciarmi come non mai, fa la preziosa e mi sta facendo letteralmente impazzire.”
Purtroppo quelle parole invece che calmare la ragazza, la fecero infiammare letteralmente, dando libero sfogo all’ira repressa da troppo tempo.
“Stronzo e pure egoista! Io sono stata in pena come una deficiente, appiccicata alla TV per cercare di capire quello che era successo.. Ho chiamato quella cavolo di università dal nome impronunciabile fino allo sfinimento, tanto che ormai potevo chiaramente parlare in giapponese con la receptionist! E poi non mi hai risposto minimamente, non hai pensato ad avvisarmi! Potevo darti per morto, tra  carpe giapponesi e sushi congelato,  ma per fortuna tua madre mi ha riferito che stavi bene e che anzi, avevi anche aiutato la famiglia che ti ha ospitato a salvarsi.. Che grande pezzo di merda! Ecco cosa ho pensato.”
Kaley si allontanò dalla porta, sedendosi poi sul letto con le braccia incrociate.
Sbuffava come una locomotiva a vapore e Chase la trovò ancora più bella di un anno prima.
Ormai non poteva nemmeno allontanarsi per un secondo, perché quei capelli che amava tanto intrecciare, erano diventati ancora più lunghi e la rendevano ancora più bella e fragile. Perché quegli occhi vispi e sempre luccicanti di allegria, si erano spaventosamente intristiti, facendogli stringere il cuore nel petto e impuntare con forza i piedi sul pavimento, per evitare di correrle incontro e abbracciarla come lei tanto amava.
L'aveva soprannominata orsachiotto. Quello da stringere nelle notti più buie e solitarie, per consolare il cuore frenetico che batteva più forte di un tamburo.
Il suo orsacchiotto che ormai era diventato una splendida donna e lui faticava a rendersene conto.
Le si avvicinò lento, calmo e si sedette sul pavimento appoggiando il mento sulle ginocchia di lei.
Lo faceva da una vita, come una richiesta d’aiuto o una richiesta d’attenzioni che lui non era mai riuscito a chiederle apertamente e che lei invece aveva sempre nascosto dietro un abbraccio.
Kaley era una ricercatrice di abbracci, aveva sempre amato darli, fin da piccola.
Era proprio grazie ad un abbraccio che lui si era reso conto di essere innamorato di lei; che la sua migliore amica non era semplicemente una sorella per lui, era una parte stessa del proprio braccio, gamba e mani.
Era quella parte mancante di cuore che gli uomini cercano per tutta la vita, mentre lui aveva sempre avuto la  fortuna sfacciatadi averla al proprio fianco.
Era la sua ragazza e lui sperava di averla per sempre al suo fianco, nonostante tutto.
“Lo so, Kay. So che non mi hai scritto perché non volevi distrarmi e so che chiamavi il figlio della famiglia in cui abitavo, per chiedere ogni giorno come stavo. So che il numero privato che mi chiamava nel mezzo della notte eri tu e so anche che non mi odi, ma che ti sono mancato talmente tanto da rendere offuscato il tuo desiderio di venire qui tra le mie braccia e confidarmi i tuoi problemi. Ti ricordi? L’abbiamo sempre fatto, io mi sedevo sul pavimento posando il viso sulle tue ginocchia pregando di ricevere un tuo sguardo dolce e il tuo permesso per baciarti. E tu ti rifugiavi tra il mio petto e le braccia, perché avevi paura di guardarmi negli occhi quando mi rivelavi di essere innamorata del ragazzino stupido di turno. Che scemo, in realtà parlavi sempre di me ed io me ne sono accorto troppo tardi.”Kaley sentì scemare la rabbia che aveva covato per molto tempo, solamente per quelle parole gentili, per l’intonazione calma ed avvolgente che Chase regalava ad ogni parola e per il timbro di voce leggermente roco che assumeva quando doveva rivelarle dei segreti o pensieriintimi .
Sapeva tutto di lui, conosceva ogni espressione, occhiata e sorriso che solcavano ogni volta  il viso, quando un’emozione profonda lo attanagliava con forza.
Lo conosceva così bene, che si stupiva come non si fosse ancora accorto della sua continua presenza anche quando c’erano stati chilometri a dividerli.
Lei c’era sempre stata e anche lui non era da meno.
Kaley scivolò dal letto al pavimento, gattonando tra le gambe di Chase e sistemandosi tra le sue braccia.
Appoggiò il viso sul suo petto e sbuffò leggermente.
“Non sono riuscita a mantenere la promessa e a lasciarti in pace come volevo. Volevo lasciarti vivere l’esperienza migliore della tua vita senza la presenza morbosa di una ragazza che vuole sempre mille attenzioni, con mille pretese e vizi che tu sai sempre come aggirare, colmare o prendere in giro. Chase io.. Mi sono sentita così persa, così vuota. Mi mancavano anche i tuoi calzini puzzolenti tra le coperte al mattino o le tue insane richieste appena svegli. Mi mancavi tu, ma non sapevo come dirtelo. Non sapevo come fartelo percepire senza farti soffrire.”
Kaley strofinò il naso sulla felpa scura di Chase e solo in quel momento realizzò, per davvero, tutto quello che stava accadendo da pochi minuti.
Era tornato il suo profumo ed il suo sorriso, le sue braccia ed il suo petto.
Era tornato lui e lei si sentiva improvvisamente riempita, di nuovo ricolma di una felicità che portava indissolubilmente il nome di Chase.
Lui la strinse con forza e possessione dopo quel breve silenzio.
“Sono un cretino perché ti ho lasciata proprio il giorno di San Valentino con una marea di cioccolatini, ma con nessuno che ti aiutasse a finirli, a scartarli e a mangiarli. Sono proprio un idiota, però mi ero sentito così in colpa che al supermercato avevo comprato tutto ciò che mi era possibile, con il mio vecchio lavoretto part-time.”
Kaley sorrise mentre una lacrima muta le aveva rigato la guancia che era a contatto con il tessuto.
“Sì. E sai la cosa buffa? Li ho mangiati tutti da sola nel giro di due giorni. C’erano mamma, papà e Jenny che avevano cercato di fermare il mio masochismo, ma non ci sono riusciti. Li ho mangiati tutti, maledicendoti ad ogni boccone e rimaneggiando i proverbi d’amore al loro interno, con veri e propri inni all’odio e al vodoo.”
Chase spettinò un poco i lunghi capelli di Kaley e le stampò diversi piccoli baci sulla fronte.
Lei chiuse gli occhi e si lasciò andare al contatto di pelle contro pelle, di Chase contro Kay.
“Mi sei mancato da morire.”
Lui sorrise e le fece sollevare il volto per avvicinarlo al suo.
“Dimostrarmi che soffrire questi mesi senza aver guardato nessun’altra, senza aver toccato nessun’altra pelle, sia valsa la pena. Dimostrami che mi ami, Kay.”
Chase era così serio che la ragazza rimase un attimo smarrita. Quella richiesta racchiudeva in sé mille diverse sfumature che non appartenevano al Chase di solo un anno prima.
C’era dolore, logorante passione e smisurato affetto da voler essere colmato.
Voleva una conferma?
Lui voleva sentirsi di nuovo amato, quando lei non aveva mai smesso di farlo?
Kay lasciò libere le lacrime che rimanevano silenziose anche quando gli occhi di Chase si accesero di tristezza.
Sapeva di fargli male mostrandosi così profondamente turbata e ferita, però non poteva nascondere mesi di notti insonni, di giorni monotoni e passati a rivangare ricordi.
Voleva amarlo di nuovo, ma non voleva avere più paura di perderlo.
“Rimarrai con me poi? Non mi lascerai anche oggi come lo scorso San Valentino?”
Lui le prese il volto con velocità e fece avvicinare le loro fronti fino a farle accostare con gentilezza.
“Sono tornato per restare.”
E Kaley non aspettò altro; si tuffò tra quei capelli perennemente spettinati che amava toccare mentre lui le dormiva sul suo petto come un bambino.
Abbandonò la rabbia, il rancore ed il dolore per far ritornare al suo posto d’appartenenza, quel sentimento che è -e sempre sarà- il carburante infinito di tutto il mondo e di tutti gli uomini.

