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Autore: cecchino_2028    14/02/2012    6 recensioni
Sherlock Holmes non c'è più, questa è la dura verità che annienta John Watson, eppure una mano invisibile sostiene il dottore, ma presto la mano diventerà un corpo in carne ed ossa...
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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John è sdraiato sul divano, completamente ubriaco, è su quel pezzo di mobilio perché sta cercando una traccia, qualcosa che gli faccia capire che Sherlock Holmes è stato davvero in quella casa, nella sua vita, ne dubitava da un po’ di tempo. Probabilmente dal momento in cui il suo profumo era scomparso da quella casa, da quando aprendo il freezer o il microonde non trovava più parti anatomiche, segno che la premurosa mrs. Hudson aveva provveduto ad eliminare. Il dottore si volta e vomita in un piccolo cestino posto accanto al divano, anche quello segno del passaggio di una mano premurosa, il dolore alla spalla arriva prepotente e mozza il fiato a John, non gli faceva male da tempo. Si alza e barcollante raggiunge il bagno, si lava i dente, poi apre il piccolo mobile e afferra la scatola degli antidolorifici, è pieno, ancora da aprire, eppure si ricordava di aver gettato l’ultima scatola qualche giorno prima, dopo averli usati per il mal di testa, anche quello era il segno del passaggio di una mano invisibile che si preoccupava per lui. Si allontana da lì con la scatola in mano, riflettendo, per quanto la vista appannata glielo possa permettere, poi getta la scatola sulla poltrona dove è solito sedere Sherlock, era, si corregge. Perché Sherlock non c’è più, se ne è andato lasciandolo vuoto e spiazzato, si era attaccato con tutto se stesso ad un sociopatico, strano da dire, dato che lui poteva permettersi un miliardo di amici per via del suo carattere bonario, eppure si era attaccato a lui, al suo migliore amico. Se Sherlock si poteva definire tale, ovviamente prima di gettarsi aveva deciso di dire addio a John, solo a lui, ma non era ciò che il detective aveva fatto, piuttosto ciò che aveva fatto John, ogni giorno da due anni a quella parti aveva portato un mazzo di fiori sulla lapide di Holmes, perché John lo doveva ammettere lo amava. Non un amore fraterno, molto di più, un amore che la lontananza non aveva assopito, anzi aveva solo amplificato, si avvia in cucina, con un forte capogiro, mette a fare un the, non sente la porta che sbatte per via del fischio che emette il bollitore. Dopo aver messo l’acqua in una tazza bianca, la preferita di Sherlock, è innaturale come riesce a sentire ancora il suo odore, dopo tutto questo tempo, mette il the in infusione e si avvia nell’altra stanza. Uno strano luccichio attira il suo sguardo, si volta verso lo specchio sopra il camino e si vede, dopo due anni si vede davvero, non è più un uomo, i suoi occhi sono spenti, le occhiaie sempre più scure, la pelle ancora più diafana e le mani gli tremano. Faccio pena, anzi, direi che faccio letteralmente schifo.
“Sei bellissimo, lo specchio ti riflette!” sussurra una voce dall’altro lato della stanza, avvolto nell’ombra. John sussulta, riconoscerebbe quelle voce tra mille, la sua presa si allenta e la tazza finisce a terra, sparpagliando pezzi di porcellana dappertutto, però il dottore rimane immobile di fronte allo specchio, poco dopo l’uomo lo raggiunge e si riflette anche la sua immagine. Sherlock Holmes. John si volta e lo colpisce con un pugno sulla guancia.
“Niente naso né denti!” sussurrano all’unisono guardandosi.
“Scusa!” dice Sherlock guardandolo.
“Oh certo ti ripresenti dopo due anni e dici scusa!” risponde John.
“Ehi sei in una brutta posizione, hai rotto la mia tazza preferita!”
“E tu hai rotto la mia anima!” dice John senza pensarci. L’aveva fatto davvero? Aveva davvero ammesso che la sua anima si era rotta dopo aver assistito al suicidio di Sherlock?
“Chi pensi abbia ricomprato gli antidolorifici e abbia sistemato il cestino lì?” domanda.
“Ti odio!” urla Watson.
“Hai ragione! Ma non è quello che provi, lo vedo da come le tue iridi sono dilatate e dall’evidente rossore delle tue gote!” risponde Holmes.
“Smettila!” risponde John. Poi si lascia andare e lo bacia, con passione, con le lacrime agli occhi, gli è mancato terribilmente, gli mette le mani sul petto per volerlo scacciare, ma Sherlock gli mette una mano dietro la nuca e approfondisce il bacio. Probabilmente lo odierà a morte, dopo, ma ora sono lì, ed entrambi hanno aspettato quel momento da anni, chi dei due abbia preso l’iniziativa non l’hanno capito, fatto sta che poco dopo i vestiti sono a terra e loro si stanno amando sul divano, lo stesso pezzo di mobilio dove prima John cercava il profumo di Sherlock, lo stesso profumo di cui si sta beando ora. Sono molte le domande tra loro, ma ci sarò tempo per le parole dopo, perché ora John è impegnato a realizzare i suoi desideri repressi in due anni, e Sherlock si sta beando dei momenti col suo blogger, l’unico uomo che sia riuscito ad annientarlo. Sono fuori dal tempo, dallo spazio, da tutto, sono loro e basta, niente soprannomi, niente scienza o razionalità, sono solo due comuni amanti, che si sono ritrovati dopo due anni di lontananza, una distanza che ha lacerato le anime e i cuori di entrambi.



Spazio autrice:
E' la prima fic che scrivo su Sherlock. Direi che è anche la prima fic slash che scrivo, quindi abbiate pietà di me, non ho potuto fare a meno di pubblicarla... Un commento sarebbe terribilmente gradito, anche solo per capire se ho sbagliato qualcosa! (: Grazie anche solo se sei arrivato fin qui! Hai fegato lettore!
   
 
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