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Autore: Mittsi    14/02/2012    3 recensioni
Dal primo capitolo: "Aveva gli occhi verdi scuro, ed era piuttosto cicciottello; aveva pochi capelli, neri. Si trascurava, era più che evidente: portava gli stessi vestiti anche per una settimana intera, e a volta sui capelli si formava un piccolo, disgustoso stato di grasso.
“Sicuramente vive ancora con la madre” avevo pensato la prima volta che l’avevo visto. La sua vita doveva essere parecchio triste, infatti, si sfogava con noi ogni singola lezione.
Ogni pretesto era buono per urlare; dopo il primo mese di scuola si era già capito chi era entrato nelle sue grazie e chi no, ed io per fortuna ero tra quelle con cui non alzava mai la voce".
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il professore d’italiano  di italiano che avevo alle superiori mi terrorizzava. Sul serio.
Non che fosse colpa sua, anzi, poveretto, non era cattivo come la maggior parte dei professori (o almeno non lo era con me), tuttavia, fin dalla prima volta che l’avevo visto, mi aveva fatto una pessima impressione.
Non era brutto… Ma non si poteva nemmeno dire che fosse bello. I miei gusti in fatto di uomini erano sempre stati strani e la mia “concezione di bellezza”, come diceva sempre mia madre, era a dir poco stravagante, ma a mio parere non era ripugnante come lo vedevano un sacco di mie compagne.
Aveva gli occhi verdi scuro, ed era piuttosto cicciottello; aveva pochi capelli, neri. Si trascurava, era più che evidente: portava gli stessi vestiti anche per una settimana intera, e a volta sui capelli si formava un piccolo, disgustoso stato di grasso.
“Sicuramente vive ancora con la madre” avevo pensato la prima volta che l’avevo visto. La sua vita doveva essere parecchio triste, infatti, si sfogava con noi ogni singola lezione.
Ogni pretesto era buono per urlare; dopo il primo mese di scuola si era già capito chi era entrato nelle sue grazie e chi no, ed io per fortuna ero tra quelle con cui non alzava mai la voce.
 
- Ah, senti, Debora - disse lui - il tuo tema non va ancora bene. Devi rifarlo ancora -.
- Ma prof, è la terza volta che me lo fa rifare, e l’ultima volta ho seguito le sue istruzioni parola per parola. Perché ancora non va bene? - chiese lei.
Debora non la conoscevo ancora, ma non mi era sembrata stupida o altro, anzi, dava l’impressione di essere una secchiona: in matematica e storia aveva i voti più alti di tutta la classe, e non era male nemmeno in inglese e in chimica. Solo italiano le dava problemi.
- Non va bene e basta - rispose il professore, sbuffando - quindi, o lo rifai, o ti metto due. A te la scelta. Ah, e ti avviso che se anche questa il tema non sarà fatto in modo decente, un quattro in pagella non te lo leva nessuno -.
Dialoghi come questi erano diventati la consuetudine nella nostra classe.
 
Il prof era un tipo strano: se un tema o una verifica non andavano bene, lo faceva rifare finché non prendevamo un voto positivo. Era gentile, da parte sua.
E anche un po’ strano, in effetti.
Comunque, lui a me faceva paura. Passava dall’essere gentile all’essere incazzato nero in un’istante. Non si capiva mai a cosa stesse pensando. E a volte, durante temi in classe o cose del genere, quando alzavo lo sguardo, lo vedevo sempre fissare qualche mia compagna. Oddio, magari la controllava per vedere che non copiasse, eh… Ma era strano in ogni caso, o almeno per me lo era.
Alle elementari e alle medie avevo partecipato ad alcuni concorsi di scrittura, naturalmente niente di serio, ma mi ero classificata prima o seconda nella maggior parte di essi, quindi mi ero illusa che forse era quello il mio talento.
Scrivere mi piaceva davvero, era l'unica cosa che pareva sapessi fare bene, perciò quando il professore mi disse ciò che lui pensava dei miei temi, fu come ricevere uno schiaffo.
- Solo un'idiota direbbe che non sai scrivere - mi disse lui dopo aver corretto un mio tema - ma il tuo stile è pessimo. Senza contare che tu, le regole grammaticali, le ignori bonariamente. Mi hai detto di aver vinto dei concorsi, giusto? Beh... Scusa, ma mi chiedo davvero come tu abbia fatto. Eri tu quella che il rpimo giorno ha detto di voler fare la scrittrice? -.
- Sì - risposi io.
- Sarà difficile - ridacchiò lui, restituandomi il mio tema. - Lo riscriva entro la settimana prossima -.
- Certo - dissi io, ritornando a posto. Da quel momento divenne il professore che odiavo di più.


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Ho riscritto un sacco di volte questo capitolo, ma non ne sono molto soddisfatta. Beh, a voi la parola ^^"
Se ci sono errori grammaticali e/o parti poco scorrevoli siete pregati di dirmelo!
Mittsi
  
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