L’Amore.
L’amore con i suoi se ed i suoi ma, con i suoi forse e con i suoi no secchi.
L’amore che per Kaley erano gli abbracci di Chase.

Questo e solo questo, bastava a trasformare il periodo più cupo in luce accecante, il dolore più pressante in gioia leggera.
Chase si fece allungò sul pavimento e si beò della vista della sua piccola donna che si prodigava a fargli capire quanto quella distanza in realtà li aveva avvicinati maggiormente.
E si baciavano, si abbracciavano, si plasmavano per ricreare due persone migliori e più forti,  sempreconle loro paure, ma con maggiori certezze uno sull’altra.
Kaley accarezzò il palato di Chase mentre lui le sfiorava la pelle nuda, sotto il maglioncino sgualcito.
Tremavano entrambi e non solo per l’eccitazione, tremavano perché solo un abbraccio poteva riscaldarli per davvero, perché nemmeno un bacio appassionato poteva colmare il freddo che si sente nel cuore senza le braccia del tuo compagno che ti avvolgono e ti fanno sentire protetta.
Kay si sentiva così : protetta come non lo era stata per 12 mesi, amata forse ancora più di prima; sicura come non lo era mai stata davvero.
Si staccò dalle labbra di Chase che si erano incurvate in un sorriso felice e con quell’ombra di malizia che non lo abbandonava mai, nemmeno quando dormiva.
“Ti è bastato?”
Lui mosse la testa insoddisfatto e poi scoppiò a ridere portandosi una mano tra i capelli aggrovigliati.
“Sei incredibile, riesci a essere indifesa come una cerbiatta appena nata e diventare una pantera sexy solo con una mia piccola provocazione. Santo cielo, quanto mi sei mancata.”
Kay sorrise e si ritrovò di nuovo tra le braccia di Chase, con le labbra incastonate perfettamente con le sue, prendendo parte ad un gioco peccaminoso e senza via d’uscita. Mentre una sua mano già percorreva la pancia di lui, Chase si alzò in piedi, trascinandola con sé.
“Ma cos-“
“Bagno. Caldo. Insieme. È la nostra tradizione, lo sai.”
Lui la pregò con lo sguardo, mostrando ancora il labbro tremulo con i suoi disastrosi effetti sul controllo di Kaley. Lei non si trattenne e prese a giocarci con un dito, scoppiando a ridere per poi bisbigliare un , un po’ insicuro.
Chase non aspettò altro e la porto con sé dentro quella vasca che aveva condiviso non solo passione, ma tante piccole dichiarazioni del loro amore.
 
***
 
“Ti ricordi il nostro primo bagno in questa vasca?”
Chase cingeva la vita di Kay tra le proprie mani, mentre percorreva sovrappensiero le linee sinuose del suo ventre e dei suoi fianchi.
Kay sospirò un po’ per il ricordo piacevole, un po’ per quel tocco mite che le solleticava la pelle.
“Come potrei essermene dimenticata? Mi avevi spinto dentro per dispetto e io ti avevo trascinato con me, per vendicarmi.”
Prese così un po’ di schiuma tra le mani, ricordando quell’episodio risalente a 6 anni prima.
“Non avevamo calcolato l’effetto bagnato dei vestiti...” Continuò Chase ricordando ancora perfettamente il reggiseno con le fragole che indossava lei quel giorno.
“Non solo quelli, ahimè. Non calcolammo la vicinanza, le labbra che si erano sfiorate all’improvviso e poi quel bacio che si trasformò ben presto in altro. Certo  eravamo degli adolescenti intraprendenti, non c’è che dire.”
La ragazza continuava a sorridere mentre sentiva le mani di Chase cingerle, con dolce possessione, le anche.
“Fu il nostro primo bacio. Anzi, il primo bacio vero. Eri bellissima, tutta rossa in viso e con le mani che tremavano nonostante fossimo in agosto.”
Chase strofinò il suo naso tra i capelli legati disordinatamente di lei, le baciò poi il collo e prese a morderle gentilmente una spalla scoperta.
Kay invece rimase in silenzio, assaporando il calore di Chase che le avvolgeva completamente la schiena, le spalle e i fianchi. Era una sensazione che aveva provato tante volte negli anni passati, però quella volta c’era qualcosa di nuovo, qualcosa di tremendamente confortante. Stavano parlando, per la prima volta, di quei ricordi che erano rimasti silenziosi per troppo tempo.
“A cosa pensi?”
Kay voltò il viso. “A noi. Mi abbracci, Chase?”
Lui le sorrise mentre la rigirava tra le proprie braccia.
“Vieni qua, orsetto permaloso.”
Kay si nascose nell’incavo della sua spalla, respirando il profumo di cioccolato che imperversava dalla vasca. Era il loro bagnoschiuma preferito, anzi era quello di Kay. Lei era sempre stata viziata da quel ragazzo dal cuore gentile e dalla battuta pronta. E lo amava molto, troppo forse. Ma non riusciva a trattenersi, non poteva trattenere il sentimento che provava nei suoi confronti.
“Adoro i tuoi abbracci. Mi fanno sentire amata, più dei baci passionali o di sfrenate notti di sesso. Gli abbracci ti permettono di sentire il cuore delle persone, il respiro regolare e l’odore della pelle.”
Kay disegnò dei piccoli ghirigori sui pettorali scolpiti di Chase, che intanto le stava insaponando la schiena con lentezza e perizia.
“Lo so che sono un ottimo elargitore di abbracci. Però non possiamo continuare ad abbracciarci in eterno, non credi?”
Kay si scostò per poterlo guardare negli occhi. “Invece sì.”
Il ragazzo incrociò le braccia sul petto, sospirando appena.
“Sei sempre la solita testona, orsetto lavatore. Sai che assomigli proprio ad un orsetto? Un po’ rotonda, pelos-“
La ragazza lo schiaffeggiò con decisione, provocando le risa del ragazzo che cercava di coprirsi il viso con le braccia.
“Cosa cazzo stai dicendo? Ok, il nostro bagno caldo finisce qui. Buon San Valentino, Chase Williams. Annegati.”
Kay spinse sott'acqua la testa di Chase e fece per alzarsi per uscire definitivamente dalla vasca. Purtroppo il suo intento venne troncato sul nascere e si ritrovò completamente immersa nella vasca, con il viso e il petto fuori dall’acqua e il ragazzo sopra di sé che la guardava mostrandole, con successo, il viso da cucciolo bastonato.
“Non. Ci. P-R-O-V-A-R-E!”
Un dolce sorriso malizioso prese il sopravvento, distruggendo completamente, pezzo per pezzo, tutta la finta determinazione di Kaley. In realtà, lei non riusciva a lasciarsi andare completamente perché si sentiva ancora in qualche modo ferita per il comportamento di Chase.
Non era colpa delle sue battute carine e scherzose, ma della sua incredibile faccia tosta di voler ritornare, come se nulla fosse successo, al loro precedente rapporto.
Kaley voleva dimenticare tutto, ma si rese conto che non era ancora in grado di farlo.
“Chase.”
Gli posò le mani sul petto cercando di stabilire una po’ di distanza tra loro.
“Ho capito, ho capito. Mi… dispiace immensamente, Kay. Ho notato che non sei completamente rilassata. Hai le spalle contratte fin da quando siamo entrati in vasca. Io non so davvero come potermi far perdonare, come potermi togliere questo enorme peso che mi appesantisce la testa e il petto. Non voglio dire che ho fatto una cazzata l’anno scorso e non rimpiango di aver scelto di partire. L’unica cosa che mi fa star male da morire è il tuo sguardo triste, il tuo essere stata in silenzio fino adesso pur di farmi vivere questa grande opportunità. Questa volta,  quello egoista sono stato io e tu non me l’hai fatto pesare. È vero che mi hai fatto una sfuriata poco fa, però… Non eri tu. Non eri la mia Kay aggressiva e irragionevole. Mentre io sono semplicemente un coglione che sta cercando di farsi perdonare.”
Si scambiarono uno sguardo lento, così ricolmo di significati che non serviva parlare.
Kay era combattuta tra il suo orgoglio e l’esigenza di tornare tra le braccia di Chase.
“Io...”
“Vuoi fare l’amore con me?”
Kay rimase interdetta mentre una sua mano partì contro la sua volontà. Lo schiocco di pelle contro pelle, echeggiò per tutto il bagno silenzioso e ancor peggio, nella mente di Chase.
“Sei un IDIOTA. IDIOTA! Ma con quale logica mi chiedi una cosa simile? E io sto cercando di fare la persona matura, di non urlare. Sto URLANDO, invece! E tu sei un coglione patentato, con gli ormoni al posto dei neuroni e con un intenso movimento inappropriato della terza gamba. Io sono stata di merda per 12 mesi, per un grandissimo STRONZO! Ecco la verità! Ma porca di quella..”
Lui le sorrise e la strinse a sé, lasciandola senza parole.
“Chase, guarda che non sto scherzando.”
“Nemmeno io. Ecco la mia Kay; finalmente ti riconosco.”
Kaley sospirò pesantemente, rendendosi conto dell’intento del ragazzo.
“Sei impossibile, sai? Non riesco ad arrabbiarmi davvero.”
Stava cedendo così facilmente, che si infastidiva da sola per quel suo intimo pensiero. Però l’amore non poteva coesistere a lungo se c’era troppo l’orgoglio.
E nonostante le sofferenze passate e gli abbracci mancati, si sentiva profondamente legata a lui e non poteva semplicemente opporsi al suo cuore. Voleva baciarlo e fare l’amore con una forza tale da vergognarsi da sola per l’incoerenza.
Ma la razionalità non lascia spazio ai sentimenti puri e travolgenti e in quel momento, Kay spense tutto. Spense il cervello lampeggiante, spense le parole cattive e inappropriate, spense il proprio risentimento per lasciarsi amare.
Chase non parlò, sentì solo le braccia di Kay avvolgerlo improvvisamente.
Lui capì.
Capì davvero.
La prese tra le braccia e l’avvolse in un asciugamano.
Percorse così il corridoio, scortandola come una sposa, fin sopra al loro letto che li aveva protetti e nascosti per molti anni della loro adolescenza.
In quel 14 febbraio, Chase e Kay avevano sperimentato tante emozioni, tutte diverse, ma inconsapevolmente, una più rivelatrice dell’altra.
Si erano odiati ed amati con la stessa intensità; si erano scoperti davvero senza maschere e preconcetti dopo anni di parole non dette.
E poi,  ci sono momenti come quello,  in cui l’amore non bussa semplicemente alla tua porta ma la valica senza rispetto. E’ irruento, travolgente, profondo e incommensurabilmente caldo ed appagante.
Chase scelse con cura quali baci adoperare, per donare il suo amore quel giorno.
La baciò dolcemente sulla fronte, le sfiorò appena le guance e giocò con veemenza con le sue labbra.
Kay si lasciò coccolare, dopo mesi di arida indifferenza e malinconico dolore.
Sentire di nuovo quelle grandi mani sul suo corpo era una sensazione sorprendente, ma contemporaneamente ben conosciuta e rassicurante.

Lui le prese il seno con dolcezza, le baciò il ventre con forza e le sollecitò l’intimità, con una strana irruenza.
“Ch-Chase?”
Il ragazzo la guardava estasiato, mentre le sue mani percorrevano sentieri illeciti in mezzo alle gambe della sua donna.

“Non vuoi?”

I capelli gli erano cresciuti, constatò Kay. I suoi occhi erano leggermente velati da essi, mentre si sollevava dal suo corpo per guardarla intensamente.
“No. Cioè.. No-“
Chase continuò a giocare con le mani, facendola sussultare.
“Non dire niente, Kay. Ti amo così tanto che voglio scontare tutti i miei peccati, tutti i miei difetti commessi quest’anno passato lontani. Lasciati andare e io non mi fermerò.”
Kay si emozionò per quelle parole e mosse semplicemente le testa che si era incastrata tra i cuscini morbidi.
Chase non indugiò più e si abbassò con la bocca per ricompensare la solitudine, il dolore e la mancanza del suo corpo su quello di lei.
Fu una tortura lenta, sussurrata, sentita.

C’erano parole appena accennate, respiri soffocati e mani che si cercavano.
C’erano lingue infocate, sensi accesi e menti spente.
C’erano Chase e Kaley che erano tornati ad amarsi sotto il sole mite di quel febbraio ancora così freddo.
C’erano i loro corpi che si unirono dolcemente, con lunghe pause e faticose risalite.


E mentre il piacere li aveva travolti un’altra volta, tra la pelle sudata e i capelli disordinati, Kay gli sussurrò il suo amore.

“Abbracciami e continua a farlo per tutta la vita, Chase Williams.”

Lui sorrise e si abbassò su di lei, togliendole il respiro.

Sposami e non smetteremo mai.”

Fu così che quei due vicini di casa inseparabili, migliori amici per scherzo e fidanzati ancor più strambi, si promettevano amore mentre un cupido silenzioso scoccava dalla finestra la sua freccia perfetta.
E l’Amore si propagò, inciampò e finì per avvolgere serenamente quella stanza e quei due corpi.
L’Amore si affezionò a quei due ragazzi, non lasciandoli mai.
Per sempre e forse ancor di più.
 
 

The End

 
 
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Principalmente, questa storia è un regalo per le ragazze che mi sostengono e per tutte le persone che mi vogliono bene. A mia sorella che legge sempre e mi intima a continuare, a quella mia amica che mi sostiene da quasi un anno senza stancarsi mai, e a te lettore che sei passato di qui.
Spero di avervi lasciato un po’ di dolcezza e amore per questo giorno speciale.
San Valentino,per chi ama davvero, non è semplice business.
Perché il cioccolato migliore, se non è donato con il cuore, sarà semplicemente un altro chilo da aggiungere sulla bilancia, e uno da togliere dal cuore.

Un bacio grande a tutti.
Grazie a chi leggerà e commenterà.
 
Per tutto il resto, mi trovate qui.
 
A presto <3
 
 
 
 
 

   
 
